La Sindone di Torino in Immanuel.at:
un’immagine idolatra? / Replica Herbert Röder 00, 2007-03-10
La Sindone di Torino.
/ Wikipedia
L’ipotesi del collasso.
/ Risultato del gruppo di ricerca guidato dal Prof. Prof. John Jackson di Colorado Springs
Le fasce di lino e il sudario.
/ Replica Wolfgang Niemetz 00, 2007-04-02
I tre giorni e le tre notti.
/ Replica Giuseppe De Candia 00, 2007-04-08
Quando comprarono l’olio profumato le donne?
Una nuova visione della "Settimana Santa".
Il segno di Giona – Quanto tempo Gesù rimase nella tomba?
/ Libro Dr. Werner Papke 00, S 38 sgg
La vera "Settimana Santa". – tabella panoramica della settimana della crocifissione
L’Ultima Cena e la crocifissione avvennero lo stesso giorno?
/ Replica Walter Neumeier 00, 2007-09-11
La ricostruzione del viso nella Sindone di Torino.
/ Metodo Morphing, Dennis Hooper, Rivista "Profil" del 23/1/1995
L’immagine del corpo sulla Sindone di Torino non può essere spiegata.
/ Studio di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile)
Sai che sono un avido lettore delle tue interpretazioni su "Immanuel".
Ma un fatto mi è rimasta a lungo in mente da quando hai presentato una foto
del nostro presunto Signore e Salvatore sulla homepage. Nella Bibbia, il
secondo comandamento che la Chiesa cattolica romana ha completamente
eliminato, afferma che non dovremmo fare un ritratto di Dio. Sono felice di
sentire la tua opinione in merito al perché questo ritratto sia invece
disponibile sulla tua homepage. Oggi, navigando in rete, scopro una pagina
di cattolici in cui si esorta ad adorare l’immagine di Gesù!!! Mi chiedo
ora: se i cattolici aprono la tua pagina e vedono l’immagine, sono
rafforzati nell’adorarla e commettere idolatria su una homepage evangelica!!
Herbert-Roeder@t-online.de
Il sito web della Chiesa cattolica, ora citato qui nell’e-mail
di H. Röder, è in realtà un tipico esempio di reliquie e idolatria del culto
cattolico.
Non cessarono di adorare i demòni e gli idoli di pietra e
di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare.
Apoc 9,20 Il resto degli uomini che non furono uccisi da questi flagelli,
non si ravvidero dalle opere delle loro mani; non cessarono di adorare i
demòni e gli idoli d’oro, d’argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non
possono né vedere, né udire, né camminare. Apoc 9,20
Ed è pure del tutto corretto che la Chiesa cattolica abbia
finora colpevolmente nascosto il secondo dei dieci comandamenti ai suoi membri.
Tuttavia, poiché ciò comporterebbe solo nove comandamenti, il decimo è stata
diviso in due. E così eccone di nuovo dieci.
(Vedi anche discorso 32: "Commento sulla Dichiarazione "Dominus Iesus" della Congregazione per la Dottrina della Fede Cattolica.")
La Congregazione cattolica ora ha tutte le ragioni per
nascondere questo secondo comandamento: adorare un idolo nella Maria cattolica e
praticare nell’invocazione dei "santi" cattolici un culto delle morte,
che Dio è un abominio.
Non vi rivolgete agli spiriti.
Lev 19,31 Non vi rivolgete agli spiriti, né
agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi a causa loro. Io sono il
SIGNORE vostro Dio. Lev 19,31;
Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi?
Isa8,19 Se vi si dice: «Consultate quelli che evocano
gli spiriti e gli indovini, quelli che sussurrano e bisbigliano», rispondete:
«Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti
in favore dei vivi?» Isa 8,19;
Il secondo dei dieci comandamenti impone a tutti i credenti di
non produrre idoli o immagini di cose esistenti al fine di prostrarsi davanti a
loro e di adorarli.
Non farti immagine, non ti prostrare davanti a loro e non li servire.
Es 20,3 Non avere altri dei oltre a me,
20,4 non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono
lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; 20,5
non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il
tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla
terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, 20,6 e uso bontà, fino
alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei
comandamenti. Es 20, 3- 6;
Se leggiamo attentamente il testo, vediamo che questo
comandamento non richiede ai credenti di non poter produrre raffigurazioni.
Certamente ci sono anche alcune immagini in possesso di H. Röder, se non altro
le foto dei suoi familiari. Non si dice qui che non dovremmo "ritrarre Dio",
come scrive in precedenza Röder. Al contrario dice "Non dovresti avere altri dei
oltre a me".
Si riferisce quindi semplicemente al fatto che gli uomini non
abbiano idoli e non li adorino e non si inginocchino al loro cospetto, come per
es. I cattolici che si inginocchiano sempre nelle loro congregazioni davanti a
ogni possibile immagine. E la traduzione filologica di questo comandamento,
dall’ebraico a cura di Martin Buber, mostra in modo particolarmente chiaro
questo punto:
Non scolpire immagini, non inchinarti dinnanzi a esse, non servirle.
Nome (Es) 20,3-6 Non avere altri dèi oltre
a me. Non scolpire sculture in legno, e non ti inchinare e non mostrarti servile
dinnanzi a figure che si trovino in alto in cielo, in basso in terra o
nell’acqua sotto la terra, perché IO il tuo Dio, sono un zelante padrino,
che attribuisce la mancanza di padri ai figli, al terzo e quarto legame, a
coloro i quali mi odiano, ma mostrando benevolenza alle migliaia che mi amano e
che osservano i miei comandamenti. Nome (Es) 20, 3- 6;
Quindi, sebbene questa interpretazione non possa essere messa in
discussione in termini di logica e realtà, ci sono sempre state immagini, può
insorgere tuttavia un equivoco tra fratelli con informazioni di base
unilaterali. Questo è supportato anche da alcune traduzioni, per es. di
Elberfelder e King James, che al termine del versetto 4 concludono la frase e ne
cominciano una nuova a inizio del versetto successivo.
Si perde così la relazione fra le due affermazioni e ogni frase, in particolare
2Es 20,4 viene considerata erroneamente separata come un comandamento a sé stante.
Nuova Diodati:
Es 20,4 Non ti farai scultura alcuna né immagine
alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque
sotto la terra. 20,5 Non ti prostrerai davanti
a loro e non le servirai, perché io, l’Eterno, il tuo DIO, sono un Dio geloso
che punisce l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta
generazione di quelli che mi odiano. Es 20, 4- 5;
Alcune traduzioni in tedesco e inglese (ad esempio Luther, Darby) usano i due punti alla fine del versetto 4 per sottolineare che questi testi sono correlati. Ma la lettura corretta di questo passaggio è:
Es 20,4 Non farti scultura, né immagine
alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque
sotto la terra, non ti prostrare davanti a loro e non li servire, Es 20, 4- 5;
Non dovremmo perciò pensare a un’
immagine dinnanzi a cui
prostrarci per adorarla. Un’immagine che non è venerata e di cui non è richiesta
l’adorazione non è quindi un idolo e quindi non viola il secondo comandamento.
Questa interpretazione è confermata anche da esempi concreti nella Bibbia.
A tutti quei fratelli che credono che il secondo comandamento proibisca di
produrre quadri o sculture, si consiglia di leggere 2Mo 25. Lì gli israeliti
ricevono il compito di fare il propiziatorio per l’Arca dell’Alleanza. E lì si
dice:
E farai due cherubini d’oro; li farai lavorati al martello, alle due estremità del propiziatorio.
Es 25,17 Farai anche un propiziatorio d’oro puro;
la sua lunghezza sarà di due cubiti e mezzo, e la sua larghezza di un cubito e
mezzo. 25,18 E farai due cherubini d’oro; li farai lavorati al martello,
alle due estremità del propiziatorio; 25,19 fa’ un cherubino a una
delle estremità, e un cherubino all’altra; farete che questi cherubini
escano dal propiziatorio alle due estremità. 25,20 E i cherubini
avranno le ali spiegate in alto, in modo da coprire il propiziatorio con le loro
ali; avranno la faccia vòlta l’uno verso l’altro; le facce dei
cherubini saranno vòlte verso il propiziatorio. Es 25,17-20;
Qui gli israeliti dovevano creare due cherubini, due angeli e
quindi figure celesti. E l’incarico è venuto da Dio Onnipotente. Quindi è
inconcepibile che Dio stabilisca un comandamento in 2Es 20,4-5, in cui quadri e
sculture siano severamente vietati, e poi in 2Es 25,17-20 ordini agli israeliti
di fare due angeli d’oro.
Come spesso accade nella fede cristiana, ciò che è importante non è ciò che abbiamo
davanti agli occhi, ma ciò che abbiamo nella mente. E ovviamente ci possono essere
differenze.
Questo però è certo: nel secondo comandamento di Dio non è l’"immagine" il
criterio, ma l’ "adorazione". Solo quando le persone servono questa immagine e
vi si prostrano davanti sono idolatri e Dio un abominio. Troviamo tale
situazione anche con il popolo di Israele, in Es 32,1. Mosè era con Dio sul
Sinai per ricevere le due tavole della legge e il suo ritorno fu rimandato.
Facci un dio che vada davanti a noi
Es 32,1 Il popolo vide che Mosè tardava a scendere
dal monte; allora si radunò intorno ad Aaronne e gli disse: «Facci un
dio che vada davanti a noi; poiché quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti
uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che fine abbia fatto». Es 32, 1;
Sebbene Dio avesse dato agli israeliti prove più che sufficienti
della sua misericordia e gentilezza, essi avevano rapidamente abbandonato la
fedeltà al loro Dio e si erano fatti un idolo. È interessante rilevare qui una
certa somiglianza con il comportamento della Chiesa cattolica ai nostri giorni.
Anche lì si disse "Facciamo un idolo" quando, secondo il dogma
dell’"infallibile" Papa, nel 1931 la cattolica Maria fu dichiarata "Madre di
Dio" e "Regina del Cielo" e subito dopo, nel 1950, anche l’"Ascensione della
Vergine Maria" divenne dogma.
Con questa operazione Maria come "Nostra Signora" è stata portata a un livello
gerarchico superiore nella Chiesa cattolica rispetto al Figlio, nostro Signore,
e da allora parla solo di lui piuttosto come "Gesù Bambino". Già nel 1854 era
stata inventata l’"Immacolata Concezione di Maria" che non si riferisce alla
nascita vergine di nostro Signore, ma al fatto che, secondo l’insegnamento
cattolico, Anna, la madre di Maria, la ebbe essendo altrettanto immacolata e
vergine e attraverso lo Spirito Santo, come accadde a Maria con il Signore.
Pertanto, l’unico difetto rimasto era la mancanza di prove dell’ascensione
fisica di Maria, che fu infine eliminata con il dogma del 1950, cosicché l’idolo
Maria è praticamente equiparato al figlio di Dio nella Chiesa cattolica.
(Vedi anche discorso 78: "Dottrina
cattolica e Bibbia – una disputa.")
Quindi vediamo che la chiesa cattolica non ha paura di mentire o
ingannare per procurare potere e gloria al suo idolo e quindi ovviamente a se
stessa. E quindi sarebbe anche abbastanza ipotizzabile che un giorno si potesse
pensare di adorare il Signore Gesù come "Agnello di Dio", come viene anche
definito nelle Scritture.
H. Röder mi avrebbe quindi esortato a rimuovere
l’immagine delle mie pecore e dei miei agnelli al pascolo all’inizio della
pagina iniziale, perché altrimenti alcuni cattolici "saranno rafforzati
nell’idea di adorarla"?
O se guardiamo alla posizione del Corano nell’Islam: il libro sacro dei
musulmani è descritto lì come direttamente "mandato dal cielo" e adorato e
baciato. Ora che Papa Giovanni Paolo II ha baciato il Corano il 14 maggio 1999,
sarebbe del tutto plausibile che anche la Chiesa cattolica chieda di baciare e
adorare la Bibbia. H. Röder mi avrebbe quindi chiesto di eliminare l’immagine di
una Bibbia nella pagina di benvenuto di Immanuel.at?
Allora non sarebbe il caso
di leggere la Bibbia? Secondo i commentatori di cui sopra, dovremmo ancora
farlo? O dichiarerebbero la Bibbia una "falsa parola di Dio" e un "libro
anticristiano" solo perché la Chiesa cattolica stabiliva che è una reliquia?
Come si può vedere, tali opinioni portano a interpretazioni
completamente errate. Gli inquisitori della Chiesa cattolica potrebbero aver
avuto un approccio simile quando hanno perseguitato e torturato i cristiani
ortodossi con il pretesto di proteggere la chiesa dagli eretici, e quando questi
non hanno voluto rinunciare alla loro fede, li hanno bruciati sul rogo.
Contrariamente all’insegnamento cattolico, che si basa sulla sua tradizione
scritta e orale e dichiara che la Bibbia è secondaria, l’insegnamento dei
cristiani fedeli si basa esclusivamente sulla Bibbia e qui in particolare sulle
dichiarazioni di nostro Signore Gesù Cristo. Pertanto, non ci sono santi,
reliquie, trasformazioni di pani e idolatria non biblici, ma parliamo in
spirito e verità con il Dio Onnipotente e nostro Signore Gesù Cristo.
Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità.
Giov 4,21 Gesù le disse: «Donna, credimi; l’ora
viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 4,22 Voi
adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la
salvezza viene dai Giudei. 4,23 Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i
veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca
tali adoratori. 4,24 Dio è Spirito; e quelli che l’adorano,
bisogna che l’adorino in spirito e verità». Giov 4,21-24;
E non preghiamo neanche pubblicamente di fronte alle persone e
nelle chiese, come fanno gli ipocriti. Hanno già la loro ricompensa
nell’
attenzione che le persone tributano loro. Ma andiamo a pregare nella nostra
camera, chiudiamo la porta e parliamo con il nostro Padre celeste che è nascosto.
Non snoccioliamo dieci "Ave Maria" o suppliche a un qualche santo, bensì
parliamo con il nostro Dio e al Signore Gesù Cristo senza essere fasulli, ma
nell’umiltà e nella sincerità, ringraziamo concretamente per ciò che abbiamo già
ricevuto e chiediamo cosa pensiamo di necessitare ancora.
Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto.
Mat 6,5 «Quando pregate, non siate come gli
ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli
angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che
questo è il premio che ne hanno. 6,6 Ma tu, quando preghi, entra nella
tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
6,7 Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di
essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Mat 6, 5- 7;
Se andassimo in una chiesa a pregare, correremmo il rischio di
disonorare il vero tempio di Dio che siamo noi stessi. Non troviamo Dio nelle
chiese né nelle funzioni pubbliche, ma nel nostro spirito e nel silenzio e
nell’isolamento della nostra stanza. Coloro che adorano le immagini e le figure
nelle chiese adorano gli idoli. E quale legame abbiamo, in quanto tempio di Dio,
con le immagini idolatre?
Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente; sarà come un padre e saremo come figli e figlie.
2Cor 6,16 E che armonia c’è fra
il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente,
come disse Dio: «Abiterò e camminerò in mezzo a loro, sarò
il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 6,17 Perciò, uscite di
mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’impuro;
e io vi accoglierò. 6,18 E sarò per voi come un padre e
voi sarete come figli e figlie», dice il Signore onnipotente. 2Cor 6,16-18;
Così ha letto questo aspetto anche Gottfried Daniel Pomacher,
predicatore revivalista di Wuppertal, quando disse:
"Il cristianesimo non consiste nelle parole, ma
nella potenza dello Spirito Santo nei credenti. Non quelli che suscitano
apertamente ammirazione nei loro ascoltatori nelle preghiere con le invocazioni
"Signore, Signore", ma quelli che a casa, nella loro stanzetta silenziosa e
senza un solo ascoltatore, rivolgono le loro preghiere al Signore sono i veri
pilastri della comunità."
E ora in base al secondo dei dieci comandamenti non dovremmo
procurarci idoli. Ma proprio come una persona viene salvata solo quando ha
scoperto la fede in nostro Signore Gesù Cristo, e non prima, così un’immagine (o
una persona, un animale / Rom 1, 22-23) diventa un idolo solo quando è adorata e
venerata.
Pertanto, con questo comandamento non si significa che non dovremmo
avere alcuna immagine di cose in cielo, sulla terra e sott’acqua, ma che non
dovremmo utilizzare quelle stesse immagini per adorarle perché
sarebbe idolatria. Che ciò avvenga in altre religioni e congregazioni è
responsabilità di coloro che professano tali credi e non nostra.
Come cristiani fedeli alla Bibbia, non adoriamo immagini o figure e non
preghiamo in pubblico, ma nell’intimità della nostra camera. E come qualsiasi
altra immagine, anche l’immagine della Sindone di Torino sulla pagina iniziale
di Immanuel.at non può violare il secondo comandamento fintanto che non si
chieda di adorare e venerare questa immagine. Al contrario, abbiamo fatto
esplicito riferimento a questa immagine come commento:
Per noi cristiani credenti, è del tutto irrilevante
se la Sindone di Torino sia autentica e lo è anche che sapere quale fosse
l’effettivo aspetto di Gesù Cristo. Lo amiamo perché è
nostro Signore, Dio e Redentore. Perché è morto sulla croce per noi per
espiare i nostri peccati davanti al Padre. E perché è risorto e ci ha
mostrato la strada che anche noi percorreremo.
Un cattolico potrebbe riconoscere il vero vangelo solo da queste
quattro frasi. Se poi ritorna nella sua chiesa e continua ad adorare i "santi"
morti e l’
idolo Maria, allora di lui avverrà quanto secondo la promessa del
Signore in Giov 3,36:
Chi rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Giov 3,35 Il Padre ama il Figlio, e gli ha
dato ogni cosa in mano. 3,36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna,
chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di
Dio rimane su di lui». Giov 3,35-36;
Per quanto riguarda l’"immagine del nostro presunto Signore e
Salvatore" di Herbert Röder sulla Sindone di Torino, nello scritto abbiamo fra
le altre anche l’affermazione di Giovanni secondo cui Giovanni e Pietro
trovarono vuota il sepolcro in cui il Signore fu deposto e videro in esso solo
le fasce di lino in cui Giuseppe d’Arimatea lo aveva avvolto tre giorni prima
(Mat 27, 57-61).
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra.
Giov 20,3 Pietro e l’altro discepolo uscirono
dunque e si avviarono al sepolcro. 20,4 I due correvano assieme, ma l’altro
discepolo corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro; 20,5 e,
chinatosi, vide le fasce per terra, ma non entrò. 20,6 Giunse intanto
anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per
terra, 20,7 e il sudario che era stato sul capo di Gesù, non
per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte. 20,8 Allora
entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide, e
credette. Giov 20, 3- 8;
Anche la Sindone di Torino è un lenzuolo di lino in cui è stato
avvolto un uomo crocifisso. Troviamo una valutazione obiettiva di questo
nell’enciclopedia online Wikipedia, di indubbio orientamento mondano:
È indiscutibile che il tessuto sia particolare,
soprattutto per le seguenti proprietà:
L’immagine è priva di distorsioni come una
proiezione fotografica su una superficie piana, quindi senza
impronta di contatto. Tuttavia, la parte frontale e dorsale della
persona rappresentata sono allineate.
Secondo i parametri di luminosità l’immagine è
un negativo. Solo la moderna tecnologia fotografica consente
l’inversione, ovvero una "immagine in bianco e nero" completamente
ombreggiata e realistica. Il ricorso a interventi pittorici è
escluso.
L’immagine mostra o simula un uomo crocifisso
alla maniera di Gesù con tracce di flagellazione, coronamento di
spine, inchiodamento e apertura del costato. È sorprendente,
tuttavia, che i dettagli, che si discostano dall’iconografia
cristiana, coincidano con i risultati della moderna ricerca
archeologica: le tracce della corona di spine non rimandano a una
corona, ma a una cuffia (in Oriente, la cuffia di spine era diffusa
e una corona di spine insolita); le mani non appaiono trapassate in
superficie, ma alla radice; le gambe avrebbero dovuto essere piegate
alla croce, non distese.
Estratto da Wikipedia-Turiner
Grabtuch [Wikipedia-Sindone di Torino]
Sugli occhi dell’uomo si possono riconoscere stampe di
monete del tempo di Ponzio Pilato. Altrettanto l’analisi del polline
conferma una datazione al tempo di Gesù, mentre il metodo radio-carbonio non
può essere usato per una datazione, poiché il tessuto è stato spesso esposto
a diversi incendi che hanno alterato il valore del carbonio.
Finora, questo non è stato negato in via definitiva, tutti i
tentativi di datare il tessuto al Medioevo sono falliti.
Estratto da http:/www.theologiewiki.de/Turiner_Grabtuch
Secondo il giudizio degli esperti, che si sono interrogati per
decenni sugli esami scientifici sulla Sindone di Torino, l’autenticità del telo
non può ancora essere negata. Si auspica che ci sia una scoperta scientifica
ugualmente obiettiva in relazione alla teoria della creazione.
L’affermazione all’inizio di queste indagini secondo cui si tratterebbe sì di
un’opera grandiosa, ma pur sempre un dipinto, non è stata smentita dagli ultimi
metodi fototecnici. La datazione spesso citata del tessuto al Medioevo sulla
scorta della datazione al carbonio 14 (Metodo del radiocarbonio / "orologio") si
è dimostrata impraticabile a causa degli effetti del fuoco sul tessuto.
Ciò che supporta in larga misura anche la credibilità del sudario torinese è, da
un lato, il fatto che le immagini di Cristo dei secoli passati rappresentassero
le ferite delle unghie sulle mani nel palmo della mano, mentre la sindone
torinese porta queste stimmate nel polso.
Questa è esattamente la posizione che è stata trovata nella moderna ricerca
archeologica durante gli scavi di crocifissi di questo periodo. D’altra parte,
gli esperti di monete Prof. Filas (Chicago) e Prof. Whanger (Durham) hanno
identificato le due stampe di monete sugli occhi come monete emesse dal
Procuratore.
Provengono da una moneta in rame che Pilato aveva coniato tra il 28 e il 30 d.C.
e che non era più in circolazione dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70.
Questa moneta è conosciuta in più conii e reca la scritta "TIBERIOU KAISEROS"
(Imperatore Tiberio). Solo nel 29 il maestro di zecca ha commesso un
errore.
Scrisse KAISEROS con C invece di K. Sono proprio quelle monete rare le cui
impronte sono state chiaramente identificate sulla Sindone.
Moneta emessa dal Procuratore: a destra
l’iscrizione ricostruita e il bastone pastorale
(da https://www.huinfo.at/grabtuch/default.html)
Accantonando l’origine inspiegabile dal punto di vista
scientifico di questa immagine, tutti questi dettagli, le impronte sugli occhi
delle monete del tempo di Ponzio Pilato, le tracce di una flagellazione, le
ferite delle unghie e al petto, potrebbero riferirsi in via teorica, anche a
un’altra persona crocifissa intorno al 30 d.C.
Tuttavia, ciò che non è da considerare probabile per un criminale crocifisso da
Pilato è la cuffia di spine. Non si tratta tanto del fatto che in Oriente di
solito si raffigurava Cristo un copricapo e non una corona di spine come nei
paesi occidentali – e anche la Sindone di Torino presenta un copricapo -, quanto
piuttosto dell’evidenza biblica, che i soldati romani posero questa "corona" sul
capo di Gesù Cristo per deriderlo perché disse che era il re die Giudei.
«Sei tu il re dei Giudei?» Gesù gli disse: «Tu lo dici»
Mat 27,11 Gesù comparve davanti al governatore
e il governatore lo interrogò, dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?» Gesù
gli disse: «Tu lo dici». Mat 27,11;
Gesù fu consegnato a Ponzio Pilato dai sommi sacerdoti e anziani
perché sosteneva di essere il re dei Giudei. E quando Pilato lo interrogò e non
trovò alcuna colpa in lui, voleva liberarlo. Ma gli ebrei gridarono e
minacciarono persino Pilato sostenendo che non si sarebbe comportato da amico
dell’Imperatore se avesse rilasciato di nuovo Gesù.
Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare».
Giov 19,12 Da quel momento Pilato cercava di
liberarlo; ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di
Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare». Giov 19,12;
La dichiarazione del Signore di essere il re dei giudei e l’odio
degli ebrei per Gesù di Nazareth erano quindi la ragione ufficiale per cui
Pilato lo condannò a morte sulla croce. Quando Gesù fu consegnato ai soldati,
questi lo flagellarono e lo derisero mentre lo avvolgevano in un mantello
scarlatto, intrecciavano una cuffia di spine e gliela ponevano sul capo per poi
cadere in ginocchio davanti a lui e gridare: Salve, re dei Giudei.
Intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e, inginocchiandosi davanti a lui lo schernivano, dicendo: «Salve, re dei Giudei!»
Mat 27,27 Allora i soldati del
governatore portarono Gesù nel pretorio e radunarono attorno a lui tutta la
coorte. 27,28 E, spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto; 27,29
intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una
canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano,
dicendo: «Salve, re dei Giudei!» 27,30 E gli sputavano addosso,
prendevano la canna e gli percotevano il capo. 27,31 E, dopo averlo schernito,
lo spogliarono del manto e lo rivestirono dei suoi abiti; poi lo condussero via
per crocifiggerlo. Mat 27,27-31;
E questo è esattamente il punto lampante: poiché una produzione
artificiale della Sindone di Torino non può essere dimostrata sulla base dei
risultati scientifici summenzionati e non si vuole riconoscere l’identificazione
con Gesù di Nazareth, sulla scorta delle prove rimane l’unica alternativa che si
tratti in questo caso di un’altra persona crocifissa durante il regno di Pilato.
Ma è quasi da escludere totalmente che qualsiasi altro criminale crocifisso
dell’epoca sarebbe stato insultato come "re dei Giudei" e che gli sarebbe stata
posta sul capo una corona di spine, come mostra la Sindone di Torino. Vista in
questa luce, migliaia di anni dopo, questa derisione del Figlio di Dio da parte
dei soldati romani sarebbe diventata la prova storica della sua esistenza, morte
e risurrezione per il mondo non credente.
Per lungo tempo, un problema irrisolto era rappresentato dal fatto che
l’immagine si presenta priva di distorsioni, come una proiezione fotografica su
una superficie piana e quindi non può essere un’impronta lasciata da un
contatto. Tuttavia, la parte frontale e dorsale della persona raffigurata sono
mostrate di grandezza identica.
Per qualsiasi impronta lasciata da un contatto, i contorni dell’immagine
dovrebbero apparire distorti, perché considerando la topologia del corpo umano,
per esempio le impronte laterali del volto sul telo dispiegato in piano
rappresenterebbero il viso come se fosse più ampio.
Un gruppo di ricerca guidato da John Jackson, professore di fisica teorica
di Colorado Springs e composto da membri di istituzioni importanti quali la NASA,
il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, la Wright Patterson Air Force Base, IBM,
il Santa Barbara Research Center, NUTEK, Sandia National Laboratory nel New Mexico,
Nuclear Technology Corp., Lockheed Missiles and Space Corp., Los Alamos National
Laboratory e altri, si è incaricato di esaminare questo aspetto.
Lo sviluppo della tecnologia di elaborazione delle immagini al computer ha dato
a Jackson l’idea di provare questa tecnica anche sulla Sindone di Torino.
Donald Devan dell’Istituto di scienze dell’informazione a Santa Barbara e il
Dott. Eric Jumper, un ufficiale dell’Aeronautica Militare e fisico della
materia, si sono interessati al telo. In ogni minuto libero, Jackson, Jumper e
altri scienziati hanno studiato le foto della Sindone scattate nel 1931 e nel
1973.
Hanno esaminato le immagini con l’analizzatore di immagini VP-8, un dispositivo
sofisticato in grado di convertire le sfumature di intensità dell’immagine in
livelli di rilievo verticale. Con loro sorpresa, hanno scoperto che l’immagine
sul tessuto contiene accurati dati tridimensionali, cosa che non avviene nelle
comuni fotografie e dipinti.
Utilizzando i dati del computer, sono stati in grado di costruire un modello
tridimensionale dell’immagine.
(…) si sono avuti ulteriori risultati spettacolari.
Un’irradiazione sconosciuta come fattore scatenante della formazione
dell’immagine è stata l’unica teoria che ha resistito a tutti i nuovi
risultati della ricerca e il Prof. Jackson ha sganciato la bomba: l’ipotesi
del collasso o del crollo del tessuto. La valutazione di tutti i dati
ottenuti nel 1978, precedenti e successivi sembrava lasciare spazio a una
sola possibilità
Al momento della radiazione, la metà del tessuto che giaceva sul corpo cadde
nell’area sottostante, in cui il corpo era aveva giaciuto fino a un momento
prima. Le tracce dell’immagine si sono formate esattamente nel momento in
cui si è verificata questa radiazione e il tessuto ha iniziato a collassare.
Questo ha comportato distorsioni e disallineamenti del corpo e dei contorni
dell’immagine, nonché macchie di sangue sull’immagine e l’assenza di
immagini laterali. I contorni dell’occhio e della guancia, ad es., sembrano
scivolare nel vuoto verso l’esterno. Queste caratteristiche, le distorsioni,
i disallineamenti e la sfocatura delle immagini laterali, sono stati i
risultati della ricerca di scienziati nei campi della medicina,
dell’anatomia, dell’analisi delle immagini e di molti altri, e questi
risultati sono derivati solo dall’ipotesi del collasso di Jackson. Questo
concetto di tessuto che cade nella regione del corpo sottostante con la
formazione simultanea dell’immagine richiede essenzialmente i seguenti
presupposti:
o Il corpo è diventato meccanicamente
"permeabile" al suo ambiente fisico: o è semplicemente scomparso o è stato
trasformato in energia.
o Deve esserci stato un fattore scatenante che ha
fatto scomparire il corpo e allo stesso tempo ha registrato la caduta del
telo nella regione del corpo, ora vuota, come "immagine".
Finora non è assolutamente chiaro di quale natura fisica
questo fattore scatenante avrebbe potuto essere. Che cosa (o chi?) avrebbe
potuto causare o eseguire un simile processo di cui sappiamo perlomeno che
derivava da un qualche tipo di radiazione? Ci sono tre opzioni:
o Un processo divino, soprannaturale = un
miracolo inspiegabile per noi.
o Un processo scientificamente spiegabile di
una natura a noi ancora ignota.
o Un intervento tecnologico scientificamente
spiegabile da parte di un’intelligenza esterna e superiore.
Jackson stesso disse di questo sorprendente risultato della
ricerca: "Come fisico, ammetto che anch’io ho difficoltà con questo
concetto, ma so anche che noi scienziati dobbiamo essere pronti a rivedere i
nostri principi più sacri se le osservazioni lo richiedono … Alcuni
ricercatori e laici ritengono tacitamente che esista ancora un lato oscuro
della natura che non è ancora stato osservato o studiato dalla scienza
moderna, o che, per un qualche motivo, si è manifestato per la prima volta
quando si è formata l’immagine sul tessuto. Certo, è facile dire che
l’immagine sul tessuto proviene da un unico processo, non replicabile. Forse
è stato così, ma ciò eliminerebbe la discussione da qualsiasi studio
scientifico perché la scientificità è caratterizzata dal concetto di
ripetibilità empirica."
In conseguenza di un intervento sconosciuto e per mezzo di una radiazione
ignota, il corpo era al tempo stesso fisicamente permeabile o rimosso al
momento o trasformato in energia; ugualmente questo processo ha alterato la
cellulosa delle estremità delle fibre del tessuto sopra e sotto il corpo,
così da creare una sorta di immagine, una sorta di incenerimento. È qui che
la ricerca ad alta tecnologia sulla Sindone si fa interessante per gli
esegeti che pensano che la misteriosa risurrezione sia stato la causa. Dove
finisce la curiosità della chiesa, inizia davvero quella scientifica. E
sotto questo aspetto anche la Sindone di Torino è interessante per la
ricerca del SETI paleo:
Dal momento che il corpo che giaceva nella stoffa era decisamente morto e
che esso al tempo della formazione dell’immagine e del misterioso processo
di radiazione era già interessato dal rigor mortis (che è uno dei risultati
più sicuri di cent’anni di ricerche sulla Sindone e mette pienamente
d’accordo i medici), sorge una domanda importante: chi è stata la causa di
questo processo? Cosa è più ipotizzabile: un miracolo soprannaturale,
compiuto attraverso un cadavere già interessato dal rigor mortis o un
intervento controllato, messo in atto da un attore sconosciuto per mezzo di
radiazioni, che hanno avuto come conseguenza (o scopo?) la scomparsa o la
"permeabilità" fisica del cadavere?
Estratto dal sito web
Das Turiner Grabtuch [La Sindone di Torino]
Il motivo principale per cui gli scienziati laici parzialmente
oggettivi non possono classificare l’immagine nella Sindone di Torino come un
falso è l’impossibilità di provare in modo scientificamente empirico il tipo e
lo sfondo della sua creazione. Un problema che noi cristiani che conosciamo la
Bibbia potremmo eventualmente risolvere. In 1Cor 15,51-53, Paolo scrive ai
Corinzi del risveglio dei morti al ritorno del Signore e confida loro un
mistero:
Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio.
1Cor 15,51 Ecco, io vi dico un mistero: non
tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, 15,52 in un momento,
in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà,
e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. 15,53 Infatti
bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale
rivesta immortalità. 1Cor 15,51-53;
Come scrive Paolo, i morti in Cristo saranno risvegliati al
ritorno del Signore al rapimento e in un istante, in un attimo saranno
trasformati e resi immortali. A questa trasformazione si riferisce nella sua
seconda lettera ai Corinzi, dove ammette:
Desideriamo intensamente di essere rivestiti della nostra abitazione celeste.
2Cor 5,1 Sappiamo infatti che se
questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un
edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli. 5,2 Perciò in
questa tenda gemiamo, desiderando intensamente di essere rivestiti della
nostra abitazione celeste, 5,3 se pure saremo trovati vestiti e non
nudi. 5,4 Poiché noi che siamo in questa tenda gemiamo, oppressi; e
perciò desideriamo non già di essere spogliati, ma di essere rivestiti,
affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita. 2Cor 5, 1- 4;
E qui Paolo scrive che desidera essere rivestito
ancora da vivo con la "abitazione celeste", il corpo spirituale, invece di
morire prima, quindi essere svestito, e solo più tardi, al ritorno del
Signore, essere risvegliato ed essere rivestito con il di Lui corpo di gloria.
(Vedi anche excursus 07: "Il Corpo della Risurrezione.")
Cristo trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria.
Fili 3,20 Quanto a noi, la nostra cittadinanza è
nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il
Signore, 3,21 che trasformerà il corpo della nostra umiliazione
rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che
egli ha di sottomettere a sé ogni cosa. Fili 3,20-21;
Come riporta Giovanni sopra in Giov 20,3-8, quando Giovanni e
Pietro trovarono la tomba vuota con le fasce di lino, anche Maria Maddalena era
con loro. Solo quando i due se ne furono andati, ella osò guardare il sepolcro.
Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre».
Giov 20,11 Ma Maria era rimasta fuori del sepolcro a piangere. E, mentre
piangeva, si chinò dentro il sepolcro, 20,12 e vide due angeli, vestiti di bianco, che sedevano l’uno al
capo e l’altro ai piedi del luogo, dove era stato posto il corpo di Gesù. 20,13 Essi le dissero: «Donna,
perché piangi?». Ella rispose loro: «Perché hanno portato via il mio Signore, e io non so dove l’abbiano
posto».
20,14 Detto questo, ella si volse indietro e vide Gesù, che stava lì in piedi; ma ella non
sapeva che fosse Gesù. 20,15 Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Lei, pensando che
fosse l’ortolano, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io lo
prenderò». 20,16 Gesù le disse: «Maria!». Ed ella allora, voltandosi, gli disse: «Rabboni!» che
significa: Maestro.
20,17 Gesù le disse: «Non toccarmi, perché non sono ancora salito al Padre
mio; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro che io salgo al Padre mio e Padre
vostro, al Dio mio e Dio vostro». 20,18 Allora Maria Maddalena andò ad annunziare ai
discepoli che aveva visto il Signore, e che lui le aveva detto queste cose. Giov 20,11-18;
Maria Maddalena vide qui il Signore tre giorni dopo la sua
morte, immediatamente dopo che fu risuscitato dai morti. E aveva quel "corpo di
gloria", cioè il corpo spirituale, che Paolo ha descritto sopra
in Fili 3,21. A questo fa riferimento l’esplicita richiesta del Signore a Maria
Maddalena di non toccarlo perché non è ancora stato presso il Padre celeste.
Solo dopo essere salito al Padre nel cielo dopo il suo risveglio e poi, nella sua
risurrezione, è tornato fisicamente sulla terra con il corpo della
Risurrezione per incontrare i discepoli e non ha più esitato a farsi
toccare dai discepoli. Al contrario, mostrò loro che il suo corpo era fatto di
carne e ossa, e mangiò persino pesce e bevve per fugare il timore dei discepoli
di trovarsi al cospetto di un spirito.
Toccatemi e guardate, perché uno spirito non ha carne e ossa.
Luca 24,36 Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve
in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» 24,37 Ma essi, sconvolti e atterriti, pensavano di vedere uno
spirito. 24,38 Ed egli disse loro: «Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
24,39 Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io! Toccatemi e guardate, perché uno spirito
non ha carne e ossa, come vedete che ho io». 24,40 E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi.
24,41 Ma siccome per la gioia non credevano ancora e si stupivano, disse loro: «Avete qui qualcosa da
mangiare?» 24,42 Essi gli porsero un pezzo di pesce arrostito; 24,43 egli lo prese, e mangiò
in loro presenza. Luca 24,36-43;
Porgi la mano e mettila nel mio costato.
Giov 20,26 Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e
Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!»
20,27 Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio
costato; e non essere incredulo, ma credente». Giov 20,26-27;
(Vedi anche capitolo 12: "La Risurrezione.")
Quindi il corpo morto del Signore giacque nella tomba per tre
giorni mentre il suo spirito era nel regno dei morti e lí predicava il Vangelo
agli spiriti dei morti – cio’ a tutte le persone che sono vissute e morte
dall’inizio del mondo.
Il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti.
Mat 12,38 Allora alcuni scribi e farisei presero a
dirgli: «Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno». 12,39 Ma egli rispose
loro: «Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno; e segno non le
sarà dato, tranne il segno del profeta Giona. 12,40
Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il
Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti. Mat 12,38-40;
Che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra?
Efes 4,8 Per questo è detto: «Salito in alto, egli
ha portato con sé dei prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini».4, 9 Ora,
questo «è salito» che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso
nelle parti più basse della terra? 4,10 Colui che è disceso, è lo stesso che
è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa. Efes 4, 8-10;
Infatti per questo è stato annunciato il vangelo anche a coloro che sono morti.
1Piet 4,6 Infatti per questo è stato
annunciato il vangelo anche a coloro che sono morti; affinché, seppur
essendo stati giudicati nella carne secondo gli uomini, potessero vivere nello
Spirito secondo Dio. 1Piet 4, 6;
(Vedi anche excursus 09: "Il Paradiso.")
Qui non abbiamo solo la chiara affermazione che il Signore è
sceso nelle profondità della terra dopo la sua morte, ma anche la spiegazione di
ciò che ha fatto in questo periodo nel regno dei morti: come in vita ha
annunciato il Vangelo ai vivi, così ha fatto, da morto, a coloro nel regno dei
morti che sono morti prima della sua esistenza terrena e ha offerto loro la
salvezza per misericordia. Quindi il terzo giorno è tornato dal regno dei morti
e lo spirito di vita di Dio è entrato nel suo corpo ed Egli è stato
risvegliato.
Ma Dio lo ha risvegliato il terzo giorno e noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
Atti 10,38 vale a dire, la storia di Gesù di
Nazaret; come Dio lo ha unto di Spirito Santo e di potenza; e com’egli è andato
dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere
del diavolo, perché Dio era con lui. 10,39 E noi siamo testimoni di tutte le
cose da lui compiute nel paese dei Giudei e in Gerusalemme; essi lo uccisero,
appendendolo a un legno. 10,40 Ma Dio lo ha risvegliato il terzo
giorno e volle che egli si manifestasse 10,41 non a tutto il popolo, ma
ai testimoni prescelti da Dio; cioè a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con
lui dopo la sua risurrezione [anastenai] dai morti. Atti 10,38-41;
(Vedi anche capitolo 12: "Risveglio dai Morti e
Risurrezione.")
Abbiamo anche un ottimo esempio per questo processo di risveglio
nell’Apocalisse. I due testimoni di Dio, ai quali Dio diede la facoltà di
profetizzare per 1260 giorni e durante quel tempo di chiudere il cielo e colpire
la terra con ogni pestilenza tutte le volte che volevano, vengono uccisi alla
fine del loro tempo dalla bestia dal mare, il demoniaco Anticristo.
E i loro cadaveri giaceranno per le strade di Gerusalemme e le persone saranno felici di
essersi finalmente liberate di questi profeti che li hanno torturati e
celebreranno e faranno in modo che i cadaveri non vengano seppelliti. Ma dopo
tre giorni e mezzo avvenne quanto segue:
Ma dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro.
Apoc 11,11 Ma dopo tre
giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro;
essi si alzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro. 11,12
Ed essi udirono una voce potente che dal cielo diceva loro: «Salite quassù».
Essi salirono al cielo in una nube e i loro nemici li videro.
Apoc 11,11-12;
Questi due testimoni di Dio vengono risuscitati dopo tre giorni
e mezzo dai morti (rivestiti) e portati in cielo. Ma questo è esattamente quel
processo riportato anche qui in precedenza dagli apostoli in relazione aa
risveglio del Signore. Ed è proprio questo processo di risveglio, in cui lo
spirito della vita di Dio ha trasformato (rivestito) il corpo del Signore,
potrebbe essere la causa altrimenti completamente inspiegabile dell’impronta del
corpo sulla Sindone di Torino.
Sfortunatamente, tuttavia, la scienza ricuserà questa argomentazione come non
scientifica e preferirebbe rimanere nell’incertezza. Sebbene se ne possa
prendere atto perché le persone mondane non hanno fede e non sanno nulla della
Bibbia, per i cristiani credenti è leggermente diverso.
Chiunque in quanto cristiano non contempli tali possibilità e le qualifichi a priori come
"anticristiane" e "blasfeme", come nell’articolo citato
all’inizio sul sito web Biblekreis.ch, testimonia così la propria
superficialità e ignoranza delle Scritture e si deve quindi supporre che anche
le sue altre credenze non abbiano fondamento nella Bibbia.
Nel Suo ultimo discorso "La Sindone di Torino" per fortuna è
riuscito a sintetizzare tutti i fatti attualmente rilevanti su questo
argomento e a ricollegarli alle dichiarazioni bibliche pertinenti. Questo
documento è estremamente utile nella discussione e per una valutazione
realistica di questo ambito problematico.
Tuttavia, il punto che purtroppo non viene sviluppato nel Suo lavoro è il
fatto che Giovanni parli tre volte di "fasce di lino", al plurale,
in Giov 20,5-7, e che invece nel caso della Sindone di Torino si tratti di
un unico telo. L’evangelista in Giov 20,7 fa anche riferimento a un sudario
che Gesù aveva in testa e che, quando Pietro e Giovanni visitarono la tomba,
si trovata avvolto in un preciso punto. Quindi se il sudario era avvolto
intorno alla testa del defunto, al momento della Resurrezione l’immagine
avrebbe dovuto essere fissarsi sul sudario e non sul telo funebre.
W.Niemetz@gmx.de
Grazie per questa nota che è giustificata ed è frutto di
un’
attenzione straordinaria. Il fatto che queste dichiarazioni delle Scritture
non siano state menzionate nel discorso precedente è probabilmente dovuto al
fatto che, per quanto mi consti, non c’è mai stato un interprete che abbia
affrontato questi dettagli su questo specifico argomento e che questi mi sono
quindi sfuggiti.
Tuttavia, va notato che solo Giovanni menziona questi fasce di lino, mentre tutti
e tre gli altri evangelisti parlano solo di un telo, come mostrano i seguenti
testi.
Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito
Mat 27,57 Fattosi sera, venne un uomo ricco di
Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.
27,58 Questi, presentatosi a Pilato, chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato
comandò che il corpo gli fosse dato. 27,59 Giuseppe prese il corpo, lo
avvolse in un lenzuolo pulito, 27,60 e lo depose nella propria tomba
nuova, che aveva fatto scavare nella roccia. Poi, dopo aver rotolato una grande
pietra contro l’apertura del sepolcro, se ne andò. 27,61 Maria Maddalena e
l’altra Maria erano lì, sedute di fronte al sepolcro. Mat 27,57-61;
Questi comprò un lenzuolo e, tratto Gesù giù dalla croce, lo avvolse nel panno.
Mar 15,42 Essendo già sera (poiché era la
Preparazione, cioè la vigilia del sabato), 15,43 venne Giuseppe d’Arimatea,
illustre membro del Consiglio, il quale aspettava anch’egli il regno di Dio; e,
fattosi coraggio, si presentò a Pilato e domandò il corpo di Gesù. 15,44 Pilato
si meravigliò che fosse già morto; e dopo aver chiamato il centurione, gli
domandò se Gesù era morto da molto tempo; 15,45 avutane conferma dal centurione,
diede il corpo a Giuseppe. 15,46 Questi comprò un lenzuolo e, tratto
Gesù giù dalla croce, lo avvolse nel panno, lo pose in una tomba
scavata nella roccia; poi rotolò una pietra contro l’apertura del sepolcro.
15,47 E Maria Maddalena e Maria, madre di Iose, stavano a guardare il luogo
dov’era stato messo. Mar 15,42-47;
E, trattolo giù dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo.
Luca 23,50 C’era un uomo, di nome Giuseppe, che era
membro del Consiglio, uomo giusto e buono, 23,51 il quale non aveva acconsentito
alla deliberazione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatea, città della
Giudea, e aspettava il regno di Dio. 23,52 Si presentò a Pilato e chiese il
corpo di Gesù. 23,53 E, trattolo giù dalla croce, lo avvolse in un
lenzuolo e lo mise in una tomba scavata nella roccia, dove nessuno era
ancora stato deposto. 23,54 Era il giorno della Preparazione, e stava per
cominciare il sabato. 23,55 Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea,
seguito Giuseppe, guardarono la tomba, e come vi era stato deposto il corpo di
Gesù. Luca 23,50-55;
Ora le relazioni dei tre Sinottisti, a differenza del Vangelo di
Giovanni, non sono relazioni dirette di testimoni oculari, ma si basano su
dichiarazioni di testimoni coevi di seconda o terza mano. Pertanto, il Vangelo
di Giovanni è di particolare importanza qui e si devono esaminare attentamente
le sue dichiarazioni su questo tema. Proviamo a mettere in discussione questo
testo e rivedere il passaggio interessato:
Simon Pietro entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra e il sudario che era stato sul capo di Gesù piegato in un luogo a parte.
Giov 20,1 Il primo giorno della settimana, la
mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide
la pietra tolta dal sepolcro. 20,2 Allora corse verso Simon Pietro e l’altro
discepolo che Gesù amava e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro
e non sappiamo dove l’abbiano messo». 20,3 Pietro e l’altro discepolo uscirono
dunque e si avviarono al sepolcro. 20,4 I due correvano assieme, ma l’altro discepolo
corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro; 20,5 e, chinatosi,
vide le fasce per terra, ma non entrò. 20,6 Giunse intanto anche
Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra,
20,7 e il sudario che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce,
ma piegato in un luogo a parte. 20,8 Allora entrò anche l’altro discepolo che
era giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette. 20,9 Perché non avevano
ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti.
20,10 I discepoli dunque se ne tornarono a casa. Giov 20, 1-10;
Quando Giovanni parla qui delle fasce, al plurale, può
avere a mio avviso, due ragioni. All’epoca delle sepolture in Israele, non era
affatto comune seppellire i morti in un unico telo. Teli così grandi, la sindone di Torino misura 4,36 m di lunghezza e 1,10 m di larghezza, erano
relativamente costosi e probabilmente una famiglia a medio reddito non poteva o
non voleva permetterselo. Ne troviamo una prova nelle Scritture quando il
Signore resuscitò Lazzaro:
Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce.
Giov 11,41 Tolsero dunque la pietra. Gesù, alzati
gli occhi al cielo, disse: «Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. 11,42 Io
sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla
che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato». 11,43 Detto questo,
gridò ad alta voce: «Lazzaro, vieni fuori!» 11,44 Il morto uscì, con i
piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù
disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Giov 11,41-44;
Le mani e i piedi di Lazzaro erano avvolti da (vari) sudari.
Questa era la pratica comune e quindi generalmente nota per le sepolture a
mosaico. E quando Giovanni si chinò e guardò nel sepolcro, in Giov 20,5, senza
entrare direttamente, vide giacere lì le "fasce di lino". Quando videro il
sepolcro vuoto, sia Pietro che Giovanni senza guardare meglio i teli.
La ragione di questa esitazione quando si entra e si esce rapidamente dalla grotta risiede
nei rigidi regolamenti della Legge mosaica, secondo la quale toccare gli oggetti
di un morto, anche semplicemente l’ingresso in una tomba in cui giace un morto,
contamina il credente e va poi mondato. È quindi abbastanza plausibile che
Giovanni abbia considerato superficialmente che, come al solito, ci fossero
molti fasce ammucchiati, anche se in realtà ce n’era solo.
E poi c’è la seconda possibilità, ovvero che in realtà ci fossero diversi
sudari. Il cadavere avrebbe potuto essere avvolto longitudinalmente nella lungo
sindone e poi avvolto in larghezza con diverse fasce più piccole. Sebbene ciò
sia improbabile, come vedremo di seguito, l’effetto dell’immagine sul sudario
durante il risveglio sarebbe stato lo stesso come se il corpo fosse stato
avvolto in un solo grande telo di lino.
Se ora paragoniamo la sepoltura di Cristo con la sepoltura offerta e poi
praticata nel giudaismo allora, e in parte fino ad oggi, si può vedere che nel
caso della morte del Signore non si tratta affatto di una sepoltura rituale
conforme alla legge. Il rito mosaico prescrive ad es. che il morto venga lavato
e che il corpo mortale venga avvolto nel lino. Se la Sindone di Torino è
autentica, entrambe le pratiche sono state omesse.
Le molteplici tracce di sangue sulla sindone indicano che il morto non è
stato lavato e sul fatto che il telo di lino sia sta solo posto sul corpo senza
avvolgerlo solleva la domanda sul motivo per cui Giuseppe di Arimatea abbia dovuto
trascurare tutto questo. Per comprendere meglio la situazione qui, dobbiamo osservare
più compiutamente la persona di Giuseppe di Arimatea e le circostanze contestuali.
Giuseppe proveniva da Arimatea, l’attuale Rantis, a nord-est di Lidda, una
cittadina vicino a Tel Aviv. Era un consigliere rispettato (Mar 15,43; Mar
23.50) e quindi membro del Consiglio superiore. Era un uomo ricco (Mat 27,57)
che aspettava il regno di Dio (Mar 15,43) e non aveva acconsentito al giudizio
del sommo consiglio di consegnare Gesù di Nazareth ai romani perché fosse
crocifisso (Luc 23,51) perché, sebbene fosse membro del sommo consiglio, era
egli stesso discepolo di Gesù (Mat 27,57).
Il giorno della crocifissione fu un giorno di Preparazione. Questo è il giorno prima
di una festa ebraica, cioè prima del Shabbat settimanale, quindi sarebbe venerdì
o, come in questo caso (Giov 19,31), prima dell’annuale "Grande Shabbat"
(Shabbat haGadol) che non è legato a un giorno fisso della settimana, ma alla
data (14º Nisan).
Un’altra peculiarità della divisione ebraica del giorno era
l’inizio di un giorno di 24 ore non a mezzanotte, come è comune oggi, ma al
tramonto. Il conteggio orario iniziò quindi alle 18:00 della sera (la sera
prima), che durò dodici ore fino alle sei del mattino. E la giornata iniziò alle
sei del mattino e durò 12 ore fino alle 6 di sera. Ed è così che vanno compresi
i tempi nei racconti biblici della crocifissione.
La morte di Gesù sulla croce.
Mar 15,24 Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti,
tirandole a sorte per sapere quello che ciascuno dovesse prendere. 15,25 Era l’ora terza
quando lo crocifissero. 15,26 L’iscrizione indicante il motivo della
condanna diceva: Il re dei Giudei. 15,27 Con lui crocifissero due ladroni, uno
alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. 15,28 [E si adempì la Scrittura che
dice: «Egli è stato contato fra i malfattori».] 15,29 Quelli che passavano lì
vicino lo insultavano, scotendo il capo e dicendo: «Eh, tu che distruggi il
tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 15,30 salva te stesso e scendi giù dalla
croce!» 15,31 Allo stesso modo anche i capi dei sacerdoti con gli scribi,
beffandosi, dicevano l’uno all’altro: «Ha salvato altri e non può salvare se
stesso. 15,32 Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, affinché
vediamo e crediamo!» Anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo
insultavano. 15,33 Venuta l’ora sesta, si fecero tenebre su tutto il
paese, fino all’ora nona. 15,34 All’ora nona, Gesù gridò a gran
voce: «Eloì, Eloì lamà sabactàni?» che, tradotto, vuol dire: «Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?» 15,35 Alcuni dei presenti, udito ciò,
dicevano: «Chiama Elia!» 36 Uno di loro corse e, dopo aver inzuppato d’aceto una
spugna, la pose in cima a una canna e gli diede da bere, dicendo: «Aspettate,
vediamo se Elia viene a farlo scendere». 15,37 Gesù, emesso un gran
grido, rese lo spirito. Mar 15,33-37;
Nella terza ora di questo giorno, alle nove, lo crocifissero e
nella sesta ora, alle 12:00, ci fu oscurità in tutto il paese e nella nona ora,
alle 15:00 di quel giorno, il Signore morì sulla croce. Giuseppe di Arimatea
possedeva ora una tomba di roccia a Gerusalemme, che aveva acquistato per la
propria sepoltura. E aveva deciso di togliere il Signore dalla croce e metterlo
in questa tomba ancora inutilizzata.
Questo fu l’inizio di una corsa contro il tempo per Giuseppe di Arimatea. Per
togliere il Signore dalla croce, dovette prima ottenere il permesso di Pilato.
Quest’ultimo convocò il capitano, che comandò ai soldati sul sito del Calvario (Golgotha)
(Mat 27,54; Mar 15,44-45) di chiedere se il Nazareno fosse effettivamente già
morto. Quando ciò fu confermato, Pilato diede il corpo a Giuseppe. Giuseppe
acquistò quindi la tela di lino – la sindone – e il sudario in città (Mar 15,46) e dovette
anche reperire i servi per far prendere il morto dalla croce e trasportarlo
nella tomba di roccia.
La mancanza di tempo in cui si trovava Giuseppe, era da imputare al fatto che il
Grande Shabbat iniziò alle 18, ora in cui agli ebrei non fu permesso di
intraprendere alcuna attività e quindi senz’
altro non di seppellire i morti.
Quindi ebbe circa tre ore, comprendenti il viaggio a Pilato per ottenere il
permesso di deporre il corpo dalla croce, l’approvvigionamento die teli,
l’accoglienza dei servi e il ritorno al Calvario, nonché la deposizione dalla
croce e il trasporto, che fu probabilmente l’
operazione più impegnativa dal
punto di vista temporale, così che non rimase molto tempo per la sepoltura
stessa.
E poiché toccare una persona morta secondo la Legge mosaica significava
sette giorni di impurità (Num 19,11, 14), cioè l’
intera durata della Pasqua
ebraica, Giuseppe di Arimatea, in quanto consigliere, non poté toccare il corpo
e quindi dovette incaricare le donne e gli uomini ebrei dell’
esecuzione
dell’effettiva sepoltura rituale il giorno dopo il Shabbat.
Chi avrà toccato il cadavere di una persona umana sarà impuro sette giorni.
Num 19,11 chi avrà toccato il cadavere di
una persona umana sarà impuro sette giorni. 19,12 Quando uno si sarà
purificato con quell’acqua il terzo e il settimo giorno, sarà puro; ma se non si
purifica il terzo e il settimo giorno, non sarà puro. 19,13 Chiunque
tocchi un morto, cioè il corpo di una persona umana che sia morta, e non si
purifica, contamina la dimora del SIGNORE; e quel tale sarà tolto via
da Israele. Siccome l’acqua di purificazione non è stata spruzzata su di lui,
egli è impuro; ha ancora addosso la sua impurità. 19,14 Questa è la legge:
quando un uomo sarà morto in una tenda, chiunque entrerà nella tenda e chiunque
sarà nella tenda sarà impuro per sette giorni. 19,15 Ogni vaso scoperto sul
quale non sia un coperchio ben fermo sarà impuro. 19,16 Chiunque, nei
campi, avrà toccato un uomo ucciso da un’arma o morto per cause naturali, o
delle ossa umane, o un sepolcro, sarà impuro per sette giorni. Num 19,11-16;
I rapporti nei Vangeli (ad es. Mat 27,59-60) secondo cui
Giuseppe di Arimatea stesso avvolse il Signore nel telo, lo depose nella grotta
e persino fece rotolare la pesante pietra sulla porta della grotta vanno
considerati come una versione abbreviata di quanto avvenne, come troviamo spesso
nelle Scritture.
Allo stesso modo vanno lette anche l’affermazione di Mat 27,60
secondo cui lo stesso Giuseppe avrebbe ricavato la grotta dalle rocce o
l’affermazione di Giov 19,41 circa la grotta sita in un giardino nel luogo della
crocifissione. Un membro rispettato e ricco del sommo consiglio, come Giuseppe
di Arimatea, non scolpirà in prima persona la propria tomba ricavandola dalla
roccia, e se quindi l’ha acquistata, non l’avrà fatto nel luogo in cui le forze
occupanti romane hanno fatto giustiziare i criminali.
Pertanto, il trasporto dal Golgotha alla tomba di roccia poco più in là
avrà occupato la parte restante delle tre ore.
E questo ora pare essere stato il motivo per cui Giuseppe di Arimatea ha
rimandato il lavaggio, l’imbalsamazione e l’avvolgimento rituale nel sudario,
mancandogli il tempo, e ha fatto portare il corpo di Gesù in fretta alla tomba,
con l’intenzione di recuperare tutto il giorno dopo.
Ed è per questo che troviamo anche molte tracce di sangue nella sindone,
perché il corpo non è stato lavato, non ci sono segni di un processo
di imbalsamazione, ma solo aloe e mirra sciolte, probabilmente per mitigare
l’odore del corpo che si aspetta per il funerale il giorno successivo.
E infine anche il corpo semplicemente coperto e non avvolto nel telo di lino.
Le uniche che seguirono Giuseppe di Arimatea dalla croce alla tomba e furono
quindi testimoni oculari della sepoltura furono le donne (Mat 27,61; Mar 15,47;
Luc 23,55) che si fermarono anche presso la croce al momento della crocifissione
(Luc 23,49; Giov 19,25-26). Non troviamo alcuna menzione tra i Sinottisti che i
discepoli fossero sulla croce o alla sepoltura. Al contrario, come leggiamo in
Mat 26,56, tutti i discepoli abbandonarono il Signore quando fu arrestato nel
giardino del Getsemani e fuggirono.
Solo Giovanni riferisce di essere rimasto in piedi presso la croce con la madre
di Gesù e le altre donne, ma non dice nulla sulla sua partecipazione alla
sepoltura. Pertanto, si deve presumere che neppure Egli sapesse come fosse il
telo con cui Giuseppe fece coprire il corpo di Gesù. Per questo Giovanni parla
genericamente di "fasce di lino" che aveva visto nella tomba vuota dopo
il risveglio.
Al contrario, le informazioni fornite dai Sinottisti
apparentemente hanno avuto origine nelle testimonianze delle donne che hanno
partecipato alla sepoltura e hanno visto il corpo del Signore avvolto in
un’unica grande tela di lino.
(Vedi anche discorso 40: "Ci sono errori nella Bibbia?")
Infine, anche altre affermazioni nell’ambito di questo tema nel
Vangelo di Giovanni non corrispondono ai testi dei Sinottisti. Quindi Giovanni
parla del fatto che Giuseppe di Arimatea e Nicodemo avvolsero il corpo. Nicodemo
non viene affatto menzionato dai Sinottisti in questo contesto. Giovanni scrive
anche che entrambi imbalsamarono il corpo con "circa cento litra" (litra = peso
del greco antico = circa 1 libbra / 1/2 kg), ovvero 33 kg, di una mistura di
mirra e aloe.
Essi dunque presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in fasce con gli aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso i Giudei
Giov 19,39 Nicodemo, che in precedenza era andato da Gesù di
notte, venne anch’egli, portando una mistura di mirra e d’aloe di circa
cento libbre. 19,40 Essi dunque presero il corpo di Gesù e lo avvolsero
in fasce con gli aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso i Giudei.
Giov 19,39-40;
Nel caso dei Sinottisti, d’altra parte, leggiamo che furono le
donne a preparare oli e unguenti profumati dopo il loro ritorno a casa (Luca
23,56) e il primo giorno della settimana (domenica mattina), molto presto quando
il sole sorse, andarono nella cripta perché volevano imbalsamare il corpo. A
quel tempo, tuttavia, trovarono la tomba già vuota (Mar 16,2-6; Luc 24,1-3).
Tuttavia, anche se queste donne non potevano più ungere il Signore, fu eseguita
la rituale unzione con oli profumati, come era consuetudine per le sepolture
ebraiche. Due giorni (Mat 26,2; Luc 22,1-2) prima della sua crocifissione, il
Signore si trovava a Betania nella casa di Simone, il lebbroso, e sedeva alla
sua tavola. E qui una donna venne da lui e versò sul suo capo un vaso di
alabastro pieno di prezioso olio.
Versando quest’olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.
Mat 26,6 Mentre Gesù era a Betania, in casa di
Simone il lebbroso, 26,7 venne a lui una donna che aveva un vaso di
alabastro pieno d’olio profumato di gran valore e lo versò sul capo di lui che
stava a tavola. 26,8 Veduto ciò, i discepoli si indignarono e dissero:
«Perché questo spreco? 26,9 Quest’olio si sarebbe potuto vendere caro e dare il
denaro ai poveri». 26,10 Ma Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché date noia a
questa donna? Ha fatto una buona azione verso di me. 26,11 Perché i poveri li
avete sempre con voi, ma me non mi avete sempre. 26,12 Versando
quest’olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura. Mat 26, 6-12;
Come racconta Giovanni nel passaggio parallelo, in Giov
12,1-8, fu Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro, il cui è stato
risuscitato dai morti dal Signore, che ha versato l’olio sul Signore ead
anticipare così, inconsapevolmente, l’unzione per la sua sepoltura del giorno
successivo.
Per quanto riguarda il sudario menzionato da Giovanni, si può
assolutamente concordare con l’argomentazione nella replica precedente di W.
Niemetz. Se la testa del Signore fosse stata effettivamente avvolta nel sudario,
con il risveglio, trasformandosi il corpo fisico deceduto in spirituale,
l’immagine avrebbe dovuto fissarsi sul sudario e non sulla sindone.
Ora, però, come per le "fasce di lino" di cui sopra, si deve anche qui tenere
conto del fatto che Giovanni non aveva partecipato alla sepoltura (Giov
19,38-42) e quindi non poteva sapere se la testa di Gesù fosse avvolta o meno
nel sudario. E proprio come per la fretta prese probabilmente una sola fascia
per più teli, poiché quella era la consuetudine, così avrebbe potuto
automaticamente supporre che, in caso ci fosse un sudario, quest’ultimo avesse
avvolto il capo del Signore.
Ma proprio questo è molto discutibile sulla scorta dell’analisi della situazione
precedente. Come abbiamo visto, quando raggiunse il cadavere di fronte alla
tomba di roccia, Giuseppe di Arimatea ebbe a stento il tempo di far avvolgere il
cadavere nella tela di lino e di collocarlo nella cripta. Avvolgere la testa nel
telo era però un lavoro che, se eseguito correttamente – il capo ovviamente
doveva anche essere lavato – richiedeva tempo, tempo che Giuseppe a quel punto
non aveva più.
Abbiamo anche potuto dedurre grazie alle indicazioni contenute nelle Scritture
che Giuseppe aveva ovviamente deciso, a causa della mancanza di tempo, di
eseguire la sepoltura conforme al rituale con lavaggio, imbalsamazione e
avvolgimento con ila sindone e con il sudario solo dopo il Shabbat e di coprire
solo temporaneamente il corpo e deporlo nella cripta.
Questo fu probabilmente concordato anche con le donne che avevano partecipato a questa sepoltura
provvisoria e che avevano visto come il corpo del Signore era stato collocato lì
(Luc 23,55). Ecco perché prepararono "olii e unguenti profumati" a casa e
andarono alla tomba molto presto il primo giorno della settimana dopo il Shabbat
e volevano imbalsamare il corpo (Mar 16,1).
Da ciò si può dedurre che la testa del Signore non era avvolta nel sudario, ma
che solo la sindone copriva l’intero cadavere sopra e sotto. E quindi sulla
sindone compare l’immagine del viso, causata dalle radiazioni durante la
trasformazione del corpo fisico in un corpo spirituale, cosi come l’immagine di
tutto il corpo.
Posizione del cadavere nel telo.
(da https://www.huinfo.at/grabtuch/grabtuch.html)
Ma se il sudario non è stato utilizzato, si pone la questione
perché Giuseppe lo ha riconosciuto in modo chiaro e inequivocabile quando ha
guardato nella cripta? Se contestualizziamo l’intero testo, intuiamo lo sfondo:
E il sudario che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte.
Giov 20,6 Giunse intanto anche Simon Pietro che lo
seguiva ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra, 20,7 e il
sudario che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato
in un luogo a parte. Giov 20,6- 7;
Molti interpreti si sono interrogati sul perché il signore ha
lasciato la sindone incustodito dopo il suo risveglio, mentre aveva
accuratamente piegato il sudario e lo aveva tenuto in un luogo a parte. Alla
luce dell’analisi di cui sopra, la risposta è semplice: non è stato il Signore a
mettere da parte il sudario dopo il suo risveglio.
Era stato Giuseppe di Arimatea che aveva precedentemente acquistato e portato il drappo funebre e il
sudario in città e, poiché non c’era abbastanza tempo per una sepoltura conforme
al rito, avvolse temporaneamente il corpo del Signore nella sindone e piegò
separatamene il sudario inutilizzato per la corretta sepoltura il giorno
successivo.
Gesù giacque nella tomba al massimo da venerdì, intorno alle
17:00 a domenica mattina molto presto. Se consideriamo al più tardi intorno
alle 7 del mattino, abbiamo calcolato forzatamente tre giorni: l’ultima ora
di venerdì, l’intero sabato e la prima ora di domenica. Tuttavia, non è
possibile coprire tre notti. Venerdì è il giorno della crocifissione? (…)
Non vorrei appigliarmi a un’inesattezza della Scrittura specificatamente su
questo punto di Matt 12,40; non da ultimo perché sono parole del Signore.
Immanuel.at sottolinea ripetutamente che queste parole hanno un valore
prioritario quando si persegue la compatibilità con altri versetti della
Bibbia.
All’inizio del mio percorso di fede, David Pawson è stato di grande aiuto
per comprendere la Parola di Dio. Diversi anni fa avevo letto o ascoltato la
sua interpretazione dell’argomento toccato. In breve, si tratta di un altro
giorno tra il giorno delal preparazione e il primo giorno della settimana in
questo Grande Shabbat. Ho dimenticato i dettagli della sua interpretazione,
quindi l’ho richiesta di nuovo e mi prenderò la libertà di fargliela avere.
Giuseppe De Candia
(Il libro di David Pawson, "Der Weg zur Hölle" [The Road to Hell
– La via per l’inferno], citato da G. De Candia nella sua replica summenzionata
è stato pubblicato nella traduzione tedesca nella Librarie Chrétienne CARREFOUR
erschienen. ISBN 2 88272-023 8). Vorrei ringraziare il fratello De Candia per
questo eccellente lavoro.
(Vedi anche Discorso 88: "David Pawson e l’interpretazione degli avvenimenti negli Ultimi Tempi.")
Grazie per il suggerimento! Questa è effettivamente una domanda
con cui l’esegesi si confronta ancora e sempre senza aver trovato una risposta
univoca. Abbiamo la dichiarazione del Signore in Mat 12,40:
Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti.
Mat 12,38 Allora alcuni scribi e farisei
presero a dirgli: «Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno». 12,39 Ma egli
rispose loro: «Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno; e segno
non le sarà dato, tranne il segno del profeta Giona. 12,40 Poiché, come
Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio
dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti. 12,41 I
Niniviti compariranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno,
perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui c’è più che
Giona! Mat 12,38-41;
È l’affermazione molto chiara e incontrovertibile che il Signore
stesso ha fatto: Egli rimarrà nel cuore della terra tre giorni e tre notti.
Tuttavia, come il fratello De Candia osserva giustamente nella sua replica
riportata in precedenza, l’interpretazione convenzionale si estende solo dalla
morte del Signore sulla croce, nel giorno della preparazione (giorno prima del
Shabbat, che è comunemente interpretato come venerdì) nella nona ora (vale a
dire alle 15:00) fino a domenica mattina (intorno alle 6:00 – 7:00) quando le
donne hanno trovato la tomba vuota.
La mattina del primo giorno della settimana, molto presto, vennero al sepolcro al levar del sole.
Mar 16,1 Passato il sabato, Maria
Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono degli aromi per
andare a ungere Gesù. 16,2 La mattina del primo giorno della settimana,
molto presto, vennero al sepolcro al levar del sole. 16,3 E dicevano
tra di loro: «Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del sepolcro?» 16,4 Ma,
alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata; ed era pure molto
grande. Mar 16, 1- 4;
Queste però sono solo due notti e se si tiene conto della
divisione ebraica del giorno, solo nominalmente tre giorni: il giorno della
crocifissione 3 ore, vale a dire dalle 15:00 alle 18:00 (terminava il giorno
della preparazione e iniziava il sabato), l’intero sabato fino alle 18:00
(terminava Shabbat e iniziava il primo giorno della settimana) fino all’alba
quando le donne si presentarono per ungere il corpo e trovarono la tomba vuota.
Questa inesattezza è stata spiegata finora dal fatto che ci sono molte
dichiarazioni del Signore in cui profetizza che risorgerà "il terzo giorno".
Anche se non furono tre giorni di 24 ore, furono comunque tre giorni secondo il
calcolo ebraico.
Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno.
Mat 16,21 Da allora Gesù cominciò a
spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire
molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed
essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. Mat 16,21;
(Vedi anche Mat 20,19; Luca 9,22; 13,32; 18,33; 24,7.46;)
Ma qui vediamo già il prossimo problema di interpretazione:
mentre Marco scrive in precedenza, in Mar 16,1, che le donne hanno acquistato
gli oli profumati dopo il sabato, Luca riporta qui di seguito che le donne
preparavano gli oli profumati dopo il loro ritorno dalla sepoltura al seguito di
Giuseppe di Arimatea tardi il giorno della preparazione, quindi prima del
sabato, e poi si riposarono il sabato secondo il comandamento.
Poi, tornarono indietro e prepararono aromi e profumi. Durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento.
Luca 23,54 Era il giorno della Preparazione, e
stava per cominciare il sabato. 23,55 Le donne che erano venute con Gesù dalla
Galilea, seguito Giuseppe, guardarono la tomba, e come vi era stato deposto il
corpo di Gesù. 23,56 Poi, tornarono indietro e prepararono aromi e
profumi. Durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento.
Luca 23,54-56;
Ma queste diverse affermazioni sono molto importanti perché
offrono un primo indizio per una soluzione: sembra quasi che Marco e Luca
stessero parlando di due Shabbat diversi. Abbiamo stabilito in precedenza che
queste donne avevano assistito alla sepoltura coordinata da Giuseppe di Arimatea
fino alla fine, poco prima delle 18:00 del giorno della preparazione e quindi
all’inizio del sabato.
Ma se Luca scrive in Luca 23,56 che avevano preparato gli oli profumati (in Marco:
"avevano comprato") al loro ritorno, il Shabbat, quando una simile
attività sarebbe stata vietata, avrebbe dovuto già iniziare alle 18:00.
Quindi sembra anche qui che Luca parli di due diversi Shabbat: prima il Shabbat
dopo il giorno della preparazione, quando il Signore è stato crocifisso, e poi
un secondo Shabbat, che è stato distinto dal precedente Shabbat dal suo stesso
giorno di preparazione, durante cui le donne potevano preparare/comprare gli
aromi.
Il secondo sabato si riposarono secondo il comandamento e il primo giorno
della settimana, molto presto, si recarono al sepolcro. E come vedremo più
avanti, sarebbe anche abbastanza plausibile. Il momento in cui le donne
tornarono nella cripta sembra essere lo stesso in tutti i Vangeli. Marco, Mar
16,2, chiama "prestissimo, il primo giorno della settimana" e Luca sotto "Ma il
primo giorno della settimana, prestissimo".
Ma il primo giorno della settimana, la mattina prestissimo, esse si recarono al sepolcro.
Luca 24,1 Ma il primo giorno della settimana,
la mattina prestissimo, esse si recarono al sepolcro, portando gli aromi
che avevano preparati.24,2 E trovarono che la pietra era stata rotolata dal sepolcro.
24,3 Ma quando entrarono non trovarono il corpo del Signore Gesù. Luca 24,1- 3;
Anche Giovanni parla del primo giorno della settimana, sebbene
solo Maria Maddalena si rechi al sepolcro. Matteo (secondo Luther, King James e
Darby) riconferma che c’erano (diverse) donne che andarono al sepolcro, ovvero
quelle che erano lì quando avvenne la deposizione coordinata da Giuseppe di
Arimatea, ma cita il tempo "passato il Shabbat, nel crepuscolo del primo giorno
della settimana". Ciò significherebbe che le donne si recarono al sepolcro tardi
il sabato (verso le 18 di sabato sera) e a quel punto la tomba era già vuota.
Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro.
Giov 20,1 Il primo giorno della settimana, la mattina presto,
mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la
pietra tolta dal sepolcro. 20,2 Allora corse verso Simon Pietro e l’altro
discepolo che Gesù amava e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e
non sappiamo dove l’abbiano messo». Giov 20, 1- 2;
Dopo il sabato, verso l’alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono a vedere il sepolcro.
Mat 28,1 Dopo il sabato, verso l’alba del
primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono a vedere
il sepolcro. 28,2 Ed ecco si fece un gran terremoto; perché un angelo
del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e vi sedette sopra. Mat 28, 1- 2;
Sulla base di queste informazioni, possiamo fissare con certezza
la risurrezione del Signore prima dell’arrivo delle donne, molto presto il primo
giorno della settimana quando era ancora buio. Poiché questo primo giorno della
settimana era iniziato sabato alle 18 nel nostro computo del tempo, la
risurrezione potrebbe essere già avvenuta nelle ore serali di sabato, come
suggerisce in precedenza Mat 28,1 "Ma passato il sabato".
È anche interessante notare che in Mat 28,1 Shabbat è plurale nel testo greco,
cioè "… dopo i Shabbat [sabbatwn]",
il che significa che vorremmo sottolineare nuovamente un riferimento ai due
Shabbat in questa settimana.
Ma come si presenta il giorno della morte? Sulla base della dichiarazione del
Signore che sarà nel cuore della terra tre giorni e tre notti, il suo ingresso
nel regno dei morti deve essere avvenuto esattamente tre giorni e tre notti
prima. A seconda che sia l’ora della morte o la sepoltura a rappresentare
l’inizio di questi tre giorni, questo sarebbe l’orario di mercoledì tra le 15 e
le 18.
In questa direzione si intenderebbe anche la continuazione del suddetto
testo di Matteo, in cui le donne arrivarono alla tomba tardi il sabato e il
Signore era già risvegliato:
E andate presto a dire ai suoi discepoli: "Egli è risuscitato dai morti.
Mat 28,2 Ed ecco si fece un gran terremoto; perché
un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e vi
sedette sopra. 28,3 Il suo aspetto era come di folgore e la sua veste bianca
come neve. 28,4 E, per lo spavento che ne ebbero, le guardie tremarono e
rimasero come morte. 28,5 Ma l’angelo si rivolse alle donne e disse: «Voi,
non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. 28,6
Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere
il luogo dove giaceva. 28,7 E andate presto a dire ai suoi
discepoli: "Egli è risuscitato dai morti, ed ecco, vi precede in
Galilea; là lo vedrete". Ecco, ve l’ho detto». Mat 28, 2- 7;
Ora bisogna sottolineare che in quel momento la festa della
Pasqua, il grande Shabbat, era imminente e poiché i sommi sacerdoti volevano
assolutamente evitare la crocifissione che avevano ordinato di eseguire, proprio
a Pasqua, la crocifissione di Gesù venne fissata un giorno prima della festa
della Pasqua, il Giorno di preparazione per la Pasqua.
«Non durante la
festa, perché non
«Non durante la festa, perché non accada qualche tumulto nel popolo».
Mat 26,3 Allora i capi dei sacerdoti e
gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote che si
chiamava Caiafa, 26,4 e deliberarono di prendere Gesù con inganno e di farlo
morire. 26,5 Ma dicevano: «Non durante la festa, perché non accada
qualche tumulto nel popolo». Mat 26, 3- 5;
Per una migliore comprensione, va qui spiegata l’origine di
questa festa della Pasqua ebraica. Risale all’esodo di Israele dall’Egitto.
Quando il faraone si rifiutò di lasciare che gli israeliti lasciassero l’Egitto,
Dio promise di far morire tutti i primogeniti maschi in Egitto a mezzanotte. Dal
primogenito del faraone al primogenito dell’ultimo schiavo e tutto il bestiame
primogenito.
Ma agli Israeliti il Signore comandò quel giorno, era il 14 – giorno del primo
mese (Nisan), di macellare un maschio di un anno senza difetto, selezionandolo
fra le pecore o le capre "tra le due sere". Secondo la ripartizione ebraica del
giorno, in base a cui un giorno inizia alle 18, si intende il tempo dal tramonto
(alle 18) al completo inizio della notte (prima sera o vigilia) e la seconda
sera, il giorno dopo, dal tramonto del sole (alle 15) fino al tramonto alle 18.
Con il sangue dell’agnello macellato, dovrebbero quindi imbrattare i due stipiti
della porta e l’architrave in modo che l’angelo del Signore possa riconoscere
queste case e preservarle dalla piaga. Ma avrebbero dovuto mangiare la carne la
stessa notte, arrostita sul fuoco e accompagnata da pane azzimo (mazzes) ed erbe
amare
Lo serberete fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta la comunità d’Israele, riunita, lo sacrificherà al tramonto. Poi si prenda del sangue d’agnello e lo si metta sui due stipiti e sull’architrave della porta delle case.
Es 12,5 Il vostro agnello sia senza difetto, maschio,
dell’anno; potrete prendere un agnello o un capretto. 12,6 Lo serberete fino al
quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta la comunità d’Israele, riunita,
lo sacrificherà al tramonto. 12,7 Poi si prenda del sangue d’agnello
e lo si metta sui due stipiti e sull’architrave della porta delle case dove lo
si mangerà. 12,8 Se ne mangi la carne in quella notte; la si mangi arrostita al fuoco,
con pane azzimo e con erbe amare. Es 12, 5- 8;
Il sangue vi servirà di segno sulle case dove sarete.
Es 12,12 Quella notte io passerò per il paese d’Egitto,
colpirò ogni primogenito nel paese d’Egitto, tanto degli uomini quanto degli animali,
e farò giustizia di tutti gli dèi d’Egitto. Io sono il SIGNORE. 12,13 Il sangue
vi servirà di segno sulle case dove sarete; quand’io vedrò il sangue, passerò
oltre, e non vi sarà piaga su di voi per distruggervi, quando colpirò il paese
d’Egitto. Es 12,12-13;
Mangiate pani azzimi dalla sera del quattordicesimo giorno del mese, fino alla sera del ventunesimo giorno.
Es 12,17 Osservate dunque la festa degli Azzimi;
poiché in quello stesso giorno io avrò fatto uscire le vostre schiere dal paese
d’Egitto; osservate dunque quel giorno di età in età, come
un’istituzione perenne.12,18 Mangiate pani azzimi dalla sera del
quattordicesimo giorno del mese, fino alla sera del ventunesimo giorno.
Es 12,17-18;
Da quel giorno, per sette giorni gli israeliti dovettero
mangiare solo pane azzimo. Era la festa del pane azzimo (Pasqua ebraica) in
memoria dell’esodo dall’Egitto, che iniziò con il massacro di un agnello maschio
nelle ore serali del primo giorno (giorno di preparazione) il 14 di Nisan e durò
poi per altri sette giorni fino al 21 di questo mese.
Sembra perciò che due Shabbat siano stati celebrati in Israele
in quella particolare settimana della crocifissione di Gesù. Il primo "grande"
Shabbat è stato quello dell’annuale festa della Pasqua ebraica, che ha avuto
inizio il 14 di Nisan, un mercoledì, con cui cominciò il giorno di Preparazione.
Il secondo Shabbat era quindi il normale sabato settimanale, cioè sabato, per il
quale il giorno di Preparazione era venerdì. Così si chiariscono anche tutti i
problemi di interpretazione sopra menzionati: il Signore è rimasto nella cripta
esattamente tre giorni e tre notti, le donne hanno avuto un giorno tra i due Sabbath
per acquistare e preparare gli oli profumati.
Anche il plurale nel testo greco di Mat 28,1 ha la sua piena giustificazione, ma finora
è stato ignorato dai traduttori, per mancanza di una migliore comprensione.
Durante la ricerca di questo argomento, mi è stato di grande aiuto, tra gli
altri, il libro "Il segno di Giona" del Dr. Werner Papke, non ultimo perché
coincide con le mie scoperte in molti settori. Nel suo lavoro il Dr. Papke ha
anche esaminato dettagliatamente il problema della data del calendario ebraico
ed è stato persino in grado di datare con precisione il giorno della
crocifissione di Gesù.
Questo libro è caldamente consigliato a tutti i lettori
interessati a questo argomento. Ecco un breve riassunto dei risultati della sua
ricerca:
Il 14 di Nisan, un mercoledì,
Giuseppe di Arimatea depose il corpo di Gesù nella tomba di roccia. Fece
rotolare una pietra davanti alla cripta e poi se ne andò verso le 18:00,
poco prima del tramonto.
Quando il sole tramontò, iniziò il 15 Nisan, cominciò il
grande Shabbat, che si concluse al tramonto di giovedì.
Il 16 di Nisan, nel corso del giorno di venerdì,
le donne acquistarono e prepararono gli oli e gli unguenti.
Al tramonto di questo venerdì, iniziò il settimanale Shabbat, il 17
Nisan. Le donne riposarono fino alla fine del Shabbat,
sabato sera.
Il 17 Nisan, sabato sera, poco prima del tramonto alla fine
di Shabbat, Gesù resuscitò dalla tomba.
Al tramonto di sabato sera cominciò il 18 Nisan,
che durò fino a domenica sera.
Domenica mattina, il 18 Nisan, le donne si mossero "molto
presto" per ungere il corpo di Gesù. Poco prima, un angelo aveva fatto
rotolare la pietra dalla cripta. Il sepolcro era vuoto.
Con ciò, la tradizione prevalente del Venerdì Santo della domenica di Pasqua
viene confutata: Gesù fu sepolto la sera del 14 Nisan, mercoledì
sera, e risuscitò dalla tomba la sera del 17 Nissan, sabato
sera.
(Estratto dal libro ‘Il segno di Giona – Quanto Gesù rimase nella tomba’ pag
42 sg, del Dr. Werner Papke)
www.dr-papke.de
giorno | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Veneri | Sabato | Domenica | Lunedì |
ore | 0618 | 0618 | 0618 | 0618 | 0618 | 0618 | 06 |
13º Nisan | 14º Nisan | 15º Nisan | 16º Nisan | 17º Nisan | 18º Nisan | 19º Nisan |
notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno |
Giorno di preparazione per la Pasqua alle ore 18 cena di festa Arresto in Getsemani crocifissione ore 15 Morte alla croce ~ ore 18 funerale |
l’inizio della Pasqua Grande Sabbat annuale |
Giorno di preparazione del Sabbat Acquisto di olio e unguenti |
Sabbat settimanale ~ ore 18 risveglio dai morti |
Primo giorno della settimana le donne vengono alla tomba vuota |
(giorno:
nella divisione ebraica della giornata, la giornata inizia con le 18:00 e
termina il giorno successivo alle 18:00)
Sebbene i dati e i fatti relativi alla morte, alla sepoltura e
al risveglio del Signore siano stati ora analizzati e affrontati, rimane da
menzionare ancora un ambito, il principale: il simbolismo di ciò che è accaduto.
Come abbiamo visto in precedenza nella spiegazione della Pasqua ebraica, basata
sulle scritture dell’Antico Testamento (Es 12,5-18), Dio comandò agli israeliti
in Egitto di macellare un agnello il 14 di Nisan e con il sangue di questi di
segnare entrambi gli stipiti delle porte e la soglia delle loro case. Quindi
queste case sarebbero state riconoscibili ed essere risparmiate dalle piaghe con
cui Dio voleva punire gli egiziani perché essi non volevano che gli israeliti
lasciassero il paese.
Dio non solo ha fissato una data, ma ha anche indicato un orario specifico per
il massacro. In Es 12,6 si dice:
Es 12,6 Lo serberete fino al quattordicesimo giorno
di questo mese, e tutta la comunità d’Israele, riunita, lo sacrificherà
al tramonto. Es 12, 6;
L’agnello dovrebbe quindi essere macellato il 14 di Nisan tra le
due sere. Come già accennato in precedenza, il termine "tra le due sere" indica
l’ora dal tramonto (18) al completo inizio della notte (prima sera) e il giorno
successivo dal calare del sole alle 15 al tramonto alle 18.
E qui intuiamo la connessione tra ciò che è accaduto in Egitto allora e la morte
del Signore a Gerusalemme. Proprio come allora il sangue dell’agnello macellato
salvò gli israeliti dall’ira di Dio, così Gesù Cristo, come l’agnello di Dio, fu
massacrato per noi perché anche noi potessimo essere salvati e risparmiati
attraverso il sangue di Cristo dall’ira di Dio.
E questo è successo esattamente il giorno, il 14 Nisan, in cui anche l’agnello
pasquale fu macellato. Anche l’orario era identico: gli israeliti dovevano
sacrificare il loro agnello entro le 15 e alle 15 (nella nona ora) il Signore è
morto sulla croce.
Ma proprio come al tempo furono risparmiati solo quegli israeliti che davvero
avevano segnato gli stipiti delle loro porte con il sangue, così solo coloro che
credono in Cristo e accettano con consapevolezza questo sacrificio per i loro
peccati saranno salvati grazie alla morte del Signore sulla croce. Questo punto
deve essere chiaramente esplicitato, poiché ci troviamo oggi in un’epoca durante
la quale predicatori irresponsabili mistificano il Vangelo e seducono le
persone, predicando loro che Cristo ha salvato incondizionatamente tutti
attraverso la sua morte. Il Figlio di Dio è sì morto per tutti, ma non tutti
vogliono accettare questo sacrificio. Quindi spetta alla persona stessa
l’opzione di venire salvata oppure, come accadde a gli egiziani dell’epoca,
soccombere davanti all’ira di Dio.
(…) Le Sue interpretazioni dei processi coinvolti nella
morte di Gesù Cristo (Discorso 87 – La Sindone di Torino, nota F.H.) sono
davvero molto rivelatrici e hanno colmato alcune lacune nella mia
comprensione. Vedo tuttavia ancora un ultimo problema, che neanche Lei ha
affrontato. Nei Vangeli sinottici abbiamo i resoconti dell’Ultima Cena, in
occasione della quale è stata celebrata la Pasqua ebraica e Gesù e dagli
apostoli hanno consumato l’agnello.
Ora scrive che Gesù fu ucciso esattamente nel momento (Agnello di Dio)
in cui gli ebrei massacrarono l’agnello pasquale e celebrarono la Pasqua
ebraica. Come può leggere nei Vangeli, Gesù fu condannato e crocifisso solo
il giorno dopo la celebrazione di questa cena. Quindi intercorre un giorno
intero tra la cena con gli apostoli e la morte sulla croce.
Walter.Neumeier@chello.at
Grazie per averlo sottolineato! La Sua critica è del tutto
giustificata. Non ho spiegato questo punto in modo sufficientemente dettagliato.
Soprattutto, ho rappresentato in modo equivocabile il problema tra i calendari
ebraico e cristiano in relazione a questa connessione. Il testo in Es 12,6
recita:
Es 12,6 E tenetelo in guardia fino al quartodecimo
giorno di questo mese; e allora tutta la raunanza della comunanza
d’Israele lo scanni fra i due vespri. Es 12, 6;
Noi, che siamo abituati a ragionare secondo il calendario
cristiano, ricaviamo l’impressione, del tutto ovvia, che queste "due vespri"
siano la sera di questo giorno e di quello successivo.
In realtà non è così. Secondo il nostro calendario, queste due sere si
riferivano a due giorni, ma secondo la datazione ebraica si riferivano a un solo
giorno, vale a dire il 14 Nisan. Ciò è dovuto al fatto che, come già accennato
in precedenza, la giornata ebraica inizia alle 18 e termina alle 18 del giorno
successivo. Vi sono quindi due sere ogni giorno ebraico: una all’inizio della
giornata (dalle 18 fino al calare dell’oscurità) e una seconda alla fine (nel
nostro caso: il giorno seguente) dalle 15 (tramonta il sole) alle 18. Questo può
anche essere visto chiaramente da Lev 23,32:
Il nono giorno del mese, dalla sera alla sera seguente, celebrerete il vostro Shabat.
Lev 23,32 Sarà per voi un sabato, giorno di
completo riposo, e vi umilierete; il nono giorno del mese, dalla sera
alla sera seguente, celebrerete il vostro sabato». Lev 23,32;
Sfortunatamente, ci sono anche molte traduzioni della Bibbia che
non tengono conto della ripartizione ebraica del giorno. Quindi per es. Luther
traduce "verso la sera" e anche nelle traduzioni in inglese si riporta "la sera"
[‘in the evening’] per King James e RSV. NAS traduce "al crepuscolo" ["at
twilight"]. Solo la Bibbia italiana di Diodati, la Bibbia tedesca di Elberfeld
e la traduzione inglese di Darby danno la definizione corretta "tra le due
sere", senza tuttavia indicare che queste sono le serate di due dei nostri
giorni nella divisione ebraica del giorno.
È molto facile verificare questa affermazione. In Lev 23, Dio annuncia a Mosè le
feste che sono raduni sacri e che gli israeliti devono mantenere, ivi compresa
ovviamente la Pasqua ebraica.
Il primo mese, il quattordicesimo giorno del mese, sull’imbrunire, sarà la Pasqua del SIGNORE.
Lev 23,4 Queste sono le feste dell’Eterno, le sante
convocazioni che proclamerete nei loro tempi stabiliti. 23,5 Nel primo mese,
il quattordicesimo giorno del mese, tra le due sere, è la
Pasqua dell’Eterno; 23,6 e il quindicesimo giorno dello stesso mese è la festa
dei pani azzimi in onore dell’Eterno; per sette giorni mangerete pane senza
lievito. Lev 23, 4- 6;
Secondo l’ordine di Dio, la Pasqua ebraica è il 14 del mese, tra
le due sere. E ora non si può presumere, quando Dio dice: "il quattordicesimo
giorno del mese, tra le due sere" che in realtà intenda la sera del 15 del mese,
perché se la serata dovesse essere intesa come le traduzioni bibliche sopra
rappresentano, secondo la datazione ebraica, dalle 18, sarebbe già il 15 Nisan.
Come si può vedere dalla tabella dei tempi riportata in precedenza, il 14 Nisan
iniziò alle 18 del giorno precedente (martedì). Questa è stata anche la "prima
serata" di questo giorno ebraico. L’ordine espresso in Lev 12,6, ovvero compiere
il sacrificio dell’agnello fra le due sere, indica nel nostro calcolo del tempo
che l’agnello dovrebbe essere macellato tra le 18 di martedì sera e le 18 di
mercoledì sera.
E ora, secondo i Sinottisti, abbiamo la seguente situazione: martedì sera, dalle
18, all’inizio del 14 Nisan, il Signore celebrò la Pasqua con i dodici apostoli
(allestimento della Cena del Signore). Alla conclusione della cena si recarono
al Monte degli Ulivi, nel giardino del Getsemani, dove Gesù pregò, e più tardi
nella notte fu arrestato dai sommi sacerdoti. Nelle ore seguenti della notte,
Gesù fu interrogato (rinnegato da Pietro) e condannato e flagellato la mattina
seguente. Successivamente ci fu la salita al Golgota sotto il peso della croce
infine e la crocifissione. Alle 15:00 il Signore morì sulla croce. Quindi
Giuseppe di Arimatea lo prelevò dalla croce e verso le 18:00, al termine di
questo 14 Nisan, lo depose nella tomba. Il 14 Nisan, tra le due sere, fu perciò
sia la celebrazione dell’ultima Cena che la morte di Gesù.
Per chiarire questo equivoco, ho aggiunto il giorno di martedì alla tabella qui
in alto.
Con l’aiuto del cosiddetto "morphing", dall’impronta vaga
impressa sulla Sindone di Torino, gli scienziati hanno creato un ritratto
realistico che è sorprendentemente simile alle raffigurazioni
storico-artistiche di Cristo. Questa foto è basata su otto anni di ricerche
da parte del britannico Dennis Hooper, che ha ricostruito numericamente il
ritratto usando un processo tridimensionale al computer (che è anche usato
dall’FBI).
(Estratto dalla rivista "Profil" del 23/1/1995)
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Per noi cristiani credenti è del
tutto irrilevante se la Sindone di Torino sia autentica e quale
fosse realmente l’aspetto di Gesù Cristo. Lo amiamo perché è nostro
Signore, Dio e Redentore. Perché è morto sulla croce per noi per
espiare i nostri peccati davanti al Padre e perché è risorto e ci ha
mostrato la strada che anche noi percorreremo. |
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Il Corpo dell’Uomo della Sindone
non è spiegabile / Studio dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. (ENEA)