Discorso 83 – L’onniscienza di Dio è in contraddizione con il libero arbitrio dell’uomo?




Il libero arbitrio è un’illusione?

Il problema del determinismo e dell’indeterminismo. / Wikipedia 00, 03-12-2005

Le posizioni della teologia cristiana sul libero arbitrio. / Wikipedia 01, 03-12-2005

L’onniscienza di Dio.

La giustizia di Dio.

La fede: una decisione presa con il libero arbitrio.

La sintesi: Libero arbitrio e precognizione.

Nel Regno di Dio esiste solo l’assoluta e libera volontà /Libro di Wilhelm Busch, pp 123 e ss.

Non dobbiamo scegliere Cristo per essere salvati? / Anonimo 00, 03-09-2006

Riassunto:

La "zizzania" di Mat 13,24-30 è la prova che la predestinazione è giusta? / Siegfried Grehn 00, 04-05-2006

La predestinazione e la parabola della zizzania nel campo.

L’indeterminismo da solo non basta / Articolo di Peter Markl / österreichische Tageszeitung "Die Presse" [‘Die Presse’, quotidiano austriaco] 00, 30-12-2006

La volontà dell’essere umano non è del tutto determinata in modo causale. / Conferenza di Werner Heisenberg 00, 14-07-1962


Il libero arbitrio è un’illusione?

Qui su Immanuel.at questo argomento è già stato ampiamente discusso in relazione alla questione, se l’essere umano possa decidere liberamente di scegliere Dio o se questa decisione sia già stata predeterminata da Dio prima dell’inizio di tutta la creazione. I sostenitori di quest’ultima visione parlano di "predestinazione" – cioè della predeterminazione da parte di Dio di ogni credente cristiano – e, perciò, si considerano eletti (da Dio), che non possono più rinnegare la fede. Gli oppositori di questa visione ritengono che l’offerta di Dio di accettazione del sacrificio di riscatto di Gesù deve essere accettata o rifiutata personalmente da ogni singola persona; di conseguenza, sostengono che il Vangelo – la buona novella della salvezza per grazia – deve prima essere annunciato a tutti gli esseri umani.

(Vedi anche Discorso 69: "La predestinazione e gli eletti.")


In queste discussioni la questione relativa alla predestinazione in contrapposizione al libero arbitrio riguardo alla conversione è stata difesa a spada tratta e sono anche stati presentati un gran numero di passaggi biblici a sostegno degli argomenti proposti. A quanto pare, tuttavia, finora non è stato possibile giungere ad una visione comune su una questione di fede importante come questa. Ma non si tratta di una caratteristica specifica di queste discussioni, bensì – come vedremo più avanti – di un problema che da quasi 500 anni divide l’intero mondo cristiano.

Poiché finora non si è riusciti a chiarire questa questione che perdura da secoli, si potrebbe essere portati a pensare che neanche qui in questo contesto sarà possibile scoprire la verità e che quindi sarebbe meglio evitare del tutto l’argomento. Ma questa sembra essere proprio quella mentalità, che da 500 anni impedisce che queste e altre importanti questioni dell’esegesi possano essere chiarite. Inoltre, l’esperienza dell’esegesi biblica insegna che dichiarazioni bibliche apparentemente contraddittorie nella maggior parte dei casi acquistano significato e nuovi nessi, se si analizzano attentamente e se si riesce a spiegare il significato del contesto che le ha generate. Per iniziare, dunque, qui tenteremo nuovamente di descrivere l’aspetto filosofico di questo problema.

(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(Il problema del determinismo e dell’indeterminismo / Wikipedia 00, 03-12-2005)

o  Il determinismo è quella visione che considera tutte le condizioni del mondo come necessariamente determinate da tutte le condizioni precedenti. Ciò che sta per accadere è interamente determinato da ciò che è già accaduto.

o  L’indeterminismo descrive la concezione opposta, cioè che esistono eventi (almeno alcuni) che non sono interamente determinati da condizioni precedenti. Almeno alcuni eventi che accadono non sono stati determinati del tutto da ciò che è già accaduto.


Con l’avvento della scienza moderna nell’ambito delle scienze naturali si affermò l’idea che il mondo fosse deterministico. La concezione del determinismo (assoluto) può essere riassunta con l’immagine del demone di Laplace, che oltre ad avere a sua disposizione tutta la conoscenza del passato e del presente, conosce anche tutte le esistenti leggi della natura e può così prevedere l’intero futuro fino all’ultimo dettaglio.

Alcuni filosofi ritennero che i concetti di libero arbitrio e determinismo fossero inconciliabili. Se la volontà, così come ogni altra cosa nel mondo, fosse soggetta al determinismo, allora la volontà e tutte le decisioni e le azioni che da essa derivano, sarebbero inconciliabili con l’idea di libero arbitrio.

Secondo questa teoria filosofica, conosciuta come incompatibilismo, il determinismo e il libero arbitrio sono incompatibili. Secondo gli incompatibilisti una persona agisce liberamente (esercita il libero arbitrio) proprio nel momento in cui questa persona è l’unica a causare l’azione e può compiere diverse scelte.

Se il determinismo fosse fondato, allora ogni scelta che facciamo, sarebbe già stata predeterminata da eventi precedenti al di fuori del nostro controllo. Predeterminate da tempo immemore, le nostre decisioni sarebbero soltanto un ulteriore risultato dell’ordine mondiale predeterminato; il libero arbitrio sarebbe solo un’illusione.

L’attuale contrapposizione tra determinismo e libero arbitrio risale a questo periodo.

(Questo estratto è stato estrapolato dal sito web Wikipedia freier Wille [Wikipedia: libero arbitrio])



Poiché questo non è un sito di filosofia, rassicuriamo il lettore che non proseguiremo con una dissertazione filosofica. Le suddette definizioni hanno solo lo scopo di dimostrare che questa problematica ancora oggi è oggetto di discussione da tutte le scienze naturali. E come vedremo in seguito, proprio l’ipotesi di alcuni filosofi risulta fondata particolarmente quando sostengono che – almeno in ambito terreno – non è possibile dare una risposta definitiva a questa domanda.

Perché quando il determinismo afferma che "le nostre decisioni sarebbero solo un altro risultato predeterminato da tempo immemore dell’ordine mondiale determinato (governato dalle leggi della natura), considerando il libero arbitrio una mera illusione", allora ciò è la conseguenza di una concezione del mondo che, contrariamente alla predestinazione cristiana, non prevede un Dio creatore che agisce, né un "disegno intelligente" nella natura, senza i quali è assolutamente impossibile rispondere a questa domanda.

(Vedi anche Discorso 81: "Disegno intelligente (Intelligent Design) o evoluzione?")


Ma come leggeremo qui di seguito questa domanda ha prodotto divisioni anche in ambito cristiano, nonostante la fede in Dio.


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(Le posizioni della teologia cristiana sul libero arbitrio/ Wikipedia 01, 03-12-2005)

I molteplici fattori contraddittori che caratterizzano la teologia hanno reso la questione del "(non) libero arbitrio" uno dei temi preferiti di molti teologi in tutti i periodi storici. Ma emergono due punti essenziali, intorno ai quali ruota la questione ancora oggi.

o  L’onnipotenza e l’onniscienza di Dio contraddice la logica dell’umana libertà di decidere.

o  La Bibbia contiene versetti che sottolineano la libertà dell’essere umano di decidere autonomamente, ma contiene anche quelli che negano questa libertà all’umanità.

Entrambi questi due fattori hanno prodotto una polarizzazione in due opposte concezioni fondamentali. Nonostante Agostino abbia affrontato l’argomento già nel IV secolo, due nomi animano il dibattito teologico ancora oggi.

Da una parte troviamo Giovanni Calvino (1509-1564), dall’altra Jacob Arminio (1560-1609). Calvino insegna la doppia predestinazione, in base alla quale Dio ha predestinato chi sarà salvato e chi sarà dannato. Arminio respinge fermamente la dottrina di Calvino e concede all’essere umano la libertà di rifiutare la grazia di Dio. Secondo la sua concezione Dio dispone anche della prescienza e quindi sa anche quali individui accetteranno la fede o meno; i suoi seguaci sono chiamati rimostranti. All’interno dell’ampio spettro delle chiese cristiane, alcune confessioni tendono a enfatizzare maggiormente il libero arbitrio rispetto ad altre.

Così la Chiesa Cattolica Romana sostiene il libero arbitrio dell’essere umano, poiché l’accettazione della grazia offerta da Dio dipende da ciascun singolo individuo. Anche la maggior parte delle chiese libere non nate dal pietismo considerano il libero arbitrio umano come innato. Le chiese luterane e calviniste si oppongono al libero arbitrio e sostengono una predestinazione doppia o semplice.

(Questo estratto è stato estrapolato dal sito web Wikipedia freier Wille [Wikipedia: libero arbitrio])



L’onniscienza di Dio.

Poiché il succitato estratto è stato preso da un’enciclopedia nota a livello mondiale, non stupisce, se che ci si lascia ispirare dai teologi dei secoli passati, sia dell’una che dell’altra concezione. In ogni caso, stupisce molto di più il fatto che questi teologi – siano essi Lutero, Calvino o altri – evidentemente basassero le loro dottrine su valutazioni personali e non sulle dichiarazioni della Scrittura. Altrimenti avrebbero già dovuto conoscere la risposta inequivocabile che ci offre la Bibbia, la quale ci esorta a non credere alle opinioni e alle visioni personali dei teologi.

La summenzionata dichiarazione, un po’ abbreviata, "l’onnipotenza e l’onniscienza di Dio sono in contraddizione con la logica dell’umana libertà di scelta", in linea di principio non può essere contraddetta, e, di conseguenza, a prima vista sembra che siano i sostenitori della predestinazione con la loro visione ad avere avuto ragione. A conferma di questo punto di vista, ecco alcuni passaggi biblici molto significativi:

In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo.

Efes 1,3 Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. 1,4 In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, 1,5 avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, 1,6 a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio. Efes 1,3-6;

Pietro, agli forestieri eletti secondo la prescienza di Dio Padre.

1Piet 1,1 Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, 1,2 eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate. 1Piet 1,1-2;

Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.

Rom 8,28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. 8,29 Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; Rom 8,28-29;


Sulla base di questi passaggi biblici è assolutamente possibile supporre che prima della formazione del mondo Dio abbia scelto coloro che si convertiranno alla fede ed entreranno nell’eternità. Egli li ha predestinati molto tempo prima di creare il mondo, prima che questi stessi eletti venissero al mondo.

Ma poiché sia i sostenitori della predestinazione, sia coloro che avvalorano il libero arbitrio concordano sul fatto che in questo mondo non hanno vissuto sempre e solo credenti, ma anche non credenti, ciò, d’altro canto, significa che quindi anche tutti gli altri esseri umani sono stati predestinati da Dio a restare non credenti e a essere gettati nel fuoco della dannazione. E ciò confermerebbe la dottrina della doppia predestinazione di Calvino.

La predestinazione semplice delle Chiese luterane (non percorsa dallo stesso Lutero), che prevede che solo i credenti siano predestinati da Dio e non anche i non credenti, è di per sé illogica. Se Dio ha predestinato gli uni alla salvezza, gli altri sono inevitabilmente condannati alla dannazione. La visione un po’ più acuta di una predestinazione semplice, considera che gli uni sono scelti da Dio, mentre gli altri possono scegliere autonomamente. Tale concezione ibrida, tuttavia, non faciliterà certo la comprensione di questa idea a molti cristiani.

Considerando l’infallibilità di Dio, la predestinazione ha come conseguenza che per tutta la loro vita gli esseri umani non potranno più modificare questa predeterminazione, questa scelta da parte di Dio. I predestinati alla vita eterna – gli "eletti" – saranno credenti. I predestinati alla dannazione eterna saranno empi. La naturale conclusione logica che ne consegue è che questi eletti giungeranno alla fede nel corso della loro vita in maniera per così dire "automatica".

È quindi assolutamente plausibile che la certezza della salvezza, fondata sul fatto che siamo stati scelti da Dio senza il nostro intervento, cioè senza possibilità di scelta da parte del singolo individuo – in una sorta di pensiero elitario – possa generare la presunzione di credere che grazie a una certa "immunità", gli eletti non possono più rifiutare la scelta di Dio, cioè non possono più rinnegare la fede perché altrimenti verrebbe messa in discussione l’infallibilità di Dio.


La giustizia di Dio.

Ed è proprio questo il momento in cui i sostenitori del libero arbitrio iniziano a convertirsi. Sono convinti che l’idea che Dio destini le persone alla vita eterna o alla dannazione eterna in base alla Sua volontà, sia in contraddizione con la natura di Dio, così come ci viene presentata nella Scrittura. Così come il nostro Dio è il Dio dell’amore universale (non cieco!), così è anche il Dio della giustizia assoluta. Amore e giustizia sono immanenti nella natura di Dio.

Perché l’Eterno, il nostro DIO, è giusto in tutte le cose che fa.

Dan 9,14 Perciò l’Eterno ha tenuto in serbo questa calamità e l’ha fatta venire su di noi, perché l’Eterno, il nostro DIO, è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ubbidito alla sua voce. Dan 9,14;

Giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni.

Apoc 15,3 e cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: «Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni. Apoc 15,3;


E perciò è semplicemente impensabile che Dio possa fare violenza alla Sua stessa giustizia condannando certe persone senza il loro intervento. È proprio l’assoluta giustizia di Dio a garantire che nella creazione nessuna creatura (nemmeno Satana!) sia costretta a priori a fare qualcosa. Sia la punizione che la ricompensa si basano sempre e solo sulle scelte che queste creature compiono nel corso della loro esistenza.

Così anche l’ira di Dio, come ci viene profetizzata in molti passaggi biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento, non è l’assenza dell’amore di Dio, ma una conseguenza dell’assoluta giustizia di Dio, che di per sé non può tollerare l’ingiustizia, di qualsiasi natura essa sia.

E questa giustizia universale di Dio è proprio la ragione per cui non è lo stesso Dio a giudicare gli esseri umani, ma Suo Figlio, a cui ha dato tutto il giudizio. Cristo, infatti, è stato Egli stesso uomo ed è stato tentato come noi, sebbene abbia resistito a ogni tentazione. Di conseguenza, la Sua capacità di giudizio non può essere messa in dubbio da nessuno.

Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio.

Giov 5,21 Infatti come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. 5,22 Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio, 5,23 affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre; chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. Giov 5,21-23;

Ma svuotò sé stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini.

Fili 2,5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, 2,6 il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, 2,7 ma svuotò sé stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; 2,8 e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce. Fili 2,5-8;

Infatti, poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può venire in aiuto di coloro che sono tentati.

Ebr 2,17 Egli doveva perciò essere in ogni cosa reso simile ai fratelli, perché potesse essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per fare l’espiazione dei peccati del popolo. 2,18 Infatti, poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può venire in aiuto di coloro che sono tentati. Ebr 2,17-18;


La fede: una decisione presa con il libero arbitrio.

E proprio perché Dio ha dato tutto il giudizio a Suo Figlio, il giudizio dipenderà dal fatto che l’essere umano abbia creduto in questo Figlio di Dio o meno. La fede in Gesù Cristo – come nostro Salvatore attraverso il Suo sacrificio di redenzione per i nostri peccati – è il messaggio fondamentale del Vangelo. Questa è la buona novella: se accettiamo questa offerta di Dio, i nostri peccati saranno perdonati e in giudizio saremo salvati dalla dannazione.

Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto.

Giov 3,14 «E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, 3,15 affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. 3,16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. 3,17 Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 3,18 Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. Giov 3,14-18;

Chi crede nel Figlio ha vita eterna.

Giov 3,36 «Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui». Giov 3,36;

Chi crede in me, anche se muore, vivrà.

Giov 11,25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 11,26 e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» Giov 11,25-26;

Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato

Giov 12,44 Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato;» Giov 12,44;

Affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.

Giov 12,46 Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 12,47 Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. Giov 12,46-47;

Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura.

Mar 16,15 E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. 16,16 Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato. Mar 16,15-16;


Proprio l’esortazione a predicare il Vangelo nel succitato versetto Mar 16,15 "Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura", perderebbe completamente il suo significato, se qui il Signore non avesse effettivamente inteso tutta la creazione, cioè tutte le creature della terra. Se Dio predeterminasse tutto senza l’intervento dell’essere umano, ci si dovrebbe chiedere perché esistono i non credenti e perché continuano a nascere.

Dio avrebbe potuto annientare Satana fin dall’inizio e, senza tentazioni e peccati, tutti gli esseri umani sarebbero rimasti giusti e avrebbero mantenuto la fede. Ma non è così che è andata. Dio non vuole marionette, ma bambini che volontariamente scelgono di credere in Lui. Dai tempi di Adamo ed Eva l’uomo è libero di osservare i comandamenti di Dio o di rifiutarli. Se Dio avesse operato una preselezione, non avremmo avuto né Adamo né Eva, dato che si erano opposti entrambi a Dio, e tutta l’umanità non sarebbe mai nata perché stroncata sul nascere.

E poi basta pensare alla storia di Israele con il suo Dio. Nella Scrittura Israele viene sempre indicato come il popolo eletto di Dio. E Dio stesso lo definisce "il suo popolo". Infatti, se qualcuno si vuole schierare a favore della predestinazione, cioè della preselezione degli esseri umani operata da Dio, non può fare a meno di prendere in considerazione l’esempio di Israele. E sebbene fosse stato dichiaratamente eletto da Dio, il popolo di Israele ha sempre avuto anche la libertà di schierarsi contro il suo Dio. Fino al punto di rinnegare il suo promesso Messia, il Figlio di Dio, e consegnarlo alla morte in croce. La parabola dei malvagi vignaiuoli non poteva descriverlo meglio.

Costui è l’erede; venite, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra.

Mar 12,1 Poi cominciò a parlare loro in parabole: «Un uomo piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l’uva e vi costruì una torre; l’affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio.

12,2 Al tempo della raccolta mandò a quei vignaiuoli un servo per ricevere da loro la sua parte dei frutti della vigna. 12,3 Ma essi lo presero, lo picchiarono e lo rimandarono a mani vuote.

12, 4 Egli mandò loro un altro servo; e anche questo insultarono e ferirono alla testa. 12,5 Egli ne mandò un altro, e quelli lo uccisero; poi molti altri che picchiarono o uccisero.

12,6 Aveva ancora un unico figlio diletto e quello glielo mandò per ultimo, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio". 12,7 Ma quei vignaiuoli dissero tra di loro: "Costui è l’erede; venite, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra". 12,8 Così lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori dalla vigna.

12,9 Che farà dunque il padrone della vigna? Egli verrà, farà perire quei vignaiuoli e darà la vigna ad altri. Mar 12,1-9;


In questa parabola Dio naturalmente è il proprietario della vigna e la vigna è il popolo di Dio proveniente da Israele. I vignaiuoli, ai quali è stata locata la vigna, sono i capi del popolo di Israele nel corso della sua lunga storia. I servi rappresentano i servitori di Dio, i profeti d’Israele. I profeti furono inviati da Dio, affinché esortassero i capi a convertirsi al loro Dio, ma furono ripetutamente perseguitati, cacciati o addirittura uccisi dai governanti d’Israele.

Infine, il Figlio diletto che il proprietario della vigna manda per ultimo è il Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo. Questi ultimi vignaiuoli che hanno ucciso il Figlio sono i capi religiosi del popolo d’Israele al tempo di Gesù: i membri del Sinedrio sotto la guida del sommo sacerdote Caifa.

L’ultimo versetto di questa parabola "Che farà, dunque, il padrone della vigna? Verrà, farà perire e ucciderà i vignaiuoli e darà la vigna ad altri ”, ci collega alla parabola del re che fece organizzare le nozze al figlio.

Dite agli invitati: tutto è pronto; venite alle nozze.

Mat 22,1 Gesù ricominciò a parlare loro in parabole, dicendo: 22,2 «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. 22,3 Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. 22,4 Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze".

22,5 Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; 22,6 altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. 22,7 Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. Mat 22,1-7;


In questa parabola Dio è il re. Questi primi invitati alle nozze, che non vollero andare, rappresentano il popolo d’Israele. Erano stati "invitati" ad accogliere il loro Messia, nostro Signore Gesù Cristo, ma non hanno voluto. I servi che consegnarono gli inviti rappresentano anche qui i profeti dell’Antico Testamento: essi annunciarono numerose profezie sul Messia e sul Figlio di Dio al popolo di Israele. Ma questo popolo non le ha volute ascoltare. Il popolo d’Israele non ha voluto dare ascolto ai servi e li ha maltrattati e uccisi.

Gli eserciti invitati dal re per uccidere questi assassini e dare fuoco alla città sono i soldati romani di Tito, che circa 40 anni più tardi, nell’anno 70, rasero al suolo Gerusalemme, bruciarono il tempio e cacciarono gli israeliti dalla loro terra. In realtà, la cosa sorprendente è che gli ebrei di fede mosaica non abbiano compreso, ancora oggi, che questa continua cacciata degli ebrei nella diaspora, che dura da quasi duemila anni, era la punizione del loro Dio per aver rifiutato Suo Figlio e il loro Messia.

«Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, e voi non avete voluto!»

Mat 23,37 «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! 23,38 Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. 23,39 Infatti vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"» Mat 23,37-39;


La summenzionata dichiarazione del Signore in Mat 23,39 "da ora in avanti non mi vedrete più", è l’indicazione che gli israeliti fino al Ritorno del Signore negli Ultimi Tempi – quando, purificati da una moltitudine di giudizi e punizioni, grideranno "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!" – saranno completamente esclusi dalla scelta divina. Ciò era già stato rivelato loro nell’Antico Testamento attraverso lo Spirito del Figlio di Dio manifestatosi nei profeti:

La pietra che i costruttori avevano disprezzata è divenuta la pietra angolare.

Sal 118,16 La destra del SIGNORE si è alzata, la destra del SIGNORE fa prodigi». 118,17 Io non morirò, anzi vivrò, e racconterò le opere del SIGNORE. 118,18 Certo, il SIGNORE mi ha castigato, ma non mi ha dato in balìa della morte. 118,19 Apritemi le porte della giustizia; io vi entrerò, e celebrerò il SIGNORE. 118,20 Questa è la porta del SIGNORE; i giusti entreranno per essa. 118,21 Ti celebrerò perché mi hai risposto e sei stato la mia salvezza. 118,22 La pietra che i costruttori avevano disprezzata è divenuta la pietra angolare. 118,23 Questa è opera del SIGNORE, è cosa meravigliosa agli occhi nostri. 118,24 Questo è il giorno che il SIGNORE ci ha preparato; festeggiamo e rallegriamoci in esso. Sal 118,16-24;


Ma anche durante la sua vita terrena il Signore ha ricordato ai capi religiosi d’Israele, che il Figlio di Dio sotto forma d’essere umano – quello che hanno disprezzato – è ormai diventato la pietra angolare dell’opera di salvezza di Dio.

Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare"?

Mat 21,42 Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri"? 21,43 Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. 21,44 Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà». 21,45 I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro; 21,46 e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta. Mat 21,42-46;

Perciò, come dice anche il Signore qui di seguito, in Giov 14,6, nessuno può venire al Padre – e così salvarsi – se non per mezzo del Figlio di Dio. Ma proprio Gesù Cristo, che parlando di Sé disse "Io sono la via, la verità e la vita", viene rifiutato dagli ebrei di fede mosaica ancora oggi, che lo definiscono un bugiardo e un impostore. Ora, questo significa che gli israeliani – una volta il popolo eletto di Dio e poi cacciati nella diaspora fino ad oggi e ancora fino alla Venuta del Signore – hanno un’unica possibilità di essere salvati dal loro Dio: la fede in questo Gesù Cristo e, di conseguenza, la conversione al cristianesimo.

Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Giov 14,6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 14,7 Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e l’avete visto». Giov 14,6-7;


Continuando con la summenzionata parabola del re che voleva organizzare le nozze al figlio – dopo il rifiuto da parte del popolo d’Israele, il re ora invita nuovi ospiti alle nozze.

Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete.

Mat 22,8 Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. 22,9 Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". 22,10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali.

22,11 Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l’abito di nozze. 22,12 E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. 22,13 Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". 22,14 Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti». Mat 22,8-14;


Questa volta non c’è alcuna selezione. Sono invitati tutti quelli che sono per strada. Chi vuole può venire. E questa è la Nuova Alleanza. D’ora innanzi, tutte le nazioni del mondo sono invitate ad accettare l’offerta di Dio di credere in Suo Figlio. Tuttavia, nell’ultimo versetto di questa parabola apprendiamo anche, che tutti sono stati invitati, ma non tutti sono autorizzati a partecipare alle nozze. Può restare solo chi ha accettato il sacrificio di redenzione del Figlio di Dio (crocifisso per i nostri peccati), cioè chi indossa "l’abito di nozze" ed è libero dai suoi peccati. Gli altri verranno buttati fuori. Così è stato, così è e così sarà fino al giorno del Ritorno del Signore.


La sintesi: Libero arbitrio e precognizione.

Sebbene tutto ciò documenta in maniera assolutamente convincente la volontarietà della decisione di fede, i fratelli e le sorelle che credono nella predestinazione muovono ancora qualche obiezione. Questi cristiani riconoscono pienamente le dichiarazioni e i passaggi biblici citati prima, ma ritengono che ciò non sia sufficiente a invalidare l’argomento che Dio – nella sua onniscienza – abbia previsto tutto ciò che sarebbe accaduto appunto prima della fondazione del mondo, scegliendo quegli esseri umani che alla fine sarebbero arrivati a credere in Lui nel corso della loro esistenza terrena. Ed effettivamente, da un punto di vista biblico, ciò non può essere negato. Prendiamo in considerazione ancora una volta quei passaggi biblici citati all’inizio a sostegno della dottrina della predestinazione.

Pietro, agli forestieri eletti secondo la prescienza di Dio Padre.

1Piet 1,1 Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, 1,2 eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate. 1Piet 1,1-2;

Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.

Rom 8,28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. 8,29 Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; Rom 8,28-29;


Osservando più da vicino queste affermazioni, comprendiamo anche meglio il contesto che le ha generate. Ecco cosa dice Paolo in Rom 8,29 a proposito di coloro che sono eletti in base alle intenzioni di Dio, fornendone una spiegazione nei passaggi successivi: "Perché quelli che ha preconosciuti li ha pure predestinati". Questa precognizione di Dio è stata quindi preceduta da una "conoscenza". La conoscenza, tuttavia, presuppone necessariamente un atto di ricerca. A sua volta, per effettuare una ricerca devono essere presenti determinati criteri di ricerca, per esempio il fatto che questi individui scelgono autonomamente di aderire alla fede in Dio. Pertanto, qui non stiamo parlando di un atto arbitrario e prestabilito, ma, tutto al contrario, qui si tratta di ricerca concreta, di conoscenza e di determinazione, basate sull’onniscienza di Dio. 

Tuttavia, l’onniscienza, così come la Sua onnipotenza, è ancora una facoltà di Dio: entrambe devono essere innanzitutto applicate e utilizzate. Come possiamo dedurre dal racconto della creazione, anche l’onnipotenza necessita delle azioni pianificate e dettagliate di Dio per creare l’universo, la terra e l’uomo. E allo stesso modo, nella sua onniscienza, l’Onnipotente, può anche avere cognizione di tutte le cose di tutti i tempi, ma questa conoscenza – nell’onniscienza di Dio – deve essere preceduta da una ricerca. E, di conseguenza, anche qui non si può parlare – come erroneamente ritenevano Calvino e Lutero – di "predestinazione", cioè di un’arbitraria predeterminazione a priori, ma qui bisogna parlare prima di tutto di una preconoscenza a priori, cioè di prescienza.

Anche Pietro lo conferma in 1Piet 1,1-2, quando descrive i credenti cristiani nella diaspora come gli "eletti secondo la prescienza di Dio Padre". Essi sono sì eletti, ma non in maniera arbitraria, bensì secondo la prescienza del Padre. Nella sua onniscienza il Padre ha una precognizione del comportamento di ogni singolo essere umano nel corso della sua vita e, di conseguenza, prima della formazione del mondo ha conosciuto anche le decisioni di ogni singolo individuo, se avrebbe scelto di credere in Dio o meno.

E ora possiamo anche comprendere meglio la qui seguente dichiarazione di Paolo nella sua lettera agli Efesini, quella che i calvinisti citano a supporto della loro dottrina della doppia predestinazione. Quando scrive "in lui (Cristo)ci ha eletti prima della formazione del mondo", allora vuol dire che anche qui la "scelta" è stata preceduta dalla ricerca, dalla conoscenza e dalla determinazione. E l’affermazione che Dio "ci ha predestinati a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli" è allora la conferma, l’ultimo atto di questo processo di ricerca e di conoscenza prima della formazione del mondo per opera di Dio, l’Onnisciente..

In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo.

Efes 1,3 Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. 1,4 In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, 1,5 avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, 1,6 a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio. Efes 1,3-6;


Come scrive Paolo qui, Dio Padre ha eletto queste persone in Cristo – un aspetto costantemente trascurato in questo contesto. Perciò, qui Dio non compie una scelta arbitraria e immotivata; il criterio alla base della scelta si fonda sulle parole "in Cristo". Così, però, possiamo riferirci soltanto a tutti quelli che hanno scelto di credere in Cristo e che ora sono una sola cosa in Lui. Di conseguenza, anche secondo queste dichiarazioni di Paolo, Dio nella Sua prescienza e prima della formazione del mondo ha conosciuto ed eletto tutti quegli esseri umani che nel corso della loro vita avrebbero deciso di credere in Gesù Cristo. E il fatto di essere "adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli", anche qui è la conseguenza di questa scelta di fede.

Come si è detto all’inizio, il libero arbitrio terreno è esercitato da una persona proprio nel momento in cui agisce liberamente (cioè possiede la libertà di scelta), è l’unica a causare l’azione e avrebbe potuto fare scelte diverse. Tuttavia, c’è un terzo criterio su cui si basa l’assoluta libertà di scelta, che Dio concede agli esseri umani: questa decisione può anche essere revocata su base volontaria. Qui la Scrittura ci dà una risposta chiara, nonostante ciò venga continuamente contestato da alcuni fratelli e alcune sorelle, per i quali un "rinato" non può più rinnegare la fede.

Quelli infatti che sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo se cadono, è impossibile riportarli un’altra volta.

Ebr 6,4 Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo 6,5 e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, 6,6 se cadono, è impossibile riportarli un’altra volta al ravvedimento, poiché per conto loro crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo espongono a infamia. Ebr 6,4-6;


"Quelli", di cui l’autore della lettera agli Ebrei dice "che sono stati illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono diventati partecipi dello Spirito Santo", in nessun caso possono essere descritti come cristiani con una fede ipocrita o nominale (per battesimo) o addirittura come non credenti, come, invece, fanno continuamente questi fratelli e queste sorelle a sostegno della loro visione. Senza alcun dubbio si tratta di cristiani "rinati" che hanno scelto liberamente di credere in Cristo. Ma poi si sono presi la libertà di cambiare la loro scelta e hanno rinnegato la fede e da questo momento in poi non possono più rinnovarsi attraverso la penitenza.

A tal proposito si cita spesso anche Efes 1,13, dove si dice che abbiamo ricevuto il sigillo dello Spirito Santo, da cui si deduce che nessun cristiano "rinato" può più rinnegare la fede.

In lui voi pure avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso.

Eph 1,11 In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, 1,12 per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. 1,13 In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, 1,14 il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della sua gloria. Efes 1,11-14;


Questo "ricevere il sigillo" in greco si dice "sphragisthenai" e per secoli ha indicato l’atto di marcare un oggetto o un animale (marchio) con un segno distintivo allo scopo di poterne identificare il proprietario. Ancora oggi i pastori esercitano abitualmente questa pratica sulle pecore che portano ai pascoli sugli altopiani per poterle distinguere e riportarle al legittimo proprietario. E anche il Signore parla spesso delle sue pecore, per esempio in Giov 10,27:

Non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano.

Giov 10,27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; 10,28 e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. 10,29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. 10,30 Io e il Padre siamo uno». Giov 10,27-30;


Anche qui si trae la frettolosa conclusione, che queste "pecore" in base alla promessa del Signore – non possono più deviare dalla retta via. Tuttavia, ad un’attenta osservazione, il testo dice qualcosa di diverso. Da una parte, infatti, il Signore dice che non periranno mai per tutta l’eternità, il che presuppone che non abbandoneranno il gregge. Ma ora anche la seconda dichiarazione sembra darne conferma, quando dice "nessuno può rapirle dalla mia mano" o addirittura "dalla mano del Padre".

Ma proprio qui una visione superficiale celerebbe il grande rischio di farci cullare in una falsa certezza. Se, per una migliore comprensione, trasferiamo questa parabola nella realtà di oggi – che poi è il vero scopo delle parabole del Signore – non si può che concordare con il fatto che il marchio all’orecchio della pecora garantisce che l’animale non possa essere reclamato da nessun altro allevatore. Qualcosa di molto simile avviene nel passaggio biblico che qui stiamo analizzando. Tuttavia, chi ha avuto a che fare con pecore sa, che ci saranno sempre quelle che spontaneamente abbandoneranno il gregge e andranno a perdersi tra i monti o si uniranno a nuovi greggi.

Da ciò ora possiamo dedurre, che un marchio all’orecchio è un mezzo collaudato per proteggere gli animali dal furto, ma che non serve a nulla, se questi animali lasciano il gregge di propria iniziativa. E lo stesso vale per il "gregge" del Signore. Se rimaniamo nel Suo gregge – nella fede – non periremo per l’eternità e nessuno potrà rapirci dalla Sua mano né da quella del Padre. Solo noi possiamo cambiare la nostra decisione e abbandonare il gregge di questo unico e trino Dio per ritornare nel deserto (dell’empietà) o unirci ad altri greggi (religioni di idoli). E come possiamo vedere nel summenzionato passaggio biblico in Ebr 6,4-6, qui non si tratta di pecore "smarrite", che si potrebbero rincorrere e riportare indietro nel gregge. Queste pecore non si sono smarrite, ma hanno scelto autonomamente di abbandonare il gregge, e, di conseguenza, ora non possono più rinnovarsi nello spirto facendo penitenza.

Come scopriremo meglio qui di seguito anche nell’Antico Testamento l’apostasia di un credente ha come conseguenza la cancellazione del suo nome dal “libro della vita” di Dio.

Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro!

Es 32,31 Mosè dunque tornò al SIGNORE e disse: «Ahimè, questo popolo ha commesso un grande peccato e si è fatto un dio d’oro; 32,32 nondimeno, perdona ora il loro peccato! Se no, ti prego, cancellami dal tuo libro che hai scritto!» 32,33 Il SIGNORE rispose a Mosè: «Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro! Es 32,31-33;

Siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti fra i giusti.

Sal 69,26 Poiché perseguitano colui che hai percosso, e godono a raccontarsi i dolori di chi hai ferito. 69,27 Aggiungi questo peccato ai loro peccati e non abbiano parte alcuna nella tua giustizia. 69,28 Siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti fra i giusti. Sal 69,26-28;


Ma ora questo individuo, abbandonata la fede, ritorna a essere non credente e ciò potrebbe mettere in discussione l’onniscienza di Dio. Se Dio, nella sua onniscienza, ha preconosciuto ed eletto tutti gli esseri umani, che dall’inizio della creazione fino alla sua fine decideranno di credere in Lui, e se poi alcuni di questi, eletti proprio in virtù della loro decisione, dovranno essere cancellati dal libro della vita, significherebbe che Dio ha fatto una scelta sbagliata e ciò non è possibile. Almeno a prima vista, questo è l’argomento più convincente dei sostenitori della predestinazione.

Ma se osserviamo le dichiarazioni della Bibbia su questo argomento nel loro complesso, comprendiamo che è l’assoluta giustizia di Dio a determinare tutte le Sue azioni. Così l’amore dell’Onnipotente si spinge fin dove si concilia con la Sua giustizia, altrimenti non si comprenderebbero i numerosi giudizi di Dio sul popolo di Israele. Sarebbero incomprensibili anche i giudizi sugli esseri umani degli Ultimi Tempi, così come li leggiamo nell’Apocalisse, se l’amore di Dio fosse cieco e senza i limiti posti dalla giustizia. E allo stesso modo anche nell’onniscienza divina la conoscenza arriva fin all’azione di Dio solo nella misura in cui lo permette la Sua giustizia.

E poiché tutti i credenti menzionati nei precedenti passaggi biblici sono diventati partecipi dello Spirito Santo, cioè sono stati iscritti nel libro della vita, e solo dopo hanno abbandonato la fede, ciò significa che almeno una volta nella loro vita hanno scelto Dio. E Dio li ha chiaramente riconosciuti ed eletti sulla base di questa scelta positiva. Ovviamente l’Onnipotente sapeva anche che avrebbero rinnegato questa decisione. Ma per amore di giustizia, che concede agli esseri umani l’assoluta libertà di decidere e di cambiare idea, questa decisione contraria viene registrata solo nel momento in cui si manifesta nella realtà.

Qualcosa di simile accade nella parabola del Signore della zizzania nel campo. Anche qui Dio lascia liberi credenti e non credenti di crescere insieme in piena autonomia e decide chi eleggere solo al momento del raccolto. Allora sarà chiaro, se gli uni saranno rimasti fedeli a Dio fino alla fine della loro vita e se gli altri saranno rimasti devoti dell’incredulità o avranno cambiato la loro decisione. Vedremo passare gli uni dalla salvezza alla dannazione o gli altri dalla dannazione alla salvezza. Secondo Ebr 6, 4- 6, quest'ultima decisione è apparentemente possibile solo una volta – alla conversione.

Lasciate che crescano entrambi insieme fino alla mietitura.

Mat 13,24 Egli propose loro un’altra parabola dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo, che seminò buon seme nel suo campo. 13,25 Ma, mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò della zizzania in mezzo al grano, e se ne andò. 13,26 Quando poi il grano germogliò e mise frutto, apparve anche la zizzania. 13,27 E i servi del padrone di casa vennero a lui e gli dissero: «Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della zizzania?». 13,28 Ed egli disse loro: »un nemico ha fatto questo». Allora i servi gli dissero: «Vuoi dunque che andiamo e la estirpiamo?» 13,29 Ma egli disse: «No, per timore che estirpando la zizzania, non sradichiate insieme ad essa anche il grano. 13,30 Lasciate che crescano entrambi insieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura io dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano, invece, riponetelo nel mio granaio». Mat 13,24-30;


Le parole che Paolo utilizza nel summenzionato passaggio in Efes 1,4 "prima della formazione del mondo" ci indirizzano poi verso un altro passaggio biblico. Nell’Apocalisse l’angelo spiega a Giovanni il mistero della bestia e della donna. E a tal proposito dice che in questo tempo che verrà tutti gli abitanti della terra si meraviglieranno vedendo la bestia. Ma precisa anche che questi saranno coloro “i cui nomi non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo”.

I cui nomi non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo.

Apoc 17,8 La bestia che tu hai visto era e non è più e salirà dall’abisso e andrà in perdizione; e gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, si meraviglieranno vedendo la bestia che era, e non è, quantunque essa sia. Apoc 17,8;


Da ciò ricaviamo le seguenti due indicazioni. In primo luogo, esiste un cosiddetto "libro della vita", in cui non sono iscritti i nomi di questi adoratori della bestia. Al contrario, ci sono persone, cioè i credenti, i cui nomi sono certamente scritti in questo libro della vita, come ci conferma a breve anche la Scrittura. In secondo luogo, è evidente che questo libro della vita è stato scritto prima della fondazione del mondo. In questo modo abbiamo trovato il collegamento tra la preconoscenza, documentata precedentemente, e la selezione dei credenti prima della fondazione del mondo attraverso la prescienza di Dio. Dio non solo li ha preconosciuti e scelti prima della fondazione del mondo, ma li ha anche scritti nel libro della vita (la memoria eterna dell’Onnipotente?). Tutti gli altri nomi del genere umano non sono scritti nel libro. Lo confermano anche altri passaggi biblici:

A Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita.

Fili 4,3 Sì, prego pure te, mio fedele collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita. Fili 4,3;

Tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla creazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello

Apoc 13,7 Le fu pure dato di far guerra ai santi e di vincerli, di avere autorità sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione. 13,8 L’adoreranno tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla creazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello che è stato immolato. Apoc 13,7-8;

E fu aperto anche un altro libro, che è il libro della vita.

Apoc 20,12 E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti, e fu aperto anche un altro libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. 20,13 Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e l’Ades restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. 20,14 Poi la morte e l’Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. Apoc 20,12-14;

 E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita.

Apoc 20,15 E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco. Apoc 20,15;

(Vedi anche Discorso 62: "Quando saranno iscritti i nomi dei giusti nel Libro della Vita?" [non ancora disponibile in Italiano, leggi in tedesco / leggi in inglese])


Ora abbiamo la certezza che tutte le persone che giungeranno alla fede nel corso della loro vita sono state conosciute prima della fondazione del mondo dall’onniscienza di Dio, elette e i loro nomi iscritti nel libro della vita. Di conseguenza, in questo contesto non si può parlare di "predestinazione" (predeterminazione), ma è necessario chiamarla precognizione o prescienza (conoscenza preesistente). Ciò significa che nell’eternità di Dio è già stabilito fino alla fine dei giorni chi sarà salvato e chi no.

Tuttavia, per noi qui sulla terra non c’è nulla di stabilito. Non abbiamo a disposizione né l’onniscienza di Dio, né troviamo alcuna indicazione nella Scrittura che potrebbe svelarci chi di noi è iscritto nel libro della vita, cioè chi è un credente autentico e chi no. In questo contesto non si possono che fare supposizioni e spesso ciò ha causato errori fatali. Errori in entrambe le direzioni, poiché in base alla Scrittura anche per i credenti c’è la possibilità di apostasia, come dimostrano sia i summenzionati passaggi biblici, che questi che seguono.

State attenti, fratelli, che talora non vi sia in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che si allontani dal Dio vivente.

Ebr 3,12 State attenti, fratelli, che talora non vi sia in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che si allontani dal Dio vivente, 3,13 ma esortatevi a vicenda ogni giorno, finché si dice: "Oggi", perché nessuno di voi sia indurito per l’inganno del peccato. 3,14 Noi infatti siamo divenuti partecipi di Cristo, a condizione che riteniamo ferma fino alla fine la fiducia che avevamo al principio. Ebr 3,12-14;

Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede.

2Tim 4,6 Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto. 4,7 Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. 4,8 Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione. 2Tim 4,6-8;

Altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto:

Apoc 2,1 «All’angelo della chiesa di Efeso scrivi: Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro: 2,2 "Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi. 2,3 So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato. 2,4 Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore. 2,5 Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima; altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi. Apoc 2,1-5;


Riassumendo possiamo quindi dire che la dottrina della predestinazione divina non concorda con la Scrittura. Quei passaggi biblici, presentati come argomenti a sostegno di questa dottrina, ad un’analisi più attenta dimostrano che proprio in questo caso non si può parlare di predestinazione (predeterminazione), bensì di precognizione, cioè di prescienza. Affinché fossero iscritti nel libro della vita, Dio, nella sua prescienza, ha preconosciuto tutti i giusti dell’Antico Testamento e tutti quegli esseri umani che – dal momento della morte sacrificale del Signore – nel corso della loro vita hanno deciso e decideranno autonomamente di credere in Gesù Cristo come il Figlio di Dio e il loro Redentore.

Tuttavia, questo fatto, non ha alcuna applicazione pratica nella fede e nella vita dei credenti cristiani. Non possediamo né la prescienza di Dio, né possiamo dare una sbirciata nel libro della vita. E poiché neanche la Scrittura ci offre alcuna indicazione al riguardo, se vogliamo giudicare le nostre azioni e in misura ridotta anche quelle degli altri, abbiamo a disposizione solo quel criterio di giudizio che lo stesso Signore Gesù ci ha indicato. Dobbiamo essere precisi e obiettivi quando giudichiamo le nostre azioni e quelle degli altri, affinché con l’aiuto dello Spirito Santo possiamo riconoscere i frutti che produrranno queste azioni.

Li riconoscerete dai loro frutti.

Mat 7,16 Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? 7,17 Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. 7,18 Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. 7,19 Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. 7,20 Li riconoscerete dunque dai loro frutti. 7,21 «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.» Mat 7,16-21;


I buoni frutti dell’albero buono sono spesso confusi con le donazioni, il sostegno delle organizzazioni umanitarie e cose simili. Sono cose che hanno già trovato la loro legittimazione tra gli abitanti della terra. Tuttavia, se volessimo identificare questo "frutto" con il denaro, allora l’albero della succitata parabola sarebbe il dio Mammona, e questo sarebbe ovviamente falso. Il nostro "albero" è il Vangelo, la buona novella della salvezza degli esseri umani per grazia. Di conseguenza, un frutto buono di un albero buono è tutto ciò che può contribuire a diffondere questa offerta di Dio tra gli esseri umani e a guidarli verso il cambiamento, la penitenza e la conversione. E secondo la parabola del seminatore in Mat 13,3-9, in quanto figli di Dio, noi stessi siamo i semi che conducono gli esseri umani a Dio e che fanno frutti "dando il cento, il sessanta, il trenta per uno". Come cristiani è così che siamo giudicati e riconosciuti. E non per via di una presunta appartenenza a qualche elitario gruppo di "eletti di Dio" o grazie all’ammontare delle nostre donazioni.

Quindi non c’è alcuna certezza assoluta relativa ai nomi effettivamente iscritti nel libro della vita. Ma a quei fratelli e a quelle sorelle che, a differenza dei presunti "eletti" della predestinazione, temono – proprio loro – di non essere degni, diciamo una parola di consolazione. Innanzitutto, perché proprio questo loro timore li identifica come cristiani biblici. Il Signore non protegge coloro che fanno suonare la tromba davanti a sé (Sal 116,6, Mat 6,2) per testimoniare la loro fede, ma protegge i semplici, gli umili, che ogni giorno si preoccupano della loro relazione con Dio. A loro il Signore promette il Soccorritore, lo Spirito Santo, affinché possa offrire loro sostegno e consolazione. D’altra parte, in base alla dichiarazione del Signore, di una cosa possiamo essere certi: In base al sacrificio di redenzione di Gesù Cristo tutti i peccati, per quanto gravi, possono essere perdonati attraverso la penitenza e la conversione. Ad eccezione di un solo e unico peccato: quello contro lo Spirito Santo.

Ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato.

Luca 12,10 E chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Luca 12,10;

(Vedi anche Discorso 64: "Cos’è il peccato contro lo Spirito Santo?")


Questo peccato è commesso da chi descrive lo Spirito di Dio come impuro o satanico, o viceversa. Ed è da questo che tutti noi – con una fede grande o piccola – dobbiamo tutelarci.

Infine, volevo anche porre l’attenzione su altri due passaggi biblici, che ugualmente dimostrano come il Vangelo, la Buona Novella, non è un programma di sostegno di una minoranza, ma un’offerta che Dio concede a tutti gli esseri umani, affinché possano giungere personalmente alla conoscenza della verità e alla vita eterna. Come si può vedere dalle succitate aberrazioni – sostenute in alcune cerchie cristiane – nel caso della predestinazione (predeterminazione), la conversione non sarebbe frutto di una decisione autonoma e libera dell’essere umano. I cristiani sarebbero come delle "marionette" e questo sarebbe un insulto alla maestà di Dio. Anche l’opera missionaria e di evangelizzazione diventerebbero superflue, poiché quelle persone predeterminate da Dio diventerebbero credenti cristiani in ogni caso e non ci sarebbe bisogno di convertire tutti gli altri esseri umani..

Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.

1Tim 2,3 Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, 2,4 il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. 2,5 Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, 2,6 che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo, 1Tim 2,3-6;

Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.

Rom 10,11 Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso». 10,12 Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. 10,13 Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Rom 10,11-13;


Se poi è Dio a invitare ciascun essere umano a convertirsi, è evidente che non può farlo nessun altro al posto suo. Di conseguenza, ogni individuo deve prendere una decisione del tutto personale. Ne consegue che Dio, ovviamente, non si assume le nostre responsabilità personali. A noi è stata data tutta la creazione – dall’universo alle meraviglie di questo mondo, fino al più piccolo microrganismo – affinché in essa potessimo riconoscere la grandezza e l’opera di Dio e prendere una decisione consapevole. Ma questa decisione dobbiamo prenderla autonomamente. Dio non costringe nessuno a scegliere Lui. I credenti, che hanno già preso la loro decisione scegliendo credere, possono essere adoperati da Dio per diffondere il messaggio di fede. Ma neanche loro possono costringere le persone ad accettarlo. L’azione individuale della scelta della fede deve avvenire in totale libertà e autonomia perché una confessione di fede forzata non reggerebbe fino all’eternità. Anche dall’invito che il Signore fa in Mar 8,34 si può desumere questa volontarietà:

Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.»

Mar 8,34 Chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.» Mar 8,34;


Ed ecco che l’assoluta giustizia di Dio fa da garante, affinché a ciascun individuo sia concessa assoluta libertà di scelta. L’individuo, infatti, può accettare o rifiutare Dio, può disprezzare la bontà di Dio dopo essersi convertito e così ricadere nell’empietà oppure può ancora arrivare a credere in questo Dio, nonostante un iniziale rifiuto. Dio non ha predeterminato né la salvezza, né la dannazione degli esseri umani: Tutti, senza eccezione alcuna, saranno giudicati in base alle proprie azioni e decisioni. E tutti abbiamo a disposizione quella libertà e responsabilità, che l’Onnipotente ci ha riservato fin dai tempi di Adamo ed Eva; anch’essi, infatti, avevano la libertà di scegliere Dio o Satana e in tutta libertà – purtroppo – hanno fatto la scelta sbagliata. I dieci comandamenti sono la migliore prova biblica a testimonianza del libero arbitrio dell’essere umano nel decidere di credere in Dio o meno. Qui non ci sono costrizioni, ma inviti ed esortazioni. E ciò lascia ogni individuo assoluta libertà di scegliere di seguirli o meno.

In conclusione, vorrei anche dare la parola al noto predicatore ed evangelista Wilhelm Busch, che nel suo libro "Jesus unser Schicksal" ["Gesù, il nostro destino"] affronta questo stesso argomento nella sua maniera amabilmente schietta.


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(Nel Regno di Dio esiste solo l’assoluta e libera volontà /Libro di Wilhelm Busch, pp 123 e ss.)

È semplice: Chi non vuole credere, non deve farlo per forza! Vi dico una cosa. Nella chiesa è sempre presente ogni sorta di costrizione. Nel regno di Dio esiste solo l’assoluta e libera volontà. Chi vuole vivere senza Dio, può farlo! Dio si offre a noi. Ma noi possiamo rifiutarlo. Volete vivere senza Dio? Potete farlo! Volete vivere senza essere in pace con Dio? Potete farlo! Volete vivere senza la preghiera? Potete farlo! Volete vivere senza la Bibbia? Potete farlo! Volete trasgredire i comandamenti di Dio? Potete farlo! Volete sconsacrare il giorno del Signore, commettere atti impuri, ubriacarvi, mentire, rubare? Potete farlo! Chi non vuole questo Salvatore, che Dio ha mandato per salvare i peccatori, può rifiutarlo. Chi vuole andare all’inferno lo può fare. Con Dio non ci sono costrizioni. Ma che sia chiaro, ognuno dovrà anche accettare le conseguenze. Dio vi offre il perdono dei peccati e la pace per mezzo di Gesù. Potete ribadire: "Non mi serve! Non lo voglio!". E allora potete vivere come volete. Ma poi non dovete credere che negli ultimi 5 minuti della vostra vita – in punto di morte – sarete ancora in grado di afferrare ciò che Dio ha cercato di offrirvi durante tutta una vita. Potete rifiutare l’offerta di pace di Dio in Gesù, ma poi sarete costretti a vivere senza la pace con Dio per tutta l’eternità. Ed è questo l’inferno.

L’inferno è quel luogo, dove ci si libera definitivamente di Dio. Qui nessuno vi inviterà più. Qui nessuno vi chiamerà più. Qui potreste aver voglia di pregare, ma non sarete più in grado di farlo. Qui potreste voler invocare il nome di Gesù, ma non vi verrà più in mente. Non è necessario che accettiate il messaggio che vi sto dicendo. Potete evitare di convertirti in Gesù. Ma siate consapevoli che così state scegliendo l’inferno! Avete la libertà assoluta di scegliere!

"E voi non avete voluto!" disse Gesù agli abitanti di Gerusalemme. Non li ha costretti. Ma loro decisero di fare una scelta orribile!


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Evangelista, predicatore, scrittore e autore, Wilhelm Busch (1897-1966) fu pastore nella Pastorale giovanile di Essen.

(Questo estratto è stato estrapolato dal libro "Jesus unser Schicksal" ["Gesù, il nostro destino"] di Wilhelm Busch, Schriftenmissions-Verlag [Edizioni Missioni Bibliche], Gladbeck/Westfalia. ISBN 3-7958-0364-0)


(Vedi anche Discorso 55: "Perché Dio permette le sofferenze?")


Perché davanti a Dio non c’è favoritismo.

Rom 2,9 Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; 2,10 ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; 2,11 perché davanti a Dio non c’è favoritismo. Rom 2,9-11;


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(Non dobbiamo scegliere Cristo per essere salvati? / Anonimo 00, 03-09-2006)

Mi piacerebbe molto seguire l’argomentazione posta in questo Discorso, se non ci fosse Romani 9 come esempio. Qualcuno mi dovrebbe anche spiegare in modo convincente, se poi la zizzania, che dovrebbe maturare accanto al grano, deve stare lì per questo, cioè affinché forse un giorno possa ancora diventare grano. Dato che si è già fatto riferimento a questa parabola, mi spiego meglio. In base alla Scrittura, la zizzania è lasciata lì apposta, affinché il grano non venga estirpato prima del tempo. In ogni caso, il fatto è che la zizzania era zizzania ed è rimasta zizzania, e lo stesso dicasi per il grano. Poiché la zizzania è una pianta simile al grano (loglio), solo alla fine si vedrà cosa è cosa. Il grano porta frutto, il loglio no.

Immaginate di essere nati a Hiroshima in Giappone. 1940. E a cinque anni iniziate a porvi domande sul senso della vita e sull’esistenza di Dio. Ma proprio in quel momento scoppia la bomba. Troppo tardi. Il bambino giapponese non ha scelto né quando né dove nascere. Non ha scelto i suoi genitori e non ha nemmeno espresso la sua opinione sulla bomba atomica. Né aveva amici, che potevano parlargli della necessità di convertirsi prima della bomba. Rimane il fatto che non ha scelto neanche questo. Ma se non l’ha scelto lui, chi è stato? Il caso? È stato solo sfortunato? Oppure Dio ha sempre saputo che il bambino non si sarebbe mai convertito? Come?

Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia." (Rom 9, 16). Se voi, in quanto cristiani, siete la cosa plasmata per la gloria di Dio e sperate minimamente che ciò sia per merito vostro o addirittura il risultato di una vostra "decisione" personale, allora voi sareste la prima cosa plasmata che indicherebbe al suo Creatore ciò che vorrebbe diventare (cfr. Rom 9, 20-21).

D’altra parte, la Sua citazione di Wilhelm Bush è perfetta. Solo che si deve evitare di associarla alla dottrina BIBLICA della predestinazione. Nella Bibbia la parola precognizione non si trova (o forse dipende dalla mia traduzione?). Di contro, si trovano più spesso le parole "predestinato", "eletto", ecc. Ci vuole coraggio ad ignorare questo fatto, secondo me.

Ma comunque sia, il problema sorge solo quando qualcuno

  a) ritiene di poter dedurre dalla dottrina dell’elezione di non dover evangelizzare (ipercalvinismo) oppure

  b) ritiene che alla fine dipenda tutto da "chi vuole o da chi corre", perché allora basterebbe migliorare solo il "volere o il correre" per far parte della comunità evangelica ProChrist.




Per una migliore visione d’insieme, ripropongo ancora una volta questa parabola del Signore della zizzania sul campo:

Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo.

Mat 13,24 Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo. 13,25 Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò. 13,26 Quando l’erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie. 13,27 E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: "Signore, non avevi seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della zizzania?" 13,28 Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". I servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a coglierla?" 13,29 Ma egli rispose: "No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano. 13,30 Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: "Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio". Mat 13,24-30;


Per comprendere il ragionamento della succitata replica è necessario chiarire prima il punto di partenza. Secondo la "dottrina dell’elezione" (predestinazione) del riformatore Giovanni Calvino (vedi anche le spiegazioni all’inizio del documento), prima della formazione del mondo, in un atto di volontà, Dio ha predestinato una parte degli esseri umani alla vita eterna e un’altra parte alla dannazione eterna. Ecco perché secondo i sostenitori della predestinazione di Calvino in questa summenzionata parabola del Signore della zizzania sul campo il grano simboleggia gli esseri umani predestinati alla vita eterna, mentre la zizzania rappresenta i predestinati alla dannazione eterna.

(Vedi anche Discorso 100: "Giovanni Calvino: la vera e la falsa predestinazione.")


E allo stesso modo è possibile spiegare anche la conclusione tratta dall’anonimo commentatore qui sopra:

"In ogni caso, il fatto è che la zizzania era zizzania ed è rimasta zizzania, e lo stesso dicasi per il grano."


Ciò vuol dire che fin dall’inizio della creazione i predestinati alla dannazione eterna erano, sono rimasti e rimarranno sempre dannati (zizzania), mentre i predestinati alla vita eterna saranno sempre salvati (grano). Ora succede che la spiegazione del Signore di questa parabola non segue immediatamente, ma solo dopo altre due parabole. E perciò ora diamo un’occhiata a questa spiegazione.

I suoi discepoli gli si accostarono, dicendo: «Spiegaci la parabola delle zizzanie nel campo».

Mat 13,36 Allora Gesù, licenziate le folle, se ne ritornò a casa e i suoi discepoli gli si accostarono, dicendo: «Spiegaci la parabola delle zizzanie nel campo». 13,37 Ed egli, rispondendo disse loro: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 13,38 Il campo è il mondo, il buon seme sono i figli del regno, e la zizzania sono i figli del maligno, 13,39 e il nemico che l’ha seminata è il diavolo, mentre la mietitura è la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 13,40 Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 13,41 Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, ed essi raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e gli operatori d’iniquità, 13,42 e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor di denti. 13,43 Allora i giusti risplenderanno come Il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi da udire, oda!» Mat 13,36-43;

I discepoli chiesero che il Signore spiegasse loro la parabola solo dopo che furono licenziate le folle e quando furono nuovamente da soli con Lui. E qui scopriamo uno sfondo completamente diverso da quello che ci si aspetterebbe in base all’interpretazione dei sostenitori della predestinazione:

-  Il grano non è stato piantato da Dio, ma dal "Figlio dell’uomo" – cioè da nostro Signore Gesù Cristo in forma di essere umano; ciò significa che coloro che sono stati salvati non sono stati predestinati da Dio, ma sono stati salvati da Cristo.

-  E ciò non è accaduto prima della creazione del mondo, ma solo quando Dio si fece essere umano in suo Figlio.

-  Neanche la zizzania è stata piantata da Dio, ma, al contrario, dal diavolo; ciò significa che i dannati non sono stati predestinati da Dio.

-  E naturalmente neanche questo è accaduto prima della creazione dell’universo, ma, allo stesso modo, solo nel tempo in cui si è esplicata l’opera del Figlio di Dio sulla terra.

Come mostrano poi le ulteriori spiegazioni del Signore, questa parabola si estende per un arco temporale che va dall’inizio del nostro calendario (nascita di Cristo) fino alla fine del mondo, alla Risurrezione e al Giudizio Universale.

Ora i nostri padri della chiesa ci hanno insegnato che nell’interpretazione della Scrittura possiamo fare affidamento sul fatto che la Scrittura spiega anche sempre se stessa. E quando qui sopra il Signore parla del seme di grano che ha seminato, ha già spiegato il significato di questo seme ai discepoli nella parabola del seminatore raccontata immediatamente prima. Quindi è giusto osservare anche questi versetti precedenti.

«Il seminatore uscì a seminare.»

Mat 13,1 In quel giorno Gesù, uscito di casa, si mise a sedere presso il mare; 13,2 e una grande folla si radunò intorno a lui; cosicché egli, salito su una barca, vi sedette; e tutta la folla stava sulla riva. 13,3 Egli insegnò loro molte cose in parabole, dicendo: «Il seminatore uscì a seminare. 13,4 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. 13,5 Un’altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; 13,6 ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. 13,7 Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. 13,8 Un’altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno. 13,9 Chi ha orecchi oda». Mat 13,1-9;

(Vedi anche Excursus 01: "L’interpretazione delle Scritture profetiche..")


Ciò che in seguito il Signore definirà come il "buon seme" nella parabola della zizzania nel campo, e già stato spiegato prima in maniera più dettagliata nella parabola del seminatore. Ora, anche in quest’ occasione, i discepoli non compresero immediatamente le parole del Signore e perciò gli si avvicinarono chiedendogli perché parlasse alla folla in parabole.

«Perché parli loro in parabole?»

Mat 13,10 Allora i discepoli si avvicinarono e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?» 13,11 Egli rispose loro: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato. 13,12 Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha.

13,13 Per questo parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono. 13,14 E si adempie in loro la profezia d’Isaia che dice  (Isaia 6,9.10): "Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete; 13,15 perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile: sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi, e di comprendere con il cuore e di convertirsi, perché io li guarisca".

13,16 Ma beati gli occhi vostri, perché vedono; e i vostri orecchi, perché odono! 13,17 In verità io vi dico che molti profeti e giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete, e non le videro; e udire le cose che voi udite, e non le udirono. Mat 13,10-17;

Qui il Signore sta parlando del popolo di Israele e spiega ai discepoli il motivo per cui questo popolo non può comprenderlo: "il cuore di questo popolo si è fatto insensibile". E poi – come fosse una sorta di lezione privata – il Signore spiega ai discepoli questa parabola del seminatore.

Voi dunque ascoltate che cosa significhi la parabola del seminatore!

Mat 13,18 «Voi dunque ascoltate che cosa significhi la parabola del seminatore! 13,19 Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada.

13,20 Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, 13,21 però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato.

13,22 Quello che ha ricevuto il seme tra le spine è colui che ode la parola; poi gli impegni mondani e l’inganno delle ricchezze soffocano la parola che rimane infruttuosa.

13,23 Ma quello che ha ricevuto il seme in terra buona è colui che ode la parola e la comprende; egli porta del frutto e, così, l’uno rende il cento, l’altro il sessanta e l’altro il trenta». Mat 13,18-23;


E qui ora vediamo che l’affrettato giudizio "il grano rimane grano" nella summenzionata replica, non riesce a cogliere affatto la profondità di queste dichiarazioni del Signore. Da una parte, è corretto dire che ogni chicco di questo seme è buon seme, parola di Dio. Ma come dimostra questa parabola, anche il seme migliore non riesce a svilupparsi, se il terreno su cui viene seminato – cioè il cuore, il carattere dell’essere umano – è roccioso, duro e non ricettivo. Di queste quattro diverse condizioni del suolo e dell’ambiente descritte nella parabola, solo una porta effettivamente del frutto – e anche in questo caso in misura variabile. Tutti gli altri semi non portano alcun frutto duraturo.

Ma anche in questo caso non bisogna dare giudizi precipitosi. Essendo il Nostro Signore un seminatore scrupoloso controllerà continuamente, se il Suo seme cresce bene. E potrebbe succedere – come nella seguente parabola dell’albero di fico nella vigna – che il Signore non farà tagliare l’albero infruttuoso al vignaiuolo, ma gli farà zappare intorno e lo farà concimare, offrendo così a questa creatura una seconda possibilità di salvezza.

Signore, lascialo ancora quest’anno; gli zapperò intorno e gli metterò del concime.

Luca 13,6 Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella sua vigna; andò a cercarvi del frutto e non ne trovò. 13,7 Disse dunque al vignaiuolo: "Ecco, sono ormai tre anni che vengo a cercare frutto da questo fico, e non ne trovo; taglialo; perché sta lì a sfruttare il terreno?" 13,8 Ma l’altro gli rispose: "Signore, lascialo ancora quest’anno; gli zapperò intorno e gli metterò del concime. 13,9 Forse darà frutto in avvenire; se no, lo taglierai"». Luca 13, 6- 9;



Immaginate di essere nati a Hiroshima in Giappone. 1940. E a cinque anni iniziate a porvi domande sul senso della vita e sull’esistenza di Dio. Ma proprio in quel momento scoppia la bomba. Troppo tardi. Il bambino giapponese non ha scelto né quando né dove nascere. Non ha scelto i suoi genitori e non ha nemmeno espresso la sua opinione sulla bomba atomica. Né aveva amici, che potevano parlargli della necessità di convertirsi prima della bomba. Rimane il fatto che non ha scelto neanche questo. Ma se non l’ha scelto lui, chi è stato? Il caso? È stato solo sfortunato? Oppure Dio ha sempre saputo che il bambino non si sarebbe mai convertito? Come?



A cinque anni né a me né ad alcun bambino verrebbero in mente domande sul senso della vita. Ecco perché nelle comunità biblico-cristiane noi battezziamo gli adulti e non i bambini, come nella Chiesa cattolica. Una simile decisione è possibile prenderla da adulti.

Tuttavia, non dovete preoccuparvi dei bambini. Di loro i Signore dice:

Perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli.

Mat 18,10 Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli. Mat 18,10;


Perciò, nel caso in cui questi bambini dovessero morire, non dovete assolutamente preoccuparvi della loro salvezza. E chi dovesse disgraziatamente perdere la vita da adulto, o è un convertito in Cristo, allora sarà salvato; Oppure – se ha scelto di non credere in Cristo o se nella creazione non riconosce il nostro Signore come il creatore di ogni cosa o non ha fatto penitenza – sarà dannato. Secondo me, non possiamo essere soggetti al libero arbitrio di un Dio, che è nello stesso tempo anche l’assoluta giustizia. Non possiamo far ricadere questa responsabilità su Dio, ma siamo noi, in quanto esseri umani adulti, a dover prendere una decisione – a prescindere da dove ci troviamo su questo globo terrestre.

Ma a parte tutto questo, a simili riflessioni erano giunti anche alcuni ascoltatori del Signore quando era in vita. In Luca 13,1-5 pensavano che quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe fossero stati puniti da Dio. Ma il Signore disse loro: "No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro."

Infine, sono completamente d’accordo con quanto da Lei dichiarato prima:

"Oppure Dio ha sempre saputo che il bambino non si sarebbe mai convertito? Come?"


Si tratta esattamente di quanto ci racconta la Scrittura in Rom 8,29 e in 1Piet 1,1

Rom 8,29 Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati

1Piet 1,1 Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti 1,2 secondo la prescienza di Dio Padre

Nella Sua onniscienza Dio ha conosciuto ed eletto prima della formazione del mondo (Efes 1,4) quelle creature che nel corso della loro vita si convertiranno e decideranno di credere in Gesù Cristo. Ma, in effetti, ciò sarebbe in contraddizione con le Sue stesse affermazioni. Perché, se ho compreso bene, Lei sostiene l’idea che gli esseri umani non devono/non possono decidere di convertirsi perché gli uni sono già eletti e gli altri non hanno alcuna possibilità di convertirsi, è corretto?



"Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia." (Rom 9, 16). Se voi, in quanto cristiani, siete la cosa plasmata per la gloria di Dio e sperate minimamente che ciò sia per merito vostro o addirittura il risultato di una vostra "decisione" personale, allora voi sareste la prima cosa plasmata che indicherebbe al suo Creatore ciò che vorrebbe diventare" (cfr. Rom 9,20 e 21).



Uno degli errori più gravi che si commettono nell’interpretazione della Scrittura è usarla come una ’cava’. Si salta il conteso, si prende un versetto qua e là e ci si costruisce la propria fede personale. Un metodo interpretativo molto amato è quello di riferire alla comunità cristiana tutte le dichiarazioni bibliche riguardanti il popolo d’Israele. È il caso delle promesse fatte a Israele nell’Antico Testamento, che vengono riferite gratuitamente alla comunità cristiana in quanto ’nuova Israele’, ed è anche ciò che succede alle dichiarazioni nel Nuovo Testamento, come in questa qui, che si riferisce sempre a Israele.

In tutto il capitolo 9 della lettera ai Romani Paolo parla di Israele, come possiamo dedurre dal seguente passaggio:

Infatti non tutti i discendenti d’Israele sono Israele.

Rom 9,1 Dico la verità in Cristo, non mento – poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo – 9,2 ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore; 9,3 perché io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne, 9,4 cioè gli Israeliti, ai quali appartengono l’adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse; 9,5 ai quali appartengono i padri e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen! 9,6 Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d’Israele sono Israele; 9,7 né per il fatto di essere stirpe d’Abraamo, sono tutti figli d’Abraamo; anzi: «È in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza». 9,8 Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. Rom 9,1-8;

Qui Paolo dice: "non tutti i discendenti d’Israele sono Israele". Cioè non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. E poi Paolo prosegue a parlare di Isacco e Rebecca e i gemelli Giacobbe e Esaù.

Affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, 9,12 che dipende non da opere, ma da colui che chiama.

Rom 9,9 Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio». 9,10 Ma c’è di più! Anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quando ebbe concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre; 9,11 poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, 9,12 che dipende non da opere, ma da colui che chiama), le fu detto: «Il maggiore servirà il minore»; 9,13 com’è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù». 9,14 Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo! 9,15 Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione».

9,16 Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. 9,17 La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra». 9,18 Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole. Rom 9, 9-18;


Dunque, qui Paolo vuole dimostrare che Giacobbe fosse amato e preferito da Dio non grazie alle sue azioni, ma grazie alla misericordia di Dio. E anche qui ritroviamo il versetto Rom 9,16, citato nella replica: "Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia". Ciò si applica innanzitutto a questo esempio di Giacobbe e Esaù e poi, di conseguenza, anche agli israeliti in generale.

Proprio l’ultimo versetto (Rom 9,18) nel summenzionato passaggio "Egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole", è in stretto rapporto con ciò che Paolo menziona già in Rom 9,6: "non tutti i discendenti d’Israele sono Israele". E nel versetto 9,8: "non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza". Perciò qui si tratta di Israele. Gli israeliti secondo la carne – cioè gli israeliti che hanno vissuto in questi ultimi quasi 2000 anni e che sono in vita ancora oggi – sono gli israeliti che Dio ha indurito.

Mentre i figli della promessa sono gli abitanti di Israele e delle nazioni che si sono convertiti nella fede nel Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo, e che continueranno a convertirsi anche in futuro fino al Ritorno del Signore. E ora qui in Rom 4,1-5 Paolo scrive:

«Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia».

Rom 4,1 Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la carne? 4,2 Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi; ma non davanti a Dio; 4,3 infatti, che dice la Scrittura? «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia». 4,4 Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; 4,5 mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto come giustizia. Rom 4, 1-5;


Dunque, non sono le opere degli israeliti secondo la carne con le quali potrebbero ottenere giustizia. Ma a chi crede, la sua fede è messa in conto come giustizia. E proprio questa dichiarazione di Paolo rivela il momento del cambiamento epocale nella storia della salvezza di Dio con l’umanità. Dio ha avuto pietà di noi e ha mandato suo Figlio, affinché offrisse il Suo sacrificio sulla croce per la redenzione dei nostri peccati. E da questo momento in poi abbiamo la promessa di Dio:

Chi crede nel Figlio ha vita eterna.

Giov 3,36 «Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui». Giov 3,36;


Dobbiamo, perciò, accettare questa offerta di Dio e credere al sacrificio di redenzione del Figlio di Dio, che è morto anche per i nostri peccati personali. Ed ora riconosciamo che la già citata promessa in Rom 9,18 “Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole”, non valeva solo per Giacobbe ed Esaù, ma vale anche e soprattutto per Israele secondo la carne e per i figli della promessa, cioè per tutte quelle persone di Israele e di tutte le nazioni che si salvano grazie alla fede in Gesù Cristo.

Il tempo della legge è finito. Dio ha già avuto pietà di noi. Noi siamo questi vasi della promessa, se accettiamo la fede in Gesù Cristo. Ed è ciò che Paolo dice nei succitati versetti agli israeliti secondo la carne – irritati proprio per questo – che hanno rifiutato il loro Messia quando è andato da loro e ancora oggi continuano a rifiutarlo. Da quasi duemila anni cercano di ottenere giustizia attraverso le loro opere, sostenendo che Gesù è un impostore e un bestemmiatore e, di conseguenza, non è possibile avere fede in lui.

Per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia.

Rom 9,20 Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dirà forse a colui che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?» 9,21 Il vasaio non è forse padrone dell’argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile? 9,22 Che c’è da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi d’ira preparati per la perdizione, 9,23 e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, 9,24 cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri? Rom 9,20-24;


L’affermazione nella summenzionata replica:

"Se voi, in quanto cristiani, siete la cosa plasmata per la gloria di Dio e sperate minimamente che ciò sia per merito vostro o addirittura il risultato di una vostra ‘decisione’ personale, allora voi sareste la prima cosa plasmata che indicherebbe al suo Creatore ciò che vorrebbe diventare (cfr. Rom 9,20 21)".


di conseguenza, si riferisce alle dichiarazioni di Paolo in Rom 9,20 (Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio?), qui rivolte agli israeliti che non vollero accettare che Dio avesse avuto pietà anche dei pagani. E ora anche questo deve essere considerato alla luce delle altre dichiarazioni fatte da Paolo qui nello stesso capitolo della lettera ai Romani. I vasi dell’ira sono gli israeliti secondo la carne e tutti gli esseri umani che hanno scarsa considerazione per la misericordia e la grazia di Dio in suo Figlio Gesù Cristo, e le rifiutano. I vasi della misericordia sono tutte le persone di Israele e delle nazioni che si sono mostrati degni della misericordia di Dio e hanno accettato la fede in Gesù Cristo come loro Salvatore e Redentore. Di conseguenza, il credente cristiano che riferisce a se stesso le dichiarazioni di Paolo in Rom 9,20-22, ritorna di nuovo a Israele e disprezza la grazia di Dio in Suo Figlio e il sacrificio di redenzione di nostro Signore.

E poiché questa replica è indirizzata a me personalmente, sì, 35 anni fa ho confessato al mio Creatore di aver deciso di credere in Lui come unico e solo Dio e in Suo Figlio come mio Salvatore e Redentore, e l’ho pregato di accettarmi come suo figlio. E, a ben vedere, milioni di cristiani hanno compiuto questo passo, nel passato e nel presente. Ora chi crede di essere predestinato alla vita eterna e, di conseguenza, crede di non avere bisogno di prendere questa decisione commette un fatale errore, secondo la mia opinione. Questa decisione è la confessione dei nostri peccati a Gesù Cristo. Chi si rifiuta di prendere questa decisione non sarà confessato neanche dal Signore davanti al Padre Suo..

Chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli.

Mat 10,32 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. 10,33 Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. Mat 10,32-33;


D’altra parte, la Sua citazione di Wilhelm Bush è perfetta. Solo che si deve evitare di associarla alla dottrina BIBLICA della predestinazione.



Innanzitutto, vorrei che fosse chiaro che la discussione qui ruota intorno alla dottrina della predestinazione e si interroga, se possiamo decidere autonomamente di credere o meno in Dio (il mio approccio) o se non possiamo decidere né di credere né di non credere in Dio perché siamo già predestinati (come sostiene Lei). Vediamo quindi cosa dice Wilhelm Busch in questa predica, che sia Lei che io troviamo perfetta:

-  Nel regno di Dio esiste solo l’assoluta e libera volontà.

-  Dio si offre a noi. Ma noi possiamo rifiutarlo.

-  Chi non vuole questo Salvatore, che Dio ha mandato per salvare i peccatori, può rifiutarlo.

-  Con Dio non ci sono costrizioni. Ma che sia chiaro, ognuno dovrà anche accettare le conseguenze.

-  Dio vi offre il perdono dei peccati e la pace per mezzo di Gesù. Potete dire: "Non mi serve!".

-  Potete rifiutare l’offerta di pace di Dio in Gesù, ma poi sarete costretti a vivere senza la pace con Dio per tutta l’eternità.

-  Potete evitare di convertirvi in Gesù. Ma siate consapevoli che così state scegliendo l’inferno! Avete la libertà assoluta di scegliere!


Comprendo perfettamente che queste dichiarazioni non concordano con la dottrina della predestinazione. E questa è anche la ragione per cui le cito. Mi fido maggiormente della Scrittura e di un Wilhelm Busch – che conosco come un predicatore che si attiene alla Bibbia – piuttosto che delle affermazioni dei sostenitori della predestinazione.


Nella Bibbia la parola precognizione non si trova (o forse dipende dalla mia traduzione?). Di contro, si trovano più spesso le parole "predestinato", "eletto", ecc. Ci vuole coraggio ad ignorare questo fatto, secondo me.



Ebbene, nella Scrittura non si trova neanche il sostantivo ’predestinazione’ (o ’predeterminazione’);, derivante dal verbo ’predestinato’ da Lei utilizzato (e naturalmente concordo sul fatto che non dipende dalla traduzione). Ma se rilegge Rom 8,29, qui Paolo scrive che Dio ha "preconosciuto" quelli che lo amano. E ciò non è altro che il sostantivo ’prescienza’ o ’precognizione’ che ho utilizzato io.

Rom 8,29 Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati


Come si può vedere, Paolo qui ci dice che nella Sua onniscienza Dio ha prima preconosciuto quelli che lo amano e poi li ha eletti tra tutti gli esseri umani di tutti i tempi e li ha predestinati alla vita eterna iscrivendoli nel Libro della Vita. Nella prima lettera di Pietro troviamo la stessa relazione.

1Piet 1,1 Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti 1,2 secondo la prescienza di Dio Padre


Il punto cruciale qui è che evidentemente non si tratta di predestinazione, cioè di un atto arbitrario di predeterminazione, ad opera di Dio, ma del fatto che nella Sua onniscienza Dio ha preconosciuto tutti quegli esseri viventi che lo amano (lo ameranno) e, di conseguenza, li ha scelti (eletti).


Ma comunque sia, il problema sorge solo quando qualcuno
a) ritiene di poter dedurre dalla dottrina dell’elezione di non dover evangelizzare (ipercalvinismo) oppure
b) ritiene che alla fine dipenda tutto da "chi vuole o da chi corre", perché allora basterebbe migliorare solo il "volere o il correre" per far parte della comunità evangelica ProChrist.



Almeno in questo contesto, la differenza con l’ipercalvinismo è marginale, poiché anche i calvinisti sostengono che

"L’opera di redenzione di Cristo era solo destinata a salvare gli eletti da Dio e a rendere effettiva la loro salvezza" (citazione tratta da  www.Calvinismus.de)

A ciò si contrappone la seguente dichiarazione biblica:

1Gio 2,2 Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. 1Gio 2, 2:


La definizione “dottrina dell’elezione”, qui da Lei utilizzato, è chiaramente un equivoco, una confusione più o meno voluta. Almeno in questo discorso, non stiamo parlando di elezione – che necessariamente presuppone sempre un criterio di selezione in riferimento all’oggetto/soggetto selezionato (contro cui si scaglierebbero anche i sostenitori della predestinazione calvinista). Piuttosto qui stiamo parlando appunto della dottrina della predestinazione, cioè di una predeterminazione arbitraria ad opera di Dio degli esseri umani alla vita eterna o alla dannazione eterna, senza alcun intervento da parte degli individui.

Infatti, come ho appena detto, il concetto di "elezione" è del tutto conforme alla Scrittura. Ma a differenza del termine predeterminazione (predestinazione), la parola "elezione", proprio per la sua semantica non può indicare un processo che origina, ma presuppone – prima di fare una scelta – innanzitutto un criterio, in base al quale si seleziona, accompagnato, di conseguenza, da una ricerca a conferma di tale criterio. Di conseguenza, la "dottrina dell’elezione" di per sé non può essere considerata una forma di predestinazione/predeterminazione, ma è una forma di pre-elezione o preselezione. E questa forma di preselezione, di conseguenza, segue una pre scienza (precognizione), esattamente come dice Paolo in Rom 8,29:

"Perché quelli che ha preconosciuti (precognizione), li ha pure predestinati".

Tuttavia, i difensori della predestinazione calvinista sostengono queste due affermazioni:

1.  Dio ha predestinato l’umanità alla vita eterna o alla dannazione eterna con un atto arbitrario, e

2.  l’essere umano non ha più alcuna influenza su questa decisione.


L’ipercalvinismo da ciò deduce logicamente che l’evangelizzazione non avrebbe alcun senso, se tutti quelli predestinati alla vita eterna nel corso della loro vita inevitabilmente crederanno in Dio e se quelli che Dio ha predestinato alla dannazione eterna non saranno assolutamente in grado di accettare questa fede.

Quasi 400 anni fa a causa della loro fede i sostenitori del punto di vista evangelicale – come ad esempio i rimostranti (dal latino remonstrare, ’rifiutare’); del riformatore Jacob Arminio (vedi anche le dichiarazioni all’inizio del documento), i cui seguaci, come ad esempio Huigh de Groot (1583-1645) o Johan van Oldenbarnevelt (1547-1619) furono perseguitati e giustiziati dai calvinisti nei Paesi Bassi. Ciò conferma la prescienza di Dio, basata sulla Sua onniscienza, di quegli esseri viventi che nel corso della loro vita sceglieranno di credere in Dio e conferma, altresì, la loro elezione e iscrizione nel Libro della Vita. A differenza dei non credenti, i cui nomi non sono iscritti nel Libro della Vita (Rom 8,29; Efes 1,4; 1Piet 1,1-2; Fili 4,3; Apoc 13,8; 17,8; 20,12-15). Tuttavia, questo punto di vista, che si basa sulle dichiarazioni della Scrittura, riconosce anche il fatto che l’essere umano possiede la libertà, datagli da Dio, di rifiutare questa grazia di Dio.

Tale prescienza, tuttavia, è accessibile solo a Dio e non a noi esseri umani e, di conseguenza, di nessuno mai saremo in grado di sapere, se si convertirà in Dio e se sarà iscritto nel Libro della Vita. Perciò anche l’idea che dobbiamo annunciare il Vangelo solo agli eletti, è una conclusione fatalmente errata: non sappiamo chi sono gli eletti! E poiché anche la Scrittura testimonia che persino quelle persone, i cui nomi sono già iscritti nel Libro della Vita per merito delle loro azioni, possono sempre essere cancellati da Dio (Es 32,33; Sal 69,29; Ebr 3,12-14; 6,4-6; Apoc 2,1-5), non c’è dubbio che dobbiamo seguire il comandamento del Signore predicando il Vangelo in tutto il mondo e a tutta la creazione.

Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura.

Mar 16,15 E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. 16,16 Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato. Mar 16,15-16;


Per quanto concerne il passaggio da Lei citato in Rom 9,16 su "chi vuole o chi corre", con il quale vuole dimostrare l’assurdità dell’opera di evangelizzazione, anche qui ha prelevato una ’pietra miliare’ dalla Scrittura per costruirci sopra la Sua personale visione. Osservando il contesto scopriamo anche qui che Paolo rivolge questi ammonimenti agli israeliti:

Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.

Rom 9,15 Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». 9,16 Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. 9,17 La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra». 9,18 Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole. Rom 9,15-18;



A differenza degli israeliti secondo la carne, che Dio ha indurito, l’Onnipotente ha avuto pietà dei figli della promessa. Al posto del sacrificio di animali praticato dagli israeliti per redimere i loro peccati, il Padre ha mandato Suo Figlio offrendolo in sacrificio sulla croce per la redenzione dei peccati di tutti gli esseri umani di ogni tempo.

Ed è esattamente questo che dipende dalla volontà di Dio misericordioso, non dalla nostra. – E fin qui siamo tutti d’accordo. – Ma nella sua misericordia questo Dio ha fatto un’offerta a tutta l’umanità. E affinché quest’offerta abbia effetto, deve prima essere accettata da ciascuno essere umano. E questo è ciò che non hanno afferrato Calvino e calvinisti.



Ora non si tratta più di offrire un sacrificio, ma solo e unicamente di accettare con gratitudine – consapevolmente e personalmente – una volta per tutte questo sacrificio già offerto da nostro Signore Gesù Cristo. Quest’offerta di Dio è un dono di grazia e di misericordia per noi peccatori. Tuttavia, come succede per i doni, anche questo può essere rifiutato e respinto. Perciò, dipende dalla decisione consapevole di ogni essere umano, se accettare questo sacrificio di redenzione di Gesù Cristo anche per i suoi peccati.

L’opinione, per cui la summenzionata dichiarazione in Rom 9,18 fornisca la prova che Dio eserciti il Suo libero arbitrio nella scelta degli esseri umani da salvare, è il risultato di una considerazione superficiale di queste parole di Paolo. Se nella lettera ai Romani si osservano le sue ulteriori dichiarazioni relative a questo argomento, si nota anche qui che il punto saliente è sempre la risposta di Dio alle azioni umane:

Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna

Rom 1,22 Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, 1,23 e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. 1,24 Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; 1,25 essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen. Rom 1,22-25;

Essi hanno urtato nella pietra d’inciampo.

Rom 9,31 mentre Israele, che ricercava una legge di giustizia, non ha raggiunto questa legge. 9,32 Perché? Perché l’ha ricercata non per fede ma per opere. Essi hanno urtato nella pietra d’inciampo, 9,33 come è scritto: «Ecco, io metto in Sion un sasso d’inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso». Rom 9,31-33;


Nell’ultimo summenzionato versetto in Rom 9,33 Paolo confuta anche l’ipotesi che l’essere umano possa essere salvato pienamente anche senza il suo personale intervento: Solo chi crede nel Figlio di Dio non rimarrà deluso. E ora è certamente impossibile che in Rom 9,18 Paolo postuli un atto arbitrario di Dio per la salvezza dell’umanità per poi contraddire quanto detto alcuni versetti più avanti, alla fine di questo capitolo, presentando la decisione personale di ogni singolo essere umano di credere in Gesù Cristo come unico criterio per la salvezza.

Anche altri passaggi nel Nuovo Testamento confermano l’idea che l’indurimento dell’essere umano è sempre e solo la conseguenza delle sue personali azioni e mai un atto arbitrario di Dio, ribadendo, anzi, che la volontà di Dio è di salvare tutti gli esseri umani.

Quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all’amore della verità per essere salvati.

2Tess 2,10 con ogni tipo d’inganno e d’iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all’amore della verità per essere salvati. 2,11 Perciò Dio manda loro una potenza d’errore perché credano alla menzogna; 2Tess 2,10-11;

Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.

1Tim 2,3 Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, 2,4 il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. 2,5 Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, 2,6 che ha dato sé stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo, 1Tim 2,3-6;


L’organizzazione religiosa ProChrist, da Lei citata in conclusione, secondo la mia opinione, non è problematica perché si tratta di un’opera di evangelizzazione su larga scala, ma perché l’intera organizzazione è già nelle mani del movimento ecumenico sotto la guida della Chiesa cattolica. Con il coinvolgimento della Chiesa cattolica – che fondamentalmente parte dal presupposto che "la Chiesa cattolica ha la precedenza sulla Bibbia e rappresenta il tutto" – qualsiasi annuncio del Vangelo basato sulla Bibbia è un’impossibilità, considerando anche che negli ultimi anni i responsabili si sono sempre più allontanati da un’evangelizzazione basata sulla Scrittura.

E quando nell’ottobre 2002 il presidente dell’opera missionaria di Gnadau Christoph Morgner, in quanto membro del consiglio di amministrazione di ProChrist, in un articolo titolato "Dobbiamo collaborare di più?" scrive:

"A coloro che si dichiarano contro ProChrist perché vi partecipano anche comunità cattoliche, dico forte e chiaro: È meglio essere un credente cattolico che si sente a casa in questa chiesa, piuttosto che non avere alcuna relazione con Gesù Cristo." (»idea« 40/2002),


allora qui viene rivelata la completa mancanza di conoscenza di un responsabile di questo movimento. Questo ragionamento è simile alla risposta del tassista che va all’aeroporto, invece di portare il cliente all’indirizzo desiderato. Quando il passeggero gli chiede perché sta andando nella direzione sbagliata, il tassista risponde sfacciatamente: "Ringrazi di stare seduto in un taxi e di non essere là fuori sotto la pioggia."

(Vedi anche Discorso 84: "Pro Christ: chance o rischio?" [non ancora disponibile in Italiano, leggi in tedesco])


Riassunto:



L’incarico che il Signore conferisce ai cristiani in Mar 16,15-16 "Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura! Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato.", trova una corrispondenza nell’Antico Testamento nella promessa di Dio in Ez 33,1-6:

Questo sarà portato via per la propria iniquità, ma io domanderò conto del suo sangue alla sentinella.

Ez 33,1 La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: 33,2 «Figlio d’uomo, parla ai figli del tuo popolo e di’ loro: "Quando io farò venire la spada contro un paese e il popolo di quel paese prenderà in mezzo a sé un uomo e se lo stabilirà come sentinella, 3 ed egli, vedendo venire la spada contro il paese, suonerà il corno e avvertirà il popolo; 33,4 se qualcuno, pur udendo il suono del corno, non se ne cura, e la spada viene e lo porta via, il sangue di quel tale sarà sopra il suo capo; 33,5 egli ha udito il suono del corno, e non se n’è curato; il suo sangue sarà sopra di lui; se se ne fosse curato, avrebbe scampato la sua vita.

33,6 Ma se la sentinella vede venir la spada e non suona il corno, e il popolo non è stato avvertito, e la spada viene e porta via qualcuno di loro, questo sarà portato via per la propria iniquità, ma io domanderò conto del suo sangue alla sentinella". Ez 33,1-6;


IIn questa promessa "Israele" rappresenta il mondo intero, il "corno" è la Buona Novella della Salvezza per grazia e le "sentinelle" sono i predicatori del Vangelo, a iniziare dagli Apostoli fino ai predicatori dei giorni nostri e ancora fino all’eternità. Quindi, se qualcuno ascolta il Vangelo e non ascolta i suoi ammonimenti, la sua colpa ricadrà su di lui. Tuttavia, se ascolta gli ammonimenti del Vangelo e crede nel Figlio di Dio, allora la sua anima sarà salva. Così dice il Signore anche in Giov 3,18: "Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio."

Ora, se però le sentinelle, che conoscono il Vangelo, non mettono in guardia gli esseri umani, forse perché pensano di essere le uniche a essere elette, allora questi esseri umani saranno portati via per propria colpa, ma, come vuole Dio, il loro sangue sarà versato per mano di queste sentinelle.



(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(La "zizzania" di Mat 13,24-30 è la prova che la predestinazione è giusta? / Siegfried Grehn 00, 04-05-2006)

(…) Ora ritengo che le Sue interpretazioni siano ottime perché sono molto vicine alla Bibbia e perché fonda le Sue argomentazioni su riferimenti concreti della Scrittura, che permettono anche di seguire i Suoi ragionamenti.

Nel Discorso 83 sulla predestinazione riesce a confutare molto chiaramente l’affermazione dell’anonimo commentatore "il grano è sempre stato grano e rimane grano" (Mat 13,24-30) sulla base della parabola del seminatore (Mat 13,18-23). Ma nonostante abbia letto diverse volte le Sue dichiarazioni, non ho trovato una risposta alla conclusione che, di conseguenza, anche la "zizzania è sempre stata zizzania e zizzania rimane".

Poiché proprio questa interpretazione è la colonna portante della concezione di fede dei sostenitori della predestinazione, sarebbe interessante scoprire qui, se anche questa visione può essere confutata sulla base della Scrittura. – Oppure è proprio questa la prova che la predestinazione è giusta e che quindi esiste una preselezione degli esseri umani?

(Siegfried Grehn, Siegfried.Grehn@t-online.de)



Lei ha perfettamente ragione. Nel mio commento mi sono concentrato sul "grano", senza considerare ulteriormente la "zizzania". Forse anche perché ho erroneamente supposto che una corretta interpretazione della prima parte (grano), falsata dall’idea di predestinazione, avrebbe automaticamente chiarito al lettore anche il contesto di questa parte (zizzania).

Per rimediare a questa mancanza, vorrei anche qui ricordare ancora una volta questa parabola del Signore:

Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo.

Mat 13,24 Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo. 13,25 Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò. 13,26 Quando l’erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie. 13,27 E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: "Signore, non avevi seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della zizzania?" 13,28 Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". I servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a coglierla?" 13,29 Ma egli rispose: "No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano. 13,30 Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: "Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio". Mat 13,24-30;


Mentre il Signore spiega questa parabola ai discepoli, chiarisce anche il significato dei singoli termini:

Il campo è il mondo; colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo; le zizzanie ha seminato il diavolo.

Mat 13,36 Allora Gesù, lasciate le folle, tornò a casa; e i suoi discepoli gli si avvicinarono, dicendo: «Spiegaci la parabola delle zizzanie nel campo». 13,37 Egli rispose loro: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo; 13,38 il campo è il mondo; il buon seme sono i figli del regno; le zizzanie sono i figli del maligno; 13,39 il nemico che le ha seminate, è il diavolo; la mietitura è la fine dell’età presente; i mietitori sono angeli. Mat 13,36-39;


È il Figlio dell’uomo che semina il buon seme. Il campo è il mondo. Dunque, questo campo rappresenta gli esseri umani di tutto il mondo. E ora dalla seguente parabola del Signore del seminatore veniamo a sapere che la qualità della terra di questo campo è determinante per il radicamento e la crescita del seme piantato. In queste parabole, dunque, la terra rappresenta la capacità e la volontà di ogni singolo individuo di accogliere e far crescere nel proprio cuore la Parola di Dio, il Vangelo.

Il seminatore uscì a seminare.

Mat 13,3 Egli insegnò loro molte cose in parabole, dicendo: «Il seminatore uscì a seminare. 13,4 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. 13,5 Un’altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; 13,6 ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. 13,7 Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. 13,8 Un’altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno. 13,9 Chi ha orecchi oda». Mat 13,3-9;

Ma quello che ha ricevuto il seme in terra buona, è colui che ode la parola e la comprende; egli porta del frutto.

Mat 13,18 «Voi dunque ascoltate che cosa significhi la parabola del seminatore! 13,19 Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada.

3,20 Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, 13,21 però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato.

13,22 Quello che ha ricevuto il seme tra le spine è colui che ode la parola; poi gli impegni mondani e l’inganno delle ricchezze soffocano la parola che rimane infruttuosa.

13,23 Ma quello che ha ricevuto il seme in terra buona è colui che ode la parola e la comprende; egli porta del frutto e, così, l’uno rende il cento, l’altro il sessanta e l’altro il trenta». Mat 13,18-23;


Innanzitutto, queste dichiarazioni si riferiscono al buon seme piantato dal Signore. Ma poiché, in base alle parole del Signore, il campo rappresenta il mondo intero, le condizioni favorevoli o non favorevoli di questo campo devono valere anche per il seme della zizzania. Infatti, anche il seme della zizzania viene seminato nello stesso campo e perciò troverà le stesse condizioni del terreno e dell’ambiente (il carattere egli individui) del seme di grano.

Colui che ha ricevuto il seme lungo la strada, è colui che ha il cuore completamente indurito. Si tratta di individui spiritualmente disinteressati e rifiutano tutto ciò che non possono vedere o toccare. Sia il seme di grano, che quello della zizzania, non fanno radici profonde. In loro non cresce né il bene né il male. Non sono né caldi né freddi – sono tiepidi. E com’è facile notare, questa è la condizione spirituale della maggioranza degli esseri umani. Di loro il Signore dice che li vomiterà dalla Sua bocca.

Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca.

Apoc 3,15 "Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! 3,16 Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. 3,17 Tu dici: ’Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!’ Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo. Apoc 3,15-17;


Dunque, non basta semplicemente non essere “cattivi” e non fare del male agli altri. Chi non si pente con tutto il cuore, chi non si converte e non sceglie di credere in Gesù Cristo, è perduto per sempre – anche se nella sua vita non sempre è stato cattivo.

Il cuore di colui che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi si appassiona rapidamente, sia per il bene che per il male. Se riceve il seme di grano, diventa subito un fervente cristiano, tanto che tutti i fratelli e le sorelle penseranno che in lui abbia sicuramente agito lo Spirito Santo. Infatti, simili individui si trovano sempre tra le fila dei carismatici. Se, invece, questo stesso individuo riceve il seme della zizzania, si esporrà alla perversione e al crimine. Tuttavia, appena passa l’iniziale entusiasmo e sopraggiungono le prime difficoltà, si annoierà presto e tornerà di nuovo alla sua continua ricerca di nuove esperienze ed emozioni. Si tratta dell’essere umano del momento, come dice il Signore nel summenzionato passaggio.

Colui che riceve il seme tra le spine, accoglie il seme di grano o di zizzania e lo fa crescere. In questo caso, però, o è povero e deve preoccuparsi del sostentamento quotidiano di se stesso e della sua famiglia oppure è ricco ed è costantemente alla ricerca di modi profittevoli di investire il suo capitale. E così non gli rimane tempo da dedicare ad altre cose. A livello spirituale, il seme viene soffocato e non porta frutto.

Ma chi riceve il seme nella buona terra, non solo è ricettivo alle influenze spirituali, ma le coltiva e le sviluppa ulteriormente. Qui il seme può crescere e fare frutto. Se ha ricevuto il seme buono, diventerà grano e le sue spighe porteranno frutto, dando il trenta, il sessanta e persino il cento per uno. Diventerà un fervente cristiano, diffonderà il Vangelo o sarà un predicatore cristiano. Se ha ricevuto il seme della zizzania, diventerà un politico corrotto, si dedicherà al crimine, rubando e uccidendo.

Come possiamo notare, la buona terra da sola non basta per far crescere il grano. Ovviamente ci vuole anche il seme. E la stessa cosa succede con la zizzania. La buona terra (le buone condizioni del suolo, del terreno), di conseguenza, è ’buona’ non nel senso opposto a ’cattiva’, ma qui il Signore intende semplicemente la terra fertile, in cui cresce ciò che è stato seminato. Se si pianta il seme di grano, crescerà grano, se si semina zizzania, crescerà zizzania.

E una cosa simile succede con gli esseri umani. Se il terreno – cioè il "cuore" dell’essere umano – non è ostacolato da altre influenze ed è ricettivo, sarà in grado di sviluppare ulteriormente e portare a maturazione i pensieri e le idee che ha ricevuto. Tuttavia, a differenza della terra, l’essere umano, in quanto creatura senziente, ha la libertà di scegliere quale seme coltivare nel suo cuore. Di conseguenza, anche e soprattutto quando la "terra" è fertile, è il singolo individuo a dover decidere quale seme coltivare e far crescere nel suo cuore, se il seme di grano o di zizzania. Una volta presa questa decisione, l’individuo è "grano" e quindi figlio del Regno o "zizzania", cioè figlio del male.

Di conseguenza, l’idea che "il grano rimane grano e la zizzania rimane zizzania", ignora completamente il fatto che innanzitutto la buona terra ha un’accezione assolutamente neutrale. Il grano e la zizzania crescono solo in seguito alla semina e alla crescita dei semi sulla terra. L’unica cosa che rimane inalterata, in questo contesto, è il seme: Il seme di grano rimane seme di grano e il seme di zizzania rimane seme di zizzania. Il signore semina grano, il diavolo semina zizzania. L’essere umano è quello che decide quale seme scegliere. Ma una volta che ha accolto il seme, ha scelto definitivamente a chi appartenere, se a Dio o al diavolo.

E ora qui è anche facile riconoscere quali sono le persone, alle quali potrà ancora essere predicato il Vangelo. Si tratta di coloro che nella parabola del Signore hanno ricevuto il seme, di grano o di zizzania, lungo la strada, in luoghi rocciosi o tra le spine. Il seme qui non ha attecchito per diverse cause. E in determinate circostanze queste cause possono essere influenzate positivamente.

-  Colui che ha ricevuto il seme lungo la strada, ha udito la parola, ma non l’ha compresa; così è venuto il maligno e ha portato via ciò che era stato piantato nel cuore di lui. A questa persona, perciò, deve essere nuovamente annunciato il Vangelo, affinché lo comprenda una volta per tutte e lo trattenga nel suo cuore.

-  Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi è l’essere umano del momento, che rimane radicato per un po’ e poi continua a spostarsi. Bisogna aiutare questa persona a comprendere che la sua convinzione di dover prendere tutto ciò che la vita le offre, in realtà è l’atteggiamento che le impedisce di godere pienamente della vita, perché significa sottrarsi agli impegni, ai legami e alle responsabilità..

-  A colui che ha ricevuto il seme tra le spine bisogna far comprendere che esiste una soluzione alle sue preoccupazioni: Chi ha scelto di credere nel Signore, il Signore lo guiderà, affinché i suoi problemi, di qualsiasi natura siano, apparterranno presto al passato e lui sarà libero di udire la Parola di Dio e di portare frutto.


E poiché sia il numero di credenti (purtroppo), sia quello dei criminali e degli assassini (per fortuna) rappresenta certamente la minoranza della popolazione mondiale, i tre gruppi di prima costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione mondiale offrendo, di conseguenza, vastissimo terreno all’annunciazione del Vangelo e all’evangelizzazione.


La predestinazione e la parabola della zizzania nel campo.

Nell’interpretazione della parabola biblica della zizzania nel campo da parte dei sostenitori della predestinazione, il seme di grano rappresenta il credente – cioè colui che secondo la loro interpretazione è stato eletto da Dio – mentre il seme di zizzania rappresenta l’empio. Su questo si fonda anche il loro motto "che la zizzania era zizzania e rimane zizzania, e lo stesso dicasi per il grano." Ma evidentemente si tratta di una conclusione errata, caldeggiata per molto tempo.

In questa parabola il seme non rappresenta l’essere umano, ma la fede o l’empietà. Il seme di grano rappresenta la fede nel Dio trino, il seme di zizzania è credere che questo Dio non esiste. Tuttavia, l’essere umano rappresenta il "campo", in cui vengono piantati questi semi; vale a dire, quella terra che permette al seme – sia esso grano o zizzania – di crescere e fiorire, proprio come ogni individuo permette di far crescere e germogliare in sé la fede o l’incredulità.

E ovviamente ora si potrebbe dire che ciò non cambia il fatto che la terra non può decidere quale seme coltivare e far crescere, ma farà germogliare tutto ciò che si posa su di essa in un determinato punto. – Giustissimo. Eppure, Dio ha creato l’uomo formandolo dall’argilla "della terra" (dall’ebraico אֲדָמָה‎ ‘adāmā’, da cui deriva anche il nome del primo essere umano).

Ed è proprio qui che s’innesca un parallelismo accettabile con la parabola della zizzania nel campo, che, da questa prospettiva, darebbe ragione ai sostenitori della predestinazione. Così, però, l’individuo sarebbe un essere privo di spirito e irresponsabile come un animale. Ma come possiamo leggere in Gen 2,7, dopo questo atto di creazione si dice che.

Dio il SIGNORE (…) gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente (pensante).

Gen 2,7 Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente. Gen 2,7;


E questo cambia completamente la situazione. Nell’interpretazione di questa parabola, infatti, l’uomo è la terra, non il seme, ma a differenza della terra, l’essere umano ha ricevuto uno spirito da Dio. E così l’essere umano è dotato sia di capacità giudizio che di capacità di discernimento. E ciò lo distingue da tutta la materia senza spirito.

Ciò significa, però, che in quanto "terra", l’essere umano riceve il seme, ma con la sua capacità di giudizio può giudicare, se si tratta di "seme di grano" o di "seme di zizzania" e con la sua capacità di discernimento può decidere, se accogliere questo seme e continuare a farlo crescere e germogliare in sé.

Ed è questa la chiave di questa parabola del Signore. Il seme è la fede o l’empietà, cioè la dottrina. La terra è l’umanità che accoglie questa dottrina e la fa crescere e germogliare in sé. Tuttavia, l’essere umano dovrebbe farlo solo dopo aver giudicato questa dottrina con il suo spirito e distinto ciò che è grano e ciò che è zizzania.

Il fatto che ci siano individui che, nonostante riconoscono che si tratti di zizzania, accolgono questo seme facendolo crescere e germogliare nel loro spirito, è quella libertà che Dio ha concesso all’umanità nella Sua assoluta giustizia.



L’ultima riflessione che possiamo trarre da questa analisi è il fatto che la diffusione del Vangelo è paragonabile all’attività di arare un terreno. Con questa attività il contadino smuove la terra più dura, rimuove le pietre e strappa via le erbacce.

Il contadino prepara il terreno, affinché possa ricevere la semina successiva e farla crescere bene. E allo stesso modo, anche la spiegazione della Parola di Dio prepara il cuore delle persone ad accogliere e far crescere il seme del Vangelo. In pratica, si creano le condizioni. Tuttavia, se il seme crescerà bene o se si rovinerà, o se addirittura sarà la zizzania ad avere il sopravvento in questo campo, sarà l’unica decisione che ciascun essere umano dovrà prendere.


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(L’indeterminismo da solo non basta / Articolo di Peter Markl / österreichische Tageszeitung "Die Presse" [‘Die Presse’, quotidiano austriaco] 00, 30-12-2006)

(...) E anche se qualche passo verso la via della decisione dovesse risultare indeterministico, ciò comunque non chiarirebbe la questione relativa al "libero" arbitrio esercitato in tale decisione dall’individuo – come aveva già scritto Karl Popper: "L’indeterminismo da solo non basta".

Tuttavia, nella definizione del concetto di libero arbitrio, oggi (quasi) tutti i filosofi concordano sul fatto che il suo significato non è in contraddizione con l’immagine tracciata dalle attuali scienze naturali: il cervello è un sistema causale e chiuso; non esiste una struttura cerebrale discreta corrispondente alla "volontà" e nemmeno una rete neuronale che eserciti la sua funzione in un vuoto causale. Churchland non fa altro che aggiungere: "Una filosofia che parte da una decisione non causalmente determinata (e in questo senso "libera"), è altrettanto irrealistica, quanto una concezione del mondo, in cui la terra è ancora un disco piatto." Chi la pensa così “glorifica la sua stessa ingenuità scientifica, dichiarandola un’intuizione trascendentale”.


(Estratto da un articolo di Peter Markl sul quotidiano "Die Presse" / https://www.diepresse.com/)



Patricia Churchland, professoressa di filosofia all’Università della California, in un saggio pubblicato nel New Scientist (Nr. 2579), affronta il significato del "libero arbitrio" nell’ambito delle neuroscienze. E Peter Markl ora nel suo articolo apparso nel quotidiano "Die Presse" cita la dichiarazione di Karl Popper: "L’indeterminismo da solo non basta", e naturalmente ha perfettamente ragione. Il rapporto tra indeterminismo e libero arbitrio è simile a quello tra cuore e vita umana. Un cuore che funzione non è ancora garanzia di vita reale, ad esempio in caso di morte cerebrale. E così anche l’indeterminismo ancora non basta a spiegare il libero arbitrio. Ma come nel caso del cuore, senza indeterminismo tutto è insignificante. L’essere umano deve usare il libero arbitrio insieme alla ragione, invece di negarla.

La questione relativa al libero arbitrio è stata dibattuta in modo controverso da Aristotele ai successori di Immanuel Kant. E come si può dedurre dalle dichiarazioni contenute nel saggio della Churchland, ci sono molti filosofi e neuroscienziati che ancora oggi negano il libero arbitrio nell’essere umano. Si pensa che nel nostro mondo tutto sia determinato – cioè condizionato da eventi precedenti. E questa è esattamente quella visione del mondo che aveva dominato anche tra i fisici fino dall’inizio del secolo scorso. Credevano che nell’ambito della fisica non ci fosse più nulla di nuovo da scoprire perché tutte le leggi dell’universo erano state spiegate una volta per tutte. Si credeva che in fisica fosse stato scoperto tutto e che si potesse calcolare tutto.

Ma nel 1900, con la scoperta dei quanti di energia, il fisico tedesco Max Planck rivoluzionò la visione del mondo fisico e divenne il fondatore della teoria quantistica. Se fino a quel momento gli scienziati avevano paragonato la natura a un gigantesco meccanismo a orologio con processi determinati, ora dovevano confrontarsi col fatto che i processi elementari – come l’emissione di quanti di luce o il decadimento degli atomi – avvengono in modo puramente casuale. In fisica niente era più come prima. Ora tutto era possibile.

La natura quantistica della luce – e, più in generale, della radiazione elettromagnetica – e la teoria dei quanti sviluppata successivamente, hanno sostanzialmente modificato e plasmato la concezione del mondo della fisica all’inizio del XX secolo. Tuttavia, molti fisici si sono rifiutati di accettare queste nuove scoperte. Persino Albert Einstein con la sua massima "Dio non gioca a dadi" si era schierato con gli scettici. E in seguito, dopo che il famoso fisico quantistico tedesco e premio Nobel (1932) Werner Heisenberg aveva posto le basi per la meccanica delle matrici, nel settembre 1925 Einstein scriveva al suo amico Ehrenfest: "Heisenberg ha deposto un grande uovo quantico, a Gottinga ci credono (io no)". A soli 23 anni, Werner Heisenberg aveva covato qualcosa che aveva destato un tale clamore tra i fisici, che Einstein li paragonò a un ovile di galline starnazzanti.

Nel frattempo, la teoria quantistica è riconosciuta come una branca empirica delle scienze naturali e finora tutte le sue previsioni sono state confermate. E ora è proprio il fisico quantistico e filosofo Werner Heisenberg che nel 1962, in una conferenza a Monaco di Baviera intitolata “Die Verknüpfung von Physik und Philosophie” ["Il collegamento tra fisica e filosofia"] – di cui presentiamo un estratto qui di seguito – trasferisce la nuova concezione del mondo fisico portata dalla teoria quantistica alla filosofia applicandola anche al libero arbitrio dell’essere umano.

(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(La volontà dell’essere umano non è del tutto determinata in modo causale. / Conferenza di Werner Heisenberg 00, 14-07-1962)

… D’altra parte, anche Kant precisa subito che si pone un dilemma, appena si pensa alla questione del libero arbitrio. Perché abbiamo sempre la sensazione che possiamo liberamente decidere ciò che vogliamo fare, di andare di qua o di là o in qualsiasi altra direzione, e che appunto le nostre azioni non sono predeterminate in modo causale, dato che ’io’ posso sempre cambiarle. E Kant non riuscendo a trovare una soluzione immediata a questo dilemma, lo inserì, di conseguenza, tra le sue antinomie. E non aveva preso in considerazione la possibilità che una scienza naturale empirica, in questo caso la teoria quantistica, potesse affermare un giorno "No, qui abbiamo una risposta definitiva: i processi non sono del tutto determinati causalmente".

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Estratto ripreso dalla conferenza di Werner Heisenberg, il 14 luglio 1962 a Monaco di Baviera www.suppose.de



Dunque, secondo Heisenberg il determinismo, cioè la concezione per cui tutti i fenomeni sono completamente governati e determinati da leggi stabilite, è stato confutato dai risultati della teoria quantistica. Perciò, quando Patricia Churchland nel suo summenzionato saggio apostrofa chi la pensa così dicendogli che

"glorifica la sua stessa ingenuità scientifica, dichiarandola un’intuizione trascendentale",


così ponendosi contro le dichiarazioni di un premio Nobel, allora forse qui è il caso di chiedersi chi davvero pecca di ingenuità. Alla fine, anche Einstein ha dovuto mettere da parte le sue iniziali perplessità dando persino un contributo determinate alla nascita della stessa teoria quantistica con la sua ipotesi che la luce possiede le proprietà di una particella. Proprio per questo aveva anche ricevuto il premio Nobel (e non per la teoria della relatività!).

La successiva affermazione della Churchland, relativa alla negazione del libero arbitrio:

"Una filosofia che parte da una decisione non causalmente determinata (e in questo senso "libera"), è altrettanto irrealistica, quanto una concezione del mondo, in cui la terra è ancora un disco piatto",

in realtà, ricorda molto quei tempi che la Churchland qui rievoca. Nel 1543 fu scernito e deriso anche Nicola Copernico quando nel suo libro "De Revolutionibus Orbium Coelestium" (Sulle rivoluzioni dei corpi celesti) espose l’idea, per quei tempi rivoluzionaria, che non era l’universo a girare intorno alla terra, ma, al contrario, era la terra a girare intorno al sole. A quel tempo, i suoi critici erano le autorità ecclesiastiche per le quali la terra, in base alla dottrina biblica, non si muoveva (così il riformatore svizzero Giovanni Calvino / 1509-1564), mentre Martin Lutero (1485-1546) disse: "quell’idiota (Copernico) metterà sottosopra tutta la scienza dell’astronomia".

Come è stato detto più volte in questo Discorso, Dio l’Onnipotente è l’Unico che potrebbe impedire il libero arbitrio dell’essere umano. Ma con un atto di assoluta volontà proprio Dio ha deciso di non garantire la libertà agli esseri umani di scegliere, se credere in Lui o meno. Poiché Dio ha creato esseri umani dotati di ragione, dovremmo anche usare questa ragione e, tra l’altro, considerare che se gli esseri umani non fossero dotati di libero arbitrio, dovremmo liberare immediatamente tutti i criminali. Dato che il determinismo postula che l’origine di tutti i fenomeni è completamente governata e determinata da leggi stabilite, non sarebbe possibile imputare un atto criminale a chi l’ha commesso, ma si dovrebbe attribuire alle "leggi stabilite", che hanno "completamente governato e determinato" lo svolgimento della sua azione criminale.