Discorso 90 – Il Diluvio Universale: 40 giorni e 40 notti era un tempo troppo breve per un diluvio su scala globale?




Il tempo era troppo breve per un diluvio su scala globale. / Replica di Gerhard Markwein 00, 07-09-2007

Le acque del Diluvio Universale.

Tabella 01 – Cronologia da Adamo a Giacobbe.

Il periodo di 40 giorni.

Il defluire delle masse d’acqua.

L’arco tra le nuvole.

L’età dell’uomo. / Libro Prof. Dr. Dr. Dr. A. E. Wilder Smith: "Le scienze naturali non conoscono evoluzione".

I pozzi della grande profondità.  / Scienza di confine – attualità



(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(40 giorni e 40 notti era un tempo troppo breve per un diluvio su scala globale. / Replica di Gerhard Markwein 00, 07-09-2007)

(...) Nella mia cerchia di conoscenti attualmente stiamo discutendo la Sua riflessione relativa a un Diluvio Universale su scala globale (capitolo 08: La trasformazione del cielo e della terra. Nota di FH). Anch’io sono un credente cristiano come Lei, ma ho sempre considerato questo racconto biblico come riferito a un evento locale. Sono tre le ragioni che inducono a pensarla così:

1. L’origine di queste grandi masse d’acqua durante un’alluvione su scala globale.
Finora non ho letto mai alcuna spiegazione, che rispondesse in maniera convincente a questo quesito e rimanesse, tuttavia, conforme alla Bibbia. Solo la Sua idea di mettere in relazione la "divisione delle acque" in Gen 1,6-7 con il Diluvio Universale fornirebbe una base relativamente razionale, anche se non univoca, per affrontare questa visione del problema.

2. Il lasso di tempo di 40 giorni era troppo breve per un’inondazione su scala globale.
Se seguiamo il Suo pensiero e consideriamo che c’erano solo 40 giorni a disposizione per inondare d’acqua l’intero pianeta fino ad un’altezza di 5000 metri (altitudine del Monte Ararat), allora non poteva essere stata la pioggia, ma le masse d’acque sarebbero dovute cadere dal cielo a cascate. E in questo caso l’Arca avrebbe già dovuto essere un sottomarino per non capovolgersi e affondare.

3. E, infine, il ritiro di questa enorme quantità di acqua.
Secondo Gen 8,3, 150 giorni dopo la fine delle piogge, le acque cominciarono a ritirarsi via via dalla terra. Se fosse stato un diluvio locale, non sarebbe stato un problema. L’acqua sarebbe appunto defluita nelle aree limitrofe. Tuttavia, nel caso di un Diluvio Universale sarebbe stato un problema. Se tutta la terra fosse stata ricoperta d’acqua fino a 5000 metri di altezza, l’acqua non avrebbe avuto spazio in cui poter defluire e da quel momento in poi la terra sarebbe rimasta un "pianeta d’acqua".

Queste ultime due questioni rimangono, di conseguenza, ancora irrisolte e, a mio avviso, non potranno neanche essere risolte.

Gerhard.Markwein@hotmail.com



Prima di tutto, La ringrazio molto per il Suo commento e il Suo ragionamento del tutto plausibile. Se ho ben capito, alla prima delle tre questioni da Lei citate, più o meno ho già risposto con quanto scritto nel capitolo 08.

(Vedi anche Capitolo 08: "La trasformazione del cielo e della terra.")


Ma poiché il Diluvio Universale è solo un argomento secondario nel capitolo 08, prima di trattare le Sue altre due questioni, inseriremo qui questo estratto per offrire una migliore panoramica a quei lettori che non hanno ancora letto questo testo.


Le acque del Diluvio Universale.

Piovve sulla terra quaranta giorni e quaranta notti.

Gen 7,5 Noè fece tutto quello che il SIGNORE gli aveva comandato. 7,6 Noè aveva seicento anni quando il diluvio delle acque inondò la terra. 7,7 Noè, con i suoi figli, con sua moglie e con le mogli dei suoi figli, entrò nell’arca per scampare alle acque del diluvio. 7,8 Degli animali puri e degli animali impuri, degli uccelli e di tutto quello che striscia sulla terra, 7,9 vennero delle coppie, maschio e femmina, a Noè nell’arca, come Dio aveva comandato a Noè. 7,10 Trascorsi i sette giorni, le acque del diluvio vennero sulla terra. 7,11 Il seicentesimo anno della vita di Noè, il secondo mese, il diciassettesimo giorno del mese, in quel giorno tutte le fonti del grande abisso eruppero e le cateratte del cielo si aprirono. 7,12 Piovve sulla terra quaranta giorni e quaranta notti. Gen 7, 5-12;

Le acque ingrossarono oltremodo sopra la terra; tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli furono coperte.

Gen 7,17 Il diluvio venne sopra la terra per quaranta giorni, e le acque crebbero e sollevarono l’arca, che fu elevata in alto al di sopra della terra. 7,18 E le acque ingrossarono e crebbero grandemente sopra la terra, e l’arca galleggiava sulla superficie delle acque. 7,19Le acque ingrossarono oltremodo sopra la terra; tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli furono coperte. 7,20Le acque salirono quindici cubiti al di sopra delle vette dei monti; le montagne furono coperte. Gen 7,17-20;


Molti mettono in dubbio la credibilità di questo racconto biblico senza, tuttavia, sottoporre il testo e il contesto a un’analisi più dettagliata. Così viene continuamente sollevata la questione sull’origine di queste inconcepibili quantità d’acqua.

A tal proposito troviamo ora in Gen 1,6-8 e nei passaggi paralleli una spiegazione assolutamente plausibile.

Dio fece la distesa e separò le acque che erano sotto la distesa dalle acque che erano sopra la distesa

Gen 1,6 Poi Dio disse: «Vi sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque». 1,7 Dio fece la distesa e separò le acque che erano sotto la distesa dalle acque che erano sopra la distesa. E così fu. 1,8 Dio chiamò la distesa «cielo». Fu sera, poi fu mattina: secondo giorno. Gen 1, 6- 8;

Che esistettero dei cieli e una terra tratta dall’acqua e sussistente in mezzo all’acqua.

2Piet 3,5 Ma costoro dimenticano volontariamente che nel passato, per effetto della parola di Dio, esistettero dei cieli e una terra tratta dall’acqua e sussistente in mezzo all’acqua; 3,6 e che, per queste stesse cause, il mondo di allora, sommerso dall’acqua, perì; 2Piet 3, 5- 6;


All’inizio della Creazione la terra era completamente coperta d’acqua fino alle vette più alte. Nel testo che segue scopriamo poi che Dio creò un "firmamento" all’interno di quest’acqua separando queste acque intorno al globo terrestre dalla terra, in modo da creare uno spazio senza acqua tra le acque rimanenti sul fondo e la maggior parte delle masse d’acqua divenute ghiaccio al di sopra di questo spazio – quello che oggi chiamiamo atmosfera. Ne è un esempio lampante "Encelado", una delle lune di Saturno, che in maniera analoga è coperto da una calotta di ghiaccio.
















regione polare meridionale con  
fontane attive  
Enceladus

  crosta di ghiaccio




  oceano globale




  nucleo roccioso







(Vedi anche Excursus 12: "La Creazione.)


Ora questa "separazione" delle acque si può immaginare in vari modi. Si potrebbe ipotizzare che questo "innalzamento" dell’acqua sia arrivato fino a un’altezza di circa 400 km. In questa sezione della nostra atmosfera (ionosfera/esosfera) la maggior parte dei satelliti oggi orbita attorno alla terra. Di conseguenza quest’acqua si sarebbe solidificata in ghiaccio a causa delle basse temperature e qui nella sua orbita avrebbe circondato il pianeta come una sorta di "scudo protettivo" – grazie alla bassa forza di gravità esercitata dalla terra a quest’altitudine.

Puoi tu, come lui, distendere i cieli e farli solidi come uno specchio di metallo?

Giob 37,16 Conosci tu l’equilibrio delle nuvole, le meraviglie di colui la cui scienza è perfetta? 37,17 Sai come mai i tuoi abiti sono caldi quando la terra si assopisce sotto il soffio dello scirocco? 37,18 Puoi tu, come lui, distendere i cieli e farli solidi come uno specchio di metallo? Giob 37,16-18;



Tuttavia, la Scrittura ci insegna che nella Sua creazione Dio opera anche sempre in conformità alle leggi di questa creazione. E quindi l’idea ovviamente suggerirebbe che queste acque siano semplicemente evaporate a causa di un forte effetto termico di origine extraterrestre (sole) creando una coltre di nubi intorno alla terra. Tuttavia, questa variante ha lo svantaggio che tale coltre di nubi – anche considerando altitudini di 400 o 500 km – non avrebbe potuto contenere tutta quell’acqua da spiegare il fenomeno del Diluvio Universale.

Indipendentemente dallo stato di aggregazione in cui si trovavano queste masse d’acqua – liquido, solido o gassoso – questa coltre di acqua, ghiaccio o nubi rappresenta quelle acque che – secondo il calendario biblico (Tabelle 01) 1655 anni dopo – per quaranta giorni e quaranta notti caddero nuovamente sulla terra sotto forma di pioggia incessante. E conseguentemente anche nel summenzionato racconto su Diluvio Universale in Gen 7,19 si dice: "Le acque ingrossarono oltremodo sopra la terra; tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli furono coperte". La terra, dunque, fu di nuovo coperta interamente d’acqua, come all’inizio della Creazione.

Come poi si legge più avanti in Gen 8,3, nei centocinquanta giorni successivi si sono verificati probabilmente i più grandi movimenti tettonici e aggiustamenti isostatici – in gran parte sott’acqua. L’immensa pressione esercitata dalle masse d’acqua sulla relativamente sottile crosta terrestre ha formato nuovi ed enormi bacini oceanici, sollevato interi continenti e spostato placche tettoniche fino a far raggiungere alla terra essenzialmente la forma in cui si presenta a noi oggi. Forse durante questo periodo ha anche avuto luogo la frattura del supercontinente Gondwana – che si estendeva da nord a sud lungo la dorsale atlantica – in un troncone afro-europeo e uno nord-sudamericano.

Pertanto, è possibile anche presumere che prima del diluvio la superficie coperta dalla terra fosse molto più vasta di quella coperta dal mare rispetto a oggi; inoltre, la gran parte dell’acqua presente nei nostri mari odierni sarebbe fluita in quei mari al momento del diluvio e in questo breve periodo di tempo si sarebbero "spalancate" le porte ai bacini oceanici. (Un trattamento scientifico dell’argomento si trova nel libro "Die Sintflut" ["Il Diluvio Universale"] del prof J. C. Whitcomb e del prof. H. M. Morris, pubblicato da TELOS – Verlag, Wissenschaftliche Reihe).

Come apprendiamo poi in Genesi 8,3-4, dopo centocinquanta giorni l’arca si fermò sulle montagne dell’Ararat.

E alla fine di centocinquanta giorni l’arca si fermò sulle montagne dell’Ararat.

Gen 8,3 le acque andarono via via ritirandosi di sulla terra, e alla fine di centocinquanta giorni cominciarono a diminuire. 8,4 Nel settimo mese, il diciassettesimo giorno del mese, l’arca si fermò sulle montagne dell’Ararat. Gen 8, 3- 4;


Dato che oggi è pressoché impossibile negare in linea di principio il racconto del Diluvio Universale – anche perché racconti simili ci sono stati tramandati dai Sumeri, dai Babilonesi (epopea di Gilgamesh), solo per citarne alcuni – alla critica non resta che concentrarsi sulle diverse circostanze concomitanti di questo evento. Tra le altre cose, viene contestata anche la dimensione universale del Diluvio. Qui, nel migliore dei casi, si vuole vedere un fenomeno meteorologico localizzato. Ora, questo sarebbe stato concepibile, se l’area in questione si fosse trovata in un’enorme vallata circondata da montagne, cosicché i rovesci "locali" non avrebbero potuto defluire.

Tuttavia, è grazie alla menzione del monte "Ararat in Gen 8,3 che ancora oggi sappiamo dove si trovava l’arca in quel momento. Questa montagna fa parte della catena montuosa degli altopiani armeni, la cui parte occidentale oggi appartiene alla Turchia. Mentre l’altopiano si trova a un’altitudine di 1500-2000 m, lo stesso monte Ararat raggiunge un’altezza di 5165 m. Dunque, è in base alle leggi fisiche, oltre a essere evidente dal punto di vista geologico che, se il livello dell’acqua – come descritto da Gen 7,19 – si trovava al di sopra di tali vette, l’acqua doveva inondare anche ogni altro punto del pianeta fino alla stessa altezza del monte; perciò, è necessario presumere un diluvio su scala globale.


Tabella 01 – Cronologia da Adamo a Giacobbe.(FORMATO ALTO)

Numerazione
Numerazione
ebraica
cristiana
anno
anni
corrente
A. C.
0
Adamo
(Cain, Abel)

3760
130
130
Set

3630
235

105
Enosh

3525
325


90
Kenan

3435
395



70
Mahal

3365
460




65
Jared

3300
622





162
Enok

3138
687






65
Methsl

3073
874







187
Lamk

2886
930
+930









2830
987






~365



2773
1042

+912








2718
1056
Noè







182
Noè

2704
1140


+905






cont.

2620
1235


+910





1o col.

2525
1290


+895





2470
1422


+962




2338
1556
500
Sem
(Iafet, Cam)




2204
1651




+777

2109
1654



+969

2106
1656

100
Arpks

2104
1691


35
Scela

2069
1721



30
Eber

2039
1755




34
Peleg

2005
1785





30
Regu

1975
1817






32
Serug

1943
1847







30
Nahor

1913
1876








29
Teran

1884
1994





+239





1766
1995








+148


1765
2006
+950








130
Abraamo

1754
2024






+239





1736
2047






+230




1713
2081






+205



1679
2092






86
(Ismael)

1668
2094


+438






1666
2106






100
Isacco

1654
2181






+175


1579
2124



+433




1636
2156

+600




(Esau)
1604
2166





60
Giacobbe
1594
2185

+464



1575
2286

+180

1474
2313

+147
1447
3760


0
LEGENDA:
Indicazione di età:
A




XXX
B

età di 'A' alla nascita di 'B'







+XXX

età di 'A' alla sua morte










Suddivisioni:
1656


il diluvio







1721


dispersione (confusione delle lingue a Babele)






Gen 5:1-32; Gen 7:6; Gen 10:25; Gen 11:10-32; Gen 16:16; Gen 17:1,24; Gen 21:5; Gen 25:7,26; Gen 35:28; Gen 47:28;


(Vedi anche discorso 122: "Ancora 224 anni fino al Millennio."

Vedi anche tabella 20: "La storia del mondo: Una settimana dei giorni millenari.")


Il periodo di 40 giorni.

Fin qui, dunque, il testo del capitolo 08 sull’origine delle masse d’acqua nel Diluvio Universale. Ed ora possiamo dedicarci alla seconda questione che si pone G. Markwein relativamente al periodo di 40 giorni e riflettere sulla possibilità che l’intero globo potesse essere stato inondato dalla pioggia fino a circa 5000 metri di altitudine in così breve tempo.

Ma innanzitutto, è doveroso fare una fondamentale constatazione sul perché il Diluvio Universale – almeno per i cristiani biblici – non può essere respinto in linea di principio. In Gen 7,19-20 abbiamo le dichiarazioni che tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli erano coperte d’acqua. E anche di più: le acque salirono 15 cubiti, cioè circa 3 metri, al di sopra delle vette dei monti, le montagne furono coperte:

Tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli furono coperte.

Gen 7,17 Il diluvio venne sopra la terra per quaranta giorni, e le acque crebbero e sollevarono l’arca, che fu elevata in alto al di sopra della terra. 7,18 E le acque ingrossarono e crebbero grandemente sopra la terra, e l’arca galleggiava sulla superficie delle acque. 7,19Le acque ingrossarono oltremodo sopra la terra; tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli furono coperte. 7,20Le acque salirono quindici cubiti al di sopra delle vette dei monti; le montagne furono coperte. Gen 7,17-20;


Quindi, dal punto di vista biblico, non c’è alcun dubbio che le acque abbiano effettivamente coperto l’intero pianeta fino a 3 metri al di sopra delle vette più alte. Infatti, da un punto di vista scientifico si preferisce la teoria di un diluvio locale, in cui vengono completamente ignorate proprio quelle concrete dichiarazioni bibliche summenzionate in Gen 7,17-20 e, tra le altre cose, si discute di scioglimenti di ghiacciai alla fine dell’ultima glaciazione, di afflussi di masse acqua nel Mar Nero, di eruzione del Santorini e del conseguente tsunami. In questo caso, però, le acque raggiungerebbero altitudini ridicole di 100-170 m.

Quegli scienziati che sostengono l’idea di un diluvio locale, nonostante accettino il racconto biblico del Diluvio Universale, ritengono che le acque avrebbero riempito le valli intorno al monte Ararat innalzando così l’arca. Ma trascurano il fatto che l’Ararat, con i suoi 5165 m di altitudine, è la montagna più alta dell’intera regione (il monte più alto della Turchia) e, di conseguenza, l’acqua sarebbe "traboccata" da tutte le montagne circostanti e da lì si sarebbero dovute diffondere in tutto il mondo, prima di raggiungere la vetta dell’Ararat. Per non parlare del fatto che queste persone non riescono a spiegare la dichiarazione in Gen 7,19 che tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli furono coperte d’acqua.

Quindi, mentre i cristiani biblici hanno chiaro il contesto, questi fratelli e queste sorelle hanno evidentemente il problema di spiegare il modo in cui queste immense masse d’acqua siano cadute dal cielo in soli 40 giorni e notti.

Come giustamente argomenta G. Markwein nel suo commento citato all’inizio, in realtà questo non sarebbe un problema in sé. Tutta la vita sulla terra, eccetto Noè e la sua famiglia, fu consacrata alla morte da Dio. E qui non fa alcuna differenza, se gli esseri umani morivano per annegamento o a causa dei fiumi d’acqua caduti dal cielo, che dovevano avere la violenza di macigni. Tuttavia, a tal proposito dobbiamo pur sempre tener conto anche della sicurezza dell’arca sull’acqua, per cui non è possibile supporre che queste acque siano cadute sottoforma di vere e proprie cascate. Dev’essere stata pioggia. Una pioggia fortissima, certamente, ma che comunque non avrebbe messo in pericolo l’arca.

Facendo partire le nostre riflessioni da questo punto, possiamo interrogarci sulla quantità di precipitazioni effettivamente necessarie. Come osserva giustamente G. Markwein nel summenzionato commento, l’acqua avrebbe dovuto raggiungere un’altezza di almeno 5000 metri per coprire l’Ararat. Quindi, era necessaria una quantità di precipitazioni di circa 5000 m3 o 5 milioni di litri al metro quadrato in 40 giorni e notti. Ora, se convertiamo tutto in giorni e ore, arriviamo a una quantità di pioggia di circa 125.000 litri al giorno o 5.208 litri all’ora per metro quadrato.

Anche se stiamo vivendo in un periodo di relativamente elevate quantità di precipitazioni, simili grandezze sono del tutto inimmaginabili. In India si verificano le più forti precipitazioni del mondo, ma anche lì non superano i 60-70 litri all’ora per metro quadrato. E ciò si verifica solo per pochi giorni. Attualmente le forti precipitazioni nell’Europa centrale producono circa 300 litri per metro quadrato in sole 60 ore. Pertanto, come giustamente fa G. Markwein, dobbiamo chiederci, se precipitazioni superiori a 5.000 litri all’ora e al metro quadrato, possano ancora definirsi pioggia o se si tratti piuttosto di cascate provenienti dal cielo. 

Per rispondere a questa domanda faremo un esperimento mentale. In molte lingue si usa l’espressione colloquiale "piove a catinelle" per indicare che piove forte. Naturalmente ciò fa riferimento all’irrefrenabilità dell’acqua come se fosse versata da un catino o un annaffiatoio e che quindi è del tutto paragonabile a una forte pioggia; forse l’annaffiatoio può servirci come unità di misura per il nostro esperimento. Quindi prendiamo un normalissimo annaffiatoio con una capacità di dieci litri. La cipolla con i suoi fori sul beccuccio dell’annaffiatoio ha un diametro di circa 10 cm. Per una maggiore chiarezza prendiamo anche un tubo di plastica con il fondo chiuso e con lo stesso diametro di 10 cm (ad esempio, un tubo di scarico da 100 mm), una lunghezza di 1 m e anche questo con una capacità di circa 10 litri.

Ora riempiamo l’annaffiatoio con acqua e poi la versiamo attraverso tutti i fori della cipolla nel tubo di plastica posizionato in verticale. Con un cronometro misureremo il tempo da quando l’annaffiatoio è pieno fino a quando si svuoterà del tutto. In questo modo possiamo stabilire che ci sono voluti da 1/2 a 2 minuti circa per svuotare l’annaffiatoio – con tempi diversi relativamente alle dimensioni e alla densità dei fori della cipolla. Dunque, qui abbiamo simulato una quantità di precipitazione corrispondente a 10 litri su quasi 100 centimetri quadrati (perché sia la cipolla che il tubo sono rotondi e non quadrati).

Poiché, a parità di condizioni e con le stesse proporzioni, si ottiene sempre lo stesso risultato anche su superfici di dimensioni inimmaginabili, nel nostro caso avremmo quindi una quantità di precipitazioni di 1000 litri in 2 minuti per metro quadrato. Se ora misuriamo il tempo approssimativamente in 5 minuti e riduciamo leggermente anche la forza delle precipitazioni, arriviamo a 12.000 litri per m2 all’ora o a un’altezza teorica di circa 11.500 metri in 40 giorni, che è più del doppio della quantità di pioggia che abbiamo calcolato prima nel caso del Diluvio Universale sulla base dell’altezza dell’Ararat (5208 litri all’ora per metro quadrato). 

Come si può notare, simili precipitazioni, nonostante siano considerate inimmaginabilmente violente da noi oggi, si manifestano, tuttavia, come pioggia e in nessun caso sottoforma di "cascata". Il pericolo per l’arca era davvero minimo. Ciò che era effettivamente fatale per le persone fuori dall’arca era la velocità di risalita dell’acqua di diversi metri all’ora. Probabilmente dopo 1 o 2 ore nei punti più profondi della terra anche gli edifici più alti di allora sarebbero stati sommersi dall’acqua e anche un eventuale salvataggio sarebbe stato impossibile. Anche quelle persone che erano fuggite sulle montagne prima o poi sarebbero state raggiunte dalle masse d’acqua anche sulle vette dei monti – ammesso che fossero arrivate fin lassù – e sarebbero annegate. Ciò mostra anche l’obiettivo divino di questa misura: neanche un essere umano di questa generazione di empi doveva rimanere in vita.

Se non risparmiò il mondo antico quando mandò il diluvio su un mondo di empi.

2Ptr 2,4 Se Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il giudizio; 2,5 se non risparmiò il mondo antico ma salvò, con altre sette persone, Noè, predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo di empi; 2Piet 2,4-5;

Fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti.

Mat 24,37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo. 24,38 Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s’andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 24,39 e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo. Mat 24,37-39;


La dichiarazione alla fine del summenzionato testo in Mat 24,39 "così avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo", ora non significa che ci dobbiamo aspettare un’altra volta il Diluvio Universale al Ritorno del Signore. Da ciò ci protegge la promessa di Dio qui di seguito in Genesi 9,11. Il Signore qui vuole semplicemente sottolineare che così come non prestavano attenzione al loro modo di vivere e ai segni dei tempi prima del diluvio – in particolare l’opera di Noè! – continuando a vivere le loro vite, lasciando che Dio fosse un uomo buono e annegando poi nel diluvio, così sarà anche negli Ultimi Tempi prima della Sua Seconda Venuta. La maggior parte delle persone ancora oggi non è più in grado di comprendere la realtà e l’importanza cruciale di questo messaggio. Credono di doversi occupare di cose più importanti e solo alla fine della loro vita di si rendono conto di non aver vissuto la vita vera. Ma allora sarà troppo tardi.

Tornando al nostro esempio, si potrebbe pensare che con le quantità d’acqua calcolate prima, la terra di allora avrebbe dovuto trovarsi a un’altitudine ben maggiore per essere inondata. Tuttavia, anche qui è necessario leggere attentamente il testo. In Gen 7,19 si dice che tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli furono coperte d’acqua. Qui, cioè, non si tratta solo dell’Ararat, ma di tutte le alte montagne del mondo. Infatti, non è certo che il monte Everest – con i suoi 8850 metri sopra il livello del mare – esistesse già all’epoca. Ma probabilmente c’erano anche montagne considerevolmente più alte dell’Ararat. E poiché a queste altitudini c’era molto meno terra e un minor numero di massicci montuosi, il volume d’acqua sarebbe dovuto aumentare considerevolmente per coprire anche i monti.

Inoltre, dobbiamo considerare che l’altezza di un monte è misurata in relazione al livello dell’oceano. Probabilmente prima del Diluvio Universale c’era molta meno acqua sulla terra e negli oceani – ammesso che gli oceani ci fossero – e, di conseguenza, anche i fondali marini si trovavano a una profondità molto maggiore. In questo modo l’attuale altezza di una montagna sarebbe in parte più del doppio e così aumenterebbe considerevolmente anche il volume d’acqua necessario. E così appare anche assolutamente plausibile che per sollevare l’arca sull’Ararat e per inondare fino a 3 metri di altezza le più alte montagne dell’intero pianeta di allora entro 40 giorni e notti sarebbe stata necessaria una quantità di precipitazioni di 12.000 litri all’ora per metro quadrato.

Anche l’esistenza dell’arca stessa – che non appare negli altri resoconti di inondazioni – è stata spesso contestata in passato. Tuttavia, c’è un rapporto di un aereo da ricognizione della Seconda guerra mondiale, che sorvolando questo altopiano sulla sua rotta aveva avvistato un oggetto scuro e rettangolare nella parte superiore dell’Ararat, che si distingueva dalla coltre di ghiaccio circostante per le linee rettilinee che ne delimitavano la superficie. Questa cassa era visibilmente inclinata e da un lato sporgeva dal ghiaccio. Aveva una dimensione visibile di circa 100 m di lunghezza e 20 m di larghezza, con un’estremità ancora coperta dal ghiaccio stimata di circa 50 m. Il pilota aveva sorvolato questo sito più volte e aveva anche scattato delle foto.

Dopo la guerra ci sono stati alcuni tentativi di riscoprire questo oggetto. Ma a quanto pare, a causa di un clima particolarmente caldo, il ghiaccio all’epoca delle fotografie aeree, si sarà sciolto a profondità maggiori del normale permettendo la vista dell’arca. Nel frattempo, lo strato di ghiaccio è cresciuto nuovamente in modo da coprire tutto, per cui non è stato possibile rilevare nulla dall’aereo.

Se si confrontano le dimensioni con quelle dell’arca nella Bibbia, si giunge alla convinzione che l’avvistamento di questo oggetto potrebbe essere dell’arca. Secondo Genesi 6,15, Noè ricevette da Dio l’ordine di fare una cassa di legno di abete. Le dimensioni dovevano essere: 300 cubiti di lunghezza, 50 cubiti di larghezza e 30 cubiti di altezza. Supponendo che la lunghezza del cubito sia di circa 50 cm (Ez 40,5), si otterrebbero dimensioni pari a 150 m di lunghezza, 25 m di larghezza e 15 m di altezza, che corrisponderebbero approssimativamente ai dati forniti dal pilota della Seconda guerra mondiale.


Il defluire delle masse d’acqua.

L’argomentazione adottata da G. Markwein nella replica citata all’inizio è assolutamente convincente. Se l’intero globo terrestre fosse stato coperto d’acqua fino a 3 metri sopra le vette più alte, effettivamente quest’acqua non sarebbe potuta defluire in nessun luogo del mondo. Pertanto, se prendiamo sul serio questa dichiarazione biblica – e dovremmo farlo – allora deve essere successo qualcosa alla crosta terrestre nei 150 giorni successivi alle piogge. Ora, il testo di Genesi 8,1 parla del fatto che Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si calmarono. Ma in Genesi 8,3 si dice anche: "le acque andarono via via ritirandosi dalla terra".

Le acque andarono via via ritirandosi di sulla terra.

Gen 8,1 8,1 Poi Dio si ricordò di Noè, di tutti gli animali e di tutto il bestiame che era con lui nell’arca; e Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si calmarono; 8,2 le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo furono chiuse, e cessò la pioggia dal cielo; 8,3 le acque andarono via via ritirandosi di sulla terra, e alla fine di centocinquanta giorni cominciarono a diminuire. 8,4 Nel settimo mese, il diciassettesimo giorno del mese, l’arca si fermò sulle montagne dell’Ararat. Gen 8, 1- 4;


Si può quindi supporre che non sia stato solo il vento ad asciugare le acque e che queste masse d’acqua abbiano anche trovato un modo per "disperdersi" sulla terra. Ora in base a una legge fisica l’acqua scorre solo dove trova uno spazio libero. E come abbiamo già detto prima, in questi 150 giorni – e anche dopo – dev’essere necessariamente avvenuto un mutamento della superficie terrestre, tale da aumentare notevolmente lo spazio disponibile rispetto a prima del diluvio.

E ora qui dobbiamo prendere in considerazione anche un’altra legge fisica, che certamente si sarà presentata in occasione di un diluvio. Queste immense masse d’acqua, che si riversarono sulla terra, avevano un peso enorme. Poiché la crosta terrestre è piuttosto sottile in relazione al pianeta, i punti più sottili di questa crosta devono aver ceduto e la pressione dell’acqua deve aver aumentato la potenza eruttiva del magma zampillante, innalzando interi continenti e spostando le placche tettoniche fino a far assumere alla terra essenzialmente la forma in cui si presenta a noi oggi. Tutto questo ha anche creato enormi fosse, divenute via via sempre più ampie e profonde, a causa del defluire delle masse d’acqua. Oggi queste fosse contengono i nostri mari, che in alcuni punti raggiungo una profondità maggiore dell’altezza delle montagne sulla superficie della terra. Così, la profondità di Vitiaz nella fossa delle Marianne (Pacifico occidentale), con i suoi 11,034 km, rappresenta oggi il punto più profondo della terra.

E queste nuove fosse formavano quello spazio – non esistente prima del diluvio – dove poterono "disperdersi" le acque dopo il diluvio. Da questo punto di vista, dunque, i nostri attuali oceani non sono altro che le acque del Diluvio Universale – la cui enorme pressione ha frantumato la crosta terrestre – che così si sono scavate il proprio giaciglio nel magma.

L’arco tra le nuvole.

Come abbiamo già detto prima, la Scrittura contiene la promessa di Dio, che non ci sarà più un simile Diluvio Universale sulla terra, tale da sterminare tutti gli esseri umani.

Nessun essere vivente sarà più sterminato dalle acque del diluvio e non ci sarà più diluvio per distruggere la terra.

Gen 9,9 «Quanto a me, ecco, stabilisco il mio patto con voi, con i vostri discendenti dopo di voi 9,10 e con tutti gli esseri viventi che sono con voi: uccelli, bestiame e tutti gli animali della terra con voi; da tutti quelli che sono usciti dall’arca, a tutti gli animali della terra. 9,11 Io stabilisco il mio patto con voi; nessun essere vivente sarà più sterminato dalle acque del diluvio e non ci sarà più diluvio per distruggere la terra». Gen 9, 9-11;

Il mio arco nella nuvola è il segno del patto che io ho stabilito fra me e ogni essere vivente che è sulla terra.

Gen 9,12 Dio disse: «Ecco il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni future. 9,13 Io pongo il mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra me e la terra. 9,14 Avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di sopra della terra, l’arco apparirà nelle nuvole;

9,15 io mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni specie, e le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni essere vivente. 9,16 L’arco dunque sarà nelle nuvole e io lo guarderò per ricordarmi del patto perpetuo fra Dio e ogni essere vivente, di qualunque specie che è sulla terra».

9,17 Dio disse a Noè: «Questo è il segno del patto che io ho stabilito fra me e ogni essere vivente che è sulla terra». Gen 9,12-17;

Naturalmente questo "arco tra le nuvole" è l’arcobaleno e anche qui emerge un interessante collegamento con l’idea rappresentata all’inizio circa la presenza di un manto d’acqua nell’atmosfera prima del diluvio.

Dal testo in Gen 9,12-14 si evince che questo "arco" era qualcosa di assolutamente nuovo per Noè e la sua famiglia. Non avevano mai visto nulla di simile prima di allora. Tuttavia, da ciò si può concludere che prima del diluvio non era neanche mai spuntato l’arcobaleno sulla terra.

Se ora prendiamo in considerazione i presupposti fisici di questo fenomeno ottico-atmosferico, scopriamo che, affinché si possa vedere l’arcobaleno è necessario che il sole si trovi alle spalle dell’osservatore e che il sole illumini una nuvola carica di pioggia o un muro di pioggia posti di fronte. A causa della rifrazione dei raggi solari sulle gocce di pioggia, la luce bianca del sole viene scomposta nei colori dello spettro, mentre la riflessione dirige i raggi nell’occhio dell’osservatore.

Il presupposto fondamentale per la formazione di un arcobaleno, dunque, sono i raggi solari che si muovono in linea retta. Se ora, come spiegato all’inizio, partiamo dal presupposto che prima del diluvio la terra era avvolta da un fitto mantello di acqua/ghiaccio, bisogna anche dire che, nonostante allora la luce filtrasse, non c’era alcun irradiamento solare diretto. Per questo motivo la formazione dell’arcobaleno non era neanche possibile.



L’età dell’uomo.

Inoltre, questo "scudo protettivo" intorno al pianeta prima del diluvio potrebbe rispondere anche a un’altra domanda. I dati delle scienze naturali sull’età dell’umanità sono in netto contrasto con quelli della Bibbia. Mentre la Bibbia permette di concludere che l’essere umano (non l’universo!) è stato creato circa 5800 anni fa, i geologi calcolano da 1 a 5 milioni di anni. Lo scienziato naturale professore dott. dott. dott. A. E Wilder-Smith, nel suo libro "Herkunft und Zukunft des Menschen" ["Origine e futuro dell’uomo"], (pag. 119 e ss.) descrive il ritrovamento (con fotografia) dell’impronta ben conservata di una zampa di brontosauro nel letto del fiume Paluxy (Texas, USA), risalente al Cretaceo (circa 140 milioni di anni fa). A pochi metri di distanza sono state trovate impronte umane nella stessa formazione, che, perciò, devono essersi formate nello stesso periodo. Ma in questo modo vengono palesemente confutati gli anni (1-5 milioni) calcolati dai geologi. O l’essere umano viveva con i dinosauri già 140 milioni di anni fa o i dinosauri hanno vissuto solo da 1 – 5 milioni di anni fa con l’uomo..

(Vedi anche Discorso 81: "Disegno intelligente (Intelligent Design) o evoluzione?" Wilder-Smith – "Le scienze naturali non conoscono l’evoluzione".)


Se ora osserviamo i metodi di misurazione delle scienze naturali, si comprende che, ad esempio, il "metodo di datazione alC14" (metodo del radiocarbonio) – un cosiddetto "orologio a breve termine" per la misurazione degli ultimi dieci-dodicimila anni, utilizzato per la determinazione dell’età delle ossa umane e che quindi costituisce il fondamento delle teorie scientifiche sull’età dell’uomo contemporaneo – si basa sul fatto che tutti gli esseri viventi con l’aria assorbono anche carbonio radioattivo (C14) – cioè lo assorbono con il loro corpo – e finché vivono devono mantenerlo in equilibrio con il contenuto di C14 presente nell’aria.

Alla morte dell’essere vivente cessano tutti i processi metabolici tra il corpo morto e l’aria e il C14 radioattivo rimasto nel corpo inizia il suo decadimento. Poi questo processo di decadimento viene misurato. Un’elevata quantità di C14 ancora presente nelle ossa indica che il corpo è deceduto da poco tempo. Una quantità residua bassa indica che il processo di decomposizione è in atto da molto tempo e, di conseguenza, il corpo è morto da molto tempo. In pratica, molto C14 indica un essere vivente di giovane età, poco C14 indica un essere vivente anziano. Tuttavia, va anche detto che il C14 si forma in alto nella stratosfera attraverso il bombardamento di raggi cosmici dell’aria. Questi raggi reagiscono con l’azoto atmosferico e formano carbonio radioattivo – il C14 appunto – che poi negli strati inferiori dell’atmosfera viene inalato con l’aria da tutti gli esseri viventi e assorbito dalle piante. Supponendo, dunque, che prima del Diluvio Universale la terra fosse avvolta da un manto di acqua/ghiaccio – che avrebbe filtrato naturalmente in modo significativo, se non addirittura impedito, l’irradiamento cosmico – l’affidabilità del summenzionato metodo di datazione deve essere messa fortemente in dubbio o non può essere più data per certa.

Tutti i resti di ossa di esseri morti prima o durante il Diluvio Universale – come ad esempio i dinosauri – a causa dell’effetto filtro esercitato dal manto non avrebbero assorbito il carbonio radioattivo durante la loro vita e così avrebbero un contenuto di C14 vicino allo zero e, di conseguenza, in base a questo metodo, risulterebbe un’età di 5 milioni anni, anche se possibilmente sono morti solo quattro o cinquemila anni fa. Questo dovrebbe almeno farci riflettere. E proprio questo effetto filtro esercitato dal manto di acqua/ghiaccio come protezione dalle radiazioni radioattive potrebbe anche spiegare l’età sorprendentemente avanzata – fino a 969 anni – raggiunta dalle persone nate prima del diluvio.


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

I pozzi della grande profondità.  / Scienza di confine – attualità


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Questo noto diagramma della tettonica delle placche mostra il movimento della crosta terrestre, che attraverso la dorsale medio-oceanica immette costantemente nuova roccia nella crosta terrestre. In base alle ultime scoperte, anche l’acqua potrebbe essere stata trasportata in modo simile dalla crosta agli oceani terrestri. | Copyright: Byrd Polar and Climate Research Center



Columbus (USA) – A proposito della questione sull’origine della vitale acqua presente negli oceani terrestri, i ricercatori statunitensi hanno presentato una nuova teoria. Secondo questa teoria non sono stati solo gli asteroidi e le comete – finora considerati i principali fornitori – a portare l’acqua sulla terra. Attraverso vari processi geologici, in corso ancora oggi, anche il nostro pianeta ha iniziato a produrre acqua autonomamente.

Alla conferenza annuale dell’American Geophysical Union (Agu) il professor Wendy Panero e Jeff Pigott dell’Ohio State University hanno recentemente dichiarato che la stessa quantità di acqua che oggi riempie i nostri oceani potrebbe essere nascosta anche al suo interno, nelle sue profondità.

Si tratta di un processo geochimico finora sconosciuto attraverso il quale la terra produce acqua al suo interno da miliardi di anni e attraverso processi come la tettonica delle placche la rilascia tutt’oggi dal suo interno in piccole quantità negli oceani.

In contrapposizione all’idea molto diffusa di una terra originariamente intesa come pianeta giovane, asciutto e ostile, che ha acquisito l’acqua solo attraverso comete e asteroidi ghiacciati, Panero e Pigott hanno seguito l’ipotesi, secondo la quale la terra è nata insieme all’acqua di interi oceani all’interno del pianeta e da allora quest’acqua è stata gradualmente rilasciata in superficie.

In realtà, da tempo anche la scienza sa che la stessa crosta terrestre contiene grandi quantità di acqua. Ma conoscere con esattezza la quantità di acqua finora resta un mistero. Anche il meccanismo attraverso il quale quest’acqua sia giunta in superficie o negli oceani finora è stato considerato misterioso. Inoltre, di fronte a un simile scenario i ricercatori si sono chiesti, se questa fonte d’acqua non dovesse essersi esaurita già da tempo.

Poiché non esiste un metodo per studiare le profondità stesse della crosta terrestre, gli scienziati hanno affrontato la questione facendo esperimenti di fisica ad alta pressione e calcoli computazionali.

"Quando ci interroghiamo sull’origine dell’acqua presente sulla nostra terra, si pone la questione relativa a ciò che rende la nostra terra così unica rispetto agli altri pianeti del sistema solare", spiega Panero. "Questa terra è così straordinaria perché è l’unico pianeta in cui è presente acqua allo stato liquido sulla sua superficie ed è anche l’unico pianeta in cui è attiva la tettonica delle placche. Forse l’acqua presente nella crosta terrestre è la chiave per comprendere la tettonica delle placche; parte di questi processi è esattamente ciò che rende la terra un luogo ospitale per la vita."

La base dell’ipotesi dei ricercatori è l’osservazione che anche se all’occhio umano le rocce possono apparire molto secche, esse possono comunque contenere acqua sotto forma di atomi di idrogeno. Poiché i minerali sono ricchi di ossigeno, all’interno delle rocce possono innescarsi determinate reazioni, che a loro volta possono causare la produzione di acqua.

Poiché la crosta terrestre rappresenta l’80% del volume di tutto il pianeta, alla fine l’acqua in esso contenuta potrebbe corrispondere a quantità enormi.

Sulla base dei relativi esperimenti ad alta pressione su differenti minerali presenti nella crosta terrestre, i ricercatori hanno scoperto che circa la metà di quest’acqua, che attualmente riempie gli oceani, potrebbe essere contenuta ancora oggi nella crosta terrestre. Dunque, quest’acqua circola continuamente grazie al processo della tettonica delle placche.

"I nostri risultati supportano l’idea di una complessa relazione tra tettonica delle placche e acque di superficie", ha affermato Panero. "A quanto pare le correnti connettive regolano la quantità di acqua negli oceani." Ciò estende anche l’asse temporale del ciclo dell’acqua sulla terra. “Se dovesse risultare che la circolazione dell’acqua attraverso la crosta terrestre, è parte del ciclo dell’acqua sulla terra, che quindi consiste non solo del ciclo di acque di superficie e atmosfera, ne consegue che questo ciclo della nostra acqua durerebbe da parecchi miliardi di anni", hanno detto i ricercatori in conclusione.

(Scienza dei confini – attualità: "Erzeugt die Erde ihre Gewässer im Erdinnern selbst?" [La terra genera le sue acque autonomamente dal suo interno?])




"In contrapposizione all’idea molto diffusa di una terra originariamente intesa come pianeta giovane, asciutto e ostile, che ha acquisito l’acqua solo attraverso comete e asteroidi ghiacciati, Panero e Pigott hanno seguito l’ipotesi, secondo la quale la terra è nata insieme all’acqua di interi oceani all’interno del pianeta e da allora quest’acqua è stata gradualmente rilasciata in superficie."

Tutte le fonti del grande abisso eruppero.

1Mo 7,11 Il seicentesimo anno della vita di Noè, il secondo mese, il diciassettesimo giorno del mese, in quel giorno tutte le fonti del grande abisso eruppero e le cateratte del cielo si aprirono. Gen 7,11;


"La base dell’ipotesi dei ricercatori è l’osservazione che anche se all’occhio umano le rocce possono apparire molto secche, esse possono comunque contenere acqua sotto forma di atomi di idrogeno. Poiché i minerali sono ricchi di ossigeno, all’interno delle rocce possono innescarsi determinate reazioni che a loro volta possono causare la produzione di acqua."

Le acque, divenute come pietra, si nascondono, e la superficie dell’abisso si congela.?

Giob 38,29 Dal seno di chi esce il ghiaccio, e la brina del cielo chi la dà alla luce? 38,30 Le acque, divenute come pietra, si nascondono, e la superficie dell’abisso si congela. Giob 38,29-30;


"Poiché la crosta terrestre rappresenta l’80% del volume di tutto il pianeta, alla fine l’acqua in esso contenuta potrebbe corrispondere a quantità enormi. Sulla base dei relativi esperimenti ad alta pressione su differenti minerali presenti nella crosta terrestre, i ricercatori hanno scoperto che circa la metà di quest’acqua, che attualmente riempie gli oceani, potrebbe essere contenuta ancora oggi nella crosta terrestre. Dunque, quest’acqua circola continuamente grazie al processo della tettonica delle placche."

Vi sia una distesa tra le acque.

Gen 1,6 Poi Dio disse: «Vi sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque». 1,7 Dio fece la distesa e separò le acque che erano sotto la distesa dalle acque che erano sopra la distesa. E così fu. 1,8 Dio chiamò la distesa «cielo». Fu sera, poi fu mattina: secondo giorno. Gen 1,6-8;


Nonostante la teoria delle comete e degli asteroidi come fonte di acqua del nostro pianeta sia sostenuta da molti scienziati, anche in passato quest’idea sarebbe apparsa completamente assurda a chiunque con un po’ di sale in zucca. Miliardi di asteroidi e di comete dovrebbero entrare in rotta di collisione con la terra, affinché la loro ristretta riserva di acqua, possa apportare le quantità d’acqua necessarie a rimpinguare i nostri oceani, che coprono il 70% della superficie terrestre.

Tuttavia, la cosa interessante del summenzionato ragionamento e del confronto con i testi biblici è la "dizione" della Bibbia – raramente così chiara e riconoscibile – in relazione a questioni cosmologiche. Tuttavia, oggi è un fatto riconosciuto che l’acqua è effettivamente immagazzinata nelle "grandi profondità" della terra – la crosta terrestre.

Una dizione biblica talmente semplice, da indurre gli scienziati – compresi anche quelli dei giorni nostri – a liquidare le dichiarazioni relative all’"acqua nelle rocce" come "sciocchezze" e a presumere che loro avrebbero potuto vedere le cose in maniera molto più "scientifica". Tuttavia, oggi è un fatto riconosciuto che l’acqua è effettivamente immagazzinata nelle "grandi profondità" della terra – la crosta terrestre. E cioè "nascosta nelle pietre" – sottoforma di atomi di idrogeno nella roccia.

Eureka!? Se gli scienziati avessero letto la Bibbia, lo avrebbero capito molto prima. E avrebbero potuto riconoscere anche il Big Bang molto tempo prima, che dopo pochi milionesimi di secondo emise la luce di trilioni e trilioni di soli. Fu il momento in cui Dio disse: (Gen 1,3):

E luce fu!



(Vedi anche Excursus 12: "La Creazione")