Discorso 160 – Approfondimenti nella ricerca sulla coscienza 2021




E se la coscienza non fosse una proprietà  emergente del cervello?

Che cos’è la coscienza?

Teorie fisicaliste della coscienza

Un approccio diverso: Le teorie della coscienza non locale

Fenomeni suggeriti da un modello di coscienza non locale

Il processo e la prospettiva scientifica di fronte al cambiamento di paradigma

Conclusione


Commento in prospettiva biblico-cristiana: Lo spirito umano



 (I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

E se la coscienza non fosse una proprietà  emergente del cervello? Sfide osservative ed empiriche ai modelli materialistici (Insights in Consciousness Research 2021)

  • 1Research Department, Institute of Noetic Sciences, Petaluma, CA, United States
  • 2Swartz Center for Computational Neuroscience, Institute of Neural Computation, University of California, San Diego, San Diego, CA, United States

La natura della coscienzaà considerata uno dei misteri pi๠perplessi e persistenti della scienza. Tutti conosciamo l’esperienza soggettiva della coscienza, ma dove nasce? Qualà il suo scopo? Quali sono le sue capacità ? Il presupposto delle neuroscienze odierneà che tutti gli aspetti della coscienza derivino esclusivamente dalle interazioni tra i neuroni del cervello. Tuttavia, l’origine e i meccanismi dei qualia (cioè l’esperienza soggettiva o fenomenologica) non sono compresi. David Chalmers ha coniato il termine "problema difficile" per descrivere le difficoltà  nel chiarire le origini della soggettività  dal punto di vista del materialismo riduttivo. Proponiamo che l’hard problem sorga perchè uno o pi๠presupposti di una visione del mondo materialista sono sbagliati o incompleti. Se la coscienza implica qualcosa di pi๠dell’attività  dei neuroni, allora possiamo considerare nuovi modi di pensare all’hard problem. Questa rassegna esamina i fenomeni che apparentemente contraddicono l’idea che la coscienza dipenda esclusivamente dall’attività  cerebrale, compresi i fenomeni in cui la coscienza sembra estendersi oltre il cervello e il corpo fisico, sia nello spazio che nel tempo. I meccanismi alla base di queste proprietà  "non locali" ricordano vagamente l’entanglement quantistico in fisica, ma il modo in cui tali effetti potrebbero manifestarsi rimane altamente speculativo. L’esistenza di questi effetti non locali sembra supportare la proposta che i modelli post-materialistici della coscienza possano essere necessari per superare l’impasse concettuale presentata dal difficile problema della coscienza.

Che cos’è la coscienza?

Il termine "coscienza" ha significati diversi per pubblici diversi. Da una prospettiva profana, il fatto della coscienza (che qui significa consapevolezza)à cosଠevidente che l’unica domanda che può sorgereà perchè qualcuno consideri la coscienza misteriosa, come se chiedesse a un pesce: "Che cos’è l’acqua?" Da una prospettiva scientifica, il mistero irrisoltoà come la coscienza emerga dall’attività  cerebrale. Come fa un grumo di tessuto di tre chili all’interno del cranio a dare origine a una mente cheà consapevole di sè e gode di un’esperienza soggettiva? In filosofia, che ha dibattuto il problema mente-corpo per millenni, sono state proposte molte ipotesi, che vanno dal materialismo (cioè, tutto dipende oà riducibile alla fisica) all’idealismo (cioè, le idee o i pensieri costituiscono la realtà  fondamentale). Per i mistici e gli altri affascinati dalle tradizioni esoteriche, il problema nonà tanto la mente, ma come il mondo fisico emerga da una sostanza non fisica.

Negli ultimi decenni, la maggior parte della ricerca scientifica sulla coscienza ha studiato la coscienza come una variabile controllata. Hanno ridotto la coscienza a costrutti pi๠semplici, come la percezione, e si sono concentrati sul confronto dei processi cerebrali in condizioni di coscienza e di incoscienza, il cosiddetto approccio contrastivo." In questo approccio, si esaminano le differenze nell’attività  cerebrale quando lo stesso stimoloà percepito soggettivamente rispetto a quando non loà (Baars, 2005). La ricerca dei correlati neurali della coscienza (NCC)à definita come il minimo di meccanismi neuronali congiuntamente sufficienti per ogni specifica esperienza cosciente (Koch et al., 2016). I disegni sperimentali hanno utilizzato metodi come il mascheramento dello stimolo (Shapiro et al., 1997;Simons e Chabris, 1999; Dehaene et al., 2001) o la rivalità  binoculare (Leopold e Logothetis, 1999) per esaminare l’attività  cerebrale associata alla percezione subliminale, in cui le informazioni non sono percepite coscientemente ma vengono elaborate dal cervello. Altri approcci si sono basati su lesioni cerebrali (Hebb e Penfield, 1940) o, pi๠recentemente, sulla modulazione artificiale dell’attività  cerebrale in regioni e reti specifiche per via intracranica, durante un intervento di neurochirurgia, o in modo non invasivo con la stimolazione magnetica/elettrica/ultrasuoni transcranica (Selimbeyoglu e Parvizi, 2010). Altri autori si sono concentrati esclusivamente sugli stati di incoscienza durante l’anestesia generale (Hudetz, 2012), l’epilessia (Blumenfeld e Taylor, 2003) o il sonno (Steriade et al., 2001). Pur essendo una linea di ricerca all’avanguardia, l’approccio NCC presenta dei limiti concettuali. In particolare, i termini "coscienza" e "correlati" sono intrecciati perchè gli eventi cerebrali che covariano con l’esperienza cosciente possono essere i substrati neurali dell’esperienza, i prerequisiti o persino le conseguenze neurali dell’esperienza (Aru et al., 2012; de Graaf et al., 2012).

Diverse teorie scientifiche sulla coscienza sono pronte per essere testate sperimentalmente, invece di limitarsi a identificare correlazioni tra eventi coscienti/non coscienti e attività  cerebrale. Nelle sezioni che seguono, riassumiamo brevemente le principali teorie delle neuroscienze, definite fisicaliste o riduzioniste, la maggior parte delle quali presuppone che la coscienza emerga dal cervello. Anche se la maggior parte delle teorie fisicaliste mira a spiegare aspetti diversi della coscienza, esse presentano spesso delle somiglianze e sono state recentemente raggruppate in quattro categorie: teorie di ordine superiore (HOT), teorie dello spazio di lavoro globale (GWT), teoria dell’informazione integrata (IIT) e teorie del rientro e dell’elaborazione predittiva (Seth e Bayne, 2022). Qui seguiamo questa categorizzazione e presentiamo una breve sintesi. Tuttavia, una rassegna completa di ogni teoria va oltre lo scopo di questo articolo (per una rassegna completa, si vedaSeth e Bayne, 2022).

Teorie fisicaliste della coscienza

Teorie globali dello spazio di lavoro

Lo scienziato cognitivo Bernard J. Baars ha proposto per la prima volta il GWT nel 1983. La GWTà un’architettura cognitiva ispirata all’intelligenza artificiale in cuià disponibile una risorsa centralizzata attraverso la quale processori specializzati condividono e ricevono informazioni (Baars, 2005;Baars et al., 2021). La teoria si basa sull’osservazione che esistono regioni cerebrali altamente specializzate che elaborano le informazioni localmente e inconsciamente, come la corteccia visiva. L’esperienza cosciente si verifica quando c’è un’attività  distribuita in altre aree cerebrali, cioè una "trasmissione" al sistema nel suo complesso (Baars, 2005). L’accesso diffuso, il funzionamento e il coordinamento di reti neurali specializzate, che altrimenti opererebbero autonomamente, sono coordinati dalla coscienza, coinvolgendo principalmente la rete frontoparietale e i ritmi oscillatori ad alta frequenza (Baars, 2005).

Dehaene e colleghi hanno adattato la GWT per tenere conto delle nuove conoscenze sul cervello, il cosiddetto spazio di lavoro globale neuronale (Dehaene et al., 2003). Ad esempio, l’attività  globale tra i neuroni dello spazio di lavoroà generata da neuroni eccitatori che rispondono a stimoli sensoriali con connessioni cortico-corticali a lungo raggio. A sua volta, questa attività  globale inibisce modelli di attività  alternativi tra i neuroni dello spazio di lavoro per impedire l’esperienza cosciente di altri stimoli (ad esempio, l’ammiccamento attenzionale). Questo meccanismo di inibizione consentirebbe l’esperienza unificata della coscienza (gli assiomi di composizione ed esclusione dell’IIT). Supportato da risultati sperimentali nel contesto della ricerca di NCC, questo modello popolare suggerisce che (1) la maggior parte delle computazioni cerebrali sono eseguite in una modalità  di funzionamento non cosciente e che (2) l’accesso cosciente deve essere distinto dall’attenzione selettiva, (3) la percezione cosciente può essere caratterizzata da una funzione non lineare che "accende" una rete di aree distribuite (un aumento graduale della visibilità  dello stimolo accompagnato da un’improvvisa transizione dello spazio di lavoro neuronale in un modello, cioè la trasmissione), e (4) che la percezione cosciente può essere caratterizzata da un meccanismo di inibizione, la trasmissione), e (4) le informazioni selezionate accedono a computazioni aggiuntive per la percezione cosciente, come il mantenimento temporaneo, la condivisione globale e l’instradamento flessibile (Dehaene et al., 2014). Il modello prevede che le misure di complessità , correlazione a distanza e integrazione dei segnali cerebrali forniscano indici affidabili dell’elaborazione cosciente e ha applicazioni cliniche (ad esempio, sonno, coma, anestesia; Dehaene et al., 2014; Mashour et al., 2020). Alcuni ricercatori hanno recentemente tentato di generalizzare la GWT ad architetture artificiali ispirate al cervello, implementandola in algoritmi di deep learning (VanRullen e Kanai, 2021). Il GWTà promettente come modello. Tuttavia, nonà chiaro cosa determini il momento in cui le informazioni vengono trasmesse all’insieme (ad esempio, la soglia) e cosa discrimini i diversi tipi di esperienze soggettive all’interno della teoria GWT.

Teorie di ordine superiore

La famiglia degli HOTs comprende, ad esempio, la teoria dell’account meta-rappresentazionale auto-organizzante (SOMA;Cleeremans et al., 2020), l’adversarial framework for probabilistic computation (Gershman, 2019) e la teoria del monitoraggio della realtà  percettiva (Lau, 2019). In questa visione, la coscienzaà definita come una rappresentazione di ordine superiore di rappresentazioni di ordine inferiore. In altre parole, le esperienze soggettive riflettono ordini cerebrali superiori come le meta-rappresentazioni, che hanno imparato a descrivere e interpretare le funzioni di ordine inferiore come i moduli locali specializzati nell’elaborazione di informazioni specifiche. In questo senso, la coscienzaà la teoria inconscia, incarnata, enattiva e non concettuale del cervello su se stesso (Cleeremans et al., 2020). Mentre il modello di Gehrman interpreta questa visione in termini di calcoli e algoritmi, la visione di Lauà in termini di credenza e giustificazione epistemica a livello soggettivo. Le NCC per gli HOT sono generalmente situate nelle regioni anteriori del cervello, come la corteccia prefrontale, a testimonianza del loro coinvolgimento in funzioni cognitive complesse (Lau e Rosenthal, 2011).

Il limite principale delle GWT e delle HOTà che non tengono conto delle differenze fenomeniche tra esperienze soggettive distinte (Seth e Bayne, 2022). Inoltre, nè le GWT nè le HOT hanno affrontato il ruolo adattativo ed evolutivo dell’esperienza cosciente (cioè l’embodiment e l’embeddedness ambientale;Seth e Bayne, 2022).

Teoria dell’informazione integrata

La teoria dell’informazione integrataà un approccio matematico che si basa sulla fenomenologia, identificando innanzitutto le proprietà  essenziali della coscienza, i cosiddetti assiomi: informazione intrinseca " ogni esperienzaà specifica, c’è un’informazione intrinseca nel sistema cheà associata a quell’esperienza che differisce da esperienze alternative, informazione " la coscienzaà composta da un insieme specifico di distinzioni fenomeniche specifiche edà diversa da altre possibili esperienze, integrazione " la coscienzaà unificata con ogni esperienza irriducibile a componenti non interdipendenti, ed esclusione " la coscienzaà unica nel contenuto e nel contesto spazio-temporale (Tononi, 2015;Tononi et al., 2016). L’IIT deduce dagli assiomi i postulati o i requisiti affinchè un sistema fisico sia un substrato fisico della coscienza.

L’informazione integrata si riferisce ai costituenti di un sistema che sono discriminati dalle rispettive informazioni. L’insieme non può essere ridotto all’informazione di ciascuna parte, chiamata "potenza di effetto causale" (Oizumi et al., 2014). Questi massimi irriducibili di informazione integrata aggiuntiva generata dal sistema nel suo complesso rispetto alle sue parti sono definiti e quantificati come Φ ("phi") e influenzano la probabilità  dei suoi stati passati e futuri. Pi๠grandeà il valore Φ, maggioreà il potere intrinseco di causa-effetto del sistema e maggioreà la sua consapevolezza (Koch, 2018). Pertanto, qualsiasi sistema fisico complesso e interconnesso con queste proprietà  avrà  un certo livello o quantità  di coscienza, corrispondente alla quantità  di potere intrinseco di causa-effetto del substrato. Si prevede che il contenuto di un’esperienza cosciente sia strutturalmente identico alla struttura di causa-effetto del suo substrato fisico (Albantakis, 2020). Quindi, pi๠il sistemaà strutturalmente complesso, pi๠l’esperienzaà strutturalmente complessa. L’IIT, quindi, fornisce un potenziale metodo per (1) valutare se un sistema fisico costituisce un substrato fisico della coscienza attraverso la sua conformità  ai postulati, (2) quantificare il livello di coscienza di quel sistema e (3) stimare la sua struttura fenomenologica in termini causali (Albantakis, 2020).

A differenza di HOTs e GWT, sono stati fatti progressi per valutare la rilevanza dell’embodiment ambientale per la coscienza (cioè, catturare consapevolmente la struttura causale di un ambiente ricco). Per esempio,Haun e Tononi (2019) hanno mostrato come questo sia utile per navigare con successo nello spaziotempo (Haun e Tononi, 2019).Albantakis et al. (2014) hanno dimostrato che questaà un’importante forza motrice per gli organismi che sviluppano reti altamente integrate ("cervelli"), portando a un aumento della loro complessità  interna (Albantakis et al., 2014). Questi concetti forniscono un contesto evolutivo allo sviluppo della coscienza e alla complessità  del cervello.

Approcci di reinserimento e di elaborazione predittiva

Le teorie del rientro sono state sviluppate a partire dall’idea che "siamo ingannati nel pensare di conoscere ciò di cui siamo consapevoli" (Lamme, 2010, p. 204). Pertanto, le osservazioni introspettive o comportamentali rendono impossibile la comprensione del rapporto mente-cervello. Pertanto, questo approccio elimina le nozioni intuitive o psicologiche di esperienza cosciente dallo studio della coscienza (Lamme, 2006). Nella teoria della ricorrenza locale, la percezione cosciente corrisponde a una segnalazione dall’alto verso il basso (Lamme e Roelfsema, 2000;Lamme, 2006;Seth e Bayne, 2022). La coscienza emerge da una semplice elaborazione ricorrente localizzata e top-down all’interno delle cortecce percettive e le regioni frontali e parietali sarebbero cruciali per il contenuto dell’esperienza percettiva, il ragionamento e il processo decisionale (Lamme e Roelfsema, 2000;Lamme, 2006,2010). La teoria della ricorrenza localeà simile alla GWT, tranne per il fatto che non sappiamo di cosa siamo coscienti e che riguarda la percezione. Al contrario, la GWT riguarda l’accesso (Lamme, 2010).

Gli approcci all’elaborazione predittiva nelle neuroscienze computazionali, come il modello generativo gerarchico, considerano il cervello come una macchina che abbina gli input dal basso verso l’alto con le aspettative dall’alto verso il basso attraverso l’elaborazione corticale, con l’obiettivo di minimizzare l’errore in queste previsioni (Clark, 2013). In questo modello bidirezionale, le connessioni top-down dei livelli superiori codificano le previsioni dei livelli inferiori. Questo spiega completamente il segnale dal basso verso l’alto e lascia solo gli errori di previsione residui che propagano le informazioni in avanti nel sistema per aggiornare le previsioni successive (Huang e Rao, 2011;Clark, 2013). Questa funzione di controllo predittivoà definita "inferenza attiva" (Seth e Bayne, 2022).

La teoria della risonanza adattiva (ART)à stata sviluppata da Stephen Grossberg e Gail Carpenter per risolvere il dilemma della stabilità -plasticità , ovvero come il cervello apprenda in modo cosଠrapido e stabile senza dimenticare le conoscenze pregresse (Grossberg, 2013a). Per l’ARTE sono necessari diversi processi cerebrali, ovvero Coscienza, Apprendimento, Aspettativa, Attenzione, Risonanza e Sincronia (i processi CLEARS). Le aspettative dall’alto verso il basso (E) dirigono l’attenzione (A) su caratteristiche competitive. Quando si verifica una corrispondenza tra l’aspettativa e ciò che viene percepito, si verifica una sincronizzazione risonante (RS) e si genera un focus attenzionale che guida l’apprendimento rapido (L) di rappresentazioni bottom-up, chiamate mappe "many-to-one" e top-down, chiamate mappe "one-to-many". L’intero processoà chiamato "risonanza adattativa". In questo caso, il focus dell’attenzione corrisponde alla minimizzazione dell’errore nella funzione di predizione. Ci sono sempre pi๠dati sperimentali a sostegno di queste previsioni e alcuni modelli ART sono ritenuti in grado di spiegare e prevedere dati comportamentali, anatomici, neurofisiologici e biochimici (Grossberg, 2013b).

In breve, per questa famiglia di teorie, l’esperienza percettivaà la migliore ipotesi del cervello sulla sua causa (minimizzazione dell’errore di previsione) attraverso lo scambio di previsioni top-down ed errori di previsione bottom-up (Rao e Ballard, 1999;Friston, 2010;Hohwy, 2013;Seth e Bayne, 2022). Ad esempio, si ritiene che le emozioni soggettive emergano dalle valutazioni cognitive dei cambiamenti fisiologici del corpo e delle loro cause ("emozione costruita" e "inferenza interocettiva";Seth, 2013;Barrett, 2016).

Sintesi dei modelli fisici

Un elemento comune alle teorie fisicalisteà la riduzione dell’incertezza che deriva dall’assegnazione di meccanismi alla coscienza. Il sistema deve stabilizzarsi in uno stato rappresentativo unificato e altamente informativo (Hohwy e Seth, 2020). Questo punto di riduzione dell’incertezza corrisponde spesso a una soglia in cui i contenuti diventano coscienti (ad esempio, la trasmissione per la GWT, l’ottimizzazione del rapporto segnale/rumore per gli HOT, φ per l’IIT, l’integrazione delle informazioni e l’apprendimento per le teorie del rientro e della previsione). Il secondo elemento comuneà l’elevata importanza della segnalazione dall’alto verso il basso (ad esempio, un sistema senza dimensione top-down non ha φ in IIT;Oizumi et al., 2014).

Il primo disaccordo tra queste teorie riguarda la distinzione tra coscienza e cognizione. L’accesso cognitivo si basa sulla coscienza nella GWT, la coscienzaà cognitivamente accessibile in HOTs, mentre la cognizioneà possibile senza coscienza per IIT e viceversa per le teorie dell’elaborazione predittiva e del rientro. Il secondo disaccordo, pi๠critico, tra le teorie fisicaliste riguarda l’unità  della coscienza, ossia l’esperienza soggettiva di consapevolezza che coglie appieno cosa significhi essere un agente in qualsiasi momento. È richiesta dall’IIT e può essere supportata dalla trasmissione nelle GWT, maà ignorata dalle teorie HOT, del rientro e predittive che non considerano necessario questo concetto. Queste diverse teorie possono, infatti, affrontare aspetti diversi della coscienza.

Nella nota parabola "I ciechi e l’elefante", ogni persona tenta di descrivere l’elefante, ma ne tocca solo una piccola parte (Saxe, 2016). Cosà¬, arrivano a conclusioni molto diverse su come sia un elefante: un albero, un ventaglio, una corda, una lancia. I due iniziano a discutere, ognuno convinto di avere ragione nelle proprie conclusioni. La morale della storiaà che dobbiamo fare un passo indietro per osservare prospettive pi๠ampie per descrivere e comprendere appieno la natura dell’elefante. Allo stesso modo, queste teorie fisicaliste possono descrivere molto bene alcuni aspetti della coscienza, ma probabilmente non la descrivono completamente.

In conclusione, nonostante gli sforzi estesi e rigorosi per trovare, testare e convalidare le teorie fisicaliste o NCC (Reardon, 2019;Templeton World Charity Foundation, 2022), il campoà lontano dal consenso su quali teorie siano valide e possano potenzialmente spiegare la coscienza o le differenze neurali tra le diverse esperienze fenomenologiche. Suggeriamo che le lacune delle teorie fisicaliste nello spiegare la coscienza possono derivare dal fatto che il dibattitoà incentrato su come il cervello genera la coscienza. Le teorie discusse finora cercano di spiegare l’esperienza fenomenologica o i qualia attraverso meccanismi o correlazioni cerebrali riduzionistici, spesso equiparati a sistemi computazionali o di elaborazione delle informazioni. Alcune di queste teorie (ad esempio, le teorie del rientro o dell’elaborazione predittiva) considerano addirittura inaffidabili i resoconti soggettivi e l’introspezione. Di conseguenza, nessuna di queste teorie ha spiegato in modo completo e convincente la natura della coscienza.

Un approccio diverso: Le teorie della coscienza non locale

Le teorie alternative non fisicaliste possono informare altri aspetti della coscienza che non sono completamente spiegati dalle teorie fisicaliste. Le teorie fisicaliste di solito partono dal presupposto che la coscienza sia generata solo e unicamente dal cervello e che sia solo locale al cervello. In alternativa, le teorie non fisicaliste non fanno questi presupposti, anche se entrambi i tipi di teorie cercano di spiegare i meccanismi cerebrali alla base della coscienza. Le teorie fisicaliste sostengono che la coscienza abbia origine da substrati fisici come i neuroni, che nel tempo si sono evoluti in modo sempre pi๠complesso grazie all’adattamento, portando all’emergere della coscienza. I modelli non fisici non presuppongono che un substrato fisico generi la coscienza e molti propongono addirittura che la coscienza sia, in realtà , pi๠fondamentale della materia e dello spazio. In questa visione, cheà la visione naturale per la maggior parte delle culture antiche e orientali, la materia e lo spazio sorgono dalla coscienza e non viceversa. Forse un quadro non fisicalista in cui la coscienza sia considerata fondamentale e abbia proprietà  non locali (come nella scala quantistica) spiegherebbe meglio l’intera gamma di fenomenologie umane riportate. Per esempio, esistono esperienze ben documentate di persone che percepiscono informazioni da luoghi lontani, il futuro e impressioni mentali di altre persone senza l’uso di mezzi razionali o tradizionali (Carde"a, 2018). Inoltre, esistono casi accertati di funzioni cognitive quando il substrato neuraleà gravemente degenerato, precludendo la normale funzione cerebrale. Queste esperienze, la maggior parte delle quali sono attualmente considerate anomale, saranno descritte nella sezione "Fenomeni suggeriti da un modello di coscienza non locale" come casi di ciò che si osserverebbe se le teorie non fisicaliste della coscienza fossero valide.

Queste e altre esperienze fenomenologiche documentate suggeriscono una diversa natura della coscienza: una coscienza che potrebbe non essere generata esclusivamente dall’attivitàneuronale e che mostra proprietàche trascendono i vincoli convenzionali dello spaziotempo e, quindi, del corpo fisico. Il termine "coscienza non locale"àstato proposto per indicare queste presunte proprietàtrascendenti della coscienza (Dossey, 1994). Gli scienziati fisici di solito considerano tali esperienze anomale perchè sfidano le ipotesi prevalenti sulla natura e sul ruolo della coscienza nella realtà  fisica. Il termine non-localeà anche citato come idea centrale all’interno della fisica come aspetto del mondo fisico. Ad esempio, il cervello che opera, anche in minima parte, in modo quantistico potrebbe essere una spiegazione valida per questi fenomeni non locali. Tuttavia, questa idea nonà ancora ampiamente accettata perchè, sebbene esistano prove della biologia quantistica, la coerenza quantistica nell’elaborazione cerebraleà cosଠbreve da sembrare irrilevante per la comprensione della coscienza. Oggi le neuroscienze affermano che la coscienzaà generata e localizzata nel cervello perchè emerge dall’attività  cerebrale. In alternativa, proponiamo che la coscienza non abbia origine nel cervello, sebbene alcuni aspetti della percezione umana della coscienza possano dipendere dal cervello. Suggeriamo inoltre che la consapevolezza si estenda anche al di là  del cervello. Queste proprietà  non fisiche e non locali della coscienza possono essere dovute a un effetto materiale non locale, al fatto che la coscienzaà fondamentale o a qualcos’altro che non abbiamo ancora scoperto.

Per iniziare un’esplorazione di alcune di queste teorie non fisiche, presentiamo i quadri teorici proposti da scienziati di diverse discipline, la maggior parte dei quali include l’idea che la coscienza sia fondamentale, ovvero che la coscienza preceda i substrati fisici (Chalmers, 1996;Currivan, 2017;Kastrup, 2017,2021;Goff, 2019;Faggin, 2021a). I materialisti tradizionali immaginano un mondo in cui la matematicaà pi๠fondamentale della fisica, cheà pi๠fondamentale della chimica, che a sua voltaà pi๠fondamentale della biologia. In questo modo, i processi fisici sono fondamentali per la generazione della nostra biologia. Tuttavia, supponiamo di immaginare che la coscienza sia in realtà  pi๠fondamentale della fisica. In questo caso, possiamo immaginare che queste altre discipline fisiche possano nascere dalla coscienza. In altre parole, se la biologia emerge dalla chimica, la chimica dalla fisica e la fisica dalla coscienza, da questo punto di vista i fenomeni di coscienza non locale non sarebbero pi๠considerati anomali perchè la coscienza può trascendere alcune leggi fisiche. Teorie che propongono questa idea sono state proposte da Federico Faggin, Donald Hoffman, Bernardo Kastrup, Vernon Neppe e numerosi altri. La maggior parte di queste teorie sono speculative, mentre altre sono supportate da argomenti matematici o da dati empirici (Hoffman et al., 2015;Neppe e Close, 2020;Faggin, 2021b). Passiamo brevemente in rassegna un campione di teorie sulla coscienza non locale.

Teoria probabilistica operativa

Federico Faggin parte dal presupposto che la realtà  emerge dalle comunicazioni di libero arbitrio di un vasto numero di entità  coscienti (Faggin, 2021a). Faggin chiama la totalità  di ciò che esiste potenzialmente e realmente,Uno. Ogni autoconoscenza all’interno di questo Unoà una trasformazione dall’esistenza potenziale all’esistenza reale, dove l’esistenza potenzialeà il serbatoio di autoconoscenza che non sià ancora manifestato. Ogni nuova conoscenza di sè dà  origine a un’unità  di coscienza (CU). La CU riflette la totalità  dell’Uno edà anche parte dell’Uno, perchè l ’Uno nonà mai completo nel suo processo di autoconoscenza. Pertanto, ci deve essere una continua autoconoscenza e una continua generazione di CU, il che spiega un numero apparentemente crescente di entità  coscienti (Faggin, 2021a, p. 294). Faggin descrive le caratteristiche delle UC e il modo in cui si combinano nel , in cui un’entità  con identità , consapevolezza e agenziaà dinamica, olistica e autoconoscente. Faggin vede il mondo fisico come una metafora della realtà  virtuale, in cui sofisticati avatar controllati da esseri coscienti interagiscono tra loro, dove il corpo che controlla l’avatar esiste al di fuori del computer e non fa parte del programma. Allo stesso modo, le entità  coscienti che controllano i corpi fisici esistono al di fuori del mondo fisico che contiene il corpo (Faggin, 2021b, p. 286).

Teoria dell’interfaccia della percezione

Donald D. Hoffman propone un modello basato su una struttura matematica chiamata "agenti coscienti": lo spazio e il tempo emergono dagli scambi degli agenti coscienti (Hoffman, 2014). Hoffman propone che le nostre percezioni (cioè gli agenti coscienti) non siano visioni di una verità  fondata, ma siano pi๠simili al sistema operativo e all’interfaccia di un personal computer (Hoffman, 2014,2019). Le percezioni ci permettono di interagire dinamicamente con il mondo e di sopravvivere ed evolvere in questo ambiente, senza però essere consapevoli della sua struttura reale. Lo spazio-tempo e gli oggetti fisici non rappresentano una realtà  oggettiva universale, ma sono componenti specie-specifici che forniscono un vantaggio evolutivo. Hoffman sottolinea che, evolutivamente, la percezione dello spaziotempo e del mondo fisicoà modellata dalla selezione naturale in modo tale da offuscare la verità  che stiamo sperimentando un’interfaccia piuttosto che una realtà  oggettiva universale, influenzando cosଠi comportamenti adattivi. Sostiene inoltre che le equazioni della meccanica quantistica possono essere derivate da descrizioni formalizzate delle interazioni tra agenti coscienti (Hoffman et al., 2015).

Idealismo analitico

Bernardo Kastrup propone l’idealismo analitico come modello di realtà , in cui il fondamento dell’esistenzaà la coscienza fenomenica universale (Kastrup, 2021). L’idealismo analiticoà una metafisica che postula la coscienza come unico fondamento della natura e che tutti i fenomeni naturali sono in ultima analisi riducibili alla coscienza universale. Egli descrive la coscienza fenomenica come un’esperienza soggettiva grezza di consapevolezza che differisce dalla cognizione, dalla metacognizione, dall’autocoscienza o da altre funzioni mentali superiori. La metacognizione permette agli esseri umani di sapere che stanno vivendo un’esperienza e supporta anche proprietà  cognitive come il ragionamento e la pianificazione. La coscienza esperienziale o la pura consapevolezza possono verificarsi anche senza meta-cognizione, come riportato negli stati mistici classici. Poichè esiste un’unica coscienza universale, gli esseri viventi individuati sono descritti come complessi mentali dissociati della mente universale fondamentalmente unitaria (Kastrup, 2021, p. 267). Questa dissociazione crea un mondo interno privato e soggettivo che può percepirsi come interagente con il mondo transpersonale. In questo modello la materiaà descritta come l’aspetto esteriore dell’esperienza interiore osservata dall’altra parte del confine dissociativo. In altre parole,

Come sperimentato dall’interno, cioè dalla prospettiva di prima persona, ogni essere vivente, e l’universo inanimato nel suo complesso,à un’entità  cosciente. Ma se vissute dall’esterno, cioè da una prospettiva illusoria di seconda o terza persona, le nostre rispettive vite interiori si presentano sotto forma di ciò che chiamiamo materia, o fisicità , tutta lamateriaà solo il nome che diamo a ciò² che la vita interiore cosciente appare dall’altra parte del suo confine dissociativo. (Kastrup, 2021, pp. 267-268)

Paradigma vorticoso triadico dimensionale

Vernon Neppe e Ed Close propongono che il modello standard della fisica a 4 dimensioni (tre dimensioni dello spazio e una del tempo) porti a molte contraddizioni o discrepanze inspiegabili (si vedaNeppe e Close, 2020 per esempi di discrepanze apparenti). Ad esempio, utilizzando l’equazione diofantina (un’equazione polinomiale che coinvolge due o pi๠incognite e in cui sono ammesse solo soluzioni intere), Neppe afferma che la massa/energia degli up-quark e dei down-quark produce una disuguaglianza cheà instabile (Neppe e Close, 2015). Per risolvere queste discrepanze, Neppe e Close descrivono un modello matematico in cui esistiamo in una realtà  finita, quantizzata, volumetrica e rotante a 9 dimensioni, inserita in una continuità  infinita (9D+). Il modello richiede un componente aggiuntivo che essi chiamano "gimmel", cheà privo di massa e di energia. Close afferma che il gimmelà la connessione tra la coscienza, la vita e la struttura atomica e che il potenziale per la vita cosciente esisteva nella massa e nell’energia mutevole dei quark anche prima che diventassero i primi atomi di prozio della realtà  fisica (Close, 2018). Il modello propone che il mondo a 4D di cui facciamo normalmente esperienza sia la componente fisica di questa esistenza a 9D+. Neppe e Close ritengono che il modello sia stato dimostrato empiricamente con corrispondenze ai dati normalizzati per l’equivalenza massa-energia volumetrica delle particelle misurate. Sostengono inoltre che il loro modelloà matematicamente valido su scala micro, macro e cosmologica.

Matematicamente, il gimmel deve necessariamente esistere in unione con qualsiasi particella dell’universo perchè questa sia stabile. Senza gimmel, gli atomi in rotazione (vorticosi) sarebbero instabili e asimmetrici rispetto ai loro assi e, di fatto, volerebbero via: Il nostro mondo e l’universo fisico non potrebbero esistere. (Neppe e Close, 2020, p. 4)

Campo del punto zero

JoachimKeppler (2018) propone una teoria in cui l’energia del vuoto è la base della coscienza, il cosiddetto campo del punto zero (Keppler, 2018). Si tratta di una teoria del panpsichismo in cui la coscienza permea l’universo maà concentrata e apparente solo in determinate circostanze. A differenza di altre teorie del panpsichismo, nonà la materia a essere cosciente, ma lo spazio vuoto. Tuttavia, l’idea che la materia sia cosciente potrebbe essere incompatibile con la fisica teorica. Se la materiaà cosciente, le particelle potrebbero avere una proprietà  ancora sconosciuta, la "coscienza". Matematicamente, le particelle sono elementari perchè nonà possibile assegnare loro parametri aggiuntivi rispetto a quelli attualmente assegnati (ad esempio, una carica, uno spin, una massa). Pertanto, l’idea che siano coscientià difficile da conciliare con la fisica. Il campo a punto zero non presenta lo stesso problema. Keppler ipotizza che il cervello umano sia uno dei mezzi fisici in grado di interagire direttamente con il campo a punto zero, concentrandosi su di esso e sperimentando cosଠla coscienza. I dettagli di questa presunta interazione non sono attualmente noti. Tuttavia, l’elemento interessante di questa teoriaà che porta a previsioni verificabili, ad esempio le interazioni tra il cervello (forse attraverso fenomeni quantistici come nella teoria Orch OR) e il campo di punto zero potrebbero essere osservate e misurate. Ad esempio, potrebbero esserci tipi specifici di scambi di fotoni che rivelerebbero questa interazione.

Teoria della riduzione oggettiva orchestrata

La teoria Orch ORà stata sviluppata da Stuart Hameroff e Sir Roger Penrose (Hameroff, 2021;Hameroff e Penrose, 2014). Mentre l’interpretazione di Copenaghen sostiene che il collasso degli stati quantistici in un unico stato (il cosiddetto "collasso della funzione d’onda") sia determinato da un’osservazione (cioè la riduzione soggettiva), la riduzione oggettiva (OR) di Penrose sostiene che si verifichi quando la differenza di energia (misurata dalla curvatura dello spaziotempo e mediata dalla gravità ) di questi stati raggiunge una soglia oggettiva (chiamata criterio "Di"si"Penrose"). In ogni momento OR si verificano momenti casuali di esperienza proto-cosciente (Hameroff, 2021, p. 74). A livello biologico, questo OR sarebbe orchestrato (Orch) da proteine connettive (ad esempio, proteine associate ai microtubuli; MAP) che influenzano questa separazione spazio-temporale degli stati sovrapposti dei qubit. Questi processi quantistici sono eseguiti da qubit formati sui microtubuli cellulari da dipoli oscillanti (il condensato dei microtubuli), che formano anelli di risonanza sovrapposti in percorsi elicoidali lungo i reticoli dei microtubuli. Queste oscillazioni sono elettriche o magnetiche e vengono amplificate dai neuroni, portando alla coscienza. Questo processo collettivo corrisponde all’orchestrazione della riduzione oggettiva degli stati quantici nel cervello (Orch-OR). I microtubuli influenzano e sono influenzati dall’attività  sinaptica convenzionale dei neuroni. Hameroff ha poi aggiunto che i condensati potrebbero percorrere distanze pi๠considerevoli nel cervello attraverso le giunzioni gap dendritiche-dendritiche (connessioni che consentono un trasferimento di potenziali d’azione molto pi๠rapido delle sinapsi), generando oscillazioni gamma (ritmi cerebrali ad alta frequenza) associate, ad esempio, alla percezione cosciente. Questa teoria fornisce un meccanismo diretto che può essere testato pi๠facilmente di altri. Sono in corso esperimenti per verificare la teoria, valutando se l’interferenza quantistica propostaà effettivamente presente nei microtubuli e se viene smorzata dall’anestesia (Kalra et al., 2020).

Ipotesi Schooler del tempo soggettivo

Lo psicologo Jonathan Schooler propone il tempo soggettivo come una nuova dimensione della fisica che ci permetterebbe di avere un effetto causale sul mondo (Schooler, 2014). Questo modello propone di concepire la possibilità  di dimensioni alternative di metaprospettiva in cui ciascuno di noi potrebbe muoversi nel tempo e solleva la possibilità  che la coscienza stessa possa avere un ruolo causale. Nel suo modello, una cascata gerarchica di elementi coscienti avrebbe una sincronizzazione che avviene essenzialmente come onde portanti. Il livello inferiore delle onde ha un ritmo particolare. Sono anche sincronizzate, o accoppiate in modo incrociato, con i livelli superiori. Nello stesso modo in cui si possono avere onde o vibrazioni ad altissima frequenza sincronizzate con quelle a bassa frequenza, in una sorta di accoppiamento incrociato, si potrebbero anche avere i ritmi dei livelli inferiori collegati a quelli superiori. Attraverso l’accoppiamento incrociato di frequenze, potenzialmente esistono percorsi sia dall’alto verso il basso che dal basso verso l’alto, che spiegano la coscienza a livello macroscopico.

Teoria della doppia causalità 

Philippe Guillemant, un fisico teorico, ha proposto che le traiettorie tra due spazi non sono fisse all’interno dell’universo a blocchi (Guillemant e Medale, 2019). L’universo a blocchià un modello in cui il futuroà già  realizzato edà implicito nella relatività  generale. In questo quadro, Guillemant propone un modello non deterministico dell’universo a blocchi in cui la coscienza e il libero arbitrio sono meccanismi con cui si decide il percorso esatto tra due punti dello spaziotempo. Egli dimostra che ciò non contraddice le equazioni della fisica. Suggerisce inoltre che l’irreversibilità  del tempo, cosଠcome la sperimentiamo, potrebbe non essere una proprietà  fondamentale del mondo, ma una proprietà  statistica. Statisticamente, il tempo si muove in avanti, ma potrebbero esserci rari casi in cui potrebbe muoversi all’indietro. Allo stesso modo, egli suggerisce che potrebbero esserci tracce di futuro nel presente. Anche se statisticamente vedremo per lo pi๠tracce causali del passato, le tracce future possono essere sperimentate come osservazioni di sistemi coordinati che le osservazioni passate non possono spiegare. Ad esempio, si potrebbe osservare un modello organizzato che nonà dovuto a uno specifico effetto causale nel passato. Nel suo modello, egli sostiene che l’organizzazione deve provenire dal futuro, poichè non ha alcuna ragione causale passata per esistere. Possiamo continuare a fare fisica, ma dobbiamo essere assolutamente logici, considerando le nostre intenzioni come realtà  fisiche, con l’ingrediente aggiuntivo che non sembrano dipendere solo dal nostro cervello ma anche da un sistema di informazioni al di fuori dello spaziotempo" (Guillemant, 2016, p. 9).

Sintesi dei modelli di coscienza non locale

La maggior parte di queste teorie presuppone che la coscienza sia fondamentale e primaria rispetto a tutto il resto. La nostra intersezione soggettiva con questa coscienza fondamentaleà descritta in modi diversi, come un’interfaccia, un confine dissociativo o un’unità  di coscienza. Inoltre, la struttura meccanicistica del nostro mondo con la coscienza come elemento fondamentaleà spiegata in vari modi (ad esempio, dimensioni, agenti coscienti, gimmel).

Tuttavia,à importante notare che le teorie fisicaliste hanno ancora un posto in questo quadro. Anche se la coscienzaà fondamentale, queste teorie informeranno sui meccanismi per l’incorporazione della coscienza in questa realtà  materialistica (ad esempio, come funziona l’interfaccia). Se siamo in grado di percepire informazioni non locali (come osservato su scala quantistica), probabilmente dobbiamo ancora filtrare il rumore dell’ambiente attraverso la riduzione dell’incertezza, la trasmissione e i processi top-down perchè queste informazioni diventino coscienti. I processi predittivi e l’aggiornamento dell’errore di previsione potrebbero essere un processo cruciale per consentire la percezione di informazioni non locali.

Un altro punto importanteà che il modello IIT potrebbe essere uno strumento per studiare sia le teorie fisicaliste che quelle non-locali della coscienza, includendo le proprietà  non-locali nei postulati dello spaziotempo. Nella sezione "Teorie fisicaliste della coscienza", abbiamo definito l’IIT come una teoria fisicalista della coscienza, nel senso che esclude le proprietà  non locali dello spaziotempo dai confini dello spaziotempo necessari affinchè un sistema fisico sia cosciente, e tutti i modelli sono basati sulle ipotesi convenzionali dello spaziotempo. Tuttavia, poichè l’IIT riguarda solo l’informazione e i sistemi, si può essere in grado di testare l’IIT per la coscienza non locale. Le proprietà  dello spaziotempo potrebbero essere incluse nei postulati (cioè i requisiti affinchè un substrato fisico sia cosciente) per il calcolo di φ (ad esempio, i collegamenti quantistici tra passato e futuro) per vedere come questa aggiunta influisca sul valore di φ. Queste applicazioni non locali dell’ITT consentirebbero di ottenere gli effetti non locali osservati nella meccanica quantistica e nella letteratura esaminata nella sezione "Fenomeni suggeriti da un modello di coscienza non locale".

Proprio come le teorie fisicaliste necessitano di test rigorosi per essere convalidate, anche le teorie della coscienza non locale devono essere testate e convalidate. La chiave per convalidare completamente una teoria della coscienza (fisicalista o non locale)à fare una previsione che possa essere testata e quantificata sperimentalmente, convalidando o invalidando cosଠla previsione. Le teorie che non sono in grado di soddisfare la previsione possono essere respinte o modificate. Purtroppo, molte previsioni teoriche sono difficili da verificare sperimentalmente e talvolta la conferma della previsione può dipendere da future innovazioni tecnologiche. Spesso la teoriaà costruita con termini astratti che necessitano di ulteriore precisione ed elaborazione. Pi๠la teoria e la previsione sono precise, pi๠si prestano a essere testate. Inoltre, la teoria può essere dimostrata con la matematica e non essere al momento convalidata sperimentalmente.

Un passo molto piccolo per esplorare l’applicabilità  del concetto di modelli di coscienza non locale e la motivazione per lo sviluppo di questi modelli in primo luogoà guidato da fenomeni che non sono spiegati dalle teorie fisicaliste, come descritto nella prossima sezione. Uno dei motivi per cui i modelli di coscienza non locale possono essere utilià che consentono la possibilità  di esperienze soggettive che di solito sono considerate impossibili dai modelli fisicalisti o semplicemente ignorate a causa degli assunti di base su cui sono costruiti.

Fenomeni suggeriti da un modello di coscienza non locale

Nella prossima sezione, proponiamo fenomeni specifici che ci aspetteremmo di vedere se le teorie sulla coscienza non locale sono corrette.

Fenomeno n. 1: percepire informazioni su luoghi lontani

Se la coscienza fosse non locale, allora un individuo dovrebbe essere in grado di percepire informazioni al di là  della portata del cervello, del corpo e dei sensi. Per esempio, si potrebbe essere in grado di ottenere informazioni su una persona, un luogo o un oggetto che si trova in un luogo distante. Tali capacità  sono descritte come parte di un programma classificato del governo degli Stati Uniti che ha funzionato dal 1972 al 1995 e che ha cercato di utilizzare la coscienza non locale per lo spionaggio (May e Marwaha, 2018). Il programma ha condotto pi๠di 500 missioni operative, alcune delle quali avrebbero portato a informazioni utili, oltre a diverse centinaia di prove sperimentali controllate. Questi ultimi sono stati valutati da un professore di statistica e da un professionista della psicologia scettico. Entrambi hanno concluso che le prove di questi studi erano statisticamente significative e non potevano essere attribuite a difetti metodologici (Mumford et al., 1995;Utts, 2016). In una tipica sessione sperimentale, lo spettatore entra in uno stato di rilassamento. Un intervistatore dava loro un numero casuale che designava l’obiettivo desiderato e poi chiedeva loro di descrivere e/o disegnare qualsiasi informazione percepita su quell’obiettivo. Sia l’osservatore che l’intervistatore erano ciechi rispetto all’obiettivo. Sono state condotte numerose meta-analisi di esperimenti di dominio pubblico e declassificati di questo tipo e i risultati hanno mostrato prove altamente positive a favore di un fenomeno autentico (Milton, 1997;Dunne e Jahn, 2003;Baptista et al., 2015;Carde"a, 2018). Questa apparente capacità  viene ora utilizzata per altre applicazioni pratiche, come la previsione dei movimenti del mercato azionario (Harary e Targ, 1985;Kolodziejzyk, 2013;Smith et al., 2014), la localizzazione di persone scomparse (Mcmoneagle e May, 2004) e la ricerca di siti archeologici precedentemente sconosciuti (Schwartz, 2005,2019).

Fenomeno n. 2: percepire informazioni da un’altra persona

Se la coscienza fosse non locale, un individuo potrebbe essere in grado di ricevere informazioni sull’attività  mentale di un’altra persona isolata a distanza. Numerosi studi di laboratorio ben controllati hanno osservato questo apparente fenomeno utilizzando il protocollo ganzfeld, uno degli studi sulla coscienza non locale pi๠ripetuti. Ganzfeld deriva da una parola tedesca che significa "campo intero" e gli psicologi della Gestalt hanno inizialmente sviluppato il protocollo. In primo luogo, una persona viene esposta a stimoli sensoriali di basso livello e non schematizzati (ad esempio, luce rossa diffusa negli occhi e rumore bianco riprodotto in cuffia). Nel frattempo, una seconda persona, isolata, tenta di inviare mentalmente un’immagine target selezionata a caso da un pool di quattro possibili immagini, scelte a caso da un database di molti pool simili. La probabilità  che la persona ricevente selezioni correttamente l’immagine realeà quindi del 25%. Oltre 120 esperimenti pubblicati hanno utilizzato questo protocollo, comprendendo circa 4.000 prove individuali, e il tasso di successo complessivoà stato di poco superiore al 30%. Sono state condotte anche numerose revisioni e meta-analisi su questo protocollo (Storm et al., 2010;Baptista et al., 2015;Carde"a, 2018;Storm e Tressoldi, 2020). Questi risultati sono stati discussi e dibattuti in una delle principali riviste di psicologia accademica, Psychological Bulletin (Bem e Honorton, 1994;Hyman, 2010;Storm et al., 2010).

In un disegno concettualmente simile, anzichè verificare se una persona fosse in grado di selezionare un’immagine corretta inviata da un’altra persona isolata, lo stato fisiologico inconscio della personaà stato intenzionalmente influenzato da una seconda persona a cuià stato chiesto di concentrare la propria attenzione su di essa. Questi studi hanno tipicamente utilizzato misure come l’attività  elettrodermica (Braud e Schlitz, 1983;Radin et al., 2008), l’attività  elettroencefalografica (EEG) (Standish et al., 2004;Richards et al., 2005) e la risonanza magnetica funzionale (Standish et al., 2003;Achterberg et al., 2005). Ad oggi, sono state condotte tre meta-analisi per questa classe di studi, ognuna delle quali ha riportato risultati statisticamente significativi (Schmidt et al., 2004;Schmidt, 2012,2015). Utilizzando questo paradigma sperimentale, i ricercatori hanno scoperto che le convinzioni pregresse degli sperimentatori erano un elemento importante per i risultati osservati. In altre parole, lavorando con la stessa popolazione di soggetti, lo stesso protocollo, le stesse attrezzature e le stesse analisi, gli sperimentatori scettici hanno ottenuto risultati nulli, mentre quelli pi๠aperti alla possibilità  di un effetto hanno ottenuto risultati significativi (Watt et al., 2002;Schlitz et al., 2006). Questi effetti specifici del ricercatore sono stati documentati in psicologia e sono chiamati "effetti dello sperimentatore" (Palmer e Millar, 2015). Pertanto,à difficile stabilire se i risultati siano influenzati esclusivamente dall’effetto sperimentatore (cioè dalle intenzioni dello sperimentatore) o se vi siano effetti intrinseci. Gli studi con pi๠sperimentatori sono stati proposti come soluzione per risolvere questo problema negli studi psicologici (Bierman e Jolij, 2020).

Fenomeno n. 3: Percepire il futuro

Se la coscienza fosse non locale, si potrebbe essere in grado di percepire informazioni provenienti da eventi futuri non influenzabili. Gli esperimenti che hanno messo alla prova questa idea hanno dimostrato che la fisiologia delle persone ha reagito a eventi futuri selezionati in modo casuale (Radin e Pierce, 2015), compresa l’attività  elettrodermica (Radin, 1997) ed elettrocorticale (Radin e Lobach, 2007;Radin e Borges, 2009;Radin et al., 2011) e la frequenza cardiaca (McCraty et al., 2004;Tressoldi et al., 2009). Questi studi di laboratorio dimostrano apparentemente che il corpoà in grado di reagire a stimoli selezionati casualmente circa 1,10 s nel futuro. Le immagini erotiche e negative producono risposte pi๠forti rispetto alle immagini emotivamente neutre e le pre-risposte si manifestano generalmente nella stessa direzione in cui il corpo risponderebbe tipicamente dopo l’esposizione a uno stimolo. Le meta-analisi hanno valutato diversi studi di laboratorio con dimensioni di effetto positive (Mossbridge et al., 2012,2014;Storm et al., 2012;Mossbridge e Radin, 2018;Honorton et al., 2018). Ad esempio,Mossbridge et al. (2012) hanno analizzato 26 studi in cui sono stati presentati stimoli imprevedibili e l’attività  fisiologicaà stata raccolta prima, durante e dopo gli stimoli. È stato riscontrato un effetto pre-stimolo che dimostra una risposta fisiologica prima degli stimoli imprevedibili (effetto fisso: dimensione dell’effetto complessivo = 0,21, 95% CI = 0,15 – 0,27, z = 6,9, p < 2,71 – 10- 12;Mossbridge et al., 2012).

I test di bias implicito con un elemento retrocausale forniscono risultati simili. In un paradigma, un classico compito di priming percettivoà stato invertito, in modo che il primer si verificasse dopo le immagini target. Ad esempio, in un compito, l’elemento primario "felice" potrebbe tipicamente verificarsi prima dell’immagine target di un fiore. In un compito di priming inverso, l’immagine del fiore appariva prima dell ’immagine target "felice". Questi compiti di priming inverso hanno rilevato tempi di risposta pi๠lenti quando le coppie prime/target erano incongruenti (triste/fiore) rispetto a quelle congruenti (felice/fiore), proprio come accadeva nel compito classico, anche se il prime si verificavaprima del target. Circa 90 repliche indipendenti di questi esperimenti hanno fornito prove di un effetto altamente significativo (dimensione complessiva dell’effetto = 0,09, z = 6,4, p = 1,2-10;Bem et al., 2015).

Fenomeno n. 4: capacità  cognitive apparenti al di là  dell’esperienza/apprendimento/abilità  della persona che le manifesta.

Se la coscienza non fosse locale, allora le persone potrebbero essere in grado di acquisire abilità  cognitive senza una precedente esperienza o formazione in tali abilità .

Un esempioà il fenomeno di una persona che parla una lingua sconosciuta, o xenoglossia. Questo fenomenoà stato segnalato fin dall’antichità . Si riferisce alla capacità  di un individuo di parlare o scrivere una lingua che presumibilmente non conosceva e che non avrebbe potuto acquisire con mezzi ordinari. Ad esempio, nel 400 a.C., Platone cita delle sacerdotesse sull’isola di Delo che parlavano "in lingue". Ci sono anche descrizioni nella Bibbia (Corinzi 14:1-40 e Atti 2:4).

Un altro esempioà Indri"i Indri"ason (1883"1912), che apparentemente parlava pi๠lingue che non conosceva (Haraldsson, 2012). Allo stesso modo, Alec Harris parlò a lungo al testimone Sir Alexander Cannon in indostano e tibetano, due lingue che Harris non avrebbe potuto conoscere, ma che Sir Alexander conosceva (Vandersande, 2008, p. 113). Altri casi di xenoglossia sono stati documentati anche dallo scienziato Ian Stevenson dell’Università  della Virginia (Stevenson e Pasricha, 1979,1980). Pur essendo aneddotici e soggetti alle note distorsioni dei resoconti esperienziali, questi casi sono stati meticolosamente ben documentati. Casi simili di "savant acquisiti" e "savant spontanei" si riferiscono a individui che, a causa di un evento traumatico o senza alcuna causa apparente, acquisiscono improvvisamente eccezionali capacità  musicali o matematiche (Treffert, 2009).

Fenomeno n. 5: le esperienze di coscienza non locale sono comuni

Se la coscienza fosse non locale, tali esperienze sarebbero molto diffuse in tutti gli esseri umani. E in effetti, le esperienze non locali si trovano in tutta la storia, in tutte le culture e a tutti i livelli di istruzione. Studi formali di prevalenza sono stati condotti per quasi 50 anni, con tassi che vanno dal 10% al 97%, a seconda della popolazione esaminata (Bourguignon, 1976;Palmer, 1979;Haraldsson, 1985,2011;Greeley, 1987;Haraldsson e Houtkooper, 1991;Ross e Joshi, 1992;McClenon, 1993;Cohn, 1994;Castro et al., 2014;Wahbeh et al., 2018). Un’altra indagine condotta negli Stati Uniti tra il pubblico in generale, gli scienziati e gli ingegneri ha rilevato che oltre il 90% ha vissuto almeno una delle 25 esperienze citate (Wahbeh et al., 2018). Con tassi di prevalenza ben superiori al 10% nella maggior parte delle popolazioni intervistate,à evidente che questi fenomeni, almeno nei loro resoconti soggettivi, sono pi๠frequenti di quanto comunemente si pensi.

Fenomeno n. 6: le capacità  cognitive possono essere mantenute anche quando il cervelloà gravemente compromesso.

Di solito si presume che il cervello sia il motore del corpo e che se il cervello non funziona bene, il corpo non dovrebbe funzionare. Supponiamo che questo sia sbagliato e che la coscienza non dipenda interamente dal funzionamento fisico del cervello. In questo caso, la cognizione, la percezione e la memoria potrebbero continuare a funzionare normalmente anche quando il cervello nonà considerato funzionale. Questoà coerente con ciò che vediamo in un fenomeno chiamato lucidità  terminale. La lucidità  terminaleà un’etichetta data a un fenomeno in cui i pazienti con condizioni neurodegenerative terminali mostrano funzioni cognitive apparentemente normali e chiarezza mentale durante il periodo che precede la morte (da ore a giorni). Sebbene tali esperienze sembrino impossibili sulla base dei principi noti delle neuroscienze e della neuroanatomia, sono state riportate nella letteratura medica per oltre 250 anni (Nahm et al., 2012).

La lucidità  terminale, chiamata anche lucidità  paradossale, sià verificata in condizioni come il risveglio da un coma di lunga durata, la demenza dovuta alla malattia di Alzheimer avanzata, ascessi cerebrali, tumori, ictus e meningite (Nahm et al., 2012). Un recente studio sulla lucidità  terminale ha esaminato 124 casi di pazienti affetti da demenza e ha rilevato che in oltre l’80% di questi casi, gli osservatori dell’episodio di lucidità  hanno riportato una remissione completa con il ritorno della memoria, dell’orientamento e della capacità  di risposta verbale (Batthy"ny e Greyson, 2021). Ad esempio, un caso riportato riguardava un paziente con cancro che aveva metastatizzato al cervello, con poco tessuto cerebrale funzionale rimasto. Tuttavia, un’ora prima di morire, il paziente ha ripreso coscienza e ha conversato con la sua famiglia per circa 5 minuti prima di morire (Nahm et al., 2012). La maggior parte dei casi di lucidità  terminaleà costituita da relazioni retrospettive (Kelly et al., 2007;Nahm e Greyson, 2009;Nahm et al., 2012;Mashour et al., 2019;Batthy"ny e Greyson, 2021), ma alcuni sono prospettici. Macleod e colleghi hanno osservato prospetticamente casi di lucidità  terminale (Macleod, 2009), cosଠcome Fenwick e colleghi (Fenwick et al., 2010). In questi casi, i pazienti hanno dimostrato capacità  cognitive normali poco prima della morte, contrariamente a quanto avrebbero previsto i risultati medici oggettivi (ad esempio, EEG, neuroimaging). Questi pazienti operano in un modo anomalo che mette in discussione l’idea che il corpo sia un "burattino" controllato dall’interno (il cervello) e che forse può funzionare in modo alternato in alcuni casi. Forse ci sono aspetti della coscienza che potrebbero essere "esterni" al corpo che la controlla. Il funzionamento mentale lucido associato al comportamento di questi pazientià difficile da spiegare con l’ipotesi che il senso di identità , la memoria e la consapevolezza dipendano esclusivamente dall’attività  cerebrale.

Sintesi

In sintesi, abbiamo presentato sei fenomeni riguardanti aspetti legati alla coscienza non locale. Sono stati documentati in contesti aneddotici e sperimentali casi di individui che percepiscono informazioni da luoghi lontani, da un’altra persona, dal futuro, in cui le persone acquisiscono abilità  superiori alle loro normali capacità  o quando il cervelloà apparentemente non funzionale. Inoltre, questi fenomeni sono diffusi in tutto il mondo. Si noti che questi esempi non intendono fornire prove definitive della coscienza non locale, nè fornire un elenco completo di tali fenomeni, ma piuttosto evidenziare che alcuni fenomeni comunemente riportati, e alcuni effetti rari, rappresentano una chiara sfida ai modelli fisicalisti prevalenti della coscienza.

Naturalmente, data la notevole importanza teorica di questi fenomeni, ogni esempio a sostegno di queste previsioni ha suscitato reazioni critiche. Le critiche tendono a dividersi in due classi. In primo luogo, i fenomeni suggeriti da questi esempi sono considerati impossibili perchè violano i principi limitativi di base della scienza. Pertanto, l’unico modo possibile per interpretare gli esperimenti che riportano risultati positivià che molto probabilmente si tratta di difetti, frodi o entrambi. Le reazioni critiche ai resoconti aneddotici tendono inoltre a concentrarsi sulla loro natura soggettiva e sui molti modi in cui tali esperienze possono essere interpretate come illusioni, percezioni errate o ricordi distorti. A queste critiche si può rispondere sottolineando che alcuni dei resoconti aneddotici hanno coinvolto centinaia o migliaia di casi di studio documentati, mentre tutti gli esperimenti citati hanno coinvolto paradigmi sperimentali controllati che sono stati ripetuti in pi๠laboratori e da decine a oltre cento repliche indipendenti, con risultati meta-analitici complessivamente molto significativi (Carde"a, 2018). In alcuni dei primi esperimenti sono stati scoperti difetti metodologici, ma in seguito sono stati corretti con risultati simili, quindi insistere sul fatto che i difetti o le frodi possano essere le uniche spiegazioni possibili nonà supportato dall’analisi dei dati.

La seconda categoria di criticheà che forse i risultati potrebbero essere spiegati da una o pi๠spiegazioni fisicaliste che non comprendiamo ancora, dato lo stato della scienza. Per esempio, forse alla fine si troverà  una spiegazione materiale di come una persona con una grave atrofia cerebrale e grovigli neurofibrillari, o cheà stata in coma profondo per un lungo periodo, possa comunque diventare improvvisamente lucida e mantenere una conversazione coerente con i propri cari poco prima della morte. In alternativa, se si stabilisce che il cervello ha proprietà  biologiche quantistiche, si potrebbe fornire un substrato plausibile per la non-località  percettiva. In altre parole, un cervello che agisce parzialmente in modo quantistico potrebbe spiegare tutti questi fenomeni anomali. Un cervello quantistico avrebbe proprietà  non locali, quindi il nostro sistema sensoriale sarebbe distribuito nello spazio e nel tempo, e potrebbe anche avere proprietà  osservative. Tuttavia, anche se questo fosse vero, non ci direbbe nulla sulla natura o sulla fonte della nostra consapevolezza soggettiva. Cioè, dal punto di vista del cervello quantistico, questi fenomeni sarebbero completamente spiegati come fenomeni puramente fisici (anche se nel contesto della natura non del tutto fisica del mondo quantistico).

Il processo e la prospettiva scientifica di fronte al cambiamento di paradigma

Il nostro invito a testare le teorie della coscienza non locale nonà una proposta di scartare le teorie fisicaliste. Non c’è dubbio che, come insieme di assunti, il materialismo ha dimostrato di avere un successo straordinario nel chiarire la natura della realtà  fisica e probabilmente continuerà  a essere utile. Tuttavia, i fenomeni che abbiamo qui evidenziato mettono in dubbio la capacità  delle teorie fisicaliste di spiegare tutto, compresa la natura, l’origine e le capacità  della coscienza. Proponiamo di considerare il materialismo come un caso speciale di una metafisica pi๠completa, che includa la coscienza in qualche modo fondamentale. Questo approccioà simile al considerare la fisica classica come un caso speciale, che descrive un dominio limitato del mondo fisico. Anche la meccanica quantisticaà probabilmente un caso speciale perchè, finora, nonà compatibile con la fisica relativistica. Queste teorie fisiche moderne sono pi๠complete della fisica classica e sono casi speciali.

Promuovere il valore di modelli pi๠completi della realtà  può essere una sfida. Come disse Max Planck, "Una nuova verità  scientifica non trionfa convincendo i suoi oppositori e facendo loro vedere la luce, ma piuttosto perchè i suoi oppositori alla fine muoiono e cresce una nuova generazione che la conosce" (Planck, 1950, p. 33). I ricercatori che hanno verificato la veridicità  di questa affermazione hanno scoperto che, in effetti, i modelli e i concetti scientifici accettabili sono diventati pi๠vari dopo la morte dei leader del settore (Azoulay et al., 2019).

Un classico esempio di cambiamento di visione del mondo nella scienzaà il caso dei buchi neri. Immaginate che sia il 1921 e che ci si chieda: "Esistono i buchi neri?" Nel 1915, Karl Schwarzschild risolse le equazioni della relatività  generale di Einstein per il caso limitato di una singola massa sferica non rotante. Nel processo, scoprଠla possibilità  che, in condizioni gravitazionali estreme, lo spazio potesse collassare su se stesso. Einstein negò che questi "buchi neri" potessero formarsi. Nel 1939 pubblicò un articolo in cui sosteneva che una stella in collasso avrebbe girato sempre pi๠velocemente, fino a raggiungere la velocità  della luce con un’energia infinita, ben prima del punto in cui sarebbe collassata in una singolarità . Solo negli anni Sessanta, quando Roger Penrose pubblicò modelli pi๠dettagliati che mostravano come si potessero formare i buchi neri, altri fisici li considerarono realizzabili. Mezzo secolo dopo, gli astronomi hanno finalmente osservato un buco nero (The Event Horizon Telescope Collaboration). Infatti, un team di scienziati di Harvard ha appena pubblicato un’immagine della stella Sagittarius A, un buco nero al centro della nostra galassia Via Lattea (McDermott-Murphy, 2022).

Proponiamo che la comprensione odierna delle prove della coscienza non locale sia simile a quella che si aveva dei buchi neri nel 1921. Una giuria di scienziati di spicco nel 1921, incaricata di decidere se i buchi neri esistessero, avrebbe soppesato i pro e i contro della teoria e dei dati esistenti, si sarebbe consultata con Einstein e avrebbe quasi certamente deciso che i buchi neri non potevano esistere e quindi non esistevano. Come sappiamo oggi, si sarebbero sbagliati.

Conclusione

Fenomeni intriganti alludono al fatto che la coscienza sia associata all’attività  cerebrale, ma non limitata ad essa. Ci troviamo in una posizione simile a quella di coloro che un secolo fa studiavano la possibilità  dei buchi neri. Forse tra 50 anni, ripensando all’attuale periodo di transizione tra i paradigmi materialistici e post-materialistici della scienza, capiremo meglio perchè non siamo riusciti a cogliere l’intero quadro.

Possiamo imparare dall’esempio del buco nero a liberarci dal desiderio di dimostrare la coscienza non locale e rimanere invece in uno stato di curiosità , concentrandoci sui metodi e sul miglioramento delle misure. Anche se non fosse possibile dimostrare definitivamente che la coscienza nonà locale, ma nel processo di determinazione si scoprisse che ci sono aspetti non locali della coscienza che abbiamo imparato a conoscere meglio e a controllare in qualche misura, il nostro mondo si trasformerebbe radicalmente con il cambiamento nella comprensione delle nostre capacità  e delle sue applicazioni pratiche. Lo studio scientifico sistematico della coscienzaà ancora agli inizi e quindi siamo solo all’inizio della comprensione delle domande giuste da porre.

Questa rassegna invita anche all’umiltà , all’apertura mentale e alla collaborazione nella scienza. È possibile rimanere neutrali rispetto alle varie teorie della coscienza? Forse le teorie fisicaliste saranno testate e dimostreranno di essere rilevanti in particolari situazioni. Forse anche le teorie non materialiste saranno testate e si dimostreranno valide in altre situazioni. È possibile che pi๠teorie della coscienza vengano testate e ritenute valide? Se cosଠfosse, cosa significherebbe per la natura della realtà ? È possibile valutare le somiglianze e le differenze tra queste teorie, magari combinandone alcune e mettendole alla prova? Il programma della Templeton World Charity Foundation "Accelerating Research on Consciousness" (Accelerazione della ricerca sulla coscienza) ha promosso un’iniziativa di questo tipo per le teorie fisicaliste. Lo stesso potrebbe essere attuato per le teorie non-fisiche (Templeton World Charity Foundation, 2022). Esiste un’interazione tra una coscienza non locale che si interfaccia con il cervello fisico e/o quantistico che sia descrivibile in modo convincente? Rimanere aperti e flessibili su queste possibilità à essenziale per sostenere la nascita di nuove idee. Rimanere umili ci permette di esaminare altre teorie senza pregiudizi.

Per valutare ulteriormente il vasto numero di teorie della coscienza, fisicaliste e non locali, invitiamo i teorici a cercare di rendere le loro teorie sempre pi๠precise, in modo che i termini astratti diventino previsioni quantificabili che possono essere confermate o confutate. Inoltre, i teorici potrebbero cercare di utilizzare un linguaggio/termini simili per migliorare la chiarezza delle distinzioni e dei punti in comune tra le varie teorie. Si potrebbero sviluppare dei criteri che permettano ai ricercatori di determinare facilmente la natura/aspetto della coscienza discusso dalla teoria, i processi proposti che spiegano come la coscienza non locale possa interagire con i substrati fisici e le previsioni precise che la convalidano. Le teorie fisicaliste potrebbero essere pi๠vicine a convalidare o invalidare le loro previsioni se l’ipotesi sulla natura della coscienza generata dal cervelloà corretta. Tuttavia, queste previsioni non potranno mai affrontare la possibilità  che la coscienza sia una proprietà  fondamentale della realtà  con proprietà  non locali (cioè, affrontano i meccanismi fisici ma non la natura della coscienza stessa).

In conclusione, i fenomeni di coscienza non locale da noi riportati presentano esempi intriganti che dovrebbero essere presi in considerazione nel valutare se la coscienza possa essere qualcosa di pi๠di una proprietà  emergente dell’attività  cerebrale. Nonostante le sofisticate teorie fisicaliste della coscienza che dipendono dalla funzione cerebrale, questi esempi dimostrano apparentemente aspetti non locali della coscienza, che percepisce le informazioni in un modo che nonà limitato dalla nostra comprensione convenzionale del tempo e dello spazio e che non dipende dalla funzione cerebrale. Molti di questi dati sono stati osservati con misure oggettive in laboratorio in modo valido e affidabile o raccolti sul campo con metodi impeccabili e con esclusione di frodi. Sebbene il materialismo spieghi molte cose del nostro mondo, non spiega tutto, compresi questi fenomeni. Le teorie non materialiste che comprendono la coscienza come fondamentale e/o non locale possono fornire un percorso per la comprensione di questi fenomeni. Forse, partendo dall’ipotesi che la coscienza sia fondamentale e concentrandosi su ciò che possiamo imparare sul meccanismo, sui mediatori, sui moderatori e sulle applicazioni pratiche della coscienza non locale, si scopriranno nuove aree da esplorare.

Contributi degli autori

HW ha contribuito alla concettualizzazione, all’acquisizione dei fondi, all’amministrazione del progetto e alla stesura della bozza originale, alla revisione e all’editing. DR e AD hanno contribuito alla concettualizzazione, all’acquisizione dei fondi e alla stesura della bozza originale, alla revisione e all’editing. CC ha contribuito alla concettualizzazione e alla stesura. Tutti gli autori hanno contribuito alla stesura dell’articolo e hanno approvato la versione presentata.

Finanziamento

Questo lavoroà stato sostenuto dal Bigelow Institute of Consciousness Studies e dall’Institute of Noetic Sciences e dai suoi membri. I finanziatori non hanno avuto alcun ruolo nella progettazione o nella realizzazione del presente studio.

Ringraziamenti

Gli autori ringraziano il team scientifico, il personale e i membri di IONS per il loro sostegno a questo progetto.

Conflitto di interessi

Gli autori dichiarano che la ricercaà stata condotta in assenza di relazioni commerciali o finanziarie che possano essere interpretate come un potenziale conflitto di interessi.

Nota dell’editore

Tutte le affermazioni espresse in questo articolo sono esclusivamente quelle degli autori e non rappresentano necessariamente quelle delle loro organizzazioni affiliate, nè quelle dell’editore, dei redattori e dei revisori. Qualsiasi prodotto che possa essere valutato in questo articolo, o qualsiasi affermazione che possa essere fatta dal suo produttore, nonà garantita o approvata dall’editore.

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Ricevuto: 28 maggio 2022; Accettato: 19 agosto 2022;
Pubblicato: 07 settembre 2022.

A cura di:

Antonino Raffone, Sapienza Università  di Roma, Italia

Recensito da:

William Marshall, Università  del Wisconsin-Madison, Stati Uniti
Sven Steinmo, Istituto Universitario Europeo (IUE), Italia

Copyright " 2022 Wahbeh, Radin, Cannard e Delorme. Questoà un articolo ad accesso libero distribuito secondo i termini dellaCreative Commons Attribution License (CC BY). L’uso, la distribuzione o la riproduzione in altri forum sono consentiti, a condizione che siano citati l’autore o gli autori originali e il proprietario del copyright e che sia citata la pubblicazione originale in questa rivista, in conformità  con la prassi accademica accettata. Nonà consentito alcun uso, distribuzione o riproduzione che non sia conforme a questi termini.

*Corrispondenza: Helan" Wahbeh,hwahbeh@noetic.org

Disclaimer: Tutte le affermazioni espresse in questo articolo sono esclusivamente quelle degli autori e non rappresentano necessariamente quelle delle loro organizzazioni affiliate, nè quelle dell’editore, dei redattori e dei revisori. Tutti i prodotti valutati in questo articolo o le affermazioni fatte dal loro produttore non sono garantiti o approvati dall’editore.

Are we really unconscious in "unconscious" states? Common assumptions revisited [Siamo davvero inconsapevoli negli stati non coscienti? Ipotesi comuni rivisitate]

Andre Sevenius Nilsen,Bjrn E. Juel, Benjamin Threr, Arnfinn Aamodt eJohan F. Storm

Clinical EFT as an evidence-based practice for the treatment of psychological and physiological conditions: A systematic reviewa [L’EFT clinica come pratica basata sull’evidenza per il trattamento di condizioni psicologiche e fisiologiche: Una revisione sistematica]

Dawson Church,Peta Stapleton,Anitha Vasudevan e Tom O’Keefe

A Relativistic Theory of Consciousness [Una teoria relativistica della coscienza]

Nir Lahav eZachariah A. Neemeh

Building Blocks for the Development of a Self-Consistent Electromagnetic Field Theory of Consciousness [Elementi costitutivi per lo sviluppo di una teoria autoconsistente del campo elettromagnetico della coscienza]

Joachim Keppler

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Commento in prospettiva biblico-cristiana: Lo spirito umano

Per rispondere correttamente alla domanda posta all’inizio di questo articolo: "E se la coscienza non fosse una proprietà emergente del cervello?", dobbiamo innanzitutto chiarire la definizione del termine. La coscienza è una facoltà della mente umana, come la memoria, la percezione, il pensiero logico e le emozioni, ed è quindi non materiale e immateriale. Il cervello, invece, è un organo del corpo umano fatto di carne e sangue ed è quindi fisico e materiale.

E ora l’articolo di cui sopra assume - implicitamente - che la coscienza sia una proprietà emergente del cervello. La "proprietà emergente" può essere spiegata molto bene con una citazione di Aristotele: "Il tutto è più della somma delle sue parti". Tuttavia, se assumiamo che la coscienza, cioè la mente umana, possa in qualche modo essere una proprietà di un organo corporeo, a mio avviso commettiamo un errore.

In realtà è il contrario: non è la coscienza, cioè la mente, a essere una proprietà emergente del cervello, ma è il cervello a essere usato dalla mente. Il rapporto tra la mente e il cervello è simile a quello tra un automobilista e la sua auto: la usa. E la mente usa il cervello per le sue varie funzioni e capacità.

Questo errore di pensiero si riconosce molto bene anche nelle seguenti affermazioni degli autori: "Da un punto di vista scientifico, l’enigma irrisolto è come la coscienza nasca dall’attività cerebrale. Come fa un grumo di tessuto di tre chili all’interno del cranio a diventare una mente consapevole di sé e con esperienze soggettive?".

Non è che la coscienza, la mente, sia generata dall’attività neuronale, ma che l’attività cerebrale sia il risultato dell’influenza della mente. L’"enigma irrisolto" della scienza sarebbe risolto se la scienza comprendesse finalmente la mente umana come un’entità separata e indipendente, donata all’uomo da Dio e che - come l’energia - non può essere né prodotta né distrutta.

A parte lo spirito, l’uomo è effettivamente un mammifero, con estremità un po’ più sviluppate che gli permettono di afferrare con le mani e di camminare in piedi con le gambe. È la mente che rende questo veicolo del corpo ciò che è: studioso, scienziato, lavoratore specializzato e genitore amorevole, per citarne solo alcuni.

Perché è così difficile per la scienza, in tempi in cui ogni bambino ha familiarità con "computer" e "software", capire che l’uomo, con il suo sviluppo informatico, non fa altro che imitare l’atto di creazione di Dio? E rendersi conto che, così come un computer senza software è solo un insieme di fili di metallo, plastica e rame, il corpo umano senza spirito è solo un mammifero.

Quindi è la mente che costituisce l’essere umano, almeno questo dovrebbe essere accettato dalla scienza. Ma che questa mente complessa debba "emergere" da un "grumo di tessuto di tre chili" è un’idea troppo velleitaria anche per gli scienziati, che quindi la definiscono un "mistero irrisolto" invece di riconoscere i fatti e accettare la mente come entità non locale e non fisica nel cervello umano.

Ma come si può vedere dalla sezione "Il processo e la prospettiva scientifica di fronte a un cambiamento di paradigma", essi sono consapevoli di questo problema e hanno aperto le porte, per così dire. Nel frattempo, è emersa una branca della scienza completamente nuova che potrebbe rispondere a questa domanda, almeno nella sua comprensione di base: l’informatica.

Basta fare i giusti paragoni: la mente con la sua coscienza è il software e il cervello è la memoria. I numerosi server che le aziende di IA hanno in enormi magazzini come strutture di stoccaggio equivalgono in media a 86 miliardi di cellule cerebrali umane (neuroni).  Possiamo quindi presumere che l’IA raggiungerà un certo livello di intelligenza.

Tuttavia, ciò che l’IA non raggiungerà mai, anzi non potrà mai raggiungere, sono quelle capacità della mente umana che non sono state ancora menzionate, ma che sono citate più volte nella Bibbia: da un lato, la capacità di riconoscere lo spirito di verità e poi anche la capacità di ricevere lo spirito divino nella propria mente.

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui».

Giov 14,15 «Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; 14,16 e io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore perché sia con voi per sempre: 14,17 lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi. 14,18 Non vi lascerò orfani; tornerò da voi.

14,19 Ancora un po’, e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 14,20 In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi. 14,21 Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui».

14,22 Giuda (non l’Iscariota) gli domandò: «Signore, come mai ti manifesterai a noi e non al mondo?» 14,23 Gesù gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. 14,24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite non è mia, ma è del Padre che mi ha mandato. 14,25 Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi;» Giov 14,15-25;


E ciò che anche la scienza non sa ancora: alla morte dell’uomo, lo spirito lascia il cervello ed entra in una dimensione preparata da Dio, dove riposa dormiente con tutti gli altri morti fino alla risurrezione. Alla resurrezione dello spirito, la persona rinasce. Diventa un nuovo essere spirituale, immortale e asessuato.

Il fatto che poi ci troveremo tutti, con la nostra immortalità, davanti al Figlio di Dio come giudice, dovrebbe già essersi diffuso. I credenti entreranno nel nuovo mondo, il regno di Dio, mentre i non credenti trascorreranno la loro vita eterna nella dannazione con pianto e stridore di denti. L’universo attuale saràallora storia.

Queste sono le prospettive, cari amici della scienza. So di non poter convincere nessuno con queste brevi spiegazioni, ma so anche che anch’io ho iniziato così: con il dubbio e l’incredulità. Ma poiché volevo sapere, ho cercato la domanda nella Bibbia e ho scoperto cose sorprendenti. Posso solo raccomandare questo metodo a chiunque sia interessato, ne vale sicuramente la pena.