In quanto comunità cristiana occupiamo una posizione molto più elevata di Giovanni il Battista? / Libro di W. J. Ouweneel 00, pagina 453
Giovanni visse e morà prima del giorno di Pentecoste, giorno
in cui nacque la comunità cristiana. Da questo punto di vista Giovanni
apparteneva ancora alla vecchia casa. In Mat 11,11 il Signore Gesù dice che
Giovanni il Battista è il maggiore ’fra i nati di donna’. Ciò significa che
è il maggiore di tutti i credenti della vecchia casa, ma che relativamente
alla nuova casa, di cui non fa parte, è inferiore al più piccolo nel regno
dei cieli. Questa è la prova che la comunità cristiana occupa una posizione
molto più elevata rispetto ai credenti dell’Antico Testamento. Il più
piccolo dei credenti della nuova casa è più grande del più grande dei
credenti della vecchia casa.
(L’estratto è stato estrapolato dal
libro "Das Buch der Offenbarung" ["Il Libro dell’Apocalisse"] di W. J.
Ouweneel, Associazione per la divulgazione di letteratura cristiana, società
registrata)
(W. J. Ouweneel, Das Buch der Offenbarung [Il libro
dell’Apocalisse], CLV)
L’interpretazione dell’autore secondo cui Giovanni appartiene
alla "vecchia casa" potrebbe anche essere corretta. In ogni caso, non è questo il
criterio per cui il Signore lo definisce "il maggiore". In Mat 11,11 si dice
espressamente: "… fra i nati di donna non è sorto nessuno
maggiore di Giovanni il battista". Dunque, la base di questo paragone non è una
"casa" qualsiasi, ma la totalità di coloro che sono nati da una donna, cioè
l’umanità nel suo complesso.
E dato che siamo tutti nati da una donna, difficilmente questa può valere come prova del
fatto che "la comunità cristiana occupa una posizione molto più elevata"
rispetto a Giovanni il Battista. Anzi, al contrario. Dice chiaramente che sulla terra – da Caino fino all’ultimo uomo nato da una donna – non ci sarà nessuno maggiore
di Giovanni il Battista!
E qui sembra opportuno fare alcune fondamentali riflessioni
sulle caratteristiche che noi, in quanto comunità cristiana, dobbiamo possedere, che,
ad esempio, Giovanni Battista non avrebbe potuto dimostrare.
- Crediamo in Gesù Cristo, il Salvatore del mondo. Anche
Giovanni! Oltre ad averlo visto venire e averlo battezzato. (Giov 1,34).
- Siamo testimonianza di nostro Signore. Anche lui lo era e
al mondo ha annunciato: "Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del
mondo!" (Giov 1,29).
- Noi annunciamo il Vangelo. Anche lui l’ha fatto
confessando: "Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino." (Mat 3,2).
- Noi convertiamo le persone alla fede in Dio. Lo ha fatto
anche lui. Ancora prima della sua nascita di lui si profetizzava: "convertirà
molti dei figli d’Israele al Signore, loro Dio." (Luca 1,16).
- A causa della nostra fede noi, in quanto comunità
cristiana, abbiamo dovuto sopportare così tante difficoltà e amarezze nel corso
dei secoli. Anche lui! Trascorse la sua vita nel deserto, mangiando solo
cavallette.
- Abbiamo avuto dei profeti nella comunità cristiana delle
origini. Anche lui era profeta quando proclamava: "Io vi battezzo con acqua, in
vista del ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, e io
non sono degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e
con il fuoco" (Mat 3,11).
- Nel corso di quasi due millenni a causa della loro fede in
molti hanno perso la vita nella comunità cristiana. Anche lui fu martire e finò
decapitato da Erode.
- E in conclusione possiamo ancora aggiungere che la comunità
cristiana è unta con lo Spirito Santo dal giorno di Pentecoste. Ma di Giovanni
Battista si dice persino che "sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua
madre" (Luca 1,15).
Quindi che cosa dovremmo dire? Che noi siamo migliori, più
grandi, più santi di lui? Difficile da dirsi. E ciò viene espresso anche nel
giudizio del Signore quando dice "che fra i nati di donna non è sorto nessuno
maggiore di Giovanni il Battista". E dato che siamo tutti nati da una donna, è
chiaro: Giovanni Battista è più grande di tutti noi, è il maggiore della
comunità cristiana di tutti i tempi.
E poi ci viene anche detto che "il più piccolo nel regno dei cieli è più grande
di lui". Quindi, poiché Giovanni è più piccolo del più piccolo nel regno dei cieli,
allora quanto più piccoli di questo "più piccolo" dobbiamo essere noi,
che siamo ancora più piccoli di Giovanni?
La pretesa di essere più grandi di Giovanni Battista evidentemente si basa sulla
convinzione che noi, in quanto comunità cristiana, abbiamo un "posto riservato"
nel regno dei cieli. Ma è possibile sostenere quest’idea anche con la coscienza pulita?
Chi è questo "più piccolo", che nel regno dei cieli è più grande di Giovanni,
il maggiore fra i nati di donna?
È un credente? Anche Giovanni credeva. È un coraggioso testimone del
Vangelo? Certamente Giovanni è stato il più coraggioso tra i testimoni del
Vangelo. È un martire? Anche Giovanni fu martire.
Ma analizziamo più nel dettaglio i relativi passaggi biblici.
Fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il battista.
Mat 11,7 Mentre essi se ne andavano, Gesù cominciò
a parlare di Giovanni alla folla: «Che cosa andaste a vedere nel deserto? Una
canna agitata dal vento? 11,8 Ma che cosa andaste a vedere? Un uomo avvolto in
morbide vesti? Quelli che portano delle vesti morbide stanno nei palazzi dei re.
11,9 Ma perché andaste? Per vedere un profeta? Sì, vi dico, e più che profeta.
11,10 Egli è colui del quale è scritto: "Ecco, io mando davanti a te il mio
messaggero per preparare la tua via davanti a te". 11,11 In verità io vi
dico, che fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il
battista; eppure il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
11,12 Dai giorni di Giovanni il battista fino a ora, il regno dei cieli è preso
a forza e i violenti se ne impadroniscono. 11,13 Poiché tutti i profeti e la
legge hanno profetizzato fino a Giovanni. 11,14 Se lo volete accettare, egli è
l’Elia che doveva venire. Mat 11,7-14;
Innanzitutto, torniamo ancora una volta alla prima parte del
versetto Mat 11,11: "Fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di
Giovanni il battista". Come abbiamo già detto, non c’è essere umano che finora
non sia nato da una donna – e con ogni probabilità sarà cosí anche in futuro. In
questo modo tutti gli esseri umani sono esclusi dal confronto con Giovanni.
Ma anche Nostro Signore Gesù Cristo, pur essendo stato generato dallo Spirito
Santo, è comunque nato da una donna, Sua madre. Ed evidentemente qui il Signore
non si è voluto autoescludere, altrimenti non avrebbe parlato di quelli
nati da donne, ma piuttosto di quelli generati da uomini perché in tal caso la
dichiarazione non avrebbe riguardato lo stesso Signore. Forse Giovanni era
maggiore del Signore?
Ora si può dire di tutto in favore di Giovanni, ma di certo non era il Figlio di Dio.
Gesù Cristo era il Figlio di Dio e, di conseguenza, non può essere che Giovanni sia
"maggiore" del Signore stesso. Allora sarebbe falso anche ciò che dice
il Signore nel succitato versetto Mat 11,11?! Ma anche questo non è possibile.
Il Signore non avrebbe mai detto il falso.
Come sempre nella Scrittura,
la soluzione di questo dilemma ci viene indicata dal testo stesso. Nella seconda
metà del versetto Mat 11,11 si parla del regno dei cieli. Alcuni esegeti interpretano
questo regno dei cieli come il Millennio. Tuttavia, analizzando l’uso che Matteo
fa di questo termine, si scopre un altro significato.
Analizziamo subito Mat 5,1-4,
il primo passaggio di questo tipo:
Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.
Mat 5,1 Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e si
mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui, 5,2 ed egli, aperta la
bocca, insegnava loro dicendo: 5,3 «Beati i poveri in spirito, perché di loro è
il regno dei cieli. 5,4 Beati quelli che sono afflitti, perché
saranno consolati. 5,5 Beati i mansueti, perché erediteranno la terra. Mat 5,1-5;
Se in Mat 5,3 con "regno dei cieli" si intende il Regno
Millenario di pace del Signore Gesù sulla terra, perché in Mat 5,5 si parla di
"terra" e, allora, cos’è questa "terra"? Tuttavia, se con "regno dei cieli" si
intende l’eternità e con "terra" il Millennio, allora le dichiarazioni
concordano.
Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli.
Mat 5,10 Beati i perseguitati per motivo di
giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. 5,11 Beati voi,
quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi
ogni sorta di male per causa mia. 5,12 Rallegratevi e giubilate, perché
il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i
profeti che sono stati prima di voi. Mat 5,10-12;
Le promesse in Mat 5,10-12 devono essere considerate nello
stesso contesto. Il versetto Mat 5,10 parla di coloro che verranno perseguitati
per motivo di giustizia. A loro viene promesso il regno dei cieli. Nei versetti
Mat 5,11-12 si parla di coloro che verranno insultati e perseguitati per causa
del Signore Gesù. E a loro il Signore dice che il loro premio sarà grande nei
cieli.
Quest’ultima promessa con il riferimento al "cielo" non può in
alcun modo riferirsi al Millennio. E la seconda frase del versetto Mat 5,12,
dove questi perseguitati sono paragonati ai profeti dell’Antico Testamento – che
ovviamente non potevano essere stati perseguitati per causa di Gesù – conferma
che qui si tratta di tutti i perseguitati a causa della loro fede. Di
conseguenza, anche il "regno dei cieli" nel versetto Mat 5,10 non può riferirsi
al Millennio, ma al "cielo", cioè alla nuova Seconda Creazione, cioè
all’eternità.
Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli.
Mat 5,18 Poiché in verità vi dico: finché non siano
passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà
senza che tutto sia adempiuto.
5,19 Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà
così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli;
ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel
regno dei cieli. 5,20 Poiché io vi dico che se la vostra
giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto
nel regno dei cieli. Mat 5,18-20;
Analizzeremo il versetto Mat 5,19 a breve. La dichiarazione in
Mt 5,20 oggettivamente non si riferisce al Millennio, ma corrisponde piuttosto
alla promessa che i giusti erediteranno la vita eterna.
Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli.
Mat 7,12 «Tutte le cose dunque che voi volete che
gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i
profeti. 7,13 Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e
spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che
entrano per essa. 7,14 Quanto stretta è la porta e angusta la via che
conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.
7,15 «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da
pecore, ma dentro sono lupi rapaci. 7,16 Li riconoscerete dai loro frutti. Si
raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? 7,17 Così, ogni albero buono
fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. 7,18 Un albero buono non
può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. 7,19 Ogni
albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. 7,20 Li
riconoscerete dunque dai loro frutti.
7,21 «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei
cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 7,22 Molti
mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in
nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?"
7,23 Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi
da me, malfattori!" Mat 7,12-23;
In Mat 7,13-14 si parla della porta stretta che conduce alla
vita e della via spaziosa che porta alla dannazione. Questi sono senza dubbio
riferimenti al Giudizio Universale e alle sue conseguenze, vale a dire vita
eterna o dannazione eterna. Nel passaggio seguente, in Mat 7,22-23, il Signore
poi parla dei malfattori che in nome suo hanno fatto molte opere potenti, ma
evidentemente senza averne ricevuto l’autorità dal Signore. In questo giorno del
Giudizio Universale dirà loro: "Allontanatevi da me, malfattori". Queste persone
sono quelle che dicono "Signore, Signore", ma non fanno la volontà del Padre. E
anche a loro viene detto che non entreranno nel "regno dei cieli".
Molti verranno e si metteranno a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli.
Mt 8,11 E io vi dico che molti verranno da
Oriente e da Occidente e si metteranno a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe
nel regno dei cieli, 8,12 ma i figli del regno saranno gettati nelle
tenebre di fuori. Là ci sarà pianto e stridor di denti». 8,13 Gesù disse al
centurione: «Va’ e ti sia fatto come hai creduto». E il servitore fu guarito in
quella stessa ora. Mat 8,11-13;
Infine, il passaggio Mat 8,11-13 ora ci conferma con certezza
assoluta che con "regno dei cieli" non si intende il Millennio, ma l’eternità.
Mentre quelli che verranno da ’"Oriente e da Occidente" cioè da tutte le nazioni, "si metteranno a tavola
con Abraamo" e i suoi discendenti, nel regno dei cieli, i "figli del regno" – cioè del regno dei cieli
nell’eternità – gli israeliti, ai quali il regno è stato promesso, ma che hanno condannato il loro Messia e lo hanno consegnato alla
crocifissione come "impostore" e lo condannano persino oggi, "saranno gettati nelle tenebre di fuori. Là ci sarà pianto e stridor di denti".
"Le tenebre di fuori. Là ci sarà pianto e stridor di denti", questo è senz’ombra di dubbio un riferimento allo stagno di fuoco o lago di fuoco,
in cui finiranno gli ingiusti in dannazione eterna dopo il Giudizio Universale.
Ciò significa che in entrambi i casi si tratta anche qui del Giudizio Universale e agli uni
viene promessa la vita eterna nel regno dei cieli, agli altri la dannazione eterna con pianto
e stridor di denti nelle tenebre. Anche in tutti gli altri casi in cui Matteo menziona il
"regno dei cieli" si ha un’impressione simile.
Dopo aver dimostrato che con "regno dei cieli" Matteo non intende il Millennio,
ma il regno di Dio nell’eternità, la Nuova Creazione, torniamo al nostro passaggio
su Giovanni il Battista in Mat 11,11. Qui nella seconda metà della frase si legge:
"eppure il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui". E se ora siamo
in grado di riferire questo "regno dei cieli" all’eternità, alla Nuova Creazione,
dove dimoreranno tutti i giusti dopo la Risurrezione Universale e il Giudizio
Universale, allora la dichiarazione nel versetto Mat 11,11 acquista un
significato completamente diverso.
Comprendiamo cosí che qui il Signore non fa un confronto tra esseri umani –
a qualunque "casa" appartengano – ma tra le qualità degli esseri terreni
e quelle degli esseri celesti. Tutti gli esseri umani sulla terra – e persino Giovanni,
il maggiore tra loro – per tutta la loro vita saranno più piccoli del più piccolo dei
giusti in cielo nell’eternità, nel regno celeste di Dio. Il Signore ce ne indica
la ragione nel suo dialogo con Nicodemo in Giov 3,3-8:
Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito.
Giov 3,3 Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti
dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio».3, 4
Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli
entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» 3,5 Gesù rispose:
«In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di
Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 3,6 Quello che è
nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito.
3,7 Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo".
3,8 Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove
viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». Giov 3,3-8;
Tutte le creature terrene nate dall’acqua e dalla carne sono
carne. Tutti le creature celesti sono nati dallo Spirito e sono spirito. Di
conseguenza, il più piccolo in cielo deve necessariamente essere più grande del
maggiore sulla terra. Quindi questo paragone del Signore non – un paragone di
risultati, ma un paragone di nascita: nascita della carne contro (ri)nascita
dello Spirito.
E quando sarà il momento, se saremo considerati degni,
allora incontreremo anche Giovanni nel regno dei cieli, dove certamente sarà uno
tra i più grandi. La questione relativa agli "ordini di grandezza" nel
regno dei cieli aveva evidentemente sollecitato anche la curiosità dei discepoli
spingendoli a chiedere al Signore chi fosse il più grande nel regno dei cieli.
Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli.
Mat 18,1 In quel momento, i discepoli si
avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei
cieli?» 18,2 Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro
e disse: 18,3 «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i
bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 18,4 Chi pertanto si farà
piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli.
18,5 E chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio, riceve me. Mat 18,1-5;
E il Signore ci illumina anche sulle qualità del più piccolo nel regno dei cieli.
Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli.
Mat 5,18 Poiché in verità vi dico: finché non siano
passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà
senza che tutto sia adempiuto.
5,19 Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà
così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli;
ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel
regno dei cieli.
Mat 5,18-19;
Infine rimane ancora irrisolta la questione del perché il
Signore non si sarebbe autoescluso nel giudicare il più grande tra tutti i nati
da una donna? E qui è necessario riflettere su ciò che costituisce questa
"grandezza" di Giovanni il Battista.
Quando il Signore paragona il
maggiore sulla terra al minimo in cielo, significa che i termini di questo
paragone hanno una base comune. E poiché da questa affermazione è possibile
dedurre che gli esseri umani sulla terra – di qualsiasi grandezza siano – non
potranno mai essere più grandi del più piccolo nel regno dei cieli, è ovvio
supporre che questa differenza è immanente al sistema.
Come abbiamo visto
nel summenzionato passaggio Giov 3,3-8, è la differente tipologia di "nascita" a
fare la differenza. È la nascita dallo Spirito e il corpo spirituale della
creatura celeste – l’"abitazione celeste", come la chiama Paolo in 2Cor 5,2 –
che rendono questo minimo nel regno dei cieli irraggiungibile per noi creature
terrestri. Mentre noi riusciamo solo con una grande fede a credere che lo
Spirito Santo dimori – con forza variabile – nei nostri corpi terreni, le
creature celesti hanno già superato questo stadio. Queste non solo incorporano
la pienezza dello Spirito, ma sono spirito, cioè nati da questo Spirito Santo.
Dunque, la base del paragone è lo Spirito Santo. E Giovanni era il maggiore
tra gli esseri umani mentre era in vita – come l’angelo aveva promesso a
Zaccaria, padre di Giovanni in Luca 1,15 – perché era già pieno di Spirito Santo
fin dal grembo di sua madre.
Ecco perché Giovanni il Battista fu il maggiore fra tutti i nati di donna.
E ora si comprende anche che con questa dichiarazione il Signore non voleva fare un
paragone in termini di status tra una "casa" e un’altra, ma, piuttosto,
intendeva dimostrare l’incomparabilità tra esistenza terrena ed esistenza celeste.
Che il Signore non si sia dovuto autoescludere è dovuto al fatto che – sebbene pienamente umano – Egli era al contempo
anche pienamente Figlio di Dio, oltre a essere stato generato dallo Spirito Santo del Padre. Egli è Dio e quindi si
trova naturalmente al di fuori di qualsiasi confronto con gli esseri umani.
(Vedi anche Discorso 85: "Vera e falsa rinascita.".)