Lo Chofetz Chaim sull’aliyah /
/ di tzvi fishman, 02-08-2020
La distruzione di Gerusalemme da parte di Tito.
La conquista di Gerusalemme negli Ultimi Tempi.
Questo episodio si svolse "all’inizio del 1933", come scrive sopra il rabbino Dichovsky. – Fu l’epoca
dall’inizio nefasto. Proprio in quel periodo, il 30 gennaio 1933, Adolf Hitler fu nominato cancelliere del Reich dal
presidente tedesco Paul von Hindenburg. Fu così che il partito politico NSDAP divenne un partito di governo e i nazisti
iniziarono la loro orribile ascesa.
Ma oltre allo sfondo storico-politico, queste summenzionate righe trattano
principalmente la questione ebraico-religiosa. Il rabbino Dichovsky – il ragazzo in questa storia – voleva "fare aliyah",
cioè voleva trasferirsi in Israele. Lì voleva completare il suo studio della Torah, ma poiché era pur sempre un periodo
di pericolo, un credente ebreo di fede mosaica avrebbe fatto bene a consultare il suo rabbino, che sa sempre cosa è
giusto. E così Dichovsky si recò presso il "santo di tutto Israele", presso lo Chofetz Chaim, per chiedergli consiglio.
A quel tempo gli ebrei si erano ormai integrati più o meno bene nella maggior parte degli stati europei, eppure in
alcuni paesi non si riusciva a tenere a bada l’odio verso gli ebrei, che in continuazione divampava dappertutto sotto
forma di persecuzioni e pogrom. Con la presa del potere dei nazisti in Germania e l’appello dei sionisti di emigrare in
Palestina si rafforzò il movimento migratorio di ebrei dall’Europa.
Ma neanche in Palestina i coloni ebrei ebbero
una vita sicura. Negli anni del mandato britannico per la Palestina, le dispute ebraico-palestinesi per la supremazia
nel paese si esacerbarono sempre di più. Dalla fine del XIX secolo fino al 1945 diverse ondate migratorie fecero
aumentare la popolazione ebraica in Palestina di circa il 30%. Gli inglesi non riuscirono più a tenere sotto controllo
il conflitto. Così, sotto la pressione degli eventi, decisero di rimettere il mandato per la Palestina alle Nazioni
Unite.
All’epoca gli ebrei si trovavano tra l’incudine e il martello: in quel periodo da una parte, in Europa,
divampava l’odio verso gli ebrei con le persecuzioni ebraiche e dall’altra parte, in Palestina, c’erano i palestinesi
che da sempre hanno aggredito e saccheggiato i nuovi coloni ebrei. Era quindi del tutto comprensibile che il giovane
Dichovsky – che evidentemente era stato sconsigliato di andare a studiare la Torah in Israele anche dai suoi genitori –
volesse sentire una "seconda opinione" del rabbino Chofetz, il "rabbino di tutto Israele", e chiedere la sua
benedizione.
E quando poi il giovane Dichovsky espresse le sue perplessità di fronte allo Chofetz Chaim,
richiamando l’attenzione sul massacro di Hebron ad opera degli Ismaeliti (cioè gli Arabi, i discendenti di Ismaele, del
primo figlio di Abramo) e a quello dei palestinesi qualche anno prima, nel 1929, in cui avevano saccheggiato
violentemente gli studenti della Torah e massacrato con "l’inaudita crudeltà gli studenti delle yeshiva senza mostrare la
minima pietà nemmeno per le donne e i bambini” – ci si sente trasportati nel presente, al 7 ottobre 2023 e all’attacco
di Hamas al Kibbutz Kfar Aza.
Nella risposta dello Chofetz Chaim che ne seguì, troviamo una sorprendente analisi del carattere degli
Ismaeliti (arabi), che forse anche in tempi moderni può aiutarci con gli attuali problemi che abbiamo con
questo popolo. A quel tempo, lo Chofetz Chaim disse al futuro rabbino Dichovsky:
""La sacra Torah ci dice che Ismael, è un (ebraico: ‚pere adam‘= asino selvatico-uomo / Gen 16:12;),
una bestia selvatica di essere umano. è risaputo che la nostra Torah è eterna, e se dice che Ismaele è una bestia
selvatica di essere umano, allora Ismaele resterà per sempre una bestia selvatica di essere umano. Anche se tutte le
nazioni colte del mondo dovessero riunirsi per tentare di educare Ismaele e trasformarlo in un individuo colto, affinché
non sia più una bestia selvatica di essere umano, ciò ovviamente non sarebbe possibile in nessun modo e in nessuna
forma. Non ci riuscirebbero in nessun modo, perché Ismaele non sarebbe capace di essere un individuo colto, perché,
vedi, la Torah testimonia che lui è una bestia selvatica di essere umano. Ciò significa che per sempre, per tutta
l’eternità, Ismaele sarà per definizione una bestia selvatica di essere umano. Anche se Ismaele perseguisse le sue
aspirazioni intellettuali, diventando avvocato o svolgendo una professione simile, sarebbe comunque un avvocato
bestiale. Se studiasse diligentemente per diventare professore, allora sarebbe un professore bestiale. Ciò significa che
la bestialità di Ismaele non cesserà mai."
"Poi lo Chofetz Chaim emettendo un lungo e doloroso sospiro disse:
‘Chissà questa bestia selvatica di essere umano
cosa è in grado di perpetrare contro il popolo ebraico negli Ultimi Giorni?’"
All’inizio delle sue summenzionate osservazioni, lo Chofetz Chaim sottolinea che la Torah è eterna e che
le sue profezie si realizzeranno. Un’affermazione, con la quale un cristiano biblico non può che essere d’accordo.
Ovviamente ciò non vale solo per le profezie relative all’arabo Ismaele, ma anche per quelle profezie che si riferiscono
a suo fratello Isacco, l’ebreo. E proprio in riferimento a Isacco e al figlio Giacobbe – che successivamente ricevette
da Dio il nome "Israele", il carattere e il futuro – la Bibbia fa affermazioni precise, che quindi dovranno realizzarsi
allo stesso modo.
Farò tornare dalla deportazione Giuda e Israele, li ristabilirò com’erano prima.
Ger 33,7 Farò tornare dalla deportazione Giuda e Israele, li ristabilirò
com’erano prima; 33,8 li purificherò di tutta l’iniquità, con cui hanno peccato contro di me; perdonerò tutte le loro
iniquità con cui hanno peccato contro di me e si sono ribellati a me. 33,9 Questa città sarà per me un motivo di gioia,
di lode e di gloria fra tutte le nazioni della terra che udranno tutto il bene che io sto per fare loro; esse temeranno
e tremeranno a causa di tutto il bene e di tutta la pace che io procurerò a Gerusalemme". Ger 33,7-9;
Nell’interpretazione di questo testo ovviamente sono gli stessi ebrei a mettere in primo piano la parte
considerata positiva, e cioè, che quando Dio cambierà il destino di Israele e purificherà gli ebrei da ogni peccato,
saranno di nuovo santi, come all’inizio. Ma ciò significa anche che in questo momento Israele, dove gli ebrei non sono
ancora stati purificati, è stracarico di peccato, di "misfatti e sacrilegi".
Perché ciò che viene costantemente
trascurato – specialmente da parte degli "studiosi della Bibbia" ebrei – è il fatto biblico che tutti gli ebrei da
duemila anni e anche oltre nel futuro, fino al Millennio, fino al Regno millenario di pace del Figlio di Dio sulla
terra, non avranno il perdono dei loro peccati, se non si convertono in Gesù Cristo. Dopo la loro risurrezione in
occasione del Giudizio Universale saranno condannati alla dannazione eterna da quel Gesù di Nazareth, il loro Messia,
che un tempo i loro padri avevano condannato a morire sulla croce, morte da cui non hanno mai preso le distanze.
«Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati; perché se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati».
Giov
8,23 Egli diceva loro (agli scribi ebrei): «Voi siete di quaggiù; io sono di
lassù; voi siete di questo mondo; io non sono di questo mondo. 8,24 Perciò vi ho detto che morirete nei vostri
peccati; perché se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri
peccati».» Giov 8,23-24; (E chi muore nei suoi peccati senza perdono va al’'inferno).
Quegli israeliti, ai quali Dio un giorno perdonerà i loro peccati in base a queste profezie, sono
gli ebrei nel futuro, nel Millennio, coloro che sono sopravvissuti alla più grande catastrofe di tutti i tempi, quella
della trasformazione del cielo e della terra ad opera di Dio, come preparazione ad una vita pacifica, fruttuosa e
prospera dell’umanità nel Regno millenario di pace di suo Figlio sulla terra.
Fino ad allora, tuttavia, tutti gli
ebrei – tra l’altro, come anche tutti gli altri esseri umani – che durante la loro vita non si sono convertiti in Gesù
Cristo , andranno all’inferno. Perciò, anche tutti gli attuali ebrei che rifiutano Gesù Cristo e lo disprezzano,
trascorreranno l’eternità all’inferno insieme ai popoli di non ebrei senza Dio. Questo vale solo a titolo informativo
per tutti quegli ebrei di oggi che pensano di essere sfuggiti alla loro punizione grazie a questa promessa di perdono
dei peccati per gli ebrei nel Millennio menzionata sopra.
Il reale retroscena di queste dichiarazioni critiche è la fondazione dello stato di
Israele ai giorni nostri. Gli ebrei – e tra loro soprattutto i sionisti – sostengono che questo "nuovo raduno di ebrei
nella loro terra" (aliyah) è il rimpatrio di tutti gli ebrei in Israele promesso da Dio e, di conseguenza,
chiedono agli ebrei di tutto il mondo di "fare aliyah" – cioè di immigrare in Israele.
Ma diamo un’occhiata più
da vicino a queste profezie relative al raduno degli ebrei dalla diaspora nella loro terra di Israele:
Ecco, io li riconduco dal paese del settentrione, e li raccolgo dalle estremità della terra;
Ger 31,7 Infatti così parla il SIGNORE: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
prorompete in grida, per il capo delle nazioni (potenza mondiale); fate udire le vostre lodi, e
dite: "SIGNORE, salva il tuo popolo, il residuo d’Israele!" 31,8 Ecco, io li riconduco dal
paese del settentrione, e li raccolgo dalle estremità della terra; tra di loro sono il cieco e lo zoppo, la
donna incinta e quella in doglie di parto: una gran moltitudine, che ritorna qua. 31,9 Vengono piangenti e
imploranti; li guido, li conduco ai torrenti, per una via diritta dove non inciamperanno; perché sono diventato un padre
per Israele, ed Efraim è il mio primogenito. »Ger 31,7-9;
Io ricondurrò la tua discendenza da oriente, e ti raccoglierò da occidente.
Isa 43,3 «perché io sono il SIGNORE, il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo
salvatore; io ho dato l’Egitto come tuo riscatto, l’Etiopia e Seba al tuo posto. 43,4 Perché tu sei prezioso ai miei
occhi, sei stimato e io ti amo, io do degli uomini al tuo posto, e dei popoli in cambio della tua vita. 43,5 Non temere,
perché io sono con te; io ricondurrò la tua discendenza da oriente, e ti raccoglierò da occidente. 43,6
Dirò al settentrione: Da’!» E al mezzogiorno: «Non trattenere»; fa’ venire i miei figli da lontano e le mie
figlie dalle estremità della terra: 43,7 tutti quelli cioè che portano il mio nome, che io ho creati per la mia
gloria, che ho formati, che ho fatti. Isa 43,3-7;
Io mi compiacerò di voi come di un profumo di odore soave, quando vi avrò condotti fuori dai popoli e vi avrò radunati dai paesi dove sarete stati dispersi.
Ez 20,40 «Poiché sul mio monte santo, sull’alto monte d’Israele», dice il
Signore, DIO, «là tutti quelli della casa d’Israele, tutti coloro che saranno nel paese, mi serviranno; là io
mi compiacerò di loro, là io chiederò le vostre offerte e le primizie dei vostri doni in tutto quello che mi
consacrerete. 20,41 Io mi compiacerò di voi come di un profumo di odore soave, quando vi avrò condotti fuori dai
popoli e vi avrò radunati dai paesi dove sarete stati dispersi; io sarò santificato in voi davanti alle
nazioni; 20,42 voi conoscerete che io sono il SIGNORE, quando vi avrò condotti nella terra d’Israele, paese
che giurai di dare ai vostri padri. 20,43 Là vi ricorderete della vostra condotta e di tutte le azioni con
le quali vi siete contaminati; sarete disgustati di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse;
20,44 conoscerete che io sono il SIGNORE, quando avrò agito con voi per amor del mio nome e non secondo la vostra
condotta malvagia, né secondo le vostre azioni corrotte, o casa d’Israele!», dice il Signore, DIO. Ez 20,40-44;
Io li pianterò nella loro terra e non saranno mai più sradicati dalla terra che io ho dato loro», dice il SIGNORE, il tuo Dio.
Amos 9,14 «Io» libererò dall’esilio il mio popolo, Israele; essi ricostruiranno
le città desolate (Tito ha distrutto soltanto Gerusalemme!) e le abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno i frutti. 9,15 «Io» li pianterò nella loro terra e non saranno mai più sradicati dalla terra che io ho dato loro», dice il
SIGNORE, il tuo Dio. Amos 9,14-15;
Sono quasi tutti profeti di Israele ad aver profetizzato al loro popolo questo "rimpatrio", questo
raduno in Israele – si tratta perciò di una realtà biblica. Ma tutte queste profezie hanno una cosa in comune: è Dio,
che parla qui e dice sempre "IO li riporterò qui", "IO li radunerò". Dunque, è Dio stesso che radunerà
gli israeliti dai paesi, in cui li aveva dispersi, e li riporterà nella loro Terra d’Israele.
Qui, quindi, non si
dice una parola sul fatto che gli ebrei debbano radunarsi spontaneamente. Ma se è così, se Dio li radunerà di nuovo dopo
la loro dispersione e se ora gli ebrei sono già ritornati spontaneamente nel loro paese, cosa se ne può dedurre? Se ne
deduce, per quanto critico possa suonare, che gli israeliti – e soprattutto i loro figli e nipoti – che si sono
trasferiti nel loro paese nel 1948, alla fondazione dello Stato di Israele – devono essere nuovamente dispersi in tutto
il mondo, affinché Dio possa poi effettivamente raccoglierli di nuovo "dalle estremità della terra".
E poiché gli ebrei ovviamente non abbandoneranno volontariamente la loro terra e andranno nella diaspora, anche
questa volta saranno i loro nemici ad attaccarli, sconfiggerli e cacciarli dalla loro terra. E anche a tal proposito ci
sono numerose profezie, che però gli "studiosi della Bibbia" attribuiscono agli ebrei del passato.
Così, ad esempio, questa profezia qui sotto, in Luca 19,41-44, che ora viene effettivamente riferita al passato, è la
distruzione totale di Gerusalemme nel 70 d.C. insieme al tempio e all’altare degli olocausti da parte delle legioni di
Tito. Secondo Flavio Giuseppe, l’ex comandante militare ebreo della Galilea che scortava Tito, nella conquista morirono
circa 1,1 milioni di persone, la maggior parte di questi erano ebrei.
Abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra.
Luc 19,41 Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: 19,42
«Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi.19, 43 Poiché verranno
su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da
ogni parte; 19,44 abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra,
perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata» . Luc 19,41-44;
Questa profezia del Signore, secondo la quale le legioni di Tito "non lasceranno pietra su pietra” del
tempio, si è quindi realizzata alla lettera circa 40 anni dopo. (Giuseppe Flavio, De bello Iudaico, 6, 254-259). La
completa distruzione dell’altare degli olocausti nella parte antistante al tempio è la ragione per cui gli ebrei da
allora – se non si convertono in Gesù Cristo e non ricevono da lui la remissione dei peccati – "muoiono nei loro
peccati" senza perdono. Perché nella fede mosaica il perdono dei peccati si può ottenere solo attraverso il sacrificio
proprio su questo stesso altare dell’olocausto – e da nessun’altra parte.
Se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati».
Giov 8,8,21 Egli dunque disse loro di nuovo: «Io me ne vado e voi mi cercherete,
e morirete nel vostro peccato; dove vado io, voi non potete venire». 8,22 Perciò i Giudei dicevano: «S’ucciderà forse,
poiché dice: "Dove vado io, voi non potete venire?» 8,23 Egli diceva loro: «Voi siete di quaggiù; io sono di lassù; voi
siete di questo mondo; io non sono di questo mondo. 8,24 Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati;
perché se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati». Giov
8,21-24;
Questa distruzione di Gerusalemme da parte di Tito nel 70 d.C. fu il primo atto della punizione di Dio
contro gli ebrei per aver condannato a morte il Figlio di Dio, il nostro Signore e Dio Gesù Cristo, e averlo consegnato
ai Romani per la crocifissione. Circa 60 anni dopo, durante la terza guerra ebraico-romana (rivolta di Bar Kochba), i
romani poi conquistarono anche il resto della Giudea cacciando tutti gli ebrei dalla Giudea nella diaspora mondiale.
Sebbene da allora siano passati quasi duemila anni e Gerusalemme fino a poco tempo fa abbia vissuto in
relativa pace e tranquillità, la Scrittura ci dice che un’altra catastrofe simile si abbatterà su questa città negli
Ultimi Tempi. Questa idea può essere confermata da altri tre passaggi della Scrittura:
Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli;
e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti.
Luc 21,20 «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora
sappiate che la sua devastazione è vicina. 21,21 Allora quelli che sono in Giudea, fuggano sui monti; e quelli che sono
in città, se ne allontanino; e quelli che sono nella campagna non entrino nella città. 21,22 Perché
quelli sono giorni di vendetta, affinché si adempia tutto quello che è stato scritto. 21,23 Guai alle donne che
saranno incinte, e a quelle che allatteranno in quei giorni! Perché vi sarà grande calamità nel paese e ira su
questo popolo. 21,24 Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i
popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti.» Luc 21,20-24;
A parte la peculiare circostanza che, tra i Vangeli sinottici, solo in Luca, come vediamo sopra, si
menzionano due profezie sulla caduta di Gerusalemme – nei capp. 19 e 21, da un punto di vista contenutistico le
dichiarazioni di entrambi i testi sono così diverse, che si deve necessariamente concludere che si tratta di due eventi
diversi. In Luc 19,43-44 (Tito, 70 d.C. – vedi sopra) si parla del fatto che i nemici erigeranno trincee e poi raderanno
al suolo Gerusalemme insieme ai suoi figli, cioè con tutti gli abitanti. In Luc 21,22-24, invece, si sottolinea che
questi sono i giorni della vendetta e vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo (una
situazione che sembra svilupparsi proprio nella realtà di questi giorni).
Il tentativo di associare anche Luc 21,20-24 alla conquista nell’anno 70 da parte di Tito presenta alcuni problemi.
Sebbene l’"ira contro questo popolo" possa in qualche modo ancora essere riferita ai tempi di Tito (ma
anche solo ai Romani, di contro qui in Luc 21,22 è ovvio che questa ira contro il popolo Israele sia da intendere a
livello mondiale), un evento talmente globale a quell’epoca come una "grande calamità sulla terra" non è né documentato
storicamente e nemmeno spiegabile in base alla situazione di allora. Ma se questo testo rinvia agli Ultimi Tempi, quelle
dichiarazioni diventano molto più comprensibili. E ancora di più, se lo riferiamo al presente (crisi, guerre, carestie,
terremoti)!
La "grande calamità sulla terra" è in linea con altre dichiarazioni del Nuovo Testamento sugli Ultimi Tempi, con guerre,
carestie, pestilenze e terremoti in Mat 24:6-7 e in Mar 13:7-8, ma soprattutto in Apoc 6,3-8. L’odio contro gli ebrei si
spiegò con il fatto che furono i due testimoni di Dio a Gerusalemme con
il loro potere sulla natura a causare queste catastrofi e quindi ad attirare l’ira del mondo su tutto il popolo di
Israele. Tuttavia, osservando l’attuale situazione, in cui Israele si sta creando sempre più nemici a causa delle sue
azioni spietate contro i palestinesi nella Striscia di Gaza e considerando anche le circostanze contingenti, sorge un
altro sospetto – molto più pericoloso!
E se dovesse essere davvero così, allora saranno probabilmente i paesi
arabi, insediatisi intorno a Israele, a causare questa nuova dispersione del popolo di Israele in tutto il mondo in una
nuova diaspora – come
si dice in Luc 21,24: "Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e
Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti.".
E così l’ultima
summenzionata dichiarazione dello Chofetz Chaim sul "pere adam" si rivelerebbe essere una profezia quando dice:
"Questa bestia selvatica di essere umano chissà cosa è in grado di perpetrare contro
il popolo ebraico negli Ultimi Giorni?"