La dottrina della chiesa sull’ispirazione della Bibbia. / Libro di James M. Boice 00, pag. 9
Gli evangelicali e la dottrina dell’inerranza.
L’ispirazione degli autori della Scrittura.
L’ispirazione dei lettori della Scrittura.
L’interpretazione della Scrittura.
Lo Spirito Santo può ispirare menzogne? / Replica di Josef Karpisek 00, 16-11-2002
L’unico fondamento della piena autorità della Bibbia consiste
nel fatto che la Bibbia è la Parola di Dio. Se la Bibbia non fosse la Parola
di Dio, non possederebbe alcuna autorità divina. Sappiamo che alcuni non
sono d’accordo con l’inerranza della Bibbia, eppure restano fedeli
all’ispirazione in quelle parti della Bibbia che definiscono necessarie alla
salvezza. Bene, ma così il loro punto di vista non può essere descritto come
fedele all’autorità biblica, bensì fedele soltanto a
un’autorità biblica parziale e limitata. E considerando che non sanno
dire con esattezza quali passaggi biblici sono ispirati, aggiungono anche
un’ulteriore offesa all’ingiustizia inflitta contro la Parola di Dio. In
pratica ci parlano delle parti "necessarie alla salvezza", ma non ci dicono
queste parti e come possiamo distinguerle dalle parti non ispirate, che
contengono errori e che non sono necessarie alla salvezza. (corsivo
dell’autore)
John H. Gerstner è professore emerito di Storia della Chiesa presso il
seminario teologico di Pittsburgh.
(Questo estratto è stato estrapolato dal libro "Die Unfehlbarkeit der Bibel"
["L’infallibilità della Bibbia"] di James M. Boice, in Fundamentum, Verlag
Schulte + Gert Asslar [Editori Schulte e Asslar], ISBN 3-87739-053-6)
Il titolo del summenzionato libro "L’infallibilità della Bibbia"
è una contraddizione in termini. L’infallibilità – cioè non commettere errori –
presuppone l’azione. Naturalmente l’azione può essere compiuta solo dagli esseri
umani. La Bibbia però è un libro, quindi materia inanimata, e di conseguenza,
non può essere infallibile.
Con questa visione, noi del cristianesimo biblico siamo in completa contraddizione
con l’Islam, dove il Corano "è dato da Dio dall’alto dei cieli", viene baciato
come "Parola di Dio increata" ed è venerato come un oggetto di culto. In base al
punto di vista cristiano biblico, per certi versi troviamo purtroppo una
simile idolatria di materia inanimata anche nella Chiesa cattolica (culto di
immagini di santi, venerazione di reliquie, ecc.). Anche se i sostenitori di
questa chiesa cercano di occultare questa adorazione di idoli con
l’argomentazione che la "Madre di Dio" e i "santi" della Chiesa cattolica non
vengono adorati, ma soltanto venerati, sappiamo che i fatti raccontano una
storia completamente diversa.
Il cappuccino Padre Pio, proclamato "beato" il 2 maggio 1999 e dichiarato
"santo" nel maggio 2002, dal 1940 ha operato grandi miracoli nella sua terra
natia, la Puglia, nell’Italia meridionale. Le sue guarigioni miracolose lo hanno
reso molto popolare – al meno in Europa occidentale – attirando veri e propri
fiumi di pellegrini a San Giovanni Rotondo. Il fatto che questo "santo" della
Chiesa Cattolica non fosse soltanto venerato, ma fosse effettivamente adorato, è
confermato da una preghiera che è stata raccomandata alle comunità cattoliche:
"Padre Pio, possano le guarigioni dei malati essere la testimonianza del fatto
che il Signore ti ha invitato a dimorare accanto alla comunità dei santi. Nella
tua bontà ti prego di aiutarmi nelle mie richieste speciali.". Questa citazione
è stata estratta dal libro "Die okkulte Invasion" ["L’invasione occulta", Casa
editrice Harvest, Eugene, OR] di Dave Hunt, CLV, Bielefeld, dove si possono
leggere anche ulteriori testimonianze dei miracoli occulti di Padre Pio.
Il piccolo segreto di Padre PioIn occasione del quarantesimo anniversario della morte di
Padre Pio – diventato nel frattempo San Pio di Pietrelcina – venne in quel
momento esposta la sua salma in una bara di vetro nel suo monastero a san
Giovanni Rotondo in Puglia, nell’Italia meridionale. 700,000 pellegrini
hanno prenotato in anticipo per dare un’occhiata al santo che – come egli
stesso ha affermato – portava le piaghe sanguinanti di Gesù. I pellegrini
potrebbero rimanere delusi: sulle sue mani e sui suoi piedi non si vede
più alcuna traccia delle celebri stigmate, sebbene la sua pelle sia ancora
intatta. (Quelle: RATIONALIST
INTERNATIONAL) |
Ma anche Calvino si muove nei limiti dello spazio interpretativo
quando dice: "Innanzitutto dobbiamo avere per la Scrittura la stessa venerazione
che abbiamo per Dio, perché essa viene solo da Dio e non porta in sé alcuna
contaminazione umana".
Ma in base al punto di vista evangelico la Bibbia non è né degna di adorazione
né degna di venerazione e così – vedi sopra – le deve essere contestata anche la
proprietà dell’infallibilità.
Tra l’altro, solo il Dio trino è infallibile. E nessun altro. Ma certamente non
la Bibbia. Di conseguenza, a tal proposito dovremmo parlare non di
infallibilità, ma di inerranza della Bibbia.
Gli argomenti a favore e contro l’inerranza della Bibbia
riempiono volumi, se non addirittura intere biblioteche. Un gran numero di
istituti teologici internazionali includono una dichiarazione sull’inerranza
della Bibbia tra i loro principi teologici fondamentali. Molte congregazioni
pretendono dai loro funzionari e per l’ordinazione al servizio cristiano
l’obbligo di credere all’inerranza della Bibbia e di insegnarla.
Al contrario, in questi ambienti spesso chi dubita di questa dottrina viene
bollato come "non evangelicale". E già qui si può vedere la prima valutazione
errata. Proprio quelle congregazioni che si distinguono particolarmente in tal
senso, negli ultimi cento anni hanno completamente livellato e svuotato di
significato il termine "evangelicale". E precisamente l’hanno fatto in un modo
per cui accanto a luterani, riformati, anglicani, battisti, si definiscono
"evangelicali" anche tutte quelle chiese e quei movimenti originariamente
caratterizzati da una teologia ortodossa e protestante o da una teologia
evangelica, senza considerare, tuttavia, se questi raggruppamenti prestassero
ancora fede alla dottrina evangelica loro trasmessa. Da questo punto di vista,
oggi sarebbe difficile descrivere come "evangelica" anche la Chiesa cattolica.
Se adesso ci chiedessimo ciò che effettivamente significhi "evangelicale",
dovremmo ritornare alle radici di questo termine nella Bibbia stessa. E qui
troveremmo che l’"euangelion", la "buona novella" del Cristianesimo, è
il punto di partenza di questa parola. Ma quale sarebbe la "buona novella"? Ai
tempi nostri anche questa definizione è soggetta sempre più spesso a uno
svuotamento di contenuto, fino al punto da essere considerata semplicemente un
altro termine che si riferisce alla Bibbia stessa.
Ma il termine latino evangelium – da cui deriva il temine
"evangelicale" – originariamente aveva un significato molto concreto: è la buona
novella, il lieto messaggio della salvezza dell’umanità peccatrice attraverso il
sacrificio vicario e di redenzione di Gesù Cristo sulla croce e quindi della
salvezza solo per grazia, attraverso la fede in Gesù Cristo. Di conseguenza,
essere evangelicali o meno, non ha nulla a che vedere con la fede nell’inerranza
della Bibbia, bensì con la fede nel sacrificio di redenzione di nostro Signore
Gesù Cristo.
Per quanto concerne la discussione sull’inerranza stessa troviamo un’infinità di
articoli teologici, saggi e libri, in cui si discute di ciò che c’è scritto
nella Bibbia senza, tuttavia, trovare una sola parola sotto forma di una
citazione biblica di ciò che è effettivamente contenuto nella Scrittura. Gli
argomenti sono talmente teorici e astratti che il lettore a volte si chiede, se
effettivamente si stia ancora parlando della Bibbia. Infine, questo è anche il
motivo per cui un teologo che con pagine e pagine di elaborati cerca di
confutare un altro teologo, non fa altro che continuare a teorizzare sempre di
più, offrendo così ad altri teologi l’appiglio per poter essere confutato a sua
volta.
Di conseguenza, per poter analizzare questo tema in termini realistici, non
servono dogmi ecclesiastici o la visione di qualche Padre della Chiesa dei
secoli scorsi, ma serve solo e unicamente la Sacra Scrittura. Qui vale
soprattutto il principio "sola scriptura", insieme al principio
fondamentale che la Scrittura si spiega da sola.
La Bibbia viene indicata ripetutamente come la "Parola di Dio".
Senza una più esatta concretizzazione ciò non solo è fuorviante, ma molto
semplicemente non corrisponde ai fatti. Circa 30 anni fa partecipai a una
lettura della Bibbia di un gruppo di cattolici. Mentre un partecipante stava
leggendo a voce alta un passaggio, nominò "Madre di Dio e Regina dei cieli". Ora
sapevo che nella cattolica Bibbia di Herder alcuni passaggi differivano
considerevolmente da ciò che leggevo nella mia Bibbia di Lutero. Ma "Madre di
Dio" non poteva essere presente neanche in una Bibbia di Herder (Regina dei
cieli: Ger 44). Così chiesi al lettore se fossero davvero quelle le parole
scritte in quel libro. E lui mi rispose indignato che non dovevo dubitare di ciò
che era scritto nella Bibbia.
Alla fine venne fuori, che ogni capitolo della sua Bibbia cattolica aveva una
"premessa" che incorporava l’introduzione cattolica a quella sezione. Ora,
nonostante quella premessa fosse stampata in un formato diverso, per
quest’individuo – e anche per gli altri partecipanti, come poi ho potuto
verificare – era perfettamente chiaro che quella era una dichiarazione della
Bibbia e quindi "Parola di Dio".
Ma non dobbiamo arrivare ai cattolici per capire che non tutto il contenuto
della Bibbia nella sua interezza può essere descritto come "Parola di Dio". Se
osserviamo la suddivisione dei capitoli e dei versetti o i titoli delle diverse
sezioni, siamo assolutamente consapevoli che questi non appartengono al testo
originale e che sono stati aggiunti successivamente. Molti titoli sono stati
aggiunti solamente ai tempi nostri, durante l’ultima revisione di questa
traduzione.
Ora è chiaro che la Bibbia contiene la Parola di Dio nel suo testo originale, ma
non è assolutamente la Parola di Dio nella sua interezza. Ma poiché ci sono
anche gruppi teologici che adottano esattamente questa formulazione per
criticare complessivamente anche il testo biblico originale in quanto tale e per
negare l’ispirazione divina di parti di esso, qui deve essere indicato
esplicitamente che questo giudizio riguarda primariamente soltanto le aggiunte
non bibliche e non già il testo in sé.
Prima di passare a questo testo biblico ispirato vero e
proprio, dobbiamo occuparci ancora di un ulteriore fattore di influenza –
potremmo dire quasi un ulteriore ostacolo – nella valutazione dell’inerranza
biblica: le traduzioni.
Per evitare di discutere la problematica relativa alle traduzioni ad un livello
teorico, verranno fatti degli esempi per mostrare in maniera abbastanza chiara
le connessioni che qui sono in gioco.
Nella Chiesa San Pietro in Vincoli a Roma i visitatori possono ammirare la
statua di marmo di Mosè, famosa in tutto il mondo e scolpita da Michelangelo
Buonarroti. Se l’osservatore si avvicina un po’ e guarda meglio, può vedere
che dalla fronte di Mosè spuntano due corna. Il motivo per cui Michelangelo
abbai collocato due corna sulla fronte di Mosè è spiegato dalla seguente storia:
In Es 34,29 si parla dell’incontro di Mosè con Dio. Nel testo originale ebraico,
che annota soltanto le consonanti, ma non le vocali, compare la parola "KRN".
Quando poi i masoreti aggiunsero i loro vocaboli al testo (scritto tra il 780 e
il 930 d.C.) furono inserite due "E", dando origine alla parola "KEREN", che
significa "cornuto". Ecco questo versetto nella traduzione:
"Poi Mosè scese dal monte Sinai (…) non sapeva che il suo
volto era cornuto, perché aveva parlato con Dio"."
Questa traduzione si è mantenuta nel corso dei secoli ed è stata
anche adottata dalla Vulgata (traduzione latina della Bibbia di Geronimo, fine
del IV secolo). E da qui prese le sue informazioni anche Michelangelo, così come
tutti i pittori e scultori del suo tempo.
Soltanto molto tempo dopo, quando si utilizzarono altri passaggi come termine di
paragone, si comprese che si doveva aggiungere una "A" e non una "E" e che di
conseguenza la parola doveva essere "KARAN" e non "KEREN". E improvvisamente
questo passaggio biblico acquista un significato diverso e più comprensibile. E
così lo abbiamo ancora oggi nelle nostre Bibbie: "La pelle del viso di Mosè era
diventata tutta raggiante mentre egli parlava con il SIGNORE.
Mosè non sapeva che la pelle del suo viso era diventata tutta raggiante mentre egli parlava con il SIGNORE.
Es 34,29 Poi Mosè scese dal monte Sinai. Egli aveva
in mano le due tavole della testimonianza quando scese dal monte. Mosè
non sapeva che la pelle del suo viso era diventata tutta raggiante mentre egli
parlava con il SIGNORE. Es 34,29;
E fu così che il Mosè cornuto di Michelangelo divenne un errore
di traduzione scolpito nella pietra.
Come prossimo esempio di errore di traduzione qui citiamo Dave Hunt. Nel suo
libro "L’invasione occulta" descrive un problema di traduzione nella Bibbia
inglese di Re Giacomo e gli incredibili effetti da esso derivati.
"L’essere umano ha sempre trovato utile avere
qualcosa di tangibile in cui credere. La bacchetta magica è uno strumento dai
poteri straordinari, che apparentemente opera miracoli. Come strumento di
divinazione si può utilizzare qualsiasi oggetto che costituisca un punto di
contatto con il mondo spirituale. Feticci, talismani e scapolari
romano-cattolici, crocifissi, medaglie e immagini, così come anche le icone
della Chiesa ortodossa, hanno tutti la stessa funzione. (…)
Il "punto di contatto" dei carismatici rientra nella stessa categoria degli
strumenti occulti. (…) W. V. Grant aveva inviato lo schizzo dei suoi piedi,
affinché i riceventi potessero utilizzarlo come punto di contatto
posizionandovisi sopra. Oral Roberts aveva spesso inviato lo schizzo della sua
mano, affinché i suoi seguaci potessero usarlo come punto di contatto
posizionandovi sopra le mani. Altri "guaritori della fede" hanno la propria
variante di questa tecnica dell’occulto – e nelle trasmissioni televisive per lo
spettatore è lo schermo stesso l’oggetto da toccare.
Questa eresia del "punto di contatto" deriva da un’errata comprensione della
dichiarazione di Gesù, così com’è resa nella Bibbia inglese di re Giacomo: "Se
due di voi sulla terra si accordano a toccare una cosa qualsiasi, quella sarà
loro concessa dal Padre mio che è nei cieli" (Mat 18,19 secondo re Giacomo).
L’espressione "toccare" è intesa nel senso che due persone devono toccare
letteralmente lo stesso oggetto per attivare il potere di Dio. Tuttavia, il
termine arcaico inglese "as touching", così com’è scritto in inglese nella
Bibbia di re Giacomo, non ha nulla a che fare con il "toccare" in senso fisico.
La parola greca che qui viene tradotta con "toccare" è peri, che
semplicemente vuol dire "riguardo a, con riferimento a, relativo a" e così è
reso anche in altre traduzioni.
La semplice ignoranza ha portato alla falsa conclusione che un eventuale "punto
di contatto" fosse la chiave per operare miracoli. Ed è così che i guaritori di
fede hanno condotto milioni dei loro seguaci verso un’altra forma di
occultismo."
Per risolvere simili problemi di traduzione, ma naturalmente
anche e soprattutto per adattare le diverse traduzioni alla mutata sensibilità
linguistica, vengono effettuate e pubblicate revisioni a intervalli di qualche
decennio. Da ciò risultano poi le diverse edizioni rivedute di singole
traduzioni bibliche.
Mentre il summenzionato esempio era tratto dal Nuovo Testamento, dobbiamo ancora
fare un esempio dall’Antico Testamento, che naturalmente pur avendo una data
molto più antica, non ha mai smesso di causare errori di interpretazione fino ai
giorni nostri. Qui si tratta del "paradiso", in cui si presume vivessero
inizialmente Adamo ed Eva.
Nella storia della creazione di Gen 2 della Versione dei Settanta (LXX-
Septuaginta, la traduzione in greco più antica dell’Antico Testamento, in quella
lingua parlata dal mondo ellenico di allora, tra il III e il II secolo a.C.) è
stato tradotto erroneamente il termine ebraico per "giardino di Dio" con la
parola "paradiso" – un termine preso in prestito dall’iraniano che letteralmente
significa "recinzione". Da allora il termine "paradiso" nell’ebraismo greco
esprime un concetto religioso. Di contro, però, il giudaismo ebraico non conosce
questa espressione. Non si trova neanche in tutto l’Antico Testamento ebraico,
dov’è presente soltanto la parola del testo originario "giardino dell’Eden" o "giardino di Dio".
La parola che si trova nell’Antico Testamento per indicare questo pezzo di terra
– perché questo era – è "Eden". In questa terra dell’Eden, e precisamente a
oriente di questa terra, Dio creò un meraviglioso giardino fiorito e qui vi pose
l’essere umano.
Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente.
Gen 2,7 Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere
della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima
vivente. 2,8 Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi
pose l’uomo che aveva formato. 2,9 Dio il SIGNORE fece spuntare dal
suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali
l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della
conoscenza del bene e del male. Gen 2, 7- 9;
Come conseguenza della traduzione errata presente nella LXX, il
termine "paradiso" è sopravvissuto nei secoli e ancora oggi è sinonimo di
giardino dell’Eden, dove Adamo ed Eva hanno vissuto immediatamente dopo la loro
creazione.
Ora questo errore di traduzione in relazione al fatto che anche in
Apocalisse 2,7 si parla del (vero) "paradiso di Dio", ha creato una gran
confusione tra gli esegeti biblici.
L’albero della vita, che è nel paradiso di Dio.
Apoc 2,7 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito
dice alle chiese. A chi vince io darò da mangiare dell’albero della
vita, che è nel paradiso di Dio". Apoc 2,7;
E su questa errata traduzione della LXX i testimoni di Geova
continuano a basare ancora oggi uno dei fondamenti più importanti della loro
fede, che cioè la Nuova Creazione di Apoc 22 non si riferirebbe a un nuovo cielo
e a una nuova terra, ma appunto a questa terra di oggi, che diventa nuovamente
il paradiso di Adamo ed Eva, nonostante questo "paradiso", in base alla
Scrittura, non c’è mai stato su questa terra e mai ci sarà.
(Vedi anche Excursus 09: "Il Paradiso.")
Ora possiamo passare al testo biblico vero e proprio e chiederci
fino a che punto le sue dichiarazioni sono da giudicare senza errore.
Innanzitutto dobbiamo affermare che in base alla stessa testimonianza della
Bibbia in 2Tim 3,14-17 "Ogni Scrittura è ispirata da Dio" – vale a dire quelle
Scritture nel testo originale, che sono state ispirate dallo Spirito Santo (dal
greco theopneustos = ispirato da Dio) – "e utile a insegnare, a
riprendere, a correggere, a educare alla giustizia".
Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare.
2Tim 3,14 Tu, invece, persevera nelle cose che hai
imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate,
3,15 e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le
quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in
Cristo Gesù. 3,16 Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a
insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, 3,17
perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. 2Tim 3,14-17;
Ora per poter dire quali dei testi originali della Bibbia sono
ispirati e conseguentemente corretti e senza errore, dobbiamo innanzitutto
chiarire e spiegare ciò che significa effettivamente "ispirato dallo Spirito
Santo". Vuol dire che un essere umano che viene ispirato dallo Spirito Santo, in
cui cioè lo Spirito Santo ha preso dimora, sarà, di conseguenza, corretto e
senza errore?
Alla luce della Scrittura possiamo dare una risposta anche a questo, osservando
la dichiarazione del Signore in Mar 12,35-37:
Mar 12,35 Gesù, mentre insegnava nel tempio, disse:
«Come mai gli scribi dicono che il Cristo è Figlio di Davide? 12,36
Davide stesso disse per lo Spirito Santo: "Il SIGNORE ha detto al mio
Signore: ’Siedi alla mia destra, finché io abbia messo i tuoi nemici sotto i
tuoi piedi’". 12,37 Davide stesso lo chiama Signore; dunque come può essere suo
figlio?» E una gran folla lo ascoltava con piacere. Mar 12,35-37;
Qui il Signore conferma che Davide fece questa dichiarazione
"per lo Spirito Santo". Lo Spirito Santo si era quindi manifestato in quel
momento in lui. Che, tuttavia, si trattasse solo di una manifestazione
passeggera, ci viene indicato dal fatto che Davide con la sua relazione con
Batseba, la moglie di Urias, l’ittita, si era reso assolutamente colpevole,
mentre non sarebbe successo nulla, se lo Spirito Santo avesse dimorato in lui.
La conclusione che "una volta con lo Spirito Santo, sempre con lo Spirito Santo"
è, di conseguenza, errata e da respingere.
L’unica eccezione al riguardo è costituita dallo stesso Signore. Di Lui Giovanni
Battista ha detto:
Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi.
Giov 1,33 Io non lo conoscevo, ma colui che mi ha
mandato a battezzare in acqua, mi ha detto: "Colui sul quale vedrai lo
Spirito scendere e fermarsi, è quello che battezza con lo Spirito Santo".
1,34 E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio». Giov 1,33-34;
Da questo passaggio possiamo trarre tre conclusioni importanti:
1. Il Signore Gesù era completamente senza peccato – nel caso
fossero necessarie ulteriori conferme.
2. Lo Spirito Santo può rimanere solo su esseri umani senza
peccato.
3. Da ciò e a causa del fatto che tutti gli esseri umani sono
peccatori, ne consegue che lo Spirito Santo può dimorare nell’essere umano solo
per un periodo limitato e che l’essere umano deve essere senza peccato per
questo periodo in cui lo Spirito Santo dimora in lui.
Ma allora come si deve intendere l’ispirazione dallo Spirito
Santo? Chi la determina e come funziona? In Giov 3,6-8 il Signore spiega a
Nicodemo la natura di coloro che sono nati dallo Spirito.
Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito.
Giov 3,6 Quello che è nato dalla carne, è carne; e
quello che è nato dallo Spirito, è spirito. 3,7 Non ti meravigliare se ti ho
detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". 3,8 Il vento soffia dove vuole,
e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di
chiunque è nato dallo Spirito». Giov 3,6-8;
Ora, nonostante qui non si parli dello Spirito Santo in quanto
tale, ma di coloro che sono nati dallo Spirito, è certamente ragionevole
supporre che lo Spirito Santo si comporti in maniera simile anche a tal
riguardo: "soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene
né dove va". Se, di conseguenza, lo Spirito Santo prende dimora in un essere
umano, è determinato soltanto da lui. E poiché Dio il Padre, il Figlio e lo
Spirito Santo sono un’unità nella trinità, è determinato anche da Dio e da
nostro Signore Gesù Cristo.
Da un punto di vista umano si possono individuare tre criteri che devono essere
soddisfatti, affinché lo Spirito Santo agisca in un essere umano:
1. Deve esserci il requisito voluto da Dio – vale a dire: la
volontà di Dio di intervenire.
2. Deve essere una persona adatta e deve avere la giusta fede.
3. Questa persona deve avere l’atteggiamento giusto – deve
essere pronta a ricevere.
Mentre i primi due criteri sono abbastanza ovvi, la terza
condizione non è così facile da capire. Cosa vuol dire qui "l’atteggiamento
giusto" e perché questa persona dovrebbe avere quest’atteggiamento? Come
possiamo leggere qui sotto in Atti 13,2, i credenti della comunità cristiana
delle origini avevano digiunato e avevano richiesto l’aiuto dello Spirito Santo
per una determinata questione.
Lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati»
Atti 13,2 Mentre celebravano il culto del
Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e
Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». 13,3 Allora, dopo aver
digiunato, pregato e imposto loro le mani, li lasciarono partire. Atti 13,2-3;
Mentre questa richiesta veniva espressa a Dio in forma di
preghiera, il digiuno serviva come preparazione fisica e spirituale
dell’individuo alla dimora dello Spirito Santo ed è legata alla modalità in cui
lo Spirito Santo si manifesta nell’essere umano. Nonostante nella Scrittura si
trovino anche testimonianze di persone in estasi e che parlavano in altre lingue
(ad esempio Atti 2,4; 19,6) dopo essere state riempite con lo Spirito Santo,
queste manifestazioni piuttosto spettacolari rimangono, tuttavia, un’eccezione.
Nella maggior parte dei casi lo Spirito Santo si mostra in una persona, quando
questa si alza e racconta ad alta voce ciò che lo Spirito Santo le ha trasmesso
in Spirito.
Agabo, alzatosi, predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una grande carestia.
Atti 11,27 In quei giorni, alcuni profeti scesero
da Gerusalemme ad Antiochia. 11,28 E uno di loro, di nome Agabo,
alzatosi, predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una grande carestia
su tutta la terra; la si ebbe infatti durante l’impero di Claudio. Atti 11,27-28;
Paolo, pieno di Spirito Santo, guardandolo fisso, gli diss
Atti 13,9 Allora Saulo, detto anche Paolo,
pieno di Spirito Santo, guardandolo fisso, gli disse: 13,10 «O uomo
pieno d’ogni frode e d’ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni
giustizia, non cesserai mai di pervertire le rette vie del Signore? Atti 13, 9-10;
Questo dice lo Spirito Santo: "l’uomo a cui questa cintura appartiene, e lo consegneranno nelle mani dei pagani".
Atti 21,10 Eravamo là da molti giorni, quando scese
dalla Giudea un profeta, di nome Agabo. 21,11 Egli venne da noi e, presa
la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito
Santo: "A Gerusalemme i Giudei legheranno così l’uomo a cui questa cintura
appartiene, e lo consegneranno nelle mani dei pagani"». Atti 21,10-11;
Poiché lo Spirito dell’essere umano è riempito dallo Spirito di
Dio, lo Spirito Santo non solo ha accesso a tutti i pensieri dell’essere umano,
ma anche a tutto ciò che l’individuo vede, sente, percepisce e fa in questo
periodo di tempo. In questo stato l’essere umano non può pensare, parlare o
agire senza che anche lo Spirito Santo ne abbia contezza. E dato che lo Spirito
Santo non tollera il peccato, esistono solo due possibilità: o l’essere umano in
questo periodo di tempo riesce a essere senza peccato (nel pensiero, nelle
parole, nelle azioni) oppure lo Spirito Santo lo abbandona.
La terza possibilità che ci viene trasmessa qui sotto in Atti 5,1-12 attraverso
Anania e Saffira ci è evidentemente giunta per grazia del Signore solo in questa
occasione.
Perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo?
Atti 5,1 Ma un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie,
vendette una proprietà, 5,2 e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole
anche la moglie; e, un’altra parte, la consegnò, deponendola ai piedi degli
apostoli.
5,3 Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da
farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere?
5,4 Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato
non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non
hai mentito agli uomini ma a Dio». 5,5 Anania, udendo queste parole,
cadde e spirò. E un gran timore prese tutti quelli che udirono queste cose.
5,6 I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e, portatolo fuori, lo
seppellirono. 5,7 Circa tre ore dopo, sua moglie, non sapendo ciò che era
accaduto, entrò. 5,8 E Pietro, rivolgendosi a lei: «Dimmi», le disse, «avete
venduto il podere per tanto?» Ed ella rispose: «Sì, per tanto». 5,9 Allora
Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore?
Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito sono alla porta e
porteranno via anche te».
5,10 Ed ella in quell’istante cadde ai suoi piedi e spirò. I
giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono accanto
a suo marito. 5,11 Allora un gran timore venne su tutta la chiesa e su tutti
quelli che udivano queste cose. Atti 5,1-11;
(Vedi anche Discorso 51: "Il ricevimento dello
Spirito Santo – come si verifica?")
Lo Spirito Santo, però, non solo può manifestarsi in determinate
persone e parlare attraverso loro, Egli naturalmente può anche dirigere gli
eventi e stabilire contatti tra le persone. Così, ad esempio, è certo che la
stesura dei quattro Vangeli non si è svolta interamente con gli evangelisti
ispirati dallo Spirito Santo. Lo Spirito Santo ha messo in contatto queste
persone – dato che esse stesse non erano apostoli – con i testimoni del tempo
che potevano riferire su questi eventi.
Ora, come sappiamo per esperienza, un evento riportato da più testimoni, può
essere rappresentato in modi completamente diversi. E così è da considerare
anche ciò che è riportato nei Vangeli. Qui, ad esempio, troviamo descrizioni
divergenti nei racconti dei due figli di Zebedeo, i quali avevano pregato il
Signore di poter sedere alla destra e alla sinistra del Suo regno. Nel Vangelo
di Matteo è la madre che fa questa richiesta al Signore, in quello di Marco sono
i due discepoli stessi a farla.
Allora la madre dei figli di Zebedeo si avvicinò a Gesù con i suoi figli.
Mat 20,20 Allora la madre dei figli di
Zebedeo si avvicinò a Gesù con i suoi figli, prostrandosi per fargli una
richiesta. 20,21 Ed egli le domandò: «Che vuoi?» Ella gli disse: «Di’
che questi miei due figli siedano l’uno alla tua destra e l’altro alla tua
sinistra, nel tuo regno». 20,22 Gesù rispose: «Voi non sapete quello che
chiedete. Potete voi bere il calice che io sto per bere?» Essi gli dissero: «Sì,
lo possiamo».
20,23 Egli disse loro: «Voi certo berrete il mio calice; ma quanto al sedersi
alla mia destra e alla mia sinistra, non sta a me concederlo, ma sarà dato a
quelli per cui è stato preparato dal Padre mio». 20,24 I dieci, udito ciò,
furono indignati contro i due fratelli. Mat 20,20-24;
Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si avvicinarono a lui.
Mar 10,35 Giacomo e Giovanni, figli di
Zebedeo, si avvicinarono a lui, dicendogli: «Maestro, desideriamo che
tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 10;36 Egli disse loro: «Che volete
che io faccia per voi?» 10,37 Essi gli dissero: «Concedici di sedere uno alla
tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria». 10,38 Ma Gesù disse
loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che io
bevo, o essere battezzati del battesimo del quale io sono battezzato?» Essi gli
dissero: «Sì, lo possiamo».
10,39 E Gesù disse loro: «Voi certo berrete il calice che io bevo e sarete
battezzati del battesimo del quale io sono battezzato; 10,40 ma quanto al
sedersi alla mia destra o alla mia sinistra, non sta a me concederlo, ma è per
quelli a cui è stato preparato». 10,41 I dieci, udito ciò, cominciarono a
indignarsi con Giacomo e Giovanni. Mar 10,35-41;
Anche nella narrazione della crocifissione del Signore ci sono
divergenze. Tutti e quattro gli evangelisti sono d’accordo sul fatto che insieme
al Signore erano stati crocifissi anche due ladroni. Ma mentre Matteo e Marco a
tal proposito indicano che entrambi i ladri crocifissi insultavano il Signore,
Luca racconta che a insultare il Signore era solo uno dei ladroni, mentre
l’altro, avendo rimproverato il primo, ottenne la promessa del Signore: "Io ti
dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso".
E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui.
Mat 27,38 Allora furono crocifissi con lui
due ladroni, uno a destra e l’altro a sinistra. 27,39 E quelli che
passavano di là, lo ingiuriavano, scotendo il capo e dicendo: 27,40 «Tu che
distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei
Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce!» 27,41 Così pure, i capi dei sacerdoti
con gli scribi e gli anziani, beffandosi, dicevano: 27,42 «Ha salvato altri e
non può salvare se stesso! Se lui è il re d’Israele, scenda ora giù dalla croce,
e noi crederemo in lui. 27,43 Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo
gradisce, poiché ha detto: "Sono Figlio di Dio"». 27,44 E nello stesso
modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui. Mat 27,38-44;
Anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Mar 15,27 Con lui crocifissero due ladroni,
uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. 15,28 [E si adempì la
Scrittura che dice: «Egli è stato contato fra i malfattori».] 15,29 Quelli che
passavano lì vicino lo insultavano, scotendo il capo e dicendo: «Eh, tu che
distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 15,30 salva te stesso e
scendi giù dalla croce!» 15,31 Allo stesso modo anche i capi dei sacerdoti con
gli scribi, beffandosi, dicevano l’uno all’altro: «Ha salvato altri e non può
salvare se stesso. 15,32 Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce,
affinché vediamo e crediamo!» Anche quelli che erano stati crocifissi
con lui lo insultavano. Mar 5,27-32;
Uno dei malfattori appesi lo insultava, ma l’altro lo rimproverava.
Luca 23,39 Uno dei malfattori
appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!»
23,40 Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio,
tu che ti trovi nel medesimo supplizio? 23,41 Per noi è giusto, perché riceviamo
la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di
male». 23,42 E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!»
23,43 Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in
paradiso». Luca 23,39-43;
E ancora in Giovanni possiamo riscontrare che egli non cita né
l’uno né l’altro , ma indica soltanto che ai due ladroni furono spezzate le
gambe, affinché morissero prima. Di nuovo, questi dettagli mancano negli altri
tre Vangeli, una circostanza che possiamo osservare in generale in tutto il
Vangelo di Giovanni: qui a differenza degli altri tre evangelisti, Giovanni non
solo ha uno stile letterario completamente diverso, ma in molti casi racconta
anche di eventi del tutto diversi.
(Vedi anche Tabella 05: "Sinossi dei discorsi
del Signore sugli Ultimi Tempi.")
Lo crocifissero assieme ad altri due, uno di qua, l’altro di là, e Gesù nel mezzo.
Giov19,17 Presero dunque Gesù; e, portando egli
stesso la sua croce, si avviò verso il luogo detto del Teschio, che in ebraico
si chiama Golgota, 19,18 dove lo crocifissero assieme ad altri due, uno
di qua, l’altro di là, e Gesù nel mezzo. Giov 19,17-18;
I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo, e poi anche all’altro che era crocifisso con lui.
Giov 19,31 Allora i Giudei, perché i corpi non
rimanessero sulla croce durante il sabato (poiché era la Preparazione e quel
sabato era un gran giorno), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe
e fossero portati via. 19,32 I soldati dunque vennero e spezzarono le
gambe al primo, e poi anche all’altro che era crocifisso con lui; 19,33
ma giunti a Gesù, lo videro già morto, e non gli spezzarono le gambe, 19,34 ma
uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue e
acqua. 19,35 Colui che lo ha visto, ne ha reso testimonianza, e la sua
testimonianza è vera; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate.
Giov 19.31-35;
Simili divergenze si trovano nei racconti degli evangelisti
relativamente al numero di donne che erano al sepolcro "il primo giorno della
settimana": mentre Giovanni parla solo di Maria Maddalena (Giov 20,1), in Matteo
sono due (Mat 28,1), in Marco tre (Mar 16,1-2) e infine in Luca il numero di
donne è ancora più alto (Luca 24,1-10). E al sepolcro queste donne poi vedono un
angelo, sia in Mat 28,2 che in Mar 16,5, mentre in Luca gli angeli sono due
(Luca 24,4).
La questione sul perché qui lo Spirito Santo non abbia ispirato queste persone
in modo che tutte facessero le stesse affermazioni, si risponde da sola alla
luce dei summenzionati criteri:
1. Chi crede in Gesù Cristo in quanto Figlio di Dio non ha
problemi con queste insignificanti dichiarazioni divergenti – di conseguenza,
qui la volontà di Dio di intervenire non è immaginabile.
2. Gli informatori degli evangelisti non sempre erano
credenti. La cosa importante era che qualcuno potesse testimoniare che l’evento
era stato raccontato in maniera autentica.
3. E, infine, queste persone non erano – o non lo erano
sempre – senza peccato.
Fondamentalmente, però, per simili eventi vale il principio che
Dio nella Sua creazione agisce attraverso la Sua creazione. Ciò
si capisce molto bene a proposito della Moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Erano moltissime persone, cinquemila, ed erano tutte affamate. Di sicuro non
sarebbe stato difficile per il Signore Gesù "farlo fare" allo Spirito Santo
saziando e sfamando immediatamente tutti. Ma Egli non l’ha fatto e ha scelto
quel modo, certamente un po’ più complicato, ma perciò conforme alla creazione
di Dio: prese i cinque pani e i due pesci disponibili e li distribuì, finché
anche l’ultimo non fu sazio.
Di conseguenza, non possiamo supporre che lo Spirito Santo abbia controllato e
indirizzato ogni singola parola scritta della Bibbia. Dio l’ha fatto lì dove
l’ha considerato giusto, ma non dove i credenti erano nella posizione di poter
gestire la situazione da soli e soprattutto dove non si trattava di cose
spirituali, ma di saluti, avvisi, esortazioni, elogi, rimproveri e simili
informazioni interpersonali (ad esempio, Rom 15,1-23; 1Cor 16,19-24;
2Cor 13,11-3; Fili 4,21-23; Col 4,7-18; 1Tess 5,23-28;
2Tim 4,9-22; ecc., ecc.). Qui pretendere l’intervento dello Spirito Santo,
significherebbe non aver compreso la Sua natura.
Questo è stato certamente anche il motivo per cui, ad esempio, la cosiddetta
"lettera delle lacrime" di Paolo, citata in 2Cor 2,3-4 e 7,8-9 e scritta
evidentemente tra le due lettere ai Corinzi canoniche e fatta consegnare
probabilmente da Tito (2Cor 7,7 e ss.), non è stata accettata nel canone in
occasione della canonizzazione del Nuovo Testamento (Chiesa cattolica nel 1546,
nella Sessione IV del Concilio di Trento; Chiesa evangelica luterana nel 1580,
nella formula della concordia).
Ma anche lì dove lo Spirito Santo è intervenuto nella stesura del testo biblico,
non si può supporre che il contenuto, di conseguenza, sia interamente senza
errori. Gli autori – analogamente ai profeti dell’Antico Testamento – erano
riempiti di Spirito Santo senza che ciò cambiasse le loro abilità e capacità
personali. Chi era mancino prima, lo era anche sotto la guida dello Spirito
Santo. Chi era istruito prima, lo era anche dopo. Chi aveva un vocabolario
forbito prima, ce l’aveva anche successivamente. E naturalmente tutto questo è
stato espresso nella formulazione del testo biblico da parte di queste persone,
come ha anche detto Pietro nella sua seconda lettera a proposito delle lettere
di Paolo, "in esse" – come scrive Pietro – "ci sono alcune cose a capirsi".
Le sue lettere, In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi.
2Piet 3,14 3,14 Perciò, carissimi, aspettando
queste cose, fate in modo di essere trovati da lui immacolati e irreprensibili
nella pace; 3,15 e considerate che la pazienza del nostro Signore è per la
vostra salvezza, come anche il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo
la sapienza che gli è stata data; 3,16 e questo egli fa in tutte le sue
lettere, in cui tratta di questi argomenti. In esse ci sono
alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili
travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture. 2Piet 3,14-16;
Successivamente, attraverso confronti dello stile letterario, si
è tentato ripetutamente di utilizzare questa circostanza per attribuire diversi
libri della Bibbia, i cui autori non si sono potuti identificare con certezza, a
questo o quell’altro autore (ad esempio la lettera agli Ebrei a Paolo,
L’Apocalisse all’apostolo Giovanni).
E nei casi importanti dove non è possibile trovare un solo individuo in possesso
di tutti i requisiti e le capacità necessarie per produrre un resoconto
dettagliato e fedele, lo Spirito Santo ispira più persone tra i credenti a
occuparsi di un solo e unico tema e di annotare i contenuti dando risalto a quei
dettagli corrispondenti alle loro conoscenze spirituali e intellettuali.
Così troviamo riferimenti agli Ultimi Tempi in molti profeti dell’Antico
Testamento, ma anche nel Nuovo Testamento – oltre ai discorsi degli Ultimi Tempi
del Signore nei Vangeli – in paolo, Pietro e soprattutto nell’Apocalisse di Giovanni. E
proprio i Vangeli costituiscono un ottimo esempio di come su questioni
importanti lo Spirito Santo lasci parlare più credenti, diversamente
qualificati.
Così riconosciamo la profonda bontà e l’amore nei confronti del Signore nel
Vangelo di Giovanni, la ricerca della verità e la precisione nella selezione dei
testi di Luca oppure la capacità di Matteo di raccogliere e ordinare i suoi
racconti in un contesto logico. Mentre il modo in cui Paolo esprime il suo
talento analitico e intellettuale nella lettera ai Romani, è forse un esempio
impareggiabile in tutta la Bibbia.
E qui ora arriviamo al nocciolo della discussione teologica tra, da un parte, l’interpretazione
ortodosso-evangelica, che insiste sul fatto che ogni singola parola della
Bibbia sia stata ispirata e controllata da Dio durante la stesura – un’ispirazione, tuttavia, non documentata da nessuna parte nella Bibbia e che
oggettivamente in questa forma non si può far derivare neanche dal passaggio
tratto da 2Tim 3,16: "Ogni Scrittura è ispirata da Dio". E
d’altra parte i sostenitori di quell’interpretazione che anche se conferma l’ispirazione
dallo Spirito Santo e in molti casi anche la trascrizione diretta e letterale
("Dì alla casa d’Israele", ecc.), attribuisce in altri casi la stesura
agli stessi autori della Bibbia, negando la diretta infallibilità divina in
questa seconda fase esecutiva.
Le frasi centrali di questa discussione si possono riassumere, in forma
decisamente semplificata, nelle seguenti dichiarazioni:
- Una parte pensa di dover insistere sull’ispirazione
letterale (verbale) e sul controllo divino per assicurare in questo modo agli
autori biblici e alle loro dichiarazioni un’adeguata autorità e per proteggerli
dalla critica..
- Gli altri partono dal presupposto che lo Spirito Santo
abbia ricercato quelle persone a cui ha dato l’ispirazione in base alla forza
della fede, alla capacità di comprensione e alle abilità personali, senza dover
né trasmettere parola per parola, né dover controllare poi la trascrizione di
queste parole.
Se ora dovessimo esprimere un giudizio su questa questione,
sarebbe come vestire i panni di un editore che deve decidere se dare l’incarico
a un autore poco talentuoso cercando poi di piazzare il libro con la prefazione
di un letterato famoso o se reclutare direttamente un autore competente, il cui
libro poi si venderà automaticamente.
E chi, come l’autore citato all’inizio, chiede quali sono i passaggi biblici
ispirati e quali no, dovrebbe semplicemente leggere la Bibbia. Se lo fa con il
sincero desiderio di comprendere, lo Spirito Santo certamente lo istruirà.
Ora nessuno vuole contestare il fatto che l’ispirazione è un processo che
avviene nello Spirito umano, nei suoi pensieri. Ma l’essere umano ora non pensa
– a meno che non pensi specificatamente a parole da scrivere o da dire – per
parole, ma per immagini. Il ricordo del pasto particolarmente buono consumato
ieri, a livello di pensiero non si esprime nella recitazione verbale delle
singole portate e della composizione dei piatti, ma nella testa ho un’immagine
di quest’esperienza. Passo dalle immagini dell’antipasto a quelle delle singole
portate fino al dolce.
E così si sviluppa ogni processo di costruzione della memoria nella mente
dell’essere umano. Dapprima si ha un’immagine nella testa – di una persona cara,
dell’ultima vacanza, di una nuova conoscenza – e solo dopo, se necessario, ci si
impegna a catturare in parole e frasi l’immagine osservata nella mente. Qui si
riconosce anche un fenomeno ampiamente conosciuto: anche se più persone
osservano lo stesso evento, le rispettive descrizioni saranno sempre diverse tra
di loro, fino al punto da poter pensare che alcune di queste persone stiano
descrivendo un evento completamente diverso.
Le ragioni sono molteplici. A prescindere dalla formazione, dall’intelligenza,
dalla capacità di osservazione, dalle abilità espressive e linguistiche, dalla
facoltà di memoria – per citare solo alcuni fattori – in parte anche i nostri
processi di pensiero sono sviluppati diversamente. Un pensatore erudito sa già
durante la registrazione dell’informazione in quale "magazzino di memoria" della
sua mente dovrà depositarla, in modo da ritrovarla, all’occorrenza, velocemente
e integra. Egli ha una struttura interna nella sua mente, una strategia
automatizzata di memorizzazione e di accesso. Un cervello non allenato registra
i dati e semplicemente li "infila" dove capita nel suo ricordo. Come è facile
prevedere, si avranno difficoltà nel momento di recuperare quest’informazione.
E dato che lo Spirito Santo parla allo spirito dell’essere umano e che
l’individuo nella sua mente può elaborare solo immagini e non parole,
un’ispirazione letterale non è affatto possibile. Con un’eccezione: se, ad
esempio, imparo una poesia a memoria, allora avrò certamente delle parole
impresse nel mio ricordo. Ma come tutti ricordiamo dall’età scolare, l’essere
umano impara a memoria solo quando la normale "acquisizione di informazione"
nella forma di una diretta ricostruzione del pensiero non funziona. Ora si può
trattare di una poesia o di una parte teatrale, che devono essere riprodotte
fedelmente o quando non si riesce – per qualsiasi ragione – a seguire
mentalmente le connessioni logiche perché non si capiscono.
Ma da ciò ne consegue che l’essere umano impara e pensa a memoria – cioè pensa
per parole – solo quando non comprende il contenuto. Può essere il caso di
studenti alle prese con formule matematiche e chimiche, di molte donne alle
prese con il funzionamento di un motore a ciclo Otto o di alcuni credenti alle
prese con le preghiere da recitare in chiesa. Tuttavia, questo modo di
memorizzazione della conoscenza ha un notevole svantaggio. Mentre è possibile in
qualsiasi momento richiamare alla memoria tutte le connessioni logiche che sono
state assimilate e comprese, le cose imparate a memoria e poi dimenticate, non
possono essere più ricostruite perché manca l’informazione di base, la
conoscenza del "come".
Ora, nonostante nella Scrittura esistano evidentemente simili ispirazioni
verbali, ad esempio lì dove il profeta deve comunicare alla lettera un messaggio
di Dio al re o alla casa d’Israele, come qui sotto nel passaggio in Ez 36,22:
Perciò, di’ alla casa d’Israele: Così parla il Signore, DIO.
Hes 36,22 Perciò, di’ alla casa d’Israele:
Così parla il Signore, DIO: "Io agisco così, non a causa di voi, o casa
d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le
nazioni dove siete andati. Ez 36,22;
Nel caso di visioni (Isaia, Ezechiele, Daniele, Michea, Pietro,
Paolo, Giovanni, ecc.) l’ispirazione è avvenuta naturalmente sotto forma di
immagini mentali, che poi il profeta ha descritto con parole e che nella maggior
parte dei casi sono state poi trascritte da una terza persona, come in
Apoc 20,1:
Poi vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra.
Apoc 20,11 Poi vidi un grande trono bianco
e colui che vi sedeva sopra. La terra e il cielo fuggirono dalla
sua presenza e non ci fu più posto per loro.. Apoc 20,11;
o come si può vedere anche nei due passaggi che seguono, dove
sono contemporaneamente presenti entrambe queste forme di ispirazione dallo
Spirito Santo::
Vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, poi udii la voce del Signore.
Isa 6,1 6,1 Nell’anno della morte del re Uzzia,
vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i
lembi del suo mantello riempivano il tempio.
6,2 Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due
si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava. 6,3 L’uno
gridava all’altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria!» 6,4 Le porte furono scosse fin dalle
loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo.
6,5 Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle
labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi
hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!» 6,6 Ma uno dei serafini volò
verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall’altare.
6,7 Mi toccò con esso la bocca, e disse: «Ecco, questo
6,8 Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò? E chi andrà
per noi?» Allora io risposi: «Eccomi, manda me!» 6,9 Ed egli disse:
«Va’, e di’ a questo popolo: "Ascoltate, sì, ma senza capire; guardate,
sì, ma senza discernere!" Isa 6,1-9;
Rapito in estasi, ebbi una visione, udii anche una voce.
Apg 11,5 «Io ero nella città di Ioppe in preghiera
e, rapito in estasi, ebbi una visione: un oggetto che scendeva,
simile a una grande tovaglia, calata dal cielo per i quattro angoli, e giunse
fino a me; 11,6 io, fissandolo con attenzione, lo esaminai e vidi quadrupedi
della terra, fiere, rettili e uccelli del cielo. 11,7 Udii anche una
voce che mi diceva: "Pietro, àlzati, ammazza e mangia". Atti 11,5-7;
In qualsiasi modo vogliamo vederla, di sicuro lo Spirito Santo
non trasformerà mai gli individui in marionette ispirandoli parola per parola,
piuttosto cercherà la forza della loro fede e userà le loro capacità e
conoscenze. Anche se ciò comporta la presenza qua e là di qualche errore
irrilevante. Così era allora e così è anche oggi.
L’esempio seguente mostra che persino i profeti si possono sbagliare nella
descrizione delle loro visioni. Qui il profeta dell’Antico Testamento Ezechiele
racconta due delle sue visioni. Una avuta al fiume Chebar, nel paese dei Caldei,
l’altra avuta a Gerusalemme, dove era stato trasportato dallo Spirito di Dio.
(Vedi anche Excursus 11: "Il Trono di Dio.")
In entrambe le circostanze Ezechiele ha la stessa visione: vede
la magnificenza del Dio d’Israele su un trono mobile. Questo mezzo era mosso da
quattro esseri viventi. E durante la sua seconda visione, cioè quella a
Gerusalemme, ricorda di aver già visto esattamente quel trono e quei quattro
esseri viventi durante la prima visione al fiume Chebar.
La visione al fiume Chebar. (Ez 1,1-28)
Ez 1,10 Quanto all’aspetto delle loro facce, essi
avevano tutti una faccia d’uomo, tutti e quattro una faccia di
leone a destra, tutti e quattro una faccia di bue
a sinistra, e tutti e quattro una faccia d’aquila. Ez 1,10;
La visione a Gerusalemme. (Ez 8,1-4; 10,1-22)
Ez 10,14 Ogni cherubino aveva quattro facce: la
prima faccia era una faccia di cherubino; la seconda faccia,
una faccia d’uomo; la terza, una faccia di leone;
la quarta, una faccia d’aquila. Ez 10,14;
E poiché Ezechiele raffigura con molta precisione entrambe le
visioni, è interessante notare che la descrizione dei quattro esseri viventi
diverge in un punto. Ognuna di queste quattro figure aveva quattro facce, cioè
avevano una faccia diversa su ogni lato della testa. Ciò diventa poi un po’ più
comprensibile quando dal contesto scopriamo che ognuna di queste quattro
creature poteva camminare solo diritto davanti a sé, nella direzione puntata da
una delle facce. Ciò significa che non potevano voltarsi e per cambiare
direzione, semplicemente si spingevano ad angolo retto verso destra o verso
sinistra.
Da ciò risulta anche la peculiare modalità di avanzamento a "zig zag" del mezzo
descritta da Ezechiele.
E qui Ezechiele descrive queste quattro facce, viste per la prima volta nella
sua visione al fiume Chebar, nel modo seguente:
"Una faccia d’uomo, una faccia di leone, una
faccia di bue e una faccia d’aquila."
Tuttavia, nella seconda visione, quando lo Spirito Santo lo
trasporta a Gerusalemme, scrive:
"Una faccia di cherubino, una faccia d’uomo, una
faccia di leone, una faccia d’aquila."
Possiamo notare quindi che la prima volta Ezechiele pensò di
vedere la faccia di un bue, mentre la seconda volta vide un cherubino, cioè un
angelo. E questa correzione è confermata anche da Ezechiele stesso quando nel
suo racconto di questa seconda visione a Gerusalemme sottolinea:
Riconobbi che erano cherubini.
Ez 10,20 Erano gli stessi esseri viventi
che avevo visti sotto il Dio d’Israele presso il fiume Chebar;
riconobbi che erano cherubini. Ez 10,20;
Nonostante al fiume Chebar lo Spirito Santo avesse premiato
Ezechiele con una visione di Dio, era talmente spaventato dalla magnificenza di
Dio e dai bagliori che uscivano dal trono, che la sua capacità di giudizio era
visibilmente limitata. Naturalmente sarebbe successo anche a tutti noi, ma
mostra soprattutto che il profeta non aveva perso la sua natura umana nemmeno
alla presenza di Dio e in nessun caso era diventato senza peccato e infallibile.
Tuttavia, Ezechiele qui si trova in ottima compagnia. Anche Giovanni
nell’Apocalisse ci racconta di aver visto esattamente quel trono di Dio nella
sua visione. E precisamente in cielo. E anche lui era talmente impressionato
dalla magnificenza di Dio e dall’ambiente raggiante, che in Apoc 4,7 anche lui
descrive questa seconda faccia delle creature viventi come simile a un
"vitello":
La visione in cielo. (Apoc 4,1-11; 6,1-8)
Apoc 4,7 La prima creatura vivente era simile a un
leone, la seconda simile a un vitello, la
terza aveva la faccia come d’uomo e la quarta era simile a
un’aquila mentre vola.. Apoc 4,7;
Ora che abbiamo la dichiarazione di Ezechiele che queste
creature erano definitivamente cherubini e che entrambi – sia Ezechiele che
Giovanni – pensavano di vedere la faccia di un bue o di un vitello al loro primo
incontro, è ragionevole supporre che si trattasse proprio della vera faccia di
un cherubino, che poteva avere una lontana somiglianza con la faccia di un
vitello.
In questo contesto appare interessante notare che il culto del bue o del vitello
era molto diffuso presso alcuni popoli semitici. Qui il bue /vitello non veniva
venerato come divinità, ma come simbolo della forza di una divinità. Un tempo
Dio aveva incaricato il popolo d’Israele di realizzare l’arca dell’Alleanza con
due cherubini in oro battuto alle estremità del suo propiziatorio. Le istruzioni
a tal proposito sono descritte molto dettagliatamente in Es 25,17-20:
E farai due cherubini d’oro; li farai lavorati al martello, alle due estremità del propiziatorio.
Es 25,17 Farai anche un propiziatorio d’oro puro; la sua
lunghezza sarà di due cubiti e mezzo, e la sua larghezza di un cubito e mezzo.
25,18 E farai due cherubini d’oro; li farai lavorati al martello, alle due estremità
del propiziatorio; 25,19 fa’ un cherubino a una delle estremità, e un cherubino
all’altra; farete che questi cherubini escano dal propiziatorio alle due
estremità. 25,20 E i cherubini avranno le ali spiegate in alto, in
modo da coprire il propiziatorio con le loro ali; avranno la faccia vòlta l’uno
verso l’altro; le facce dei cherubini saranno vòlte verso il propiziatorio.
Es 25,17-20;
Quindi si dovevano fare due cherubini in oro battuto che
formassero un unico pezzo con il propiziatorio. Ora supponendo che anche a quei
tempi si conoscessero già le facce di vitello dei cherubini, non apparirebbe più
così inspiegabile il fatto che gli Israeliti realizzassero e adorassero un
vitello d’oro quando qualche tempo dopo in mezzo al deserto non vollero più
aspettare che Mosè facesse ritorno dal monte Sinai. E così come nella visione di
Ezechiele il trono di Dio si trovava sopra il cherubino e Dio stesso era
invisibile, allo stesso modo anche in diverse rappresentazioni pagane troviamo
il vitello come simbolo di un’immagine di Dio, che non viene rappresentato.
(Vedi anche Tabella 15: "Il Trono di Dio e quel
ch’è attorno.")
Quando l’autore citato all’inizio di questo Discorso afferma che
il rifiuto dell’ispirazione verbale equivarrebbe a un’offesa della Bibbia,
allora è necessario controbattere con la seguente considerazione: se la Bibbia,
da un lato, fosse ispirata parola per parola dallo Spirito Santo e, dall’altro,
com’è provato, contenesse errori qua e là, significherebbe che in questi casi a
commettere gli errori sia stato lo Spirito Santo. In questo modo quindi gli
errori degli esseri umani verrebbero addossati allo Spirito Santo. E allora
questa sarebbe effettivamente un’offesa – non solo della Bibbia, ma soprattutto
dello Spirito Santo, che faremmo passere per un bugiardo! E in base al
suggerimento del Signore in Mat 12,31-32, proprio questo sarebbe l’errore più
grande che potremmo fare.
Ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.
Mat 12,31 «Perciò io vi dico: ogni peccato e bestemmia
sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà
perdonata. 12,32 A chiunque parli contro il Figlio dell’uomo, sarà
perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né
in questo mondo né in quello futuro. Mat 12,31-32;
L’argomento che di solito viene ripetutamente riportato in
questo contesto è la dichiarazione di 2Piet 1,21:
Infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo.
2Piet 1,19 Abbiamo inoltre la parola profetica
più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro,
fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori. 1,20 Sappiate
prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione
personale;
1,21 infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli
uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo.
2Piet 1,19-21;
Ciò che qui viene completamente ignorato è il fatto che Pietro
qui non parla della Bibbia nella sua interezza, ma solo della "profezia" – cioè
della parola profetica della Scrittura. Per questa parte della Sacra Scrittura
si applica senza riserve la summenzionata premessa in 2Piet 1,21.
In particolare l’argomento avanzato prima, "chi crede in Gesù
Cristo in quanto Figlio di Dio, non ha problemi con queste insignificanti
dichiarazioni divergenti", ci presenta un ulteriore criterio per valutare
l’opera dello Spirito Santo nella Bibbia e la comprensione corretta della
Scrittura.
Nel trattamento delle informazioni esiste un sistema di crittografia dei dati basato su due chiavi. La prima, la cosiddetta "chiave pubblica" (public key),
cripta i dati del mittente e vale per tutti i destinatari. La seconda, la chiave
"privata" (private key) è custodita da ogni singolo utente. I dati si possono
decriptare solo se si applicano insieme entrambe le chiavi.
E, in senso figurato, questa è anche la situazione quando si ceca di comprendere
la Bibbia. Lo Spirito Santo che ha guidato gli autori della Bibbia è, per così
dire, la "chiave pubblica". Ma ogni singola persona che legge la Bibbia con il
cuore aperto e con il sincero desiderio di comprendere la Parola di Dio riceve
anche lo Spirito Santo da Dio, la "chiave privata". E questo è anche ciò che ci
promette il Signore in Luc 11,13:
Quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!
Luca 11,13 Se voi, dunque, che siete malvagi,
sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste
donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» Luca 11,13;
A tal proposito, nella Scrittura abbiamo un confronto molto
calzante. Quando il giorno di Pentecoste i discepoli furono riempiti di Spirito
Santo, cominciarono ad annunciare la Parola di Dio in altre lingue:
Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue.
Atti 2,1 Quando il giorno della Pentecoste giunse,
tutti erano insieme nello stesso luogo. 2,2 Improvvisamente si fece dal cielo un
suono come di vento impetuoso che soffia, e
riempì tutta la casa dov’essi erano seduti. 2,3 Apparvero loro delle lingue come
di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. 2,4 Tutti
furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come
lo Spirito dava loro di esprimersi. 2,5 Or a Gerusalemme soggiornavano
dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è sotto il cielo.
2,6 Quando avvenne quel suono, la folla si raccolse e fu confusa, perché
ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. 2,7 E tutti stupivano e
si meravigliavano, dicendo: «Tutti questi che parlano non sono Galilei? 2,8
Come mai li udiamo parlare ciascuno nella nostra propria lingua natìa? 2,9
Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della
Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, 2,10 della Frigia e della Panfilia,
dell’Egitto e delle parti della Libia cirenaica e pellegrini romani, 2,11 tanto
Giudei che proseliti, Cretesi e Arabi, li udiamo parlare delle grandi cose di
Dio nelle nostre lingue». 2,12 Tutti stupivano ed erano perplessi chiedendosi
l’uno all’altro: «Che cosa significa questo?» 2,13 Ma altri li deridevano
e dicevano: «Sono pieni di vino dolce». Atti 2,1-13;
Gli ascoltatori qui riuniti, che avevano sentito parlare i
discepoli ognuno nella propria lingua, secondo Atti 2,5 erano Giudei, uomini
religiosi di ogni nazione. Ma secondo Atti 2,13 tra gli ascoltatori c’erano
anche "altri", non credenti che non capivano una parola predicata dai discepoli.
E deridevano i discepoli credendo che fossero ubriachi. Da qui risulta evidente
che lo Spirito Santo non aveva solamente riempito i discepoli, ma aveva agito
anche negli ascoltatori devoti per poter innanzitutto rendere possibile questo
miracolo di ascolti. E qualcosa di simile succede con la Scrittura. Gli autori
furono riempiti di Spirito Santo e misero per iscritto la Parola di Dio. E tra i
lettori della Bibbia ancora oggi ci sono quelli in cui agisce lo Spirito Santo
chiesto a Dio e che conseguentemente comprendono la Scrittura, e quegli
"altri", che non hanno lo Spirito Santo e conseguentemente non comprendono nulla
e pensano che la Bibbia sia un libro di favole.
E ora molte cose saranno più facili di comprendere. È assolutamente chiaro che a
molte persone la Bibbia appaia come il "libro dei sette sigilli". Le hanno
appena dato uno sguardo e non sono pronti a confrontarsi con tutte queste
"frottole" antiquate.
Altri ancora descrivono la Bibbia come un "libro di favole" o nel migliore dei
casi come letteratura appartenente al genere "trip allucinante in paradiso". Non
comprendono perché s’interessano alla Bibbia per falsi motivi, per scoprire le
sue contraddizioni o per negare l’esistenza di Dio.
E poi ci sono quelli che reinterpretano le dichiarazioni bibliche per i propri
fini. Nella maggior parte dei casi si tratta di sette che non consultano la
Scrittura nella sua interezza per l’interpretazione di singoli passaggi, ma
estrapolano "settori", cioè parti della Bibbia e su queste fondano un sistema di
fede falsa e non biblica.
Infine, qui nominiamo anche quelli che guadagnano denaro scrivendo libri su Dio
e la Bibbia. In gran parte hanno l’occhio puntato sui potenziali acquirenti e si
orientano verso ciò che è "in" e verso ciò che ordina la casa editrice. Nei loro
libri si trovano pagine di bibliografia, cioè un sacco di "letteratura di
seconda mano", come la chiamo io. Nella maggior parte dei casi la ricerca di un
indice dei riferimenti biblici si rivela vana perché in tutto il libro non viene
fatto alcun riferimento concreto ad alcun passaggio biblico in particolare.
A tutte queste persone manca la comprensione della Scrittura. A loro manca la
"chiave privata". Semplicemente perché non vogliono comprendere. Non hanno
intenzione di cambiare le loro opinioni. Non hanno voglia di fare studi
approfonditi. E la verità, cos’è la verità?
Perciò Dio manda loro una potenza d’errore perché credano alla menzogna;
2Tess 2,7 Infatti il mistero dell’empietà è già in atto,
soltanto c’è chi ora lo trattiene, finché sia tolto di mezzo. 2,8 E allora sarà
manifestato l’empio, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca,
e annienterà con l’apparizione della sua venuta. 2,9 La venuta di quell’empio
avrà luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni
e di prodigi bugiardi, 2,10 con ogni tipo d’inganno e d’iniquità a danno di quelli
che periscono perché non hanno aperto il cuore all’amore della verità per essere
salvati. 2,11 Perciò Dio manda loro una potenza d’errore perché credano alla
menzogna;2,12 affinché tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono
compiaciuti nell’iniquità, siano giudicati. 2Tess 2,7-12;
Poiché ogni interprete della Scrittura è necessariamente anche
un lettore della Scrittura, naturalmente valgono anche qui le summenzionate
dichiarazioni. Un’interpretazione della Scrittura che si confronta con le
dichiarazioni della Scrittura nella sua interezza per chiarie singole parti si
riconosce dal numero di passaggi biblici citati. Tuttavia, non solo sotto forma
di riferimenti, ma nella forma di citazioni complete, affinché il lettore possa
convincersi della validità degli argomenti. È già successo che autori abbiano
citato passaggi biblici a caso sotto forma di riferimenti, che non avevano
alcuna relazione con la questione trattata, contando sul fatto che tanto nessuno
va a consultare la Bibbia.
Tuttavia, anche quegli interpreti che prendono il loro lavoro con tanta buona
volontà e impegno spesso hanno un problema fondamentale. Anche in questo caso
facciamo un esempio per rendere più semplice la comprensione di questo problema.
Qui si tratta della settima e ultima tromba nell’Apocalisse di Giovanni:
Poi il settimo angelo suonò la tromba: Il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo.
Apoc 11,15 Poi il settimo angelo suonò la tromba e nel
cielo si alzarono voci potenti, che dicevano: «Il regno del mondo è passato al nostro
Signore e al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli dei secoli». 11,16 E
i ventiquattro anziani che siedono sui loro troni davanti a Dio, si gettarono
con la faccia a terra e adorarono Dio, dicendo: 11,17 «Ti ringraziamo, Signore,
Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai preso in mano il tuo grande
potere, e hai stabilito il tuo regno. Apoc 11,15-17;
Anche Paolo scrive ai Corinzi a proposito di un’ultima tromba:
Al suono dell’ultima tromba, i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati.
1Cor 15,51 Ecco, io vi dico un mistero:
non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, 15,52 in un momento, in un
batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba
squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati.
15,53 Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che
questo mortale rivesta immortalità.1Cor 15,51-53;
Nell’Apocalisse quindi viene annunciato che al suono di questa
settima tromba "il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo",
che cioè il Signore ha assunto il Suo dominio. Paolo profetizza che al suono
dell’ultima tromba il Signore risusciterà i morti in Cristo e li rapirà in
cielo.
La conclusione del fatto che entrambe le profezie si riferiscano all’ultima
delle sette trombe di Dio nell’Apocalisse e che, di conseguenza, qui si parli
dello stesso e unico evento – una volta da un punto di vista celeste e un’altra
volta da un punto di vista terreno – è discussa da Fritz Hubmer nel suo libro "Der
Heilsplan Gottes", ["Il piano di salvezza di Dio"], (pag. 150), con la seguente
argomentazione:
"Questa ultima tromba, di cui Paolo scrive qui nella
prima lettera ai Corinzi, non deve essere confusa con la settima tromba
nell’Apocalisse di Giovanni. La rivelazione di Giovanni della settima tromba fu
pronunciata solo decenni dopo la stesura della prima lettera ai Corinzi: mentre
Paolo scrisse la sua lettera nell’anno 55 o 56, Giovanni concepì l’Apocalisse
intorno all’anno 90."
Quindi a separare queste due profezie ci sono 44 o 45 anni, e
ciò dà la certezza all’autore che queste due rivelazioni non hanno nulla a che
fare l’una con l’altra.
Osservando il contesto di entrambi questi passaggi biblici, possiamo comprendere
la seguente relazione:
Nella sua prima lettera ai Tessalonicesi Paolo, che qui scrive anche di questo
evento, parla del fatto che ne era venuto a conoscenza grazie a una visione del
Signore.
EPoiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore, verremo rapiti.
1Tess 4,15 Poiché questo vi diciamo
mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti
fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati;
4,16 perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d’ arcangelo e
con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i
morti in Cristo; 4,17 poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo
rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’
aria; e così saremo sempre con il Signore. 4,18 Consolatevi dunque gli uni gli
altri con queste parole. 1Tess 4,15-18;
È stato, dunque, il Signore Gesù attraverso lo Spirito Santo a
donare questa rivelazione a Paolo.
D’altra parte, il primo versetto dell’Apocalisse di Giovanni subito recita:
Rivelazione di Gesù Cristo.
Apoc 1,1 Rivelazione di Gesù Cristo, che
Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve,
e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni. Apoc 1, 1;
Quindi anche questa è una rivelazione e anche questa viene dal
Signore Gesù. Di conseguenza, entrambe le rivelazioni vengono da Gesù Cristo, il
Figlio di Dio. Possiamo conseguentemente supporre che il Signore naturalmente
sappia ciò che ha rivelato ai Suoi due apostoli, anche a distanza di 45 anni.
Dato che Frtz Hubmer a ragione e i passaggi di Apoc 11,15 e di 1Tess 15,52 si
riferiscono effettivamente a due "trombe" diverse, il problema reale è che
l’autore qui non ha verificato il contesto ed evidentemente non ha capito che
questa informazione non proveniva da due fonti diverse, cioè da Paolo e da
Giovanni, separati da una distanza di 45 anni, ma dalla bocca del Signore.
(Vedi anche Discorso 05: "Il
Rapimento con la settima tromba è collocato troppo tardi?")
Qui si mostra ancora un ultimo criterio molto importante per la comprensione e
l’interpretazione della Scrittura, che, tuttavia, alcuni esegeti non prendono in
considerazione. Il fatto, cioè, che queste profezie non sono state ideate e
pensate personalmente da tutti i profeti dell’Antico e Nuovo Testamento, ma che
esiste un unico e solo autore: Dio. E quindi è del tutto irrilevante se le
rivelazioni di Dio vengono fatte a distanza di 40, 400 o 4000 anni l’una
dall’altra. È sempre la stessa fonte ed è sempre lo stesso messaggio. A volta da
prospettive diverse, a volte anche sfruttando le diverse capacità espressive
delle persone coinvolte. Ma proveniente sempre dallo stesso Spirito di Dio.
Questa è la vera e autentica autorità della Bibbia. È questa autorità a
garantirci che la Sacra Scrittura è vera e che ci è stata trasmessa come un
"supporto di memorizzazione", affinché da essa possiamo trarre
quell’informazione che ci serve per la nostra fede e per la necessaria
conoscenza del cammino che Dio ha previsto per noi in quanto comunità cristiana.
La Bibbia, dunque, contiene la Parola di Dio. Attraverso le debolezze umane, non
necessariamente senza errore, eppure in maniera tale da poter comprendere, con
l’aiuto dello Spirito Santo, ciò che dobbiamo comprendere ogni qual volta che
vogliamo comprendere davvero!
L’ispirazione e l’autorità della Bibbia ci vengono confermati dalla Sacra
Scrittura stessa, ma non la sua inerranza.
Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà;
Isa 46,9 Ricordate il passato, le cose antiche;
perché io sono Dio, e non ce n’è alcun altro; sono Dio, e nessuno è simile a me.
46,10 Io annuncio la fine sin dal principio, molto tempo prima dico le cose non
ancora avvenute; io dico: Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto
tutta la mia volontà; Isa 46,9-10;
Isa 34,16 Cercate nel libro del SIGNORE e leggete;
Isa 34,16;
Sono sorpreso, per non dire inorridito, che Lei, in quanto
credente cristiano, possa sostenere che la Sacra Scrittura contenga errori.
L’inerranza della Scrittura è uno dei beni supremi della fede cristiana e
metterla in dubbio equivale a mettere in dubbio la fede cristiana.
Pensi, ad esempio, a 2Piet 1,21: "Infatti nessuna profezia venne mai dalla
volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché
sospinti dallo Spirito Santo."
Oppure 2Timoteo 3,16: "Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare,
a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia."
Come fa a ignorarli? Sebbene gli esempi da Lei riportati siano corretti, ciò
non significa certo che queste dichiarazioni siano state ispirate
effettivamente in maniera errata dallo Spirito Santo. Dopo tutto, è anche
possibile che siano state trasmesse o tradotte in maniera errata.
Dichiarazione di Chicago sull’inerranza biblica.
Articolo 13:
Affermiamo che è appropriato usare l’inerranza della Bibbia
come termine teologico relativo alla completa veridicità della Scrittura.
Rifiutiamo l’opinione che sia appropriato valutare la Scrittura secondo
norme di verità ed errore che sono estranee al suo uso e al suo scopo.
Rifiutiamo inoltre l’opinione che l’inerranza sarebbe invalidata da fenomeni
biblici come la mancanza di precisione tecnica moderna, irregolarità
grammaticali o ortografiche, osservazioni descrittive della natura,
riproduzione di falsità, l’uso di iperbole o di numeri arrotondati, la
disposizione del materiale per argomento, selezioni alternative di materiale
in racconti paralleli, o l’uso di citazioni in libertà.
Josef Karpisek Josef.Karpisek@chello.at
Si osservino, innanzitutto, i passaggi biblici citati:
infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo.
2Piet 1,19 Abbiamo inoltre la parola
profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una
lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella
mattutina sorga nei vostri cuori. 1,20 Sappiate prima di tutto questo: che
nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione personale;
1,21 infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma
degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo.
2Piet 1,19-21;
Ogni Scrittura è ispirata da Dio è utile a insegnare.
2Tim 3,16 Ogni Scrittura è ispirata da Dio e
utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia,
3,17 perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
2Tim 3,16-17;
Come possiamo vedere in 2Piet 1,19-21 si parla di "parola
profetica" – cioè di profezie. Questa è una di quelle parti della Sacra
Scrittura che deve essere indicata davvero come infallibile e che qui non viene
assolutamente messa in discussione.
Tuttavia, la pretesa di "inerranza della Bibbia" si riferisce alla Sacra
Scrittura nella sua interezza. Con ciò naturalmente s’intendono anche i libri
storici dell’Antico Testamento, come il Libro dei Giudici e i Libri delle
Cronache ecc., ma anche quelle parti dei Vangeli e delle lettere del Nuovo
Testamento, che non hanno a che fare con predizioni e profezie.
Per queste parti della Scrittura non si può pretendere di far derivare un’inerranza
assoluta dal riferimento a 2Piet 1,21.
Ma ora viene summenzionato 2Tim 3,16: "Ogni Scrittura è ispirata da Dio
e utile
a insegnare" (letteralmente: theopneustos = soffiato da Dio). Tuttavia, nel testo
originale greco è scritto:
"Ogni scrittura ispirata da Dio è utile
a insegnare".
E questa è una differenza fondamentale. Qui il termine
"Scrittura" è la traduzione della parola greca "graphe". E ciò non indica solo i
testi della Bibbia, ma anche qualunque altra opera scritta comune. Di
conseguenza, "ogni scrittura" significa che questa dichiarazione evidentemente
non si riferisce alla Bibbia nella sua interezza, e neanche riguarda
esclusivamente la Bibbia, ma – di nuovo – si riferisce solo a quei testi che
sono stati ispirati effettivamente dallo Spirito Santo (come identificare queste
sezioni della Bibbia è stato già spiegato nella prima parte di questo Discorso).
Per queste parti della Bibbia abbiamo così una chiara prova sia della loro
ispirazione sia della loro autorità in quanto Parola di Dio.
Per quanto riguarda l’ispirazione letterale della Bibbia nella sua interezza,
dobbiamo però distinguere: in base a 2 Piet 1,21 i passaggi profetici della
Scrittura sono stati sempre ispirati dallo Spirito Santo,
tuttavia, non sempre sotto forma di ispirazione letterale. L’ispirazione
letterale, cioè parola per parola, è evidente solo in parti delle profezie, come
ad esempio nei Libri dei Profeti dell’Antico Testamento "Di’ ai figli
d’Israele, ‘Così parla il SIGNORE " o nel Nuovo Testamento nelle lettere e
nelle dichiarazioni degli angeli o di altre persone celesti, in Giovanni
nell’Apocalisse, ecc.
Quelle parti di queste o altre profezie di natura ottica naturalmente non sono
state ispirate parola per parola dallo Spirito Santo ai profeti dell’Antico e
del Nuovo Testamento, ma sotto forma di visione. In seguito i profeti hanno
raccontato e messo per iscritto – spesso da parte di una terza persona – queste
esperienze spirituali.
Ciò si può osservare molto bene nei seguenti passaggi biblici::
Ez 8,2 Io guardai, ed ecco una
figura di uomo dall’aspetto di fuoco; da ciò che sembravano i suoi lombi in giù
pareva di fuoco, e da ciò che sembravano i suoi lombi in su pareva splendente
come il colore di bronzo incandescente. Ez 8,2;
Ez 10,1 Io guardai, ed ecco, sulla
distesa sopra il capo dei cherubini, c’era come una pietra di zaffiro; si vedeva
come una specie di trono che stava sopra di loro. Ez 10,1;
Dan 4,5 Ebbi un sogno che mi spaventò.
I pensieri che mi assalivano mentre ero a letto e le visioni del mio spirito mi
riempirono di terrore. Dan 4,5;
Dan 10,5 alzai gli occhi, guardai,
ed ecco un uomo, vestito di lino, che aveva ai fianchi una cintura d’oro di
Ufaz. Dan 10,5;
Zac 5,1 Alzando di nuovo gli occhi, guardai,
ed ecco un rotolo che volava. Zac 5,1;
Zac 6,1 Alzai di nuovo gli occhi, guardai,
ed ecco quattro carri che uscivano in mezzo a due monti; e i monti erano monti
di bronzo. Zac 6,1;
2Cor 12,2 Conosco un uomo in Cristo
che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so,
Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo. 2Cor 12,2;
Apoc 1,12 Io mi voltai per vedere chi mi
stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro Apoc 1,12;
Apoc 4,4 Attorno al trono c’erano
ventiquattro troni su cui stavano seduti ventiquattro anziani vestiti di vesti
bianche e con corone d’oro sul capo. Apoc 4, 4;
Apoc 5,1 Vidi nella destra di
colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con
sette sigilli. Apoc 5,1;
Apoc 8,2 Poi vidi i sette angeli
che stanno in piedi davanti a Dio, e furono date loro sette trombe. Apoc 8,2;
Apoc 22,8 Io, Giovanni, sono quello che ha
udito e visto queste cose. E, dopo averle viste e udite, mi prostrai ai
piedi dell’angelo che me le aveva mostrate, per adorarlo. Apoc 22,8;
Di contro, le parti puramente documentarie della Bibbia – come
ad esempio nell’Antico Testamento i Libri delle Cronache, il Libro dei Giudici,
ecc., e nel Nuovo Testamento quelle parti dei singoli libri che non
trattano di profezie – possono ma non devono essere necessariamente ispirate
dallo Spirito Santo. Altrimenti non potremmo, tra l’altro, neanche spiegare
le dichiarazioni divergenti mostrate prima in questo Discorso.
Il summenzionato argomento, che qui potrebbe trattarsi di un errore di
trasmissione o di traduzione, non è un argomento contrario, ma conferma
esattamente proprio questa visione che la Bibbia, così come la conosciamo oggi
non è infallibile – ad eccezione delle Scritture profetiche.
Inoltre, ricordiamo a tal proposito ancora una volta una conseguenza troppo
spesso ignorata. Come abbiamo dimostrato prima e come ciascuno può verificare
nella propria Bibbia, nella Sacra Scrittura si trovano poche dichiarazioni
divergenti su uno stesso evento. Nonostante il significato di queste divergenze
sia marginale e il loro numero sia minimo, bastano a invalidare la teoria della
generale inerranza biblica.
Se, tuttavia, continuiamo ancora a sostenere che la Scrittura sia stata ispirata
dallo Spirito Santo nella sua interezza e che, di conseguenza, sia senza sbagli e
senza errore, allora questa nostra affermazione ha come conseguenza logica il
fatto che quegli errori, potenzialmente evidenti e riconoscibili da chiunque,
sarebbero da addossare allo Spirito Santo. E qui evidentemente corriamo il
rischio di far passare lo Spirito Santo per un imbroglione e di disprezzare
l’ammonimento del Signore in Mat 12,32 con tutte le sue conseguenze:
"Ma a chiunque parli contro lo
Spirito Santo, non sarà perdonato ."
Ed è proprio ciò che in realtà non ci possiamo permettere di
ignorare in quanto credenti cristiani.
Tuttavia, negli ambienti teologici questa conseguenza è compresa a malapena. Un
esempio a tal proposito, di come le guide teologiche del nostro tempo agiscano
in maniera teorica e fuori da ogni logica, è fornito dalla "Dichiarazione di
Chicago sull’inerranza biblica" del 1978 menzionata nel succitato commento
(prof. Samuel Külling, membro di lingua tedesca del Consiglio Internazionale
dell’inerranza biblica)..
Nel summenzionato articolo 13. di questo documento si dichiara:
"Rifiutiamo l’opinione che sia appropriato valutare
la Scrittura secondo norme di verità ed errore che sono estranee al suo uso e al
suo scopo."
Quindi in base a questo articolo la Scrittura non dovrebbe
essere valutata secondo verità o errore perché estranei al suo modo e al suo
scopo! Questo è un modo molto più concreto di quello di certi atei di dichiarare
che la Bibbia è un libro di favole. Ma i sottoscrittori di questa dichiarazione
ne erano consapevoli?
E quando, dall’altro canto, nell’articolo 6. dello
stesso documento si dichiara:
"Affermiamo che la Scrittura nella sua totalità e
nelle sue parti, anche per ciò che concerne le stesse parole dell’originale, è
stata data per ispirazione divina."
significa che la Scrittura ispirata dallo Spirito Santo nella
sua interezza non può essere valutata secondo verità perché l’uso della verità è
estraneo allo Spirito Santo!
Allora ne consegue logicamente che si esclude anche la menzione di parole false
– cioè di menzogne – come motivo di limitazione di questa inerranza.
" Rifiutiamo inoltre l’opinione che l’inerranza
(della Bibbia) sarebbe invalidata da fenomeni biblici come(…) riproduzione di
falsità(…)." (Articolo 13.)
Questa dichiarazione che le falsità nella Scrittura non possono
invalidare la sua inerranza, insieme alla summenzionata confessione che lo
Spirito Santo ha ispirato la Scrittura nella sua interezza (Articolo 6.),
portano perciò a concludere che lo Spirito Santo predichi falsità, quando qui
queste brave persone avrebbero dovuto innanzitutto impedirne la diffusione.
Ma in questo modo questi sostenitori dell’inerranza assoluta della Bibbia
esprimono esplicitamente proprio ciò che prima era solo una conclusione: chi, da
un lato, dichiara che la Bibbia è stata ispirata alla lettera dallo Spirito
Santo nella sua interezza e, dall’altro, tuttavia, sostiene che nella Bibbia ci
sono falsità, dichiara automaticamente che lo Spirito Santo è un bugiardo.
E oltre alla conseguenza appena menzionata, se non si osserva il comandamento
del Signore in Mat 12,32 – cioè non parlare contro lo Spirito Santo – queste
persone aggiungono alla loro grande colpa un ulteriore peccato: forzano i
credenti a fare la stessa cosa, a spegnere il loro intelletto per sostenere
l’inerranza assoluta della Bibbia in tutte le sue parti, dove
una simile inerranza ovviamente non esiste – vedi sopra. Un’ulteriore
conseguenza drammatica naturalmente è che in questo modo anche tutte quelle
persone pensanti troveranno un ostacolo quasi insormontabile sul proprio cammino
di fede cristiana.
Con riferimento ai "beni supremi della fede cristiana" summenzionati nel
commento del lettore, deve essere detto con la massima serietà che il nostro
bene supremo della fede cristiana non è l’inerranza assoluta della Bibbia, ma la
fede in nostro Signore Gesù Cristo e nel suo sacrificio di redenzione sulla
croce per i nostri peccati. Ecco ciò che ripetutamente ci raccomanda di fare la
Scrittura con tutto il cuore e ciò che vale davvero la pena di custodire:
Poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù
1Cor 3,11 poiché nessuno può porre altro
fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. 1Cor 3,11;
Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà.
Giov 11,25 Gesù le disse: «Io sono la
risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 11,26
e
chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?».
Giov 11,25-26;
Disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui.
Giov 7,38 Chi crede in me, come ha detto la
Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno». 7,39 Disse
questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui;
lo Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora
glorificato. Giov 7,38-39;
La Bibbia, dunque, è indubbiamente la Parola di Dio, così come
la creazione è la sua opera. Chi mette in dubbio l’una o l’altra cosa, deve fare
i conti con i relativi contenuti, come in tutti gli ambiti della vita umana. Se
ciò succede in uno spirito sincero e oggettivo, non si può che arrivare a questo
resultatp. Tuttavia, se lo spirito sincero e oggettivo non è il
fondamento, allora ci sarà chi considererà la Bibbia appunto come un libro di
favole, e chi, al contrario, la considererà ispirata alla lettera dallo Spirito
Santo nella sua
interezza e assolutamente infallibile.
Di conseguenza, qui il tentativo di creare una sorta di "dogma
dell’infallibilità" è indegno è inutile per i credenti cristiani. Per quelli che
non credono nella Bibbia in quanto Parola di Dio, questo tentativo non cambierà
nulla nel loro atteggiamento, anzi. Ma per quei fratelli e quelle sorelle che
non si pongono affatto questa domanda, questo modo di procedere causerà
incomprensioni e sconcerto.