Discorso 152 – Lo Chofetz Chaim sull’aliyah – Viviamo nei tempi finali?




Lo Chofetz Chaim sull’aliyah  / / di tzvi fishman, 02-08-2020

L’epoca storica di allora.

Il ’pere adam’.

La distruzione di Gerusalemme da parte di Tito.

La conquista di Gerusalemme negli Ultimi Tempi.


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)


Chofetz Chaim

Lo Chofetz Chaim (1838–1933)
sull’aliya

di tzvi fishman | Ago 2, 2020

 

Diverse volte all’anno mi invitano a parlare a gruppi di studenti delle yeshiva della diaspora che vengono a studiare in Israele. Una delle domande che mi vengono poste frequentemente è: "è una mitzvah (dovere religioso) vivere in Israele in tempi di pericolo?" La domanda a volte assume forme diverse. "è ammissibile vivere in insediamenti in Israele dove persiste un chiaro pericolo, ad esempio ad Hebron?" Oppure: "Se i miei genitori o il mio rav si oppongono al mio desiderio di vivere in Israele, devo ascoltarli comunque?

Dietro a queste domande si nascondono diversi principi halachici. Ad esempio, un ebreo può mettersi in una situazione di pericolo per compiere un mitzvah? Vivere in Israele è un comandamento della Torah? Cosa si intende per pericolo? Una persona deve dare ascolto ai propri genitori o al proprio rabbino, se cercano di distoglierlo dal compiere una mitzvah?

Qui ci limiteremo a raccontare una storia sullo Chofetz Chaim, che fa luce sull’argomento.

Lo Chofetz Chaim, rabbino Yisrael Meir Kagan di Raduń, è stato certamente uno dei più grandi studiosi della Torah dell’età moderna. La sua insostituibile opera halachica, la "Mishna Berura", è considerata il compendio definitivo della Legge ebraica. Inoltre, le sue opere sulle buone azioni e sulla gentilezza, "Ahavat Chesed", e i suoi trattati sui mali provocati dal lashon hara, "Chofetz Chaim" e "Shmirat HaLashon", mostrano la sua grande pietà e santità. Egli è noto per non aver mai parlato male di nessuno.

La seguente storia viene raccontata dal venerato rabbino, il compianto Dichovsky, nel suo libro "Neot Desha", sulla conclusione di un trattato del Talmud. Nell’introduzione racconta della sua visita allo Chofetz Chaim per porgli questa stessa domanda sul fatto di trasferirsi in Israele in un momento di pericolo. Citiamo:

"Ho ritenuto opportuno mettere per iscritto una dichiarazione relativa all’aliyah (il ritorno degli ebrei come individui o gruppi nella Terra d’Israele) che mi fece il più pio di tutti i cohanim, il rabbino di tutto Israele, la gloria della generazione, il santo di tutto Israele, possa egli essere benedetto nella memoria. Gli feci questa domanda, e quelli che seguono sono i dettagli del nostro incontro.

"Correva l’inizio dell’anno 1933. C’era un gruppo di studiosi della Torah che si erano organizzati per andare insieme in Israele per imparare la Torah. C–ero anch–io tra loro, ma avevo tanti dubbi perché sapevo che molti dei grandi gedolim (studiosi della Torah) di Israele erano contrari. I capi della mia yeshiva erano particolarmente contrari all–idea che gli studenti di yeshiva andassero in Eretz Yisrael, fosse anche per amore di studiare la Torah. Dicevano che ancora non erano state create le condizioni giuste che potessero agevolare lo studio della Torah in Terra Santa con la dovuta diligenza, dal momento che potevamo studiare la Torah nelle yeshivot (plurale di yeshiva) in diaspora. Ecco perché dissi in cuor mio che, riguardo a questa questione, non avrei dovuto chiedere ai miei rabbini perché ovviamente avrebbero risposto sempre di no.

"Come il rabbino Zera, il quale corse via dal suo maestro rav Yehuda quando scelse di fare aliyah in Israele (Trattato Ketubot, 110B), decisi di andare a farmi consigliare dall’uomo più giusto della nostra generazione, il nostro venerato rabbino, e di ricevere la sua benedizione prima di partire. Così, poco prima del Giorno dell’Espiazione mi recai presso la yeshiva dello Chofetz Chaim nella città di Raduń, dove rimasi all’ombra di questo grande, giusto individuo. Questo fu notoriamente l’ultimo Yom Kippur di questo speciale tzaddik perché alla fine dell’anno, nel mese di Elul, fu trasferito nella yeshiva Superiore, che i suoi meriti possano essere uno scudo per noi e per tutto Israele.

"Nonostante la sua forte debolezza fisica, fui assistito dalla divina provvidenza, e così meritai di vederlo il giorno successivo allo Yom Kippur. Gli raccontai la mia situazione e che avevo buone possibilità di fare aliyah in Israele come studente della Torah, ma che avevo dei dubbi persistenti sulla mia capacità di studiare la Torah con la stessa diligenza con la quale studiavo allora. Immediatamente rispose, con la famosa dolcezza della sua voce, che non c’era alcun motivo di essere così tanto preoccupato. Perché mai lì non sarei stato in grado di studiare la Torah con assoluta diligenza? Anzi, pare fosse vero il contrario, visto che la Terra di Israele, senza dubbio, favoriva una costante immersione nella Torah. Recitò il versetto: ‘E l’oro di quel paese è puro;’ (Bereshit, 2:12) [Gen 2:12;] di cui il midrash dice: ‘Queste (l’oro della terra è buono) sono le parole della Torah, perché non c’è Torah come la Torah di Eretz Yisrael; e non c’è saggezza come la saggezza di Eretz Yisrael.’ (Bereshit Rabbah, 16:7) [Gen 16:7; "pere adam"]

"Prima che potessi esternare gli altri dubbi che nutrivo – soprattutto la paura del pericolo in Israele a causa dei figli di Ismaele che con violenza stavano saccheggiando gli ebrei, poiché solo pochi anni erano passati dalla fine del massacro di Hebron nel 1929, che aveva reso chiara a tutti la natura selvatica e bestiale degli Ismaeliti, che con ferocia e crudeltà illimitata avevano massacrato gli studenti delle yeshiva senza alcuna pietà nemmeno per le donne e i bambini – prima che potessi confessare tutte le mie apprensioni, il rabbino stesso rispose alla domanda.

"Con le seguenti parole della Torah, disse: ‘La sacra Torah ci racconta che Ismaele è un ‘pere adam,’ una bestia selvatica di essere umano. è risaputo che la nostra Torah è eterna, e se dice che Ismaele è una bestia selvatica di essere umano, allora Ismaele sarà per sempre una bestia selvatica di essere umano. Anche se tutte le nazioni colte del mondo si riuniranno per tentare di educare Ismaele e trasformarlo in un individuo colto, affinché non sia più una bestia selvatica di essere umano, ciò ovviamente non sarà possibile in nessun modo e in nessuna forma. Non ci riuscirebbero in nessun modo, perché Ismaele non sarebbe capace di essere un individuo colto, perché, vedi, la Torah testimonia che lui è una bestia selvatica di essere umano. Ciò significa che per sempre, per tutta l’eternità, Ismaele sarà per definizione una bestia selvatica di essere umano. Anche se Ismaele perseguisse le sue aspirazioni intellettuali, diventando avvocato o svolgendo una professione simile, sarebbe comunque un avvocato bestiale. Se studiasse diligentemente per diventare professore, allora sarebbe un professore bestiale. Ciò significa che la bestialità di Ismaele non cesserà mai."

"Poi lo Chofetz Chaim emettendo un lungo e doloroso sospiro disse: ‘Questa bestia selvatica di essere umano chissà cosa è in grado di perpetrare contro il popolo ebraico negli Ultimi Giorni?’"

"Al termine delle sue parole rivolte a me, disse: ‘Tuttavia, non temere – non c’è motivo che possa impedirti di fare aliyah nella Terra di Israele."

"Poi mi diede la benedizione dicendo: ‘Va’ in pace, e il Signore benedirà il tuo camminò.’"

"Così mi separai da lui e in pace mi misi in viaggio verso la Terra Santa."




L’epoca storica di allora..

Questo episodio si svolse "all’inizio del 1933", come scrive sopra il rabbino Dichovsky. – Fu l’epoca dall’inizio nefasto. Proprio in quel periodo, il 30 gennaio 1933, Adolf Hitler fu nominato cancelliere del Reich dal presidente tedesco Paul von Hindenburg. Fu così che il partito politico NSDAP divenne un partito di governo e i nazisti iniziarono la loro orribile ascesa.

Ma oltre allo sfondo storico-politico, queste summenzionate righe trattano principalmente la questione ebraico-religiosa. Il rabbino Dichovsky – il ragazzo in questa storia – voleva "fare aliyah", cioè voleva trasferirsi in Israele. Lì voleva completare il suo studio della Torah, ma poiché era pur sempre un periodo di pericolo, un credente ebreo di fede mosaica avrebbe fatto bene a consultare il suo rabbino, che sa sempre cosa è giusto. E così Dichovsky si recò presso il "santo di tutto Israele", presso lo Chofetz Chaim, per chiedergli consiglio.

A quel tempo gli ebrei si erano ormai integrati più o meno bene nella maggior parte degli stati europei, eppure in alcuni paesi non si riusciva a tenere a bada l’odio verso gli ebrei, che in continuazione divampava dappertutto sotto forma di persecuzioni e pogrom. Con la presa del potere dei nazisti in Germania e l’appello dei sionisti di emigrare in Palestina si rafforzò il movimento migratorio di ebrei dall’Europa.

Ma neanche in Palestina i coloni ebrei ebbero una vita sicura. Negli anni del mandato britannico per la Palestina, le dispute ebraico-palestinesi per la supremazia nel paese si esacerbarono sempre di più. Dalla fine del XIX secolo fino al 1945 diverse ondate migratorie fecero aumentare la popolazione ebraica in Palestina di circa il 30%. Gli inglesi non riuscirono più a tenere sotto controllo il conflitto. Così, sotto la pressione degli eventi, decisero di rimettere il mandato per la Palestina alle Nazioni Unite.

All’epoca gli ebrei si trovavano tra l’incudine e il martello: in quel periodo da una parte, in Europa, divampava l’odio verso gli ebrei con le persecuzioni ebraiche e dall’altra parte, in Palestina, c’erano i palestinesi che da sempre hanno aggredito e saccheggiato i nuovi coloni ebrei. Era quindi del tutto comprensibile che il giovane Dichovsky – che evidentemente era stato sconsigliato di andare a studiare la Torah in Israele anche dai suoi genitori – volesse sentire una "seconda opinione" del rabbino Chofetz, il "rabbino di tutto Israele", e chiedere la sua benedizione.

E quando poi il giovane Dichovsky espresse le sue perplessità di fronte allo Chofetz Chaim, richiamando l’attenzione sul massacro di Hebron ad opera degli Ismaeliti (cioè gli Arabi, i discendenti di Ismaele, del primo figlio di Abramo) e a quello dei palestinesi qualche anno prima, nel 1929, in cui avevano saccheggiato violentemente gli studenti della Torah e massacrato con "l’inaudita crudeltà gli studenti delle yeshiva senza mostrare la minima pietà nemmeno per le donne e i bambini” – ci si sente trasportati nel presente, al 7 ottobre 2023 e all’attacco di Hamas al Kibbutz Kfar Aza.


Il ‘pere adam’.

Nella risposta dello Chofetz Chaim che ne seguì, troviamo una sorprendente analisi del carattere degli Ismaeliti (arabi), che forse anche in tempi moderni può aiutarci con gli attuali problemi che abbiamo con questo popolo. A quel tempo, lo Chofetz Chaim disse al futuro rabbino Dichovsky:


""La sacra Torah ci dice che Ismael, è un (ebraico: ‚pere adam‘= asino selvatico-uomo / Gen 16:12;), una bestia selvatica di essere umano. è risaputo che la nostra Torah è eterna, e se dice che Ismaele è una bestia selvatica di essere umano, allora Ismaele resterà per sempre una bestia selvatica di essere umano. Anche se tutte le nazioni colte del mondo dovessero riunirsi per tentare di educare Ismaele e trasformarlo in un individuo colto, affinché non sia più una bestia selvatica di essere umano, ciò ovviamente non sarebbe possibile in nessun modo e in nessuna forma. Non ci riuscirebbero in nessun modo, perché Ismaele non sarebbe capace di essere un individuo colto, perché, vedi, la Torah testimonia che lui è una bestia selvatica di essere umano. Ciò significa che per sempre, per tutta l’eternità, Ismaele sarà per definizione una bestia selvatica di essere umano. Anche se Ismaele perseguisse le sue aspirazioni intellettuali, diventando avvocato o svolgendo una professione simile, sarebbe comunque un avvocato bestiale. Se studiasse diligentemente per diventare professore, allora sarebbe un professore bestiale. Ciò significa che la bestialità di Ismaele non cesserà mai."

"Poi lo Chofetz Chaim emettendo un lungo e doloroso sospiro disse:

Chissà questa bestia selvatica di essere umano cosa è in grado di perpetrare contro il popolo ebraico negli Ultimi Giorni?’"



All’inizio delle sue summenzionate osservazioni, lo Chofetz Chaim sottolinea che la Torah è eterna e che le sue profezie si realizzeranno. Un’affermazione, con la quale un cristiano biblico non può che essere d’accordo. Ovviamente ciò non vale solo per le profezie relative all’arabo Ismaele, ma anche per quelle profezie che si riferiscono a suo fratello Isacco, l’ebreo. E proprio in riferimento a Isacco e al figlio Giacobbe – che successivamente ricevette da Dio il nome "Israele", il carattere e il futuro – la Bibbia fa affermazioni precise, che quindi dovranno realizzarsi allo stesso modo.

Farò tornare dalla deportazione Giuda e Israele, li ristabilirò com’erano prima.

Ger 33,7 Farò tornare dalla deportazione Giuda e Israele, li ristabilirò com’erano prima; 33,8 li purificherò di tutta l’iniquità, con cui hanno peccato contro di me; perdonerò tutte le loro iniquità con cui hanno peccato contro di me e si sono ribellati a me. 33,9 Questa città sarà per me un motivo di gioia, di lode e di gloria fra tutte le nazioni della terra che udranno tutto il bene che io sto per fare loro; esse temeranno e tremeranno a causa di tutto il bene e di tutta la pace che io procurerò a Gerusalemme". Ger 33,7-9;


Nell’interpretazione di questo testo ovviamente sono gli stessi ebrei a mettere in primo piano la parte considerata positiva, e cioè, che quando Dio cambierà il destino di Israele e purificherà gli ebrei da ogni peccato, saranno di nuovo santi, come all’inizio. Ma ciò significa anche che in questo momento Israele, dove gli ebrei non sono ancora stati purificati, è stracarico di peccato, di "misfatti e sacrilegi".

Perché ciò che viene costantemente trascurato – specialmente da parte degli "studiosi della Bibbia" ebrei – è il fatto biblico che tutti gli ebrei da duemila anni e anche oltre nel futuro, fino al Millennio, fino al Regno millenario di pace del Figlio di Dio sulla terra, non avranno il perdono dei loro peccati, se non si convertono in Gesù Cristo. Dopo la loro risurrezione in occasione del Giudizio Universale saranno condannati alla dannazione eterna da quel Gesù di Nazareth, il loro Messia, che un tempo i loro padri avevano condannato a morire sulla croce, morte da cui non hanno mai preso le distanze.

«Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati; perché se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati».

Giov 8,23 Egli diceva loro (agli scribi ebrei): «Voi siete di quaggiù; io sono di lassù; voi siete di questo mondo; io non sono di questo mondo. 8,24 Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati; perché se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati».» Giov 8,23-24;  (E chi muore nei suoi peccati senza perdono va al’'inferno).


Quegli israeliti, ai quali Dio un giorno perdonerà i loro peccati in base a queste profezie, sono gli ebrei nel futuro, nel Millennio, coloro che sono sopravvissuti alla più grande catastrofe di tutti i tempi, quella della trasformazione del cielo e della terra ad opera di Dio, come preparazione ad una vita pacifica, fruttuosa e prospera dell’umanità nel Regno millenario di pace di suo Figlio sulla terra.

Fino ad allora, tuttavia, tutti gli ebrei – tra l’altro, come anche tutti gli altri esseri umani – che durante la loro vita non si sono convertiti in Gesù Cristo , andranno all’inferno. Perciò, anche tutti gli attuali ebrei che rifiutano Gesù Cristo e lo disprezzano, trascorreranno l’eternità all’inferno insieme ai popoli di non ebrei senza Dio. Questo vale solo a titolo informativo per tutti quegli ebrei di oggi che pensano di essere sfuggiti alla loro punizione grazie a questa promessa di perdono dei peccati  per gli ebrei nel Millennio menzionata sopra.

Il reale retroscena di queste dichiarazioni critiche è la fondazione dello stato di Israele ai giorni nostri. Gli ebrei – e tra loro soprattutto i sionisti – sostengono che questo "nuovo raduno di ebrei nella loro terra" (aliyah) è il rimpatrio di tutti gli ebrei in Israele promesso da Dio e, di conseguenza, chiedono agli ebrei di tutto il mondo di "fare aliyah" – cioè di immigrare in Israele.

Ma diamo un’occhiata più da vicino a queste profezie relative al raduno degli ebrei dalla diaspora nella loro terra di Israele:

Ecco, io li riconduco dal paese del settentrione, e li raccolgo dalle estremità della terra;

Ger 31,7 Infatti così parla il SIGNORE: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, prorompete in grida, per il capo delle nazioni (potenza mondiale); fate udire le vostre lodi, e dite: "SIGNORE, salva il tuo popolo, il residuo d’Israele!" 31,8 Ecco, io li riconduco dal paese del settentrione, e li raccolgo dalle estremità della terra; tra di loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e quella in doglie di parto: una gran moltitudine, che ritorna qua. 31,9 Vengono piangenti e imploranti; li guido, li conduco ai torrenti, per una via diritta dove non inciamperanno; perché sono diventato un padre per Israele, ed Efraim è il mio primogenito. »Ger 31,7-9;

Io ricondurrò la tua discendenza da oriente, e ti raccoglierò da occidente.

Isa 43,3 «perché io sono il SIGNORE, il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore; io ho dato l’Egitto come tuo riscatto, l’Etiopia e Seba al tuo posto. 43,4 Perché tu sei prezioso ai miei occhi, sei stimato e io ti amo, io do degli uomini al tuo posto, e dei popoli in cambio della tua vita. 43,5 Non temere, perché io sono con te; io ricondurrò la tua discendenza da oriente, e ti raccoglierò da occidente. 43,6 Dirò al settentrione: Da’!» E al mezzogiorno: «Non trattenere»; fa’ venire i miei figli da lontano e le mie figlie dalle estremità della terra: 43,7 tutti quelli cioè che portano il mio nome, che io ho creati per la mia gloria, che ho formati, che ho fatti. Isa 43,3-7;

Io mi compiacerò di voi come di un profumo di odore soave, quando vi avrò condotti fuori dai popoli e vi avrò radunati dai paesi dove sarete stati dispersi.

Ez 20,40 «Poiché sul mio monte santo, sull’alto monte d’Israele», dice il Signore, DIO, «là tutti quelli della casa d’Israele, tutti coloro che saranno nel paese, mi serviranno; là io mi compiacerò di loro, là io chiederò le vostre offerte e le primizie dei vostri doni in tutto quello che mi consacrerete. 20,41 Io mi compiacerò di voi come di un profumo di odore soave, quando vi avrò condotti fuori dai popoli e vi avrò radunati dai paesi dove sarete stati dispersi; io sarò santificato in voi davanti alle nazioni; 20,42 voi conoscerete che io sono il SIGNORE, quando vi avrò condotti nella terra d’Israele, paese che giurai di dare ai vostri padri. 20,43 Là vi ricorderete della vostra condotta e di tutte le azioni con le quali vi siete contaminati; sarete disgustati di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse; 20,44 conoscerete che io sono il SIGNORE, quando avrò agito con voi per amor del mio nome e non secondo la vostra condotta malvagia, né secondo le vostre azioni corrotte, o casa d’Israele!», dice il Signore, DIO. Ez 20,40-44;

Io li pianterò nella loro terra e non saranno mai più sradicati dalla terra che io ho dato loro», dice il SIGNORE, il tuo Dio.

Amos 9,14 «Io» libererò dall’esilio il mio popolo, Israele; essi ricostruiranno le città desolate (Tito ha distrutto soltanto Gerusalemme!) e le abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno i frutti. 9,15 «Io» li pianterò nella loro terra e non saranno mai più sradicati dalla terra che io ho dato loro», dice il SIGNORE, il tuo Dio. Amos 9,14-15;


Sono quasi tutti profeti di Israele ad aver profetizzato al loro popolo questo "rimpatrio", questo raduno in Israele – si tratta perciò di una realtà biblica. Ma tutte queste profezie hanno una cosa in comune: è Dio, che parla qui e dice sempre "IO li riporterò qui", "IO li radunerò". Dunque, è Dio stesso che radunerà gli israeliti dai paesi, in cui li aveva dispersi, e li riporterà nella loro Terra d’Israele.

Qui, quindi, non si dice una parola sul fatto che gli ebrei debbano radunarsi spontaneamente. Ma se è così, se Dio li radunerà di nuovo dopo la loro dispersione e se ora gli ebrei sono già ritornati spontaneamente nel loro paese, cosa se ne può dedurre? Se ne deduce, per quanto critico possa suonare, che gli israeliti – e soprattutto i loro figli e nipoti – che si sono trasferiti nel loro paese nel 1948, alla fondazione dello Stato di Israele – devono essere nuovamente dispersi in tutto il mondo, affinché Dio possa poi effettivamente raccoglierli di nuovo "dalle estremità della terra".

E poiché gli ebrei ovviamente non abbandoneranno volontariamente la loro terra e andranno nella diaspora, anche questa volta saranno i loro nemici ad attaccarli, sconfiggerli e cacciarli dalla loro terra. E anche a tal proposito ci sono numerose profezie, che però gli "studiosi della Bibbia" attribuiscono agli ebrei del passato.


La distruzione di Gerusalemme da parte di Tito.

Così, ad esempio, questa profezia qui sotto, in Luca 19,41-44, che ora viene effettivamente riferita al passato, è la distruzione totale di Gerusalemme nel 70 d.C. insieme al tempio e all’altare degli olocausti da parte delle legioni di Tito. Secondo Flavio Giuseppe, l’ex comandante militare ebreo della Galilea che scortava Tito, nella conquista morirono circa 1,1 milioni di persone, la maggior parte di questi erano ebrei.

 Abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra.

Luc 19,41 Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: 19,42 «Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi.19, 43 Poiché verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da ogni parte; 19,44 abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata» . Luc 19,41-44;


Questa profezia del Signore, secondo la quale le legioni di Tito "non lasceranno pietra su pietra” del tempio, si è quindi realizzata alla lettera circa 40 anni dopo. (Giuseppe Flavio, De bello Iudaico, 6, 254-259). La completa distruzione dell’altare degli olocausti nella parte antistante al tempio è la ragione per cui gli ebrei da allora – se non si convertono in Gesù Cristo e non ricevono da lui la remissione dei peccati – "muoiono nei loro peccati" senza perdono. Perché nella fede mosaica il perdono dei peccati si può ottenere solo attraverso il sacrificio proprio su questo stesso altare dell’olocausto – e da nessun’altra parte.

Se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati».

Giov 8,8,21 Egli dunque disse loro di nuovo: «Io me ne vado e voi mi cercherete, e morirete nel vostro peccato; dove vado io, voi non potete venire». 8,22 Perciò i Giudei dicevano: «S’ucciderà forse, poiché dice: "Dove vado io, voi non potete venire?» 8,23 Egli diceva loro: «Voi siete di quaggiù; io sono di lassù; voi siete di questo mondo; io non sono di questo mondo. 8,24 Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati; perché se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati». Giov 8,21-24;


Questa distruzione di Gerusalemme da parte di Tito nel 70 d.C. fu il primo atto della punizione di Dio contro gli ebrei per aver condannato a morte il Figlio di Dio, il nostro Signore e Dio Gesù Cristo, e averlo consegnato ai Romani per la crocifissione. Circa 60 anni dopo, durante la terza guerra ebraico-romana (rivolta di Bar Kochba), i romani poi conquistarono anche il resto della Giudea cacciando tutti gli ebrei dalla Giudea nella diaspora mondiale.

La conquista di Gerusalemme negli Ultimi Tempi.

Sebbene da allora siano passati quasi duemila anni e Gerusalemme fino a poco tempo fa abbia vissuto in relativa pace e tranquillità, la Scrittura ci dice che un’altra catastrofe simile si abbatterà su questa città negli Ultimi Tempi. Questa idea può essere confermata da altri tre passaggi della Scrittura:



Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti.


Luc 21,20 «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. 21,21 Allora quelli che sono in Giudea, fuggano sui monti; e quelli che sono in città, se ne allontanino; e quelli che sono nella campagna non entrino nella città. 21,22 Perché quelli sono giorni di vendetta, affinché si adempia tutto quello che è stato scritto. 21,23 Guai alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in quei giorni! Perché vi sarà grande calamità nel paese e ira su questo popolo. 21,24 Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti.» Luc 21,20-24;


A parte la peculiare circostanza che, tra i Vangeli sinottici, solo in Luca, come vediamo sopra, si menzionano due profezie sulla caduta di Gerusalemme – nei capp. 19 e 21, da un punto di vista contenutistico le dichiarazioni di entrambi i testi sono così diverse, che si deve necessariamente concludere che si tratta di due eventi diversi. In Luc 19,43-44 (Tito, 70 d.C. – vedi sopra) si parla del fatto che i nemici erigeranno trincee e poi raderanno al suolo Gerusalemme insieme ai suoi figli, cioè con tutti gli abitanti. In Luc 21,22-24, invece, si sottolinea che questi sono i giorni della vendetta e vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo (una situazione che sembra svilupparsi proprio nella realtà di questi giorni).

Il tentativo di associare anche Luc 21,20-24 alla conquista nell’anno 70 da parte di Tito presenta alcuni problemi. Sebbene l’"ira contro questo popolo" possa in qualche modo ancora essere riferita ai tempi di Tito (ma anche solo ai Romani, di contro qui in Luc 21,22 è ovvio che questa ira contro il popolo Israele sia da intendere a livello mondiale), un evento talmente globale a quell’epoca come una "grande calamità sulla terra" non è né documentato storicamente e nemmeno spiegabile in base alla situazione di allora. Ma se questo testo rinvia agli Ultimi Tempi, quelle dichiarazioni diventano molto più comprensibili. E ancora di più, se lo riferiamo al presente (crisi, guerre, carestie, terremoti)!

La "grande calamità sulla terra" è in linea con altre dichiarazioni del Nuovo Testamento sugli Ultimi Tempi, con guerre, carestie, pestilenze e terremoti in Mat 24:6-7 e in Mar 13:7-8, ma soprattutto in Apoc 6,3-8. L’odio contro gli ebrei si spiegò con il fatto che furono i due testimoni di Dio  a Gerusalemme con il loro potere sulla natura a causare queste catastrofi e quindi ad attirare l’ira del mondo su tutto il popolo di Israele. Tuttavia, osservando l’attuale situazione, in cui Israele si sta creando sempre più nemici a causa delle sue azioni spietate contro i palestinesi nella Striscia di Gaza e considerando anche le circostanze contingenti, sorge un altro sospetto – molto più pericoloso!

E se dovesse essere davvero così, allora saranno probabilmente i paesi arabi, insediatisi intorno a Israele, a causare questa nuova dispersione del popolo di Israele in tutto il mondo in una nuova diaspora – come si dice in Luc 21,24: "Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti.".

E così l’ultima summenzionata dichiarazione dello Chofetz Chaim sul "pere adam" si rivelerebbe essere una profezia quando dice:


"Questa bestia selvatica di essere umano chissà cosa è in grado di perpetrare contro il popolo ebraico negli Ultimi Giorni?"