La zizzania può diventare grano? / Anonimo 00, 2006-03-09
Il popolo d’Israele scelto da Dio.
L’errore nella predestinazione.
Israele era solo l’"agente vicario" di Dio nella crocifissione? / Anonimo 01, 2016-02-27
La festività di Pèsach – il grande sabato.
Tabella – La vera "Settimana Santa" – panoramica tabellare della settimana della crocifissione.
Il tamid, il sacrificio quotidiano e costante.
La parabola della "zizzania nel campo" è ben nota per essere
citata come una delle prove della dottrina della predestinazione (elezione) dai
suoi sostenitori. Poiché questo tema è già stato trattato nel dettaglio nei
Discorsi 69 e 100, per una migliore comprensione di quanto segue, vorrei dare
qui solo una breve spiegazione di questa dottrina alla luce di alcune
affermazioni.
(Vedi anche Discorso 69: "La
predestinazione e gli eletti.")
(Vedi anche Discorso 100:
"Giovanni Calvino: la vera e la falsa predestinazione.")
Questa dottrina della predestinazione (dottrina dell’elezione/pre-scelta)
risale a Giovanni Calvino (Calvinismo) e afferma quanto segue:
La predestinazione è definita come "il decreto
eterno di Dio con cui egli nella sua sovranità predestina tutte le creature alla
vita o alla morte eterna" e descrive la cosiddetta "doppia predestinazione" come
segue:
"Dio, tramite decreti eterni, ordina o elegge alcuni alla beatitudine eterna
e condanna gli altri alla dannazione eterna".
"
(Donald McKim)
Naturalmente, non c’è alcuna indicazione su dove nella Scrittura
si possano trovare e leggere questi "decreti eterni". Quindi se, secondo la
dottrina di Calvino, le persone sono scelte da Dio senza alcuna azione da parte
loro, in modo completamente arbitrario e basato sulla "sovranità" di Dio – un
gruppo alla dannazione eterna e l’altro alla vita eterna – allora né gli uni né
gli altri possono fare nulla per cambiare la loro destinazione finale che si
suppone essa sia stata voluta da Dio. Cioè, i non eletti potrebbero vivere una
vita santa e divina e finire comunque nella dannazione. Gli eletti, invece,
potrebbero anche diventare i più grandi peccatori del mondo, ma poiché si
suppone che loro non possano perdersi, finirebbero comunque per entrare nella
vita eterna di Dio. Questo ragionamento si fa beffe della giustizia assoluta di
Dio come poche altre affermazioni.
Magnificate il nostro DIO! L’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia; egli è giusto e retto.
Deut 32,3 poiché io proclamo il nome dell’Eterno.
Magnificate il nostro DIO! 32,4 Egli è la Roccia, l’opera sua è perfetta,
poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio di fedeltà e senza
ingiustizia; egli è giusto e retto. Deut 32,3-4;
Il vostro DIO, è il DIO degli dèi, che non usa alcuna parzialità e non accetta regali.
Deut 10,17 Poiché l’Eterno, il vostro DIO,
è il DIO degli dèi, il Signor dei signori, il Dio grande, forte e tremendo,
che non usa alcuna parzialità e non accetta regali, 10,18 che
fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero dandogli pane e vestito.
Deut 10,17-18;
I passaggi biblici di cui sopra sono solo due delle tante prove
che dimostrano l’assoluta giustizia e incorruttibilità del nostro Dio. Ci sono
anche innumerevoli dichiarazioni sul fatto che Dio non ha scelto singole
persone, ma vuole che tutte le persone siano salvate.
Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che vengano alla conoscenza della verità.
1Tim 2,3 Questo infatti è buono ed accettevole davanti a Dio,
nostro Salvatore, 2,4 il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che vengano alla conoscenza
della verità. 2,5 Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra
Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo, 2,6 il quale ha dato se stesso come prezzo
di riscatto per tutti, secondo la testimonianza resa nei tempi stabiliti.
1Tim 2, 3- 6;
Ma se vogliamo disturbare la sovranità di Dio, ecco qui:
Dio, nella Sua sovranità, amore e grazia, ha ordinato
che ogni uomo che confessa Suo Figlio sia salvato.
Per quanto riguarda la dottrina della predestinazione, questo e
tutto ciò che la Bibbia dice a tal proposito. Ma ecco ora un commento da un
discorso precedente (Discorso 83), in cui un sostenitore di questa dottrina mi
ha in effetti risposto riferendosi alla parabola della zizzania nel campo.
(Vedi anche Discorso 83: "L’onniscienza
di Dio è un controsenso alla libera volontà dell’uomo?"
[non ancora disponibile in Italiano, leggi in tedesco
/ leggi in inglese])
Sarei d’accordo con l’argomentazione di questo articolo
(Discorso 83 / FH) – se non fosse per Romani 9, per esempio. Qualcuno
dovrebbe anche essere in grado di spiegarmi chiaramente se la zizzania, che
si suppone maturi accanto al grano, debba rimanere lì, in modo che possa
forse diventare grano ad un certo punto, cioè, se si usa questa parabola.
Secondo le Scritture, la zizzania viene lasciata lì affinché il grano non
venga sradicato prima del tempo. In ogni caso, il fatto è che la zizzania
era zizzania e rimane zizzania, e lo stesso vale per il grano. Poiché la
zizzania è una pianta (loglio) che sembra simile al grano, è solo alla fine
che diventa evidente quale essa sia. Il grano porta frutti e il loglio no.
(…)
Per tutti quei lettori che non hanno molta familiarità con
questa parabola, ecco innanzitutto il testo completo:
l regno dei cieli è simile a un uomo, che seminò buon seme nel suo campo.
Mat 13,24 Egli propose loro
un’altra parabola dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo, che
seminò buon seme nel suo campo. 13,25 Ma, mentre gli uomini dormivano,
venne il suo nemico e seminò della zizzania in mezzo al grano, e se ne andò.
13,26 Quando poi il grano germogliò e mise frutto, apparve anche la zizzania.
13,27 E i servi del padrone di casa vennero a lui e gli dissero: "Signore,
non hai seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della
zizzania?". 13,28 Ed egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo".
Allora i servi gli dissero: "Vuoi dunque che andiamo e la estirpiamo?". 13,29
Ma egli disse: "No, per timore che estirpando la zizzania, non sradichiate
insieme ad essa anche il grano. 13,30 Lasciate che crescano entrambi
insieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura io dirò ai
mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il
grano, invece, riponetelo nel mio granaio"». Mat 13,24-30;
«Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Mat 13,36 Allora Gesù, licenziate le folle, se ne
ritornò a casa e i suoi discepoli gli si accostarono, dicendo: «Spiegaci
la parabola della zizzania nel campo». 13,37 Ed egli, rispondendo disse
loro: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo.
13,38 Il campo è il mondo, il buon seme sono i figli del regno,
e la zizzania sono i figli del maligno, 13,39 e il nemico che l’ha
seminata è il diavolo, mentre la mietitura è la fine del mondo, e i
mietitori sono gli angeli. 13,40 Come dunque si raccoglie la zizzania e si
brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 13,41 Il
Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, ed essi raccoglieranno dal suo regno
tutti gli scandali e gli operatori d’iniquità, 13,42 e li getteranno nella
fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor di denti. 13,43 Allora i giusti
risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi da udire,
oda!». Mat 13,36-43;
Chiunque abbia letto il testo un po’ più attentamente vedrà che
la domanda del commentatore di cui sopra: " se la zizzania, che si suppone
maturi accanto al grano, debba rimanere lì, in modo che possa forse diventare
grano ad un certo punto" è in effetti molto pertinente. Non c’è campo al mondo
dove la zizzania si trasformerà in grano. Ma sebbene anch’io preferisca
l’interpretazione basata sulla realtà delle parabole del Signore, ci sono
affermazioni che ovviamente sfidano tale interpretazione.
Per esempio, se vogliamo rimanere sul grano citato sopra, esso rappresenta le
persone buone, i cristiani. E questo perché entrambi – il grano e i cristiani –
producono "frutti buoni". Il grano fa questo con i suoi chicchi nelle spighe. Ma
se ora cerchiamo di paragonare questo in modo realistico con gli esseri umani,
incontriamo delle difficoltà. Perché gli esseri umani, nel senso di questa
parabola, non sono "buoni" perché generano molti figli, ma perché il loro buon
esempio o la loro predicazione fa sì che molti altri giungano alla giusta fede.
Qui l’interpretazione basata sulla realtà raggiunge i suoi limiti, perché anche
nella parabola c’è un passaggio dal livello reale a quello spirituale.
E questo può anche essere dimostrato nella realtà attraverso un buon esempio. Se
iniziamo ad analizzare lo sfondo di questa parabola, dovremmo prima di tutto
chiederci a chi si dovrebbe riferire il grano. Qui dice che sono i figli del
regno. Chi sono i figli del regno? Ma lì il Signore ci ha dato un secondo
indizio: ha detto che lui stesso ha seminato questo buon seme – cioè i figli del
regno. Se ora assumiamo che il grano rappresenta i cristiani, allora questi
devono essere i primissimi cristiani.
In questa occasione dobbiamo anche segnalare un errore di traduzione nel testo
biblico di cui sopra. Sebbene questo sia il testo di Lutero e Lutero abbia
correttamente tradotto Mat 13,38 con "i figli del regno", in
questo caso è stato corretto da alcuni "miglioratori del testo" – ovviamente nel
tentativo di conformarsi al "gender mainstreaming" e alla correttezza politica –
con "bambini del regno". Chiunque guardi il testo originale
greco, può facilmente notare che lì dice "yioi",
cioè "figli" e non "bambini".
E se il Signore qui parla di "figli", questa non è una restrizione ai cristiani
maschi, e sicuramente non intende escludere le cristiane – si tratta piuttosto
di vedere gli esseri umani dal punto di vista della loro esistenza eterna. Sono
tutti discendenti di Adamo ed Eva e quindi creature di Dio. Nostro Signore lo
spiegò allo stesso modo ai Sadducei che negavano la resurrezione, e fece loro la
domanda trabocchetto sui sette fratelli che avevano tutti la stessa moglie –
quindi di chi sarebbe stata la moglie nell’altro mondo?
I risuscitati sono come gli angeli e sono figli di Dii e non possono mai più morire.
Luca 20,34 E Gesù, rispondendo, disse loro:
«I figli di questa età si sposano e si maritano; 24,35 ma
coloro che sono ritenuti degni di ottenere l’altra età e la risurrezione
dei morti, non si sposano né si maritano; 24,36 essi infatti non possono più
morire, perché sono come gli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della
risurrezione. Luca 20,34-36;
Nell’eternità, nella nuova Gerusalemme di Dio, non ci saranno né
donne né uomini, perché le persone saranno senza sesso come gli angeli. Questa
risposta del Signore è confermata anche da una considerazione logica: se gli
uomini non moriranno nell’eternità e vivranno per sempre, non c’è bisogno di
procreare e quindi non c’è più bisogno che i diversi generi producano prole.
E se guardiamo più da vicino la risposta del Signore, questa non era solo una
risposta alla domanda se ci sarebbero stati uomini e donne nell’eternità, ma
risolve anche la questione se una donna debba definire se stessa in base a suo
marito, come è frequente in molte culture orientali e anche in alcuni ambienti
occidentali fino ad oggi. Con questa risposta del Signore è chiaro che davanti
alla giustizia di Dio ogni uomo è responsabile solo delle proprie azioni.
BCon queste affermazioni del Signore, sorprendenti ma nel complesso del tutto
logiche, possiamo riconoscere che non ci sta presentando alcuna fantasia, ma sta
parlando semplicemente di ciò che per lui è la realtà dell’altra dimensione,
dell’eternità. Ma possiamo riconoscere tutto questo solo quando guardiamo più da
vicino i "figli" nel passaggio di cui sopra. Se invece si legge
"bambini" nella traduzione tedesca della Bibbia, tutto sembra apparentemente
chiaro e si continua a leggere, perdendo invece così alcune importanti intuizioni
bibliche. Pertanto, anche se la correttezza politica può avere i suoi meriti nella
sfera mondiale, le traduzioni della Bibbia dovrebbero esserne risparmiate, poiché
ciò potrebbe distorcere il testo e rendere più difficile l’interpretazione.
Dunque, questo buon seme che il Signore stesso ha seminato – "i figli del regno"
- sono i primissimi cristiani, e quindi sono senza dubbio da identificare con i
dodici apostoli che il Signore scelse personalmente e fece suoi discepoli. Ma
come sappiamo, non ci fu solo un cambiamento in uno di questi discepoli (Giuda
Iscariota – Mattia, Atti 1:15-26), ci fu anche un tredicesimo apostolo chiamato
dal Signore. Ed è in questo tredicesimo apostolo che la dottrina dei calvinisti
può ora essere confutata nella realtà e in modo abbastanza evidente. Egli è
stato effettivamente scelto, ma non "all’inizio della Creazione" e non per "la
sovranità di Dio" come postulano i calvinisti, ma in modo del tutto normale
sulla via di Damasco e dal Figlio di Dio.
Si tratta naturalmente dell’apostolo Paolo. Paolo – originariamente "Saulo" –
proveniva da una famiglia rispettabile ed era lui stesso uno scriba. Faceva
parte del clero giudaico-mosaico e perseguitava i cristiani. Partecipò persino
alla lapidazione di Stefano (Atti 22:19-22), come confessa egli stesso. E questo
Saulo fu incaricato dal sommo sacerdote di andare a Damasco e arrestare i
cristiani lì e portarli a Gerusalemme. Durante questo viaggio verso Damasco il
Signore apparve a Saulo e gli chiese: "Saulo, Saulo! Perché mi perseguiti?". Fu
allora che Saulo divenne Paolo (tutta la storia può essere letta nei capitoli 9,
22 o 26 degli Atti).
E con questo, possiamo ora rispondere alle domande del commentatore di cui
sopra. Egli ha chiesto:
"Qualcuno dovrebbe anche essere in grado di
spiegarmi chiaramente se la zizzania, che si suppone maturi accanto al grano,
debba rimanere lì in modo che possa forse diventare grano ad un certo punto,
Cioè, se si usa questa parabola."
Ebbene: SÌ! La zizzania – in questo caso Saulo, che era
un persecutore di cristiani e quindi un "figlio del maligno" – divenne grano (cristiano)
quando si convertì sulla strada di Damasco e si trasformò in Paolo.
E NO! L’affermazione del commentatore:
"In ogni caso, il fatto è che la zizzania era
zizzania e rimane zizzania, e lo stesso vale per il grano."
è sbagliato, come possiamo vedere dall’esempio di Paolo. È
diventato grano dalla zizzania (loglio). Paolo, quindi, prima della sua
conversione, era uno dei più feroci persecutori dei cristiani, e quindi fece
parte di quella denominazione giudeo-mosaica che il Signore chiamò "serpenti" e
"razza di vipere" (Mat 3:7, 12:34, 23:33), e chiamò il diavolo loro padre
(Giov 8:44).
Così, se sopra abbiamo identificato gli apostoli del Signore come i "figli del
regno" o il buon seme, queste affermazioni del Signore nei passi della Scrittura
di cui sopra ci permettono anche di identificare i "figli del diavolo": sono i
membri della religione giudeo-mosaica. E questo non perché credono a Mosè, ma,
al contrario, perché hanno distorto le leggi di Mosè con la loro "penna
bugiarda" (Ger 8:8, Mat 15:6) e hanno perseguitato il Messia.
E così arriviamo a questo popolo di Israele eletto da Dio . A
differenza dei calvinisti, essi furono effettivamente scelti da Dio. Erano – se
volete – il "primo amore" di Dio tra gli esseri umani. Ma circa duemila anni fa
commisero il più grande errore della loro storia, in quanto rifiutarono il
Messia che era stato a lungo profetizzato dalle loro scritture e lo consegnarono
per essere ucciso dai Romani.
Questo atteggiamento, questa testardaggine degli Israeliti di allora rimane
purtroppo immutata fino ai giorni nostri. Ancora oggi molti ebrei chiamano Gesù
Cristo ingannatore e bestemmiatore. I loro padri consegnarono il Figlio di Dio
alla croce e alla Sua morte la cortina del tempio si squarciò in due (Mat 27:51).
Quello fu il momento in cui Dio Onnipotente lasciò il Santo dei Santi
dietro quella tenda, il tempio e il popolo d’Israele. Come punizione, Dio fece
poi in modo che Gerusalemme fosse rasa al suolo dai Romani nel 70 e che il
tempio fosse distrutto in un incendio.
(Vedi anche Discorso 140: "Lo
sfondo dell’assassinio del Messia ebraico Gesù di Nazareth. – La distruzione del tempio.")
Ora, la distruzione di Gerusalemme e del
tempio fu già una catastrofe per gli ebrei, ancora di più quando 65 anni dopo,
nella seconda (terza) guerra giudeo-romana (Simon bar Kochba / 135) furono
completamente cacciati nella diaspora. Ma come sappiamo oggi, dopo quasi duemila
anni la diaspora è terminata, e oggi la maggior parte degli Israeliti vive di
nuovo nel proprio paese. Ma ciò che determina il destino del popolo ebraico fino
ad oggi e fino agli Ultimi Tempi è una circostanza di cui gli ebrei di allora,
così come quelli di oggi, sono poco consapevoli.
Già durante le peregrinazioni nel deserto di Israele, quando Dio ordinò ad
Aronne, fratello di Mosè, e ai suoi figli di diventare sacerdoti, comandò loro
di erigere un altare (altare dell’olocausto, Es 27:1-8) davanti alla tenda del
convegno (più tardi il tempio) e di offrire quotidianamente su di esso due
agnelli maschi di un anno come regolare (continuo) olocausto (Es 29:38-46). In
fondo a questa tenda del convegno, separata da una cortina, c’era la
"testimonianza" (più tardi, la stanza più arretrata del tempio, il Santo dei
Santi), quella stanza dove il Signore loro Dio abitava in mezzo ai figli
d’Israele.
Al tempo di Gesù questo altare degli olocausti si trovava nel cortile del
tempio, di fronte al tempio di Gerusalemme ed era particolarmente importante per
gli Israeliti perché tutti gli olocausti previsti (offerte per il peccato, per
la colpa ecc.), per essere conformi alla legge e quindi riconosciuti da Dio,
dovevano essere offerti su questo altare di fronte al tempio e da nessun’altra
parte.
Ma quando Gerusalemme fu devastata dai Romani nel 70 e il tempio fu distrutto,
gli Israeliti non avevano più un tempio e un altare degli olocausti su cui
offrire i loro sacrifici – specialmente le offerte per il peccato – in
conformità al rito. E questo è esattamente ciò che il Signore ha profetizzato
loro durante la sua vita:
Se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati.
Giov 8,21 Egli dunque disse loro di nuovo:
«Io me ne vado e voi mi cercherete e morirete nel vostro peccato;
dove vado io, voi non potete venire». 8,22 Perciò i Giudei dicevano: «S’ucciderà
forse, poiché dice: "Dove vado io, voi non potete venire"?» 8,23 Egli diceva
loro: «Voi siete di quaggiù; io sono di lassù; voi siete di questo mondo; io non
sono di questo mondo. 8,24 Perciò vi ho detto che morirete nei vostri
peccati; perché se non credete che io sono (il Messia), morirete nei
vostri peccati». Giov 8,21-24;
Se ora guardiamo più da vicino questa profezia del Signore, essa
contiene due componenti. Una è l’affermazione: "Morirete nei vostri peccati".
Questa è una minaccia terribile. Non per gli empi e gli scettici di questo
mondo; difficilmente la ascolterebbero e, nel migliore dei casi, ne riderebbero.
Ma per gli Israeliti e i cristiani credenti questo è l’inferno nel vero senso
della parola. Probabilmente farebbero di tutto per uscire da questa situazione.
E questa è esattamente l’altra componente di questa profezia. Essa dice: "se non
credete che io sono (il Messia)". E dove c’è un "se", c’è anche un
"se non". C’è una via d’uscita, un’opzione per sfuggire a questo destino.
E di questo abbiamo molte prove nel Nuovo Testamento:
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Giov 14,6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la
verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Giov 14,6;
Chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Giov 3,35 Il Padre ama il Figlio, e gli ha dato
ogni cosa in mano. 3,36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece
rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui». Giov 3,35-36;
Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre; chi riconosce il Figlio, ha anche il Padre.
1Gio 2,22 Chi è il mendace, se non colui che
nega che Gesù è il Cristo? Costui è l’anticristo, che nega il Padre e il Figlio.
2,23 Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre; chi riconosce il Figlio,
ha anche il Padre. 2,24 Quanto a voi dunque, dimori in voi ciò che avete udito
dal principio; se ciò che avete udito dal principio dimora in voi, anche voi
dimorerete nel Figlio e nel Padre. 1Gio 2,22-24;
Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
Giov 5,22 Poiché il Padre non giudica
nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio, 23 affinché tutti onorino il
Figlio come onorano il Padre; chi non onora il Figlio, non onora il Padre che
lo ha mandato. Giov 5,22-23;
Il Padre ha dato autorità di giudicare, perché è il Figlio dell’uomo.
Giov 5,26 Perché come il Padre ha vita in se stesso,
così ha dato anche al Figlio di avere vita in se stesso; 5,27 e gli ha
dato autorità di giudicare, perché è il Figlio dell’uomo. Giov 5,26-27;
Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
1Gio 5,10 Chi crede nel Figlio di Dio ha questa
testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo ha fatto bugiardo, perché non ha
creduto alla testimonianza che Dio ha reso circa suo Figlio. 5,11 E la testimonianza
è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio.
5,12 Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
1Gio 5,10-12;
Come vediamo, da questo momento in poi gli Israeliti sono un
popolo senza Dio. Sono passati dall’essere "grano" ad essere tara – per
esprimere questo concetto in modo comprensibile anche nel linguaggio dei
calvinisti.
La legge e i profeti (la religione mosaica) hanno durato fino a Giovanni;
Luca 16,16 La legge e i profeti hanno durato fino a
Giovanni; da quel tempo è annunciata la buona notizia del regno di Dio, e
ciascuno vi entra a forza. Luca 16,16;
Ma Dio nella sua grazia ha lasciato aperto anche a gli Israeliti
quell’opzione che ha offerto a tutti gli uomini di questo mondo: la fede in suo
Figlio. Questa é la "porta stretta" (Mat 7:13), la "buona novella", l’euangelion:
non c’è nessun essere umano in questo mondo che rimarrebbe escluso da questa
offerta di Dio. Credi in Gesù Cristo come tuo salvatore e sei salvato.
Il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una gente che lo farà fruttificare.
Mat 21,42 Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle
Scritture: "La pietra che gli edificatori hanno rigettata è divenuta la testata
d’angolo. Questa è opera del Signore, ed è meravigliosa agli occhi nostri"?
21,43 Perciò io vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una gente
che lo farà fruttificare. 21,44 E chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato;
e colui sul quale essa cadrà sarà stritolato». Mat 21,42-44;
I figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori.
Mat 8,11 Or io vi dico, che molti verranno da
levante e da ponente e sederanno a tavola con Abraamo, con Isacco e con
Giacobbe, nel regno dei cieli. 8,12 Ma i figli del regno saranno gettati
nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti».
Mat 8,11-12;
Vi sono alcuni fra gli ultimi che saranno i primi, e alcuni fra i primi che saranno gli ultimi».
Luca 13,25 Una volta che il padrone di casa si è alzato
ed ha chiuso la porta, voi allora, stando di fuori, comincerete a bussare
alla porta dicendo: "Signore, Signore, aprici". Ma egli, rispondendo, vi dirà:
"Io non so da dove venite". 13,26 Allora comincerete a dire:
"Noi abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza, e tu hai insegnato nelle nostre piazze".
13,27 Ma egli dirà: "Io vi dico che non so da dove venite;
via da me voi tutti operatori d’iniquità". 13,28 Lì sarà pianto e stridor di denti,
quando vedrete Abraamo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio,
mentre voi ne sarete cacciati fuori. 13,29 Ne verranno da oriente e da occidente,
da settentrione e da mezzogiorno, e sederanno a tavola nel regno di Dio.
13,30 Ed ecco, vi sono alcuni fra gli ultimi che saranno i primi, e alcuni
fra i primi che saranno gli ultimi». Luca 13,25-30;
Mat 19,29 E chiunque ha lasciato casa, fratelli,
sorelle, padre, madre, moglie, figli o campi per amore del mio nome, ne riceverà
il centuplo ed erediterà la vita eterna. 19,30 Ma molti primi saranno ultimi
e molti ultimi saranno primi». Mat 19,29-30;
E non c’è nemmeno una restrizione in termini di tempo. Questo
vangelo, la buona notizia della salvezza attraverso la grazia, fu predicato
persino dopo la morte del Figlio di Dio a coloro che erano morti fino a quel
momento. Naturalmente essi non potevano essere a conoscenza di questo sacrilegio
da parte degli Israeliti e del cambio di paradigma nella religione mosaica che
ne era derivato, visto che erano morti in precedenza. Ma nel regno dei morti il
Signore ha risvegliato gli spiriti di tutti i defunti per un breve periodo (3
giorni) dopo la sua morte e ha offerto loro anche questa scelta.
Era pure disceso nelle parti più basse della terra.
Efes 4,8 Per la qual cosa la Scrittura dice:
«Essendo salito in alto, egli ha condotto prigioniera la prigionia e ha dato dei
doni agli uomini». 4,9 Or questo: «È salito» che cosa vuol dire se non che prima
era pure disceso nelle parti più basse della terra? 4,10 Colui che è disceso
è lo stesso che è anche salito al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
Efes 4,8-10;
È stato predicato l’evangelo anche ai morti.
1Piet 4,6 Per questo infatti è stato predicato
l’evangelo anche ai morti, affinché fossero giudicati nella carne secondo
gli uomini, ma vivessero nello spirito secondo Dio. 1Piet 4, 6;
Il Cristo risuscitasse dai morti il terzo giorno.
Luca 24,45 Allora aprì loro la mente, perché
comprendessero le Scritture, 24,46 e disse loro: «Così sta scritto, e così era
necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno.
Luca 24,45-46;
Ma per come appaiono le cose oggi, tutto questo – almeno per
quanto riguarda gli Israeliti viventi – era solo fatica sprecata. Rifiutano
tutt’oggi di credere in questo Gesù come loro Messia e Figlio di Dio e lo
chiamano da duemila anni ingannatore e bestemmiatore. E così non hanno avuto il
perdono dei loro peccati negli ultimi duemila anni, e sono morti nei loro
peccati. A meno che non siano effettivamente giunti alla fede in nostro Signore
Gesù Cristo, saranno condannati da lui al Giudizio Universale e andranno alla
dannazione. E questo vale in egual misura per tutti i futuri ebrei che
nasceranno in futuro, fino all’inizio del Millennio, il Regno Millenario di Pace
del Figlio di Dio.
Dopo che Dio, alla morte in croce di suo Figlio (ca. 30 d.C.) lasciò il tempio
di Gerusalemme, abbandonando il popolo d’Israele, fece distruggere la città e il
tempio dai Romani (70 d.C.) e infine provocò l’espulsione degli Israeliti dalla
loro terra nella diaspora (132 d.C.), i sionisti di Theodor Herzl riunirono una
parte dei figli d’Israele e li riportarono nella loro terra (1948) e sebbene la
stragrande maggioranza della popolazione d’Israele oggi sia di fatto atea, i
pochi ebrei di fede mosaica rimasti ricostruiranno il tempio negli Ultimi Tempi.
Ma la maledizione dell’empietà rimarrà sul popolo d’Israele fino al tempo in cui
colui che essi hanno trafitto e crocifisso verrà di nuovo ed essi faranno
cordoglio per lui.
Ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta, finché non direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"
Mat 23,32 Voi superate la misura dei vostri padri!
23,33 Serpenti, razza di vipere! Come sfuggirete al giudizio della Geenna?
23,34 Perciò, ecco io vi mando dei profeti, dei savi e degli scribi; di loro ne
ucciderete e crocifiggerete alcuni, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe
e li perseguiterete di città in città, 23,35 affinché ricada su di voi tutto il
sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di
Zaccaria, figlio di Barachia, che uccideste fra il tempio e l’altare.
23,36 In verità vi dico che tutte queste cose ricadranno su questa
generazione. 23,37 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi
coloro che ti sono mandati! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come
la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 23,38
Ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta. 23,39 Poiché io vi dico,
che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: "Benedetto colui che
viene nel nome del Signore!"». Mat 23,32-39;
Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo hanno trafitto; e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui.
Apoc 1,4 Giovanni, alle sette chiese che sono nell’Asia:
grazia a voi e pace da colui che è, che era e che ha
da venire, e dai sette spiriti che sono davanti al suo trono, 1,5 e da Gesù
Cristo, il testimone fedele, il primogenito dai morti e il Principe dei re della
terra. A lui, che ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati nel suo sangue,
1,6 e ci ha fatti re e sacerdoti per Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e il
dominio nei secoli dei secoli. Amen. 1,7 Ecco, egli viene con le nuvole e
ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo hanno trafitto; e tutte le tribù della
terra faranno cordoglio per lui. Sì, amen. 1,8 «Io sono l’Alfa e l’Omega, il
principio e la fine», dice il Signore «che è, che era e che ha da venire,
l’Onnipotente». Apoc 1,4-8;
Guarderanno a me, a colui che hanno trafitto; faranno quindi cordoglio per lui, come si fa cordoglio per un figlio unico.
Zac 12,10 «Riverserò sulla casa di Davide e sugli
abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi
guarderanno a me, a colui che hanno trafitto; faranno quindi cordoglio per lui,
come si fa cordoglio per un figlio unico, e saranno grandemente addolorati
per lui, come si è grandemente addolorati per un primogenito. 12,11 In quel
giorno ci sarà un grande cordoglio in Gerusalemme, simile al cordoglio di Hadadrimmon
nella valle di Meghiddo. Zac 12,10-11;
E il paese farà cordoglio tutte le famiglie rimaste della casa di Davide.
Zac 12,12 E il paese farà
cordoglio, ogni famiglia da sé: la famiglia della casa di Davide da sé, e le
loro mogli da sé; la famiglia della casa di Nathan da sé, e le loro mogli da sé;
12,13 la famiglia della casa di Levi da sé, e le loro mogli da sé; la famiglia
di Scimei da sé, e le loro mogli da sé; 12,14 tutte le famiglie rimaste
ognuna da sé, e le loro mogli da sé». Zac 12,12-14;
Questo sarà allora l’inizio del Regno Millenario di Pace del
Figlio di Dio sulla terra. Gli Israeliti rimasti dopo le catastrofi degli Ultimi
Tempi si rivolgeranno a Gesù, il loro Messia, e anche molte persone delle
nazioni gentili diranno: "Noi vogliamo venire con voi perché abbiamo udito che
DIO è con voi".
In quei giorni dieci uomini afferreranno un Giudeo e diranno: "Noi vogliamo venire con voi perché abbiamo udito che DIO è con voi
Zac 8,20 Così dice l’Eterno degli eserciti: «Verranno
ancora popoli e abitanti di molte città; 8,21 gli abitanti di una città andranno
da quelli dell’altra, dicendo: "Andiamo subito a supplicare la faccia
dell’Eterno e a cercare l’Eterno degli eserciti. Ci andrò anch’io". 8,22 Sì,
molti popoli e nazioni potenti verranno a cercare l’Eterno degli eserciti a
Gerusalemme e a supplicare la faccia dell’Eterno». 8,23 Così dice l’Eterno degli
eserciti: «In quei giorni dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni
afferreranno un Giudeo per il lembo della veste e diranno: "Noi vogliamo venire
con voi perché abbiamo udito che DIO è con voi"». Zac 8,20-23;
Insieme ricostruiranno il tempio che è stato distrutto ancora
una volta – per la terza volta – durante la trasformazione del cielo e della
terra e nelle catastrofi degli Ultimi Tempi, e Dio fisserà ancora una volta la
sua dimora nel Santo dei Santi del tempio.
Anche quelli che sono lontani verranno per aiutare a costruire il tempio dell’Eterno.
Zac 6,15 Anche
quelli che sono lontani verranno per aiutare a costruire il tempio dell’Eterno;
allora riconoscerete che l’Eterno degli eserciti mi ha mandato a voi. Questo
avverrà se obbedirete diligentemente alla voce dell’Eterno, il vostro DIO».
Zac 6,15;
La gloria di questa casa sarà più grande di quella della casa precedente.
Agg 2,6 Così infatti parla il
SIGNORE degli eserciti: "Ancora una volta, fra poco, io farò tremare i cieli
e la terra, il mare e l’asciutto; 2,7 farò tremare tutte le nazioni, le cose
più preziose di tutte le nazioni affluiranno e io riempirò di gloria questa
casa", dice il SIGNORE degli eserciti. 2,8 "Mio è l’argento e mio è l’oro", dice
il SIGNORE degli eserciti. 2,9 "La gloria di questa casa sarà più grande di
quella della casa precedente", dice il SIGNORE degli eserciti. "In questo
luogo io darò la pace", dice il SIGNORE degli eserciti». Agg 2,6-9;
(Vedi anche Capitolo 08: "La trasformazione del cielo e della terra")
A questo punto, all’inizio del Millennio, tutti i cristiani sono
già stati risvegliati dai morti al Rapimento e sono stati rapti al Signore in
cielo con i fratelli e le sorelle che sono ancora vivi, così che ci saranno solo
persone senza Dio rimaste sulla terra. Ma dopo che Dio avrà mostrato la sua
potenza e la sua forza attraverso la sua ira nelle catastrofi degli Ultimi
Tempi, molti degli empi d’Israele e del mondo intero riconosceranno il loro
errore fatale e si convertiranno a lui e a suo Figlio Gesù Cristo, che ora è il
padrone del mondo.
Sicuramente non tutte le persone si convertiranno a Dio nel Millennio. Dopo che
Satana sarà liberato di nuovo, così tante persone si lasceranno sedurre di nuovo
da lui che alla fine dei mille anni, quando si arriverà all’Ultima Guerra con
Satana, le persone "come la sabbia del mare" lo seguiranno e durante questa
lotta saranno annientate insieme al diavolo.
Satana uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle alla battaglia.
Apoc 20,7 Quando i mille anni saranno trascorsi,
Satana sarà sciolto dalla sua prigione 20,8 e uscirà per sedurre le
nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle alla
battaglia: il loro numero è come la sabbia del mare. 20,9 E salirono sulla
superficie della terra e assediarono il campo dei santi e la città diletta; ma
un fuoco dal cielo discese e le divorò. 20,10 E il diavolo che le aveva sedotte
fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il
falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli.
Apoc 20, 7-10;
(Vedi anche Capitolo 11: "La fine del mondo.")
Possiamo desumere da questo che anche nel Millennio non c’è
costrizione – anche lì le persone hanno libertà di decisione e possono scegliere
se vogliono ascoltare Dio o Satana. In alcune denominazioni ciò viene spesso
interpretato in modo errato. Proprio come nell’Islam troviamo un posto in
paradiso e 72 vergini promesse agli attentatori suicidi, così per esempio i
Testimoni di Geova insegnano che nel Millennio ci saranno solo credenti – che
naturalmente saranno Testimoni di Geova. Basta studiare attentamente la Bibbia
per rendersi conto che si tratta di un falso insegnamento.
Per concludere le nostre riflessioni su questo argomento,
siamo naturalmente portati a chiederci come mai Calvino sia arrivato a sostenere
questo punto di vista all’epoca, e come mai ancora oggi, dopo 450 anni, ci sono
persone che credono in un Dio tirannico – uno che in modo del tutto arbitrario
dà un trattamento preferenziale a un gruppo di persone mentre manda il resto
alla dannazione. Come sempre, la risposta a questo è da ricercare a più livelli.
Da un lato, come nel caso dei falsi insegnamenti cristiani, c’è naturalmente il
desiderio di rendersi superiori agli altri. E la gente ama sentire anche questo,
e lo abbraccia volentieri. Come ha già scritto Paolo:
Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana
dottrina.
2Tim 4,3 Infatti verrà il tempo che non
sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno
maestri in gran numero secondo le proprie voglie, 4,4 e distoglieranno le
orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. 2Tim 4, 3- 4;
(Vedi anche Discorso 106: "Le
false dottrine nelle comunità cristiane.")
Dall’altro lato – e questo si ripete ancora e ancora – è
semplicemente un’interpretazione sbagliata o – come qui con Calvino – una
traduzione sbagliata. Eppure, in questo caso, non bisogna accusare Calvino, ma
Martin Lutero. Il testo in questione è quello luterano di Rom 8:28, che anche
Calvino usa nella sua interpretazione:
Perché quelli che ha scelti in anticipo, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.
Rom 8,28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al
bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. 8,29
Perché quelli che ha scelti in anticipo, li ha pure predestinati a
essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito
tra molti fratelli; 8,30 e quelli che ha predestinati li ha
pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha
giustificati li ha pure glorificati.; Rom 8,28-30;
Questo fu poi – comprensibilmente – interpretato da
Calvino nello stesso modo in cui i calvinisti predicano ancora oggi:
"Lì Paolo dice che coloro che Dio aveva scelto prima –
cioè prescelto – ha anche predestinato a essere conformi all’immagine di suo
Figlio. E poi ancora dice in Rom 8:30: ’Chi ha predestinato, li ha anche
chiamati’". (Wolfgang Nestvogel nella sua predica al BEG-Hannover il
22. 5. 2005)
Tuttavia, confrontando questo testo con il testo greco (vedi
Nestle-Aland) e con tutte le altre traduzioni internazionali, si può dimostrare
molto facilmente che la traduzione di Romani capitolo 8, versetto 29 nella
Bibbia di Lutero è chiaramente sbagliata. Il verbo greco che sta lì per il
presunto "scelto" è "proegno". "Pro" è un prefisso e significa "prima". La
sillaba "gno" ricorre nelle seguenti parole: gnomo = conoscitore,
gnoriso = riconoscere, gnoripso = riconoscibile, gnosis =
conoscenza.
La traduzione corretta di questo passaggio deve quindi essere: "che ha
riconosciuto prima", come lo traducono l’Elberfelder e tutte le Bibbie
internazionali – comprese quelle italiane – e non "che egli ha scelto in
anticipo", come lo esprime la Bibbia di Lutero in modo molto tendenzioso e
scorretto.
Analogamente avviene con 1Piet 1:2, dove Lutero traduce anche lì erroneamente
con "scelto", mentre l’Elberfelder traduce correttamente "secondo la
Prericonoscienza di Dio" e le traduzioni americane "according to the
foreknowledge of God".
E con questo chiarimento, cadono tutte le interpretazioni di Calvino basate su
questo passaggio, ed emerge un significato del tutto diverso in questa
affermazione di Paolo in Rom 8:29: Dio non ha preordinato coloro che ha
"prescelto", ma piuttosto nella sua onniscienza (prescienza, comprensione
preventiva) ha precedentemente riconosciuto, prima della
fondazione del mondo, le persone che nella loro vita sulla terra si sarebbero
convertite a lui e a suo Figlio.
Perché se Dio ha riconosciuto queste persone nella sua onniscienza, ne consegue
che questo "riconoscimento" deve necessariamente essere stato preceduto da una
ricerca. E per una ricerca bisogna avere un criterio di ricerca. E troviamo
questo stesso criterio di ricerca di Dio nella decisione di fede di ogni singolo
essere umano nella sua vita, e la fede di queste persone in lui e nel suo
Figlio.
Dio, nella Sua onniscienza [1] prima dell’inizio del mondo, ha cercato, riconosciuto e
scelto, o predestinato alla vita eterna, tutte quelle persone che sceglieranno
Lui e Suo Figlio durante la loro vita, e ha iscritto i loro nomi nel libro della
vita (Fil 4,3). Queste persone sono di proprietà di Dio e sono anche quelle che
il Padre ha consegnato al Figlio (Giov 17:24). Ed è proprio questa connessione,
a proposito, tra il riconoscimento preventivo (precognizione) di Dio e la
selezione e predeterminazione per la vita eterna, che è successiva e basata su
di essa, che troviamo confermata da Pietro nella sua prima lettera:
Pietro, agli forestieri eletti secondo la prescienza di Dio Padre.
1Piet 1,1 Pietro, apostolo di Gesù
Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia,
nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, 1,2 eletti secondo la
prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a
ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano
moltiplicate. 1Piet 1, 1- 2;
E così abbiamo la prova biblicamente fondata che Dio non ha
predestinato in modo del tutto arbitrario alcune persone alla vita eterna e
altre alla dannazione eterna, ma – come anche il nostro Signore Gesù Cristo ci
dice ripetutamente – che è la decisione della sola fede nella vita di ogni
singolo essere umano che è decisiva per entrare o meno nella vita eterna.
Giov 3,36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna,
chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ ira di
Dio rimane su di lui». Giov 3,36;
Giov 11,25 Gesù disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi
crede in me, anche se muore, vivrà; 11,26 e chiunque vive e crede in
me, non morirà mai.» Giov 11,25-26;;
Giov 12,44 Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi crede in me,
crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; Giov 12,44;
Giov 12,46 Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque
crede in me non rimanga nelle tenebre. 12,47 Se uno ode le mie parole e
non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il
mondo, ma a salvare il mondo. Giov 12,46-47;
Giov 3,14 «E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che
il Figlio dell’uomo sia innalzato, 3,15 affinché chiunque crede in lui
abbia vita eterna. 3,16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato
il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma
abbia vita eterna. Giov 3,14-16;
Qui sopra abbiamo un’indicazione ripetuta e inequivocabile di
nostro Signore Gesù Cristo: "Chiunque crede in me ha la vita eterna". Quindi
nessuno è escluso. Tutti quelli che credono sono salvati. Il criterio, quindi, è
la fede liberamente scelta, e non una "preselezione". La visione completamente
sbagliata degli esponenti della predestinazione, secondo la quale Dio avrebbe
destinato una parte delle persone alla vita eterna e il resto alla dannazione
eterna, è semplicemente dovuta a uno studio superficiale della Bibbia o – ciò
che sarebbe ancora peggio – a una reinterpretazione deliberata per avere una
base per quella "arrogante esclusività" ed "esclusione degli altri" (Karl Barth).
(…) Quello che non mi piace tanto è la sua risposta alla
signora Damkani in questo articolo (Discorso 1112: "Gesù è all’opera in Israele
per compiere le sue promesse?" / FH). Lei chiede lì: "Ha mai capito che
l’inciampo di Israele sulla pietra che il Signore ha posto a Sion ha a che fare
con l’intenzione di Dio di benedire il mondo?". Al che Lei insinua che la
signora volesse incolpare Dio per l’inciampo di Israele e per l’uccisione del
Suo stesso Figlio.
Nella sua onniscienza Dio deve indubbiamente sapere come gli Israeliti avrebbero
reagito, e lo avrebbe impedito, se non fosse stato il suo piano – come scrive la
signora Damkani – di salvare il mondo attraverso la morte di suo Figlio.
(…)
Grazie per la sua visita a Immanuel.at e per il suo commento.
Sì, lei ha ragione. Dio nella sua onniscienza (vedi sopra) sapeva naturalmente
come gli Israeliti avrebbero reagito e che avrebbero condotto il proprio figlio
alla croce. Tuttavia, la conclusione sua e della signora Damkani secondo cui
Israele è quindi senza colpa e al contrario dovrebbe essere visto come il
"salvatore dell’umanità", per così dire, è sbagliata da un punto di vista
biblico.
Sulla base di numerosi passaggi scritturali, possiamo assumere che il nostro Dio
è un Dio assolutamente giusto. Questa è anche la ragione per cui concede
all’uomo una completa libertà d’azione. Ma naturalmente questo significa anche
che l’uomo deve assumersi la piena responsabilità delle sue azioni e delle sue
decisioni davanti a Dio.
Da questo punto di vista, Israele aveva piena libertà di decidere se voleva
ricevere il Messia o no. Cercare di spostare la responsabilità su Dio in modo
indiretto è evidentemente un "trucco" degli ebrei messianici per mascherare
l’empietà di Israele Israele al fine di facilitare il loro evangelismo tra gli
ebrei. E questo è da respingere dal punto di vista cristiano.
Soprattutto, però, anche per la seguente considerazione: se Dio, nella sua
prescienza, non avesse mandato affatto suo Figlio a Israele, ma avesse poi, al
Giudizio Universale, reso gli ebrei responsabili del fatto che avrebbero ucciso
il loro Messia se egli lo avesse mandato, gli Israeliti lo avrebbero
contraddetto con veemenza, affermando che se avesse mandato il Messia, lo
avrebbero sicuramente accettato.
E in questo modo si può comprendere un po’ l’onniscienza di Dio: Dio sa cosa
accadrà e come gli uomini decideranno nella loro vita, ma lascia che accada,
certo, nella sua giustizia deve lasciare che accada, in modo che gli uomini
possano prendere le loro decisioni e compiere le loro azioni – siano esse buone
o cattive.
Così al Giudizio Universale potranno anche essere ritenuti responsabili secondo
giustizia. Altrimenti ognuno pretenderebbe di essere giudicato ingiustamente,
perché avrebbe sicuramente osservato tutti i comandamenti di Dio, se solo avesse
avuto la possibilità di farlo.
(Vedi anche Discorso 1114: "La dottrina
degli ebrei messianici – l’analisi.")
A proposito, non è il caso che Dio non offra alle persone alcuna
possibilità di valutare le loro decisioni. È solo il disinteresse e a volte
anche la testardaggine di alcune persone – per esempio gli ebrei – che impedisce
loro di riconoscere le argomentazioni per una decisione giusta. E questo può
essere documentato in modo esemplare nella più grande decisione sbagliata di
tutti i tempi, nel rifiuto e nell’uccisione del figlio di Dio sulla croce.
E questo non si basa solo sul nostro punto di vista e sul livello di
comprensione di oggi, perché si è sempre più saggi con il senno di poi, tanto
più dopo duemila anni. Ma anche sulla base della situazione di allora e della
giustificata supposizione secondo cui questi scribi del Sinedrio, che
condannavano il Signore, dovevano conoscere le loro scritture e la legge – i
comandamenti di Dio.
Così il profeta Michea, negli scritti del Tanach, cioè l’Antico Testamento,
parlò del Messia d’Israele quando annunciò in nome di Dio: "Ma da te, o
Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà
colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi,
ai giorni eterni." (Mic 5:1-14). Quindi, se qualcuno sosteneva di essere il
Messia, tutto quello che si doveva fare era chiedere alla sua famiglia dove era nato.
Poi nel 4º libro di Mosè (Num) troviamo il racconto della
ribellione del popolo d’Israele quando erano sul monte Hor e non avevano né pane
né acqua. E si lamentarono di nuovo con Mosè e Aaronne: "Perché ci avete fatti
salire fuori d’Egitto per farci morire in questo deserto?". Allora il SIGNORE
mandò tra il popolo dei serpenti velenosi i quali mordevano la gente, e gran
numero d’Israeliti morirono.
Quando il popolo si rese conto del suo peccato, Mosè pregò il Signore. E Dio gli
disse di fare un serpente di bronzo, di inchiodarlo a un palo e di metterlo in
mezzo al campo.
Quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Num 21,4 Poi gli Israeliti partirono dal monte Or,
andarono verso il mar Rosso per fare il giro del paese di Edom; durante il
viaggio il popolo si perse d’animo. 21,5 Il popolo parlò contro Dio e contro
Mosè, e disse: «Perché ci avete fatti salire fuori d’Egitto per farci morire in
questo deserto? Poiché qui non c’è né pane né acqua, e siamo nauseati di questo
cibo tanto leggero». 21,6 Allora il SIGNORE mandò tra il popolo dei serpenti
velenosi i quali mordevano la gente, e gran numero d’Israeliti morirono.
21,7 Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato
contro il SIGNORE e contro di te; prega il SIGNORE che allontani da noi questi
serpenti». E Mosè pregò per il popolo. 21,8 Il SIGNORE disse a Mosè: «Fòrgiati
un serpente velenoso e mettilo sopra un’asta: chiunque sarà morso, se lo
guarderà, resterà in vita». 21,9 Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo
mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se
questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita. Num 21, 4- 9;
Questa fu la primissima profezia della morte espiatoria sulla
croce del Figlio di Dio. – Ed è scritto nella Torah ebraica!!! Proprio come il
serpente di bronzo fu innalzato allora, e quegli Israeliti che lo guardarono
furono perdonati i loro peccati e salvati da morte certa, così anche il Figlio
dell’Uomo fu innalzato sulla croce. E chi crede in questo sacrificio
sostitutivo, i suoi peccati sono perdonati ed egli è salvato e ha la vita
eterna. Il Signore lo confermò anche a loro:
E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato.
Giov 3,14 «E, come Mosè innalzò il serpente nel
deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, 3,15
affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. 3,16 Perché Dio ha tanto
amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque
crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. 3,17 Infatti Dio non ha
mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui. 3,18 Chi crede in lui non è giudicato; chi non
crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di
Dio. Giov 3,14-18;
E per di più, soprattutto gli ebrei degli ultimi duemila anni
avrebbero dovuto essere in grado di verificare il contenuto di verità delle
affermazioni del loro Messia. Prendiamo per esempio le ben note profezie
relative al "Servo di Dio" in Isa 53:1-12. Con lo stato di conoscenza dei
discendenti degli Israeliti di un tempo, anche loro – come noi cristiani –
possono attribuire senza ambiguità questi testi delle loro stesse scritture a
Gesù di Nazareth, alla sua sofferenza e alla sua morte. E a questo proposito, la
data specifica della sua morte è di nuovo estremamente rivelatrice.
Nel giudaismo, esiste da migliaia di anni la festività di Pèsach
- il "Grande Sabbatrh (annuale)". Si commemora l’Esodo dall’Egitto, cioè la
liberazione degli Israeliti dalla schiavitù egiziana. Il racconto (Haggadah) di
questo evento, narrato nel Libro dell’Esodo del Tanakh (2Mo/AT), collega ogni
nuova generazione di ebrei con la loro esperienza centrale di liberazione.
Allora, in Egitto gli Israeliti volevano porre fine alla loro schiavitù e
desideravano lasciare il paese. Ma il faraone si rifiutò di lasciarli andare, e
così Dio visitò il paese con nove piaghe. Dopo ogni piaga Mosè chiese al faraone
di lasciar andare gli Israeliti. Ma ogni volta il faraone rifiutava (Es 11,1-10).
Allora Dio ordinò a Mosè che la sera del 14 Nissan (nel calendario lunare
ebraico) ogni famiglia israelita dovesse sacrificare un agnello maschio di un
anno, spalmare il sangue su entrambi gli stipiti delle porte e dipingerlo
sull’architrave delle case dove mangiavano. L’agnello doveva essere arrostito
sul fuoco e mangiato la notte stessa con pane azzimo ed erbe amare, vestito
pronto per il viaggio, e poi avrebbero dovuto bruciare ciò che rimaneva. Perché
quella stessa notte il Signore sarebbe passato attraverso l’Egitto e avrebbe
ucciso i primogeniti maschi nel paese, sia umani che bestie. Solo dove l’angelo
della morte avesse visto il segno del sangue sulle porte sarebbe passato oltre
(Es 12:1-29). Questo giorno – il 14º giorno del primo mese (Nissan) del
calendario ebraico – doveva essere celebrato solennemente da tutto Israele ogni
anno di generazione in generazione.
(Vedi anche Discorso 87: "La Pasqua ebraica.")
Come hanno dimostrato studi recenti, fu proprio questa Pèsach,
questo "grande" sabato, che Gesù celebrò con i suoi 12 discepoli durante
l’ultima cena. Quindi non era – come erroneamente supposto finora – il giorno di
preparazione del sabato settimanale, ma il giorno di preparazione del grande
sabato annuale, la più importante festa del giudaismo, come mostra la tabella
seguente:
giorno | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Veneri | Sabato | Domenica | Lunedì |
ore | 0618 | 0618 | 0618 | 0618 | 0618 | 0618 | 06 |
13º Nisan | 14º Nisan | 15º Nisan | 16º Nisan | 17º Nisan | 18º Nisan | 19º Nisan |
notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno |
Giorno di preparazione per la Pasqua alle ore 18 cena di festa Arresto in Getsemani crocifissione ore 15 Morte alla croce ~ ore 18 funerale |
l’inizio della Pasqua Grande Sabato annuale |
Giorno di preparazione del Sabbat Acquisto di olio e unguenti |
Sabbat settimanale ~ ore 18 risveglio dai morti |
Primo giorno della settimana le donne vengono alla tomba vuota |
(giorno:
nella divisione ebraica della giornata, la giornata inizia con le 18:00 e
termina il giorno successivo di oggi alle 18:00 )
(Vedi anche Discorso 87: "La
Sindone di Torino. – Il segno di Giona")
La causa di questo errore fu la circostanza che nei Vangeli si
parlava sempre e solo del "giorno di preparazione" e del "Sabbat" (sabato), e
poiché non si conosceva la data esatta, nessuno pensò che questa settimana in
particolare fosse la settimana in cui si celebravano non solo il giorno di
preparazione settimanale (il giorno prima del sabato) e il sabato stesso – era
anche l’occasione della celebrazione del grande sabato annuale (la Pèssach
[Pasqua]), insieme al suo giorno di preparazione.
Un indizio avrebbe potuto essere che, in Mat 28:1, nel testo originale greco
"Sabbat" è al plurale ("Ma dopo i sabati"). Ma poiché si è sempre ipotizzato un
riferimento esclusivo al il sabato settimanale, questo non è stato preso in
considerazione nelle traduzioni. Poi ci furono un certo numero di discrepanze
nei procedimenti relativi alla morte del Signore, dove diversi eventi non
potevano apparentemente essere messi d’accordo in termini temporali, dando
quindi un’occasione per fare un’analisi più dettagliata delle circostanze.
E questi studi hanno poi portato alla constatazione che c’erano due Sabatte in
questa settimana: il grande Sabbat annuale, giovedì 15 di Nissan, con il suo
giorno precedente di preparazione, mercoledì 14 di Nissan, e il normale Sabbat
settimanale, sabato 16 di Nissan, con il suo giorno precedente di preparazione,
venerdì 15 di Nissan (Vedi anche la tabella sopra).
(Vedi anche Discorso 87: "I tre giorni e le tre notti.")
E con questa correzione si rivela un’altra profezia
simbolica. Il nome "Pèssach" per questa importantissima festa mosaica, che
ricorda a tutte le generazioni di Israele l’esodo dall’Egitto, deriva
dall’ebraico ed è spiegato in WIKIPEDIA in questo modo:
La parola ebraica pesach (פסח) deriva da una radice
verbale che significa "spingere su/contro/indietro" o "rimbalzare". Denota in Es
12:13 EU il "passare accanto", "lasciare fuori" o "saltare oltre" le case degli
ebrei durante il giudizio punitivo di YHWH sui primogeniti maschi egiziani nella
notte dell’Esodo. Gli ebrei furono risparmiati perché avevano segnato le loro
porte con un segno protettivo (Es 12:27 EU).
E nel significato sopra citato della parola, "spingere
su/contro/indietro", possiamo riconoscere una profezia, già allora al tempo
dell’esodo dall’Egitto, del grande crimine degli Israeliti di cui questo popolo
si sarebbe reso colpevole – lo "spingere via" o rifiuto e uccisione del Figlio
di Dio, il loro Messia.
Ma anche, e soprattutto, la data speciale di questa esecuzione in questa grande
festa di ricordo dell’Esodo dall’Egitto, rivela tutto il Vangelo ai cristiani
biblici. Questo agnello, che fu ucciso in quel momento e il cui sangue salvò gli
Israeliti dall’angelo della morte, spiega non solo l’appellativo biblico del
nostro Signore Gesù Cristo come "Agnello di Dio", ma anche le parole del Signore
in quest’ultima cena:
Prendete, mangiate; questo è il mio corpo. Bevetene tutti, perché questo è il mio del nuovo patto che è sparso per molti per il perdono dei peccati.
Mat 26,26 Ora, mentre
mangiavano, Gesù prese il pane e lo benedisse, lo ruppe e lo diede ai discepoli
e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo». 26,27 Poi
prese il calice e rese grazie, e lo diede loro dicendo: «Bevetene tutti,
26,28 perché questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto che è sparso
per molti per il perdono dei peccati. Mat 26,26-28;
Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi.
Luca 22,19 Poi prese del pane e, dopo aver reso
grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per
voi; fate questo in memoria di me». 22,20 Allo stesso modo, dopo aver cenato,
diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio
sangue, che è versato per voi». Luca 22,19-20;
Questa è la Nuova Alleanza di Dio con tutti gli uomini. Proprio
come in Egitto gli Israeliti furono salvati dal sangue dell’agnello, attraverso
il sangue dell’Agnello di Dio tutti gli uomini sono redenti dai loro peccati.
(Vedi anche Discorso 103: "La
Nuova Alleanza di Dio con tutti gli esseri umani.")
Ma questa profezia ha anche un’ultima cosa da dirci: attraverso
questa Nuova Alleanza di Dio con tutti i popoli, l’antica alleanza con gli
Israeliti è dissolta. Rifiutando e uccidendo Suo Figlio, gli Israeliti hanno
rotto la loro alleanza con Dio. Dio li ha abbandonati e ora nella Sua grazia ha
accettato la morte di Suo Figlio sulla croce come sacrificio ed espiazione per i
peccati di tutte le persone che vogliono reclamare questo sacrificio redentore.
Gli Israeliti non erano estranei a questo comandamento del loro
Dio: "Chiunque pecca (trasgredisce i comandamenti di Dio) deve morire". Non lo
conoscevano solamente grazie alla festività di Pèssach, quando Dio uccise tutti
i primogeniti maschi degli Egiziani a causa della loro disobbedienza, ma anche e
soprattutto grazie al "tamid". Questo era un sacrificio animale che
doveva essere offerto dai sacerdoti insieme alle cerimonie sacrificali
occasionali del giudaismo mosaico (Es 29:36-46).
Il termine tamid significa letteralmente "la costante" e indica il
"perdono costante dei peccati (perdonabili), che Dio dà all’uomo grazie a questo
sacrificio". Richiedeva l’offerta di un agnello di un anno ogni mattina e sera
sull’altare dell’olocausto nel tempio (e da nessun’altra parte!!). Confidando in
questo sacrificio, ogni israelita poteva chiedere il perdono della sua colpa
senza dover partecipare personalmente alla cerimonia sacrificale.
AMa quando il tempio fu distrutto nell’anno 70, gli ebrei non avevano più un
altare su cui poter offrire questo sacrificio secondo il rito, e quindi da quel
momento non solo non avevano più Dio, che aveva lasciato il Santo dei Santi nel
tempio, alla morte di Suo Figlio (lacerazione della cortina (Luca 23:44-46), ma
nemmeno il perdono dei peccati. E questo è esattamente ciò che il Signore
intendeva quando profetizzò agli Israeliti in Giov 8:21-24: "se non credete che
io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati".
Quello che gli ebrei non capirono a quel tempo e non vogliono capire ancora oggi
è il fatto che dalla morte del Figlio di Dio non hanno più bisogno di questo
sacrificio per il perdono dei peccati. Non hanno più bisogno di un tempio, di un
altare o di sacrifici animali, ma possono portare questo sacrificio sostitutivo
del Figlio di Dio per i loro peccati davanti a Dio e ricevere così il perdono
dei peccati. Sono giustificati per grazia e possono stare davanti al loro Dio
come giusti e pregarlo, proprio come fanno tutti i cristiani biblici non ebrei.
Per questo Gesù Cristo è mediatore di un nuovo patto, affinché i chiamati ricevano l’eterna eredità promessa.
Ebr 9,11 Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei beni
futuri, egli, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da
mano d’uomo, cioè, non di questa creazione,
9,12 è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di
capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una
redenzione eterna.
9,13 Infatti, se il sangue di capri, di tori e la cenere di una giovenca sparsa
su quelli che sono contaminati, li santificano, in modo da procurare la purezza
della carne, 9,14 quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno
offrì se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle
opere morte per servire il Dio vivente! 9,15 Per questo egli è mediatore di
un nuovo patto. La sua morte è avvenuta per redimere dalle trasgressioni
commesse sotto il primo patto, affinché i chiamati ricevano l’eterna eredità
promessa. Ebr 9,11-15;
Non ci sono più "eletti"! Né tra gli ebrei né tra i cristiani.
Gesù Cristo è il mediatore di una Nuova Alleanza. Non con il sangue di capri e
vitelli, ma con il proprio sangue e una volta per tutte ha compiuto il
sacrificio e ottenuto la redenzione eterna per gli uomini. Tutti gli uomini sono
ora uguali davanti a Dio. Tutti differiscono solo in una cosa: se hanno deciso
di credere in Gesù Cristo e di accettare questo sacrificio redentore del Figlio
di Dio anche per i propri peccati oppure no.
Solo nel Millennio, quando Dio dimorerà di nuovo nel tempio di Gerusalemme e Suo
Figlio sarà il dominatore del mondo nel Suo Regno Millenario di Pace, il tempo
della fede, della salvezza per grazia, terminerà. Da questo momento in poi non
ci può essere più "fede in Gesù Cristo", perché il Signore Gesù starà
corporalmente davanti agli uomini ed essi potranno vederlo con i propri occhi. E
allora Dio realizzerà ciò che ha promesso a Israele in Os 2:16-25 e Israele
diventerà di nuovo il popolo scelto da Dio sulla terra.
(Vedi anche Capitolo 10: "Il Millennio.")
L’onniscienza di Dio è naturalmente un mistero per noi umani. Ma
al fine di comprendere meglio i passi biblici che si riferiscono ad essa,
possiamo cercare di costruirci un’idea approssimativa sulla base di un’analisi
sommaria. Noi umani viviamo in un universo spazio-temporale. La dimensione di
Dio è l’eternità spazio-temporale. L’onniscienza di Dio risulta, tra l’altro,
dal fatto che per lui non esistono né spazio né tempo e che può muoversi nel
tempo a suo piacimento. Questo è più o meno paragonabile a un regista
naturalista che realizza un video di un uccello che vola. Ora guarda il video e
può seguire il volo dell’uccello durante il tempo del video – diciamo 10 minuti.
Quando vuole rivedere una particolare inquadratura, trova il momento nel video e
lo riproduce. E proprio come questo regista della natura può riprodurre e
guardare le azioni dell’uccello più e più volte nell’arco di quei 10 minuti,
così anche Dio può cercare e guardare tutti gli avvenimenti nell’universo che ha
creato.