Predica durante la messa in
occasione dell’apertura del sinodo regionale della Westfalia / Jürgen
Tiemann 00, 2004-11-14
Lettera pastorale in occasione
del giorno svizzero del ringraziamento, della penitenza e della preghiera
/ Vescovi svizzeri, 2006
L’esistenza eterna di ogni
essere umano
La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.
Ciclo di prediche della
parrocchia di Sempach / Marco Mona, avvocato, Zurigo 00, 2005-10-30
"In quanto l’avete fatto
a uno di questi miei minimi fratelli…" / Articolo Roberto J. De
Lapuente 00, 2009-04-15
Commenti a "Ciò
che avete fatto a uno solo di questi miei minimi fratelli…"/ Post vari
È ancora una volta Natale. E, come mostrano i sondaggi, nell’Occidente
cristiano, il senso biblico autentico e il contesto spirituale di questa festa
cristiana sono stati dimenticati e misconosciuti dalla maggioranza dei bambini e
dei giovani – e purtroppo non solo da loro! Se qualcuno si dà da fare per
cercare di comprendere il contesto spirituale di questa festa, associa il Natale
a Babbo Natale, a "Santa Claus" con il barbone, la sua veste rossa e
la slitta trainata dalle renne. – Ho, ho, ho! E naturalmente non dimentichiamo
i tanti doni che, in una famiglia che tiene alla propria persona – più o meno
grave sia la crisi economica – devono necessariamente fare bella mostra sotto
l’abete addobbato.
A questo rituale appartengono ovviamente anche le tante parole di
"raccoglimento" e "meditazione", che per un breve istante
strappano all’autocompiacimento chi ascolta, vede e legge, facendoli sentire
in vena di rispondere ai vari appelli di raccolta fondi e di donare un po’ di
denaro. Quantomeno, in questa occasione non può mancare un riferimento alla
Bibbia. Esso sottolinea l’integrità dell’autore e consente alle sue
dichiarazioni di venire alla luce nella maniera più autentica.
E allora si è portati a citare spesso e volentieri un passo di Gesù Cristo
contenuto nei Vangeli, che si riferisce al Giudizio Universale su tutti i popoli
della terra dopo la resurrezione alla fine del mondo, ma che risulta essere
particolarmente efficace proprio per il Natale.
Tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me.
Mat 25,31 «Ora, quando il Figlio dell’uomo verrà
nella sua gloria con tutti i santi angeli, allora si siederà sul trono della
sua gloria. 25,32 E tutte le genti saranno radunate davanti a lui; ed egli
separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri.
25,33 E metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 25,34 Allora
il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del
Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla
fondazione del mondo. 25,35 Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi
sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste, 25,36 fui ignudo e mi
rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a
trovarmi".
25,37 Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: "Signore, quando ti
abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo
dato da bere? 25,38 E quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato?
O ignudo e ti abbiamo rivestito? 25,39 E quando ti abbiamo visto infermo, o in
prigione e siamo venuti a visitarti?". 25,40 E il Re, rispondendo, dirà
loro: "In verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di
questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me". Mat 25,31-40;
In questa sede, le diverse possibili chiavi di accesso a questo
testo verranno illustrate attraverso alcune citazioni tratte sia dall’ambito
ecclesiastico che da quello laicale e messe a confronto con lo sfondo biblico
più vero ed autentico.
Innanzitutto, un brano tratto dalla predica del Sovrintendente Jürgen Tiemann,
tenuta durante la messa in occasione dell’apertura del sinodo regionale della
Westfalia il giorno 14.11.2006 a Bielefeld-Bethel su questo argomento:
Grazia a voi, da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù
Cristo. Amen.
Dal Vangelo della Domenica seguente di Matteo 25,40 Gesù dice: "tutte
le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete
fatto a me".
Cari sorelle e fratelli!
Nel tempo in cui le monarchie dominavano le nazioni, era un’idea
allettante per i poeti e i pensatori (come per esempio William Shakespeare),
che il sovrano, sotto le spoglie di un semplice monaco o di un uomo della
strada potesse ascoltare quello che la gente diceva nel suo regno. Il fatto
di venire in possesso di conoscenze e informazioni che, rimanendo chiuso nel
suo palazzo gli sarebbero rimaste inaccessibili, rappresentava un grande
vantaggio sia per il sovrano stesso che per i suoi sudditi.
L’idea dello scambio dei ruoli e del cambiamento di prospettiva contiene,
non solo dal punto di vista di un poeta senza poteri, una raccomandazione di
critica sociale. Se il signore del castello vive nelle stesse difficili e
penose condizioni in cui il servo deve lavorare, allora in futuro egli
parlerà e deciderà in modo diverso. Se la gente percepisce che i loro
padroni conoscono la situazione, la comprendono e cercano di volgerla al
meglio, allora sarà assai più probabile che essa li riconosca e abbia
fiducia in loro, oppure che tenda persino più facilmente a prestare loro
aiuto. Un cambiamento della prospettiva, considerato in modo sistemico, può
trasformare positivamente una struttura sociale rigida, orientandola verso
un’auto-organizzazione flessibile e vitale.
Nella parola di Gesù, quando egli si identifica con i minimi fratelli, il
riferimento è proprio a questa forza trasformante del cambiamento di
prospettiva.
1. Riconoscendomi nell’altro, vedo me stesso e il mio compito da
assolvere con occhi nuovi e così sarò liberato dai vincoli mentali e
dall’egocentrismo. Nella situazione attuale, impostazioni chiare dei
compiti da assolvere ci fanno bene come una chiesa evangelica, soprattutto
quando esse ci indicano manifestamente le persone che hanno bisogno del
nostro aiuto.
(…)
2. Ma laddove Gesù dice che si identifica con i fratelli minimi e ci invita
al cambiamento di prospettiva, si può intendere anche una trasformazione
del nostro atteggiamento interiore. Il raggiungimento di uno standard
politicamente ed eticamente corretto è sicuramente un successo, ma rimane
però freddo dal punto di vista delle emozioni e dei sentimenti. Gli
interessati, eventualmente, sentono troppo poco la dignità e l’amore dei
quali avrebbero bisogno. Se io mi pongo nella situazione dell’altro, mi
accorgo che vorrei essere riconosciuto solamente per gli ideali politici o
cristiani.
(…)
3. A Gesù importa delle azioni di misericordia per i fratelli minimi
e delle loro conseguenze. L’annuncio del giudizio, nel cui nesso in
Matteo è presente la parola dei fratelli minimi, porta a pensare, quasi con
l’indice alzato in segno di ammonimento, quanto le azioni e le opere siano
importanti. Noi protestanti abbiamo un problema da questo punto di vista.
Teologicamente si è avuto molto da obiettare contro l’idea del giudicare.
Si abusa spesso e volentieri di tale idea per i propri scopi e per delle
condanne apparentemente obiettive. Nel corso della storia in molti sono
caduti in tentazione di giocare il ruolo di giudici del mondo.
(…)
Sovrintendente Jürgen Tiemann, predica tenuta durante la messa in occasione
del sinodo regionale della Westfalia il 14-11-2006 a Bielefeld-Bethel.
Come si può vedere, queste parole del Signore in Mat 25.40 ben
si prestano ad essere abusate per gli scopi personali del predicatore. Egli
interpreta questa asserzione come un’esortazione ad un "cambiamento di
prospettiva". Proprio perché egli vorrebbe raggiungere e formulare una
più chiara impostazione dei compiti da assolvere "nella situazione attuale
della chiesa evangelica".
Eppure Gesù qui non vuole invitarci ad un cambiamento di prospettiva! Non
dobbiamo attribuire un significato diverso a nessuna delle sue parole! Il
Signore intende dire esattamente quello che ha detto: "in quanto lo avete
fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me". Cristo
è realmente in ogni cristiano biblico. E ciò che noi abbiamo
fatto ad uno dei fratelli minimi di questi cristiani, lo abbiamo
quindi fatto anche al Signore. Ciò è dimostrato dalle seguenti parole del
Signore:
In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e che voi siete in me ed io in voi.
Giov 14,19 Ancora un po’ di tempo e il mondo
non mi vedrà più, ma voi mi vedrete; poiché io vivo, anche voi vivrete. 14,20
In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e che voi siete
in me ed io in voi. Giov 14,19-20;
Jürgen Tiemann ha assolutamente ragione laddove dice: "A
Gesù importa delle azioni di misericordia per i fratelli minimi" ma
distorce e falsa – consapevolmente o inconsapevolmente – l’oggetto di
questa frase. Non si sta parlando dei minimi in generale, ma dei minimi dei suoi
(Gesù) fratelli (gr.: adelphos), dei quali il Signore sta
parlando qui. I primi uomini, che il Signore chiamò i suoi fratelli, furono gli
Apostoli. Ciò può essere dimostrato anche da numerose asserzioni del Signore:
Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea
Mat 28,8 Esse dunque si allontanarono in fretta dal
sepolcro con spavento e con grande gioia; e corsero a darne la notizia ai suoi
discepoli. 28,9 E mentre andavano per dirlo ai discepoli, ecco Gesù venne loro
incontro e disse: «Salve!». Allora esse, accostatesi, gli strinsero i piedi e
lo adorarono. 28,10 Quindi Gesù disse loro: «Non temete, andate ad
annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e che là mi
vedranno». Mat 28, 8-10;
Ma va’ dai miei fratelli e di’ loro che io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro.
Giov 20,17 Gesù le disse: «Non toccarmi, perché
non sono ancora salito al Padre mio; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro che
io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro».
Giov 20,17;
Poiché chiunque fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello.
Mat 12,49 E, distesa la mano verso i suoi
discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli. 12,50 Poiché chiunque
fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello,
sorella e madre». Mat 12,49-50;
Coloro che compiono il volere del Padre, che sta nei Cieli, sono
i fratelli del Signore. All’inizio vi erano i 12 discepoli, in seguito
la schiera allargata dei discepoli e da quel tempo ad oggi sono rimasti uguali
tutti i cristiani biblici, che credono nel Padre in Cielo e compiono il loro
volere.
Affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli.
Rom 8,29 Poiché quelli che egli ha preconosciuti,
li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio, affinché
egli sia il primogenito fra molti fratelli. Rom 8,29;
Infatti colui che santifica e quelli che sono santificati provengono tutti da uno; per questo motivo egli non si vergogna di chiamarli fratelli.
.Ebr 2,11 Infatti colui che santifica e quelli
che sono santificati provengono tutti da uno; per questo motivo egli non
si vergogna di chiamarli fratelli, 2,12 dicendo: «Farò conoscere
il tuo nome ai miei fratelli, io ti celebrerò in mezzo all’assemblea».
Ebr 2,11-12;
E parlando così, pare che il sovrintendente della chiesa
evangelica non abbia ancora letto – o non compreso – ciò che è
l’essenziale in questa parabola. Il Signore qui parla dei minimi dei suoi
fratelli. Il fatto che il mondo ateo attribuisca un significato diverso a queste
parole – secondo il testo dell’inno europeo "Tutti gli uomini saranno
fratelli" – può anche essere giusto. Ma questo non cambia nulla nel
contenuto e nella forza espressiva di queste parole. I fratelli di Gesù Cristo
sono i credenti cristiani e non uomini qualunque, che nel corso di tutta la loro
vita non si sono mai curati di Dio, e che ora, improvvisamente, dovrebbero
diventare "Fratelli" del Signore (e di noi cristiani!) solo perché
ben si addice all’atmosfera natalizia del periodo.
Se gli autori citati in questo documento, che dichiarano apertamente che tutti
gli uomini sono fratelli di Gesù, volessero avere una grossa eredità, e se
qualcuno di colpo arrivasse ed affermasse di essere loro fratello, così da
pretendere di avere la sua parte, essi forse non interpreterebbero questa
"fratellanza" così tanto liberamente. Eppure, quando si tratta di
nominare i fratelli di Gesù Cristo, essi definiscono gratuitamente il mondo
intero come fratelli del Signore. Anche se sono "Fratelli" anche
coloro che perseguitano, opprimono ed emarginano i 250 milioni di cristiani in
tutto il mondo.
E così anche nelle seguenti citazioni non troviamo da nessuna parte un autore
che voglia occuparsi di questo nocciolo della questione, di questa verità della
parabola. Tutti si scagliano contro i "fratelli", ma sottacciono
volutamente l’evidente rapporto di parentela con essi. Ma non sarebbe forse
imbarazzante se dovessimo dire a questi "reietti della società"
oggetto di compassione, "omosessuali discriminati" e altri
"fratelli e sorelle" di questo tipo, di approdare alla fede in Gesù
Cristo loro salvatore per potere poi essere annoverati tra i fratelli del
Signore?
E se rifiuta anche di ascoltare l’assemblea, sia per te come il pagano e il pubblicano.
Mat 18,15 «Ora, se il tuo fratello ha
peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolta, tu
hai guadagnato il tuo fratello; 18,16 ma se non ti ascolta, prendi con te
ancora uno o due persone, affinché ogni parola sia confermata per la bocca di
due o tre testimoni. 18,17 Se poi rifiuta di ascoltarli, dillo
all’assemblea; e se rifiuta anche di ascoltare l’assemblea, sia per te come
il pagano e il pubblicano. Mat 18,15-17;
Tocca forse a me giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro?
1Cor 5,11 Ma ora vi ho scritto di non
mescolarvi con chi, facendosi chiamare fratello, sia un fornicatore, o un
avaro o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone,
o un ladro; con un tale non dovete neppure mangiare. 5,12 Tocca
forse a me giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro?
5,13 Ora è Dio che giudica quelli di fuori. Perciò togliete il malvagio
di mezzo a voi. 1Cor 5:11-13;
Cari fratelli e sorelle!
Nella lettura di oggi abbiamo ascoltato il serio ammonimento di San Giacomo,
che deve continuamente stimolare noi tutti ad accettare sfide sempre nuove:
"Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le
opere?… Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del
cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e
saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?" (Giac
2,14-16). La stessa cosa ci dice Gesù con la sua parabola del Giudizio
Universale, che tutti conosciamo (Mat 25,31-46). Il Figlio di Dio
fatto uomo viene nella sua gloria e riunisce tutte le genti della terra al
suo cospetto. Le separa l’una dall’altra, come il pastore separa le sue
pecore dai capri. Agli uni dice: "Venite, benedetti del Padre mio…"
mentre agli altri: "Via, lontano da me, maledetti…". I presenti
domandano da cosa dipenda questo giudizio, e i benedetti così come i
maledetti rimangono sorpresi della risposta. L’unico criterio del
giudizio è il nostro comportamento nei confronti degli affamati e degli
assetati, nei confronti dei forestieri e dei senzatetto, nei confronti di
chi è nudo, malato e in carcere. Gesù si identifica con il minimo de
suoi fratelli. Si ritrova in chi è debole e smarrito, in chi è affamato e
povero.
(…)
Lettera pastorale dei vescovi svizzeri in occasione del giorno svizzero del
ringraziamento, della penitenza e della preghiera 2006.
Sebbene qui i vescovi cattolici della Svizzera all’inizio
della loro lettera pastorale parlino di fratello e sorella, ai quali bisogna
prestare aiuto, e dunque restituiscano in modo corretto e grammaticalmente
perfetto le parole del Signore, nella successiva interpretazione essi si
discostano poi dal testo biblico tanto quanto tutti gli altri esegeti citati
qui. Essi scrivono degli "affamati e degli assetati, dei forestieri e dei
senzatetto, di chi è nudo, malato e in carcere" e così danno l’impressione
(forse auspicata?) che i fratelli del Signore debbano essere identificati con
tutti i non credenti, gli atei e i delinquenti di tutto il mondo.
Ma ancora più importante è l’osservazione dei vescovi svizzeri, secondo la
quale il nostro comportamento nei confronti di questi "affamati e assetati,
etc…" dovrebbe essere l’unico criterio per la nostra valutazione
durante il Giudizio Universale. Se leggiamo nella Bibbia i suddetti testi da cima a
fondo, approderemo ad un esito completamente diverso. In Apoc 20,12-15 abbiamo
una descrizione relativamente dettagliata di questo giudizio:
E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti.
Apoc 20,12 E vidi i morti, grandi e piccoli, che
stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro
libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati in base
alle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. 20,13 E il mare restituì i
morti che erano in esso, la morte e l’Ades restituirono i morti che erano in
loro, ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. 20,14 Poi la
morte e l’Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda.
20,15 E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato
nello stagno di fuoco. Apoc 20,12-15;
Qui sopra, in Apoc 20,12-15, viene descritto il Giudizio Universale
citato dai vescovi svizzeri e in Apoc 20,12 comprendiamo che per il
raggiungimento di tale giudizio vengono utilizzati diversi libri. Prima i libri
delle opere, nei quali si trovano le opere e le azioni che gli uomini hanno
compiuto durante la loro vita e in base alle quali essi vengono inizialmente
giudicati. Anche il punto di vista di alcuni circoli cristiani (inclusa la
chiesa cattolica) si basa precisamente su questo testo biblico: l’uomo
potrebbe essere salvato attraverso la rettitudine delle azioni. Ma, come
leggiamo più avanti nel passo citato qui sopra, i libri delle opere
costituiscono solo la prima fase del giudizio. In seguito, infatti, viene aperto
il libro della vita: chiunque, il cui nome non compaia in esso – a prescindere
da quali siano state le sue opere ed in totale contrasto con la dichiarazione
dei vescovi svizzeri riportata qui sopra, è perduto e condannato per l’eternità.
Paolo, nella sua Lettera ai Corinzi, ci spiega cosa sta alla base di questa
osservazione contenuta nel libro della vita:
Nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo.
1Cor 3,11 perché nessuno può porre altro
fondamento diverso da quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo.
3,12 Ora, se uno costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre
preziose, legno, fieno, stoppia, 3,13 l’opera di ciascuno sarà manifestata,
perché il giorno la paleserà; poiché sarà manifestata mediante il fuoco,
e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. 3,14 Se l’opera che uno ha
edificato sul fondamento resiste, egli ne riceverà una
ricompensa. 1Cor 3,11-14;
(Vedi anche capitolo 13: "Il
Giudizio Universale."
Si noti bene: qui, nella prima parte del giudizio, non si sta
parlando solamente di singole opere. In realtà, il riferimento è al
comportamento dell’essere umano durante l’intero corso della sua vita. Ciò
che egli ha pensato, creduto, desiderato, condannato, sperato, voluto, amato e
maledetto. Tutti questi habitus mentali immateriali verranno esaminati durante
il Giudizio Universale con gli aspetti "materializzati", ossia
trasformati e concretizzati in azioni.
E ci saranno sicuramente uomini che hanno da mostrare montagne di opere. In vita
sono stati altruisti e hanno aiutato e sostenuto gli altri con tutte le loro
forze. Sono stati di indole socievole e si sono fatti un nome come benefattori.
Probabilmente hanno davvero sacrificato tutto il loro patrimonio e hanno speso
tutta la vita ad aiutare i poveri e i bisognosi, come per esempio il
"Dottore della foresta vergine" Albert Schweitzer. Tuttavia, come
quest’ultimo ammise una volta in un’intervista, non poteva accettare Gesù
Cristo come Figlio di Dio. Gli è mancato il fondamento, il
"fondamento" del quale Paolo parla qui sopra in 1Cor 3:11. E sempre
che egli non si sia convertito prima di morire, tutte le azioni da lui compiute
– per quanto numerose esse siano state – finiranno bruciate come paglia nel
fuoco.
Il nome di questi esseri umani che rifiutano l’amore di Dio, e che durante la
loro vita non hanno mai preso una decisione per Dio e per suo Figlio, nostro
Signore Gesù Cristo, non compare in questo libro della vita fin dalla
fondazione del mondo:
I cui nomi non sono scritti nel libro della vita.
Apoc 13,8 E l’adoreranno tutti gli abitanti della
terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell’Agnello, che
è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo. Apoc 13, 8;
I cui nomi non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo.
Apoc 17,8 La bestia che tu hai visto era e non è
più e salirà dall’abisso e andrà in perdizione; e gli abitanti della terra, i
cui nomi non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo,
si meraviglieranno vedendo la bestia che era, e non è, quantunque essa sia.
Apoc 17, 8;
I cui nomi non sono scritti nel libro della vita.
Apoc 20,15 i cui nomi non sono scritti nel libro
della vita fin dalla fondazione del mondo. Apoc 20,15;
(Vedi anche discorso 62: "Quando
saranno iscritti i nomi dei giusti nel Libro della Vita?." [non ancora
disponibile in Italiano, leggi in tedesco / leggi
in inglese])
Ma così come possiamo evincere dai successivi passi biblici
riportati qui sotto, vi sono anche degli esseri umani (che compaiono nel libro
della vita), che una volta hanno scelto Dio, ma che in determinate circostanze
possono anche essere nuovamente cancellati.
Siano cancellati dal libro della vita.
Sal 69,28 Siano cancellati dal libro della vita e
non siano iscritti fra i giusti. Sal 69,28;
E io non cancellerò il suo nome dal libro della vita.
Apoc 3,5 Chi vince sarà dunque vestito di vesti
bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma
confesserò il suo nome davanti al Padre mio, e davanti ai suoi angeli.
Apoc 3, 5;
Se no deh, cancellami dal tuo libro che hai scritto!
Es 32,31 Mosè dunque ritornò dall’Eterno e disse:
«Ahimè, questo popolo ha commesso un grande peccato e si è fatto un dio
d’oro. 32,32 Ciò nonostante ora, ti prego, perdona il loro peccato; se no
deh, cancellami dal tuo libro che hai scritto!». 32,33 Ma l’Eterno rispose
a Mosè: «Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio
libro! 32,34 Ora va’, conduci il popolo dove ti ho detto. Ecco, il mio
Angelo andrà davanti a te, ma nel giorno che verrò a punire, io li punirò del
loro peccato». 32,35 Così l’Eterno percosse il popolo, perché aveva fatto il
vitello che Aaronne aveva modellato. Es 32,31-35;
È quindi il libro della vita che, durante il Giudizio Universale,
è determinante per la positività o la negatività del giudizio su un essere
umano. Se in esso è contenuto il suo nome, allora egli sarà salvato e avrà la
vita eterna. Se poi ha anche compiuto delle buone azioni, egli verrà
ricompensato. Ma se egli non ha altro che le sue azioni e il suo nome non è
scritto nel libro della vita, allora tutto brucerà per sempre ed egli sarà
perduto in eterno.
(Vedi anche discorso 100: "Giovanni
Calvino: la vera e la falsa predestinazione.")
Da ciò comprendiamo tuttavia che la via mostrata dai vescovi
svizzeri nella loro lettera pastorale: "L’unico criterio
del Giudizio Universale è il nostro comportamento nei confronti degli affamati
e degli assetati, nei confronti dei forestieri e dei senzatetto, nei confronti
di chi è nudo, malato e in carcere" – questa via è del tutto sbagliata
e conduce direttamente alla dannazione. È proprio l’esatto contrario: l’unico
criterio è la fede nei sacrificio di redenzione di nostro Signore Gesù Cristo
sulla croce per i nostri peccati. È proprio questo che fa di noi peccatori
degli uomini giusti al cospetto di Dio. E non un’azione qualunque! Per un
cristiano biblico, gli atti di misericordia sono una cosa ovvia e scontata. Ma
essi non rappresentano il criterio per la sua salvazione.
L’esistenza eterna di ogni essere umano.Ogni essere umano, che con la sua nascita corporale
abbandona, vivo, il sacco amniotico della madre, e che, dunque è "nato
d’acqua" (liquido amniotico, fluidità amniotica) (Giov 3:5), riceve da
Dio (Giov 4:24) uno spirito umano (1Cor 2:11) con
l’esistenza eterna (Mat 25:46). Nella prima parte temporale e terrena di questa
esistenza – nella sua vita, l’essere umano ha la possibilità di scegliere
in assoluta libertà e senza alcuna costrizione con lo spirito datogli da
Dio (Gen 2,7; 6,3) se
donare a questo Dio, il creatore di tutta la vita, la sua completa fiducia
e tutto il suo amore. Dio vivificherà i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Röm 8,11 Se
lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui
che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i
vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Röm 8,11; Nel momento della
Risurrezione (Rom 6:4-5), la "rinascita dallo spirito"
(Mat 19:28; 1Piet 1:18; Giov 3:7), l’essere umano riceve nuovamente un corpo
(1Cor 15:43-44; Mat 22:30; Giov 3:8; Rom 8:10-11), simile a quello del figlio di Dio dopo la sua risurrezione (Giov 20:26-27). Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. 1Cor 15,42 Così è pure della
risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita
incorruttibile; 15,43 è seminato ignobile e risuscita glorioso; è
seminato debole e risuscita potente; 15,44 è seminato corpo naturale e
risuscita corpo spirituale. Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo
spirituale. 15,45 Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo,
divenne anima vivente» (Gen 2,7); l’ultimo Adamo è spirito
vivificante. 15,46 Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima,
ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale. 15,47 Il primo uomo,
tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo. 15,48 Qual è
il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali
saranno anche i celesti. 15,49 E come abbiamo portato l’immagine del
terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste. 1Cor 15,42-49; Con
questo corpo spirituale, l’essere umano starà poi durante il
Giudizio Universale
al cospetto del Figlio di Dio, che, per incarico di Dio (Giov 5:22, 26-27), giudicherà ciascun essere umano secondo le
azioni terrene e in base alla scelta da lui compiuta in vita a favore o
contro Dio (Rom 2:16). "Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e
io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia
con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere
perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con
voi, e sarà in voi." Giov 14,15-17; Da questo punto di vista si è già espresso il noto
evangelista e predicatore Wilhelm Busch con i suoi ascoltatori: "Non c’è
bisogno di accogliere il messaggio che le sto dicendo. Può lasciare
perdere di convertirsi a Gesù. Ma abbia ben chiaro che in tal modo lei
sceglie l’inferno! Lei ha la totale libertà!! (Vedi anche discorso 22: "Esiste l’immortalità
dell’anima?") Per tutti coloro che vorrebbero averlo
breve e moderno: |
Ci si può ora chiedere per quale motivo la chiesa cattolica non
abbia riconosciuto questo contesto che la Bibbia dimostra così
inequivocabilmente, e che si rivela essere così decisivo. In tal modo, la
chiesa cattolica conduce i suoi seguaci all’abisso sicuro. La risposta a
questa domanda la troviamo se consideriamo più da vicino l’immagine e l’impostazione
di tale chiesa. In essa ogni cosa è fondata sul potere, sull’autorità, sulla
gerarchia, sullo sfarzo, sulla ricchezza, sul prestigio e la fama dell’essere
umano. E dunque sulle esteriorità e le apparenze, come scrive Paolo più
avanti, in 1Cor 3:12: "legno, fieno e stoppia". Tutto questo verrà bruciato
dalle fiamme durante il Giudizio Universale. Quello che continuerà ad esistere sono
i valori interiori e invisibili dell’essere umano: la fede, la devozione, la
fermezza, l’amore, il timor di Dio e tutte quelle azioni che, nella vita di un
uomo, di tali azioni sono il frutto e il risultato.
La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.A differenza di tutte le altre religioni di questo mondo, il cristianesimo
biblico non è una religione. È una relazione. Un rapporto o una connessione
con Dio, in quanto nostro Padre nei cieli. Ecco perché anche il nostro
Signore Gesù Cristo ci ha detto: Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Mat 23,9 Non chiamate nessuno sulla terra vostro
padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli.
Mat 23,9; Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità. Giov 4,23 Ma l’ora viene, anzi è già venuta,
che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità;
poiché il Padre cerca tali adoratori. 4,24 Dio è Spirito; e quelli
che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità».
Giov 4,23-24; E come ci conferma anche Paolo nella prima lettera ai
Corinzi, lo Spirito di Dio dimora in noi, se siamo figli di Dio. Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 1Cor 3,16 Non sapete che siete il
tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 3,17 Se uno
guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo;
e questo tempio siete voi. 1Cor 3,16-17; Così questa è una connessione molto simile a quella, che
anche il Figlio di Dio ebbe con il Padre durante la Sua missione sulla
terra: Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Giov 14,10 Non credi tu che io sono nel Padre
e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio;
ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. 14,11 Credetemi:
io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle
opere stesse. Giov 14,10-11; Infine il Signore Gesù stesso ci spiega anche, che chi Lo
ama si riconoscerà dal fatto, che osserverà la Parola del Suo Signore. E
perciò il Padre lo amerà ed entrambi, Padre e Figlio, verranno da lui e
dimoreranno presso di lui. Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. Giov 14,22 Giuda (non l’Iscariota) gli domandò:
«Signore, come mai ti manifesterai a noi e non al mondo?» 14,23 Gesù gli
rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio
l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. 14,24 Chi
non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite non è mia,
ma è del Padre che mi ha mandato.
14,25 Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; 14,26 ma il
Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi
insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto.
Giov 14,22-26; Quindi riassumiamo: Paolo ci dice sopra in 1Cor 3,16, che lo
Spirito Santo dimora presso di noi, se siamo figli di Dio. Qui sopra in
Giov 14,23 il Signore Gesù ci dice, che Padre e Figlio verranno da noi e
dimoreranno presso di noi, se amiamo il Figlio. Così nel nostro spirito abbiamo unito
Padre, Figlio e Spirito Santo! È quindi evidente che è nella natura degli esseri spirituali incorporarsi sia
nello spirito di un essere umano che in altri esseri spirituali. Nella loro forma spirituale sono
immateriali e possono fondersi l’uno nell’altro, come quando si versa sul livello materiale
un bicchiere d’acqua in un altro e i due liquidi diventano un’unica cosa (Trinità). L’Altissimo però non abita in edifici fatti da mano d’uomo. Atti 7,48 L’Altissimo però non abita in edifici
fatti da mano d’uomo, come dice il profeta(Isaia 66:1-2): 7,49 "Il
cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi
costruirete, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo?
7,50 Non ha la mia mano creato tutte queste cose?" Atti 7,48-50; Dunque, nella fede cristiana biblica non esistono riti, liturgie, "messe",
sacerdoti, vescovi, cardinali, papi, etc. I credenti cristiani biblici
stessi sono il tempio di Dio e nel loro spirito hanno una connessione
immediata e diretta con il loro Padre Celeste. Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: "Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo." 2Cor 6,14 Non lasciatevi legare al
giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la
giustizia e l’iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? 6,15 Quale
intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un
infedele? 6,16Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Ed è anche questo spirito dei figli di Dio che vivrà dopo la
risurrezione come un essere spirituale nella dimensione eterna con il nostro
Padre nei cieli, avendo percorso la strada che nostro Signore Gesù Cristo ha
già percorso prima di noi come primizia (1Cor 15,20-28). Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto. Mat 6,5 «Quando pregate, non siate come gli
ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli
angoli delle piazze (o al "Muro del pianto"!/FH) per essere visti
dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno.
6,6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta,
rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. 6,7 Nel pregare non usate
troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per
il gran numero delle loro parole. 6,8 Non fate dunque come loro, poiché
il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele
chiediate. Mat 6,5-8; |
Oggi ci occuperemo di questo testo impressionante (Mt
25,40). Esso deve tenerci impegnati. Non posso impartire alcuna lezione, e
per questo motivo tengo appunto a sottolineare che tale testo ci tiene
impegnati. Su questo testo bisognerebbe piuttosto fare un po’ di esegesi,
e infatti, durante la mia giovinezza, ho avuto la possibilità di farla, ed
è stata un’ottima cosa a quel tempo; oggi non posso più farla, poiché
ho voltato le spalle alla chiesa… ma questa è un’altra storia. Il
profondo rispetto per la chiesa è rimasto immutato e a maggior ragione mi
rallegro del fatto che oggi questa chiesa mi abbia assegnato un posto su
questo pulpito: sono davvero commosso. Non ho dunque nessuna particolare
autorità di pretendere che "viviate" dentro di voi il testo
biblico che avete ascoltato; ho soltanto qualche esperienza più concreta
sulla questione del rapporto con i "fratelli minimi", poiché mi
occupo dei diritti dell’uomo come passatempo in generale, e nello
specifico concretamente mediante la prevenzione della tortura, in tutto il
mondo – la tortura, questo orribile flagello, dal quale le nostre società
non riescono assolutamente a liberarsi.
Qui si sta naturalmente parlando di terribili scene di tortura in alcuni
paesi esotici non civilizzati, ma anche del giovane prigioniero che,
rinchiuso in isolamento in una cella priva di finestre aspetta di essere
espulso e rimpatriato, da solo, senza alcun contatto, disperato, fuori di
sé. Ne rimarrà segnato per tutta la vita. E cose come questa accadono
ovunque, anche in Svizzera.
La questione riguarda quindi i giovani prigionieri che aspettano di essere
espulsi e rimpatriati? Ma quei tizi devono sicuramente dare la colpa solo a
se stessi. Non avrebbero certo dovuto venire qua senza documenti né lavoro!
E questo testo tratto dalla Bibbia che è stato letto ad alta voce, ha
ragione: non vi è nulla da eccepire; con il termine
"prigionieri", Cristo non poteva certo intendere anche gli
stupratori di bambini e i terroristi, è assolutamente fuori questione! In
seguito si parla anche di "forestieri", e allora, Dio Santo, non
dico certo che tutti gli stranieri siano buoni e bravi per forza, ma questi
stranieri dovrebbero essere qualificati, e provenire da paesi con una
propria cultura, che possa misurarsi con la nostra; e non certo quei
disgraziati vestiti di stracci che hanno subito i danni della guerra e
provengono dalla Sierra Leone, dal Sahel, che non portano né porteranno mai
nulla. I primi cristiani e il loro Maestro nella Terra Santa non potevano
certo immaginare che in questo mondo tutto sarebbe diventato così complesso
e difficile!
Potete ascoltarlo voi stessi, oggi come un tempo vi è un discorso dei
"giusti", che qui sentiamo ed essi poi aggiungono ancora "Noi
una donazione l’abbiamo già fatta". Posso solo obiettare che il
messaggio del Vangelo che abbiamo ascoltato è consapevolmente e volutamente
categorico. Il "minimo dei miei fratelli" non è affatto qualificato né
istruito, può essere vestito di stracci, può chiedere l’elemosina per
strada, magari consuma droghe, è in fuga, "senza fissa dimora".
Non voglio affermare che il rapporto e il contatto con questi "minimi"
non siano un problema – che essi possano essere fonte di problemi gravi e
insuperabili. Ma come singoli ci viene richiesto di definire il nostro
comportamento, e poi la società alla quale apparteniamo e del cui
comportamento siamo responsabili. Come stanno le cose riguardo ai diritti
dell’uomo in questa chiesa, in questo paese? Il criterio per il
comportamento di un’istituzione, di una società riguardo ai diritti dell’uomo
è altrettanto categorico quanto il messaggio concernente i "miei fratelli
minimi"; il parametro di riferimento è come una società si rapporta con
gli individui che essa maggiormente disprezza ed emargina (…)
Quando mi viene chiesto del mio lavoro nell’ambito dei diritti dell’uomo,
le mie risposte producono spesso prolungate esclamazioni di entusiasmo e di
apprezzamento, wow, che belle cose belle che fa! Lei rappresenta proprio la
vincitrice del premio nobel della Birmania! Certo, in realtà lo faccio, ma
poi ci sono ancora altre intere schiere di "fratelli minimi", che è
necessario proteggere e delle quali alcune stanno proprio davanti alla
nostra porta di casa. Successivamente le esclamazioni di entusiasmo e di
apprezzamento svaniscono e allora è solo in quel momento che possiamo porci
ragionevolmente la domanda: CHE FARE? Voi avete l’evidente vantaggio di
essere membri di una chiesa, cosa che rende la ricerca di una risposta alla
domanda "Che fare?" molto più semplice.
•Avete un punto di riferimento al quale aggrapparvi, un messaggio che
riconoscete come vincolante ed autorevole
•e molti di voi, tutti insieme, aspirano ad una soluzione giusta, sensata
e cristiana alle domande della vita.
D’altro canto, lo ammetto, questa appartenenza alla congregazione è anche
difficile, perché impegnativa: in qualunque momento può arrivare qualcuno
e metterci davanti un testo biblico, una domanda così evidente come "chi
è il minimo dei miei fratelli", e non avete idea di quanto ciò possa
essere faticoso! Ma non bisogna demoralizzarsi, ce la faremo. È difficile
trovare altri due concetti che stiano così bene insieme e siano altrettanto
compatibili l’uno con l’altro come i diritti dell’uomo e l’amore. E
questa può essere una questione in un qualche modo interessante per
voi, voi, i fiduciosi sostenitori di uno dei messaggi d’amore più
radicali e globalizzanti che il mondo abbia mai udito.
(…)
Predica di Marco Mona, avvocato, Zurigo 29/30 ottobre 2005 (Vangelo: Matteo
25, 34-40)
https://www.pfarreisempach.ch/misc/051030predigtsempach.pdf.
Qui abbiamo quindi a che fare con qualcuno che – quale che sia
il motivo – ha rinunciato ad essere un membro della chiesa ed ha ricevuto l’autorizzazione
a tenere una predica nell’ambito del ciclo di prediche della parrocchia di
Sempach (Svizzera). Anche questa persona non ha naturalmente alcuna voglia e
forse nemmeno le conoscenze necessarie per confrontarsi con il reale significato
di questo testo tratto da Mat 25,34-40. E anch’egli fa abilmente deviare
la sua interpretazione (o, per meglio dire, la sua diversa interpretazione) dai
veri fratelli di Gesù a quel tema che vuole che sia affrontato: ovvero i
diritti dell’uomo e la sua "occupazione come lungo passatempo" in questo
campo.
Tra i "fratelli minimi" di Gesù Cristo, egli annovera i giovani immigrati
detenuti prima dell’espulsione, così come i "disgraziati vestiti di stracci
che hanno subito i danni della guerra e provengono dalla Sierra Leone". E dopo
un attimo di esitazione evidentemente anche "gli stupratori di bambini e i
terroristi". E poi ne deduce con perspicaria: "I primi cristiani e il loro
Maestro in Terra Santa non potevano certo immaginare che in questo mondo tutto
sarebbe diventato così complesso e difficile". Gesù Cristo, dunque, si è
sbagliato e se solo avesse "immaginato", non avrebbe sicuramente fatto una
simile affermazione.
Ci si chiede in veste di terza persona non coinvolta, quale riflessione possa
avere spinto la direzione di questa parrocchia ad acconsentire a quest’uomo di
tenere una predica ai membri della comunità e a cosa si debba il fatto che egli
abbia scelto proprio quel testo biblico. Per giunta, laddove egli passa ogni
limite, mettendo sullo stesso piano l’affermazione di Gesù riguardo ai suoi
fratelli minimi e l’atteggiamento di una società verso i diritti dell’uomo,
dice: "il parametro di riferimento è come una società si rapporta con gli
individui che essa maggiormente disprezza ed emargina". Poiché gli individui
che una società mitteleuropea senza dubbio maggiormente odia sono i
delinquenti, gli assassini, gli stupratori di bambini, i terroristi, etc.,
secondo l’opinione di questo avvocato, queste persone sarebbero esattamente
identiche a coloro che il Signore chiama i "miei fratelli minimi".
Come quest’uomo ha detto all’inizio, durante la giovinezza ha praticato l’esegesi
biblica e per tale motivo queste sue affermazioni non si possono più attribuire
ad una mancanza di capacità esegetica. Si tratta piuttosto di un evidente
tentativo di ingannare la congregazione, confidando che – come è cosa
comunissima durante una conferenza frontale – nessuno faccia domande e che l’attenzione
si concentri su quello che dice a favore dei diritti dell’uomo per le
minoranze "più odiate" come per "gli stupratori di bambini e i terroristi".
Concludendo, in relazione alle difficoltà che i membri di una congregazione
devono fronteggiare, egli afferma: "in qualunque momento può arrivare
qualcuno e metterci davanti un testo biblico, una domanda così evidente come
"chi è il minimo dei miei fratelli", e ciò può risultare assai
impegnativo! E su questo aspetto bisogna concordare con lui, se – come lui –
non si è evidentemente letto questo passo biblico con il suo relativo contesto,
né, tanto meno, lo si è compreso.
Se i reietti della società vengono insultati, allora anch’io
vengo insultato. Se il diritto ad esistere del pensionato viene messo in
dubbio, la sua età viene diffamata come un peso per la comunità, allora
anche a me viene tolto quello stesso diritto ad esistere ed io stesso
divento un peso. Se i bambini devono resistere e cercare di sopravvivere
nella povertà con il beneplacito della società, allora io stesso divento
quel bambino trepidante. Se al malato in difficoltà finanziarie tolgono la
terapia, la speranza, la libertà del dolore, allora gettano anche me in
preda a quegli stessi dolori, tolgono anche a me la speranza.
Se il bracciante soffre di inquietudine e di essere un senza patria, e vede
il suo futuro unicamente come un buco nero, allora anche il mio futuro è
pieno di buchi e nero, allora anch’io soffro per la perdita della mia
serenità interiore e per la patria che ho perduto. Se gli handicappati
vengono derisi, vengono emarginati, vengono visti come fenomeni di carenza
umana, allora anch’io voglio essere emarginato, deriso ed essere
screditato come fenomeno di carenza. Se i gay vengono discriminati, se la
loro emancipazione sessuale fa rima con versi canzonatori, allora anche a me
viene sottratta l’emancipazione sessuale, e allora anch’io sono gay. Se
i senzatetto vengono scacciati per ripulire e risanare il volto della
città, allora questo volto della città viene ripulito anche dalla mia
persona, e allora anch’io divento un senzatetto.
Se gli uomini vengono perseguitati a causa del colore della loro pelle,
della loro religione, delle loro convinzioni politiche, allora anch’io
vengo perseguitato, allora anche il colore della mia pelle viene violato,
anche la mia religione mancante o diversa viene violata, ed anche le mie
convinzioni politiche vengono violate. Se i dissidenti vengono rinchiusi
dietro le sbarre, allora insisto perché anch’io venga messo dietro le
sbarre.
Se si fa irruzione in una determinata zona, se la si mette a ferro e fuoco,
se vi si commettono omicidi, se si perpetrano stupri e si infliggono
torture, allora anch’io vengo assassinato, anche la mia dignità viene
messa a ferro e fuoco, anche la mia etica viene stuprata, anche il mio
atteggiamento pacifista viene torturato.
Se un’opinione viene repressa, allora anche la mia opinione viene
altrettanto repressa; se i diritti della personalità vengono repressi,
allora anche i miei diritti della personalità vengono altrettanto repressi;
se la libertà di qualcuno viene repressa, allora viene repressa anche la
mia libertà. Se i profughi vengono internati sulle isole australiane, se
vengono sbattuti dietro sbarre e recinzioni per lunghi anni, allora
internano anche me, allora anche il mio senso di giustizia viene rinchiuso
dietro una sbarra. Io divento un ebreo se gli ebrei vengono offesi e
oltraggiati come una piaga e un male della società; io divento un negro se
i negri vengono umiliati e additati come pigri inetti; io divento un indio
se gli indios vengono cacciati dai loro villaggi, se vengono internati o
avvelenati.
Ciò che viene fatto al mio prossimo minimo, viene fatto anche a me. Ciò
che nel mondo è torto e ingiustizia, è torto ed ingiustizia anche nel mio
mondo. Tutto ciò accade sulla terra riguarda anche me. Mi riguarda sempre.
Se oggi sbattono in galera qualche canaglia della feccia della società e io
non dico nulla, se domani rinchiudono gli anziani nelle case collettive e io
non dico nulla, se dopodomani interi gruppi sociali vengono ammassati nei
ghetti e io non dico nulla, chi mai interromperà allora questo silenzio,
chi rimarrà e avrà la possibilità di interrompere questo silenzio e di
far sentire la sua voce, quando sarò io ad essere preso o arrestato?
Qualunque misfatto commesso, qualunque misfatto volontariamente accettato
dagli stati, dalle industrie, dalle ideologie, dai partiti, dalle
organizzazioni o commesso con freddezza, è un misfatto commesso contro di
me.
Cambiare il mondo in scala ridotta, sui gradini davanti alla porta di casa
nostra – così che esso possa essere cambiato sui gradini davanti alla
porta di casa di altre persone, all’entrata delle capanne, sulla porta
degli igloo o sotto le foglie di palma, è un tipo di approccio possibile.
Tutto quello che spesso si è detto a proposito del riduzionismo,
ripetutamente postulato dalla mentalità borghese come la pratica dell’azione
diretta che si concentra sull’idea di "cambiare le cose solo davanti
alla porta di casa propria", così che una mano invisibile, anche lontano
dalla nostra patria che diventa un inferno, possa mettere in atto dei
cambiamenti, non è affatto sufficiente. Non bisogna mai perdere la visione
dell’insieme, del tutto, bisogna assumersela personalmente, quando la
libertà all’altro capo del mondo viene calpestata con le punte degli
stivali, dobbiamo percepire la solidarietà, se non fisicamente e nel corpo
quanto meno nello spirito! Qualunque ingiustizia venga perpetrata al più
piccolo e debole dei miei simili, anche se egli è un assassino, un
delinquente, al quale i rappresentanti di uno stato di diritto lasciano
nonostante tutto che quell’ingiustizia venga perpetrata, allora quest’ultima
verrà fatta anche a me. Una società del futuro deve capire che il battito
d’ala di una farfalla può scatenare un uragano; ma deve anche capire che
la violenza all’altro capo del mondo può scatenare uragani anche a casa
propria, entro le mura del proprio piccolo mondo.
Roberto J. De Lapuente (autore) – Ad Sinistram https://ad-sinistram.blogspot.com/2009/04/was-ihr-dem-geringsten-meiner-bruder.html
L’errore di fondo di questo autore sta nel fatto che egli –
in quanto evidente rappresentante della sinistra (Ad Sinistram) – interpreta
questo passo biblico in chiave sociopolitica. Anche lui, dunque, utilizza questa
dichiarazione di Gesù soltanto come spunto per comunicare il proprio personale
messaggio all’ascoltatore o all’ascoltatrice. E appunto per questo motivo
questa non è assolutamente un’argomentazione sviluppata dal punto di vista
biblico.
Tuttavia, in considerazione del fatto che anche noi cristiani dobbiamo vivere,
pensare e ragionare su questa terra, analizzando la questione più da vicino,
dietro tutte queste osservazioni indubbiamente pertinenti, cogliamo facilmente
la lacuna argomentativa. Verso la fine della sua disquisizione, l’autore
scrive:
"Tutto quello che spesso si è detto a proposito
del riduzionismo, ripetutamente postulato dalla mentalità borghese come la
pratica dell’azione diretta che si concentra sull’idea di ’cambiare le
cose solo davanti alla porta di casa propria’, così che una mano invisibile,
anche lontano dalla nostra patria che diventa un inferno, possa mettere in atto
dei cambiamenti, non è affatto sufficiente".
Qui il punto non è naturalmente l’immaginaria "mano
invisibile", che si pensa porterà dei cambiamenti da qualche altra parte. Si
tratta piuttosto della considerazione secondo la quale chiunque faccia piazza
pulita sulla propria porta di casa, comprende in fretta da solo come fare piazza
pulita in generale e poco a poco tutto diventa pulito ovunque. E il nostro
autore argomenta con queste parole:
"(…) quando la libertà all’altro capo del
mondo viene calpestata con le punte degli stivali, dobbiamo percepire la
solidarietà, se non fisicamente e nel corpo quanto meno nello spirito!"
Ebbene, se questo autore vuole essere fisicamente solidale con
gli esseri umani all’altro capo del mondo, cosa fa poi invece qui in Germania?
All’altro capo del mondo, per esempio in Zimbabwe, in Africa, la libertà
viene veramente calpestata. La popolazione di questo paese (12,7 milioni) è
sottomessa da quasi 30 anni al dittatore Robert Mugabe e vive nella violenza,
nella povertà, nella fame e nell’indigenza. La comunità internazionale
sostiene la popolazione con somme nell’ordine di miliardi di euro, che però
vengono rapidamente trasferite da Mugabe e dai suoi politici corrotti sui loro
conti privati in Svizzera. La popolazione vede ben poco di questi soldi. A
quanto pare, la comunità internazionale ormai da anni non riesce a migliorare
lo standard di vita di questa popolazione. E questo è solo uno dei tanti esempi
che esistono nel mondo.
Qui i paesi industrializzati non hanno quindi fatto piazza pulita sulla porta
della loro casa, ma su quella dello Zimbabwe. Con il risultato che solo poche
persone sono diventate molto più ricche. E così, per esempio, Mugabe per la
sua festa di compleanno ha offerto ai suoi ospiti 2000 bottiglie di champagne e
8000 astici, mentre la popolazione non sa dove andare a trovare un po’ di cibo
per il giorno dopo.
Si vede bene che questi consigli di un autore "ad sinistram" sono il
risultato di una riflessione non sufficientemente ponderata e completamente
avulsa dalla vera realtà del nostro tempo. Un uomo intelligente, che per
decenni ha collaborato offrendo il proprio aiuto al Terzo Mondo, una volta ha
detto
"Non ha alcun senso fornire ogni giorno del pesce
a un uomo affamato su un’isola. È molto meglio e più utile insegnargli a
pescare, così che in futuro egli possa provvedere a se stesso da solo, con le
sue forze".
In rapporto a paesi come lo Zimbabwe, ciò significherebbe
iniziare già con i bambini ed offrire loro delle reali possibilità di
formazione e di perfezionamento. Solo se una grossa parte della popolazione in
possesso quanto meno dell’istruzione elementare raggiunge l’età adulta la
politica e la democrazia possono avere successo ed essere efficaci.
Dunque, Signor De Lapuente: se le sue affermazione non sono soltanto parole
campate in aria e se lei intende davvero essere materialmente solidale, si rechi
in Zimbabwe e aiuti nella costruzione di scuole! Oppure partecipi al progetto
[Dia un’opportunità ai bambini] – Aiuti i bambini orfani malati in AIDS
in Uganda!
"Garantiamo
al 100% l’utilizzo delle Sue donazioni esclusivamente ai fini di tale progetto"
"Come si può leggere nella nostra Homepage, il
100% del ricavato delle offerte va direttamente in Uganda per essere
utilizzato nel progetto. Dei voli, dell’organizzazione e di tutto
ciò che concerne quest’ultima, si occupano personalmente il
consiglio di amministrazione e i membri dell’associazione. |
e in quelle terre sostenga finanziariamente le opere di
costruzione di scuole e di alloggi per i bambini. Grazie!!
"Io, come atea, comprendo la frase in questo modo: tutto
ciò che facciamo a un qualunque essere umano, indirettamente lo facciamo
anche a Gesù, e dunque dovremmo essere gentili con tutti e verso tutto. "
"Devo ammettere che, quando faccio qualcosa, spesso non penso a quello che
direbbe Gesù su quello che ho fatto. Ma qui si intende anche che, per
esempio quando si aiuta una persona, quando si regala qualcosa a una persona
e questa persona se ne rallegra, allora anche il Signore se ne rallegra.
Egli sente questo gesto come se quel regalo l’avessimo fatto a lui, e in
un certo senso glielo abbiamo fatto davvero. Qualunque buona azione è come
un dono fatto a Dio."
"Un’ottima domanda… alla quale forse non si può rispondere
semplicemente e in modo così lapidario con un "sì". Certo, dovremmo
prendere questa frase molto seriamente, ma nella vita di tutti i giorni (e
qui non si intende solo in Yahoo Answers, ma anche al lavoro, a scuola,
durante lo studio e in qualunque altro posto) non è sempre così semplice.
Io penso che tutti i cristiani dovrebbero tenere sempre a mente questa
frase, e dovrebbero ricordarsela l’uno con l’altro e tentare di vivere
il meglio possibile in famiglia secondo questo principio: e allora, forse,
così facendo si riuscirà a ragionare ed a operare anche su larga scala."
"In prima istanza penserei all’amore verso il prossimo, cosa alla quale
Gesù Cristo ha attribuito grande importanza! Se tu adesso lavori in una
grande comunità, per esempio in un ufficio, allora ci saranno sicuramente
anche delle persone che non ti piacciono come le altre! Ma se adesso ti
dirigi verso la persona che ti piace meno di tutte le altre, allora ti
dirigi contemporaneamente anche verso quella persona che ti piace (in senso
figurato); insomma, in conclusione, dovresti amare qualunque essere umano
come te stesso! "
Ad Sinistram https://ad-sinistram.blogspot.com/2009/04/was-ihr-dem-geringsten-meiner-bruder.html
Questi quattro post di lettori diversi dell’articolo di
Roberto J. De Lapuente citato più sopra, ci offrono una buona panoramica sull’argomento
concernente questo passo biblico grazie ad un ampio spettro di opinioni e di
conoscenze diverse. Come ci si aspettava (e del resto non ci si poteva aspettare
nulla di diverso), nessuno dei commenti si occupa del contesto e del messaggio
centrale riguardo all’identità del fratello, ma – come anche nelle prediche
più sopra – si afferma automaticamente che con questi "fratelli" si
intendono tutti gli esseri umani di questo mondo.
E qui ritroviamo nuovamente il grande inganno che viene perpetrato nel mondo in
relazione a ciò che dice la Bibbia. Chiunque può affermare quello che vuole e
poiché solo poche persone sono pronte ad azionare il proprio apparato cognitivo
e ad andare a rileggere e ricontrollare questo testo nella Bibbia, simili
opinioni e spiegazioni errate come questa si consolidano e, nel corso del tempo,
finiscono poi per integrarsi così bene nella vita quotidiana di tutti i giorni,
che alla fine a nessuno viene più in mente che tutto questo potrebbe essere
sbagliato.
Troviamo un’ulteriore conferma di ciò nella presunta citazione biblica nell’ultimo
post riportato qui sopra: "insomma, in conclusione dovresti amare qualunque
essere umano come te stesso!". Queste parole, in modo consapevole o
inconsapevole, stravolgono completamente il significato della parabola del
Signore del buon samaritano e affermano il contrario di ciò che il Signore
aveva effettivamente detto.
Ecco qui la parabola nella sua versione integrale:
Il buon Samaritano.
Luca 10,25 Allora ecco, un certo dottore della
legge si levò per metterlo alla prova e disse: «Maestro, che devo fare per
ereditare la vita eterna?». 10,26 Ed egli disse: «Che cosa sta scritto nella
legge? Come leggi?». 10,27 E quegli, rispondendo, disse: «Ama il Signore Dio
tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con
tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso». 10,28 Ed egli gli disse:
«Hai risposto esattamente; fa’ questo e vivrai».
10,29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio
prossimo?». 10,30 Gesù allora rispose e disse: «Un uomo scendeva da
Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei ladroni i quali, dopo averlo
spogliato e coperto di ferite, se ne andarono lasciandolo mezzo morto.
10,31 Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada e, veduto
quell’uomo, passò oltre, dall’altra parte. 10,32 Similmente anche un levita si
trovò a passare da quel luogo, lo vide e passò oltre, dall’altra parte. 10,33
Ma un Samaritano, che era in viaggio, passò accanto a lui, lo vide e ne ebbe
compassione. 10,34 E, accostatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio
e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo portò a una locanda e si
prese cura di lui. 10,35 E il giorno dopo, prima di partire, prese due denari e
li diede al locandiere, dicendogli: "Prenditi cura di lui e tutto quello
che spenderai in più, te lo renderò al mio ritorno".
10,36 Quale dunque di questi tre ti pare sia stato il prossimo di colui
che cadde nelle mani dei ladroni?». 10,37 E quello disse: «Colui
che usò misericordia verso di lui». Gesù allora gli disse: «Va’ e fa’ lo
stesso anche tu». Luca 10,25-37;
Questa "legge", della quale il Signore parla qui in
Luca 10:26, è la Torah, il libro di Mosè (in concreto: Deut 6:5
risp. Lev 19:18), al quale egli si riferisce anche in Mat 22:37-40.
Ama il tuo prossimo come te stesso.
Mat 22,35 E uno di loro, dottore della legge, lo
interrogò per metterlo alla prova, dicendo: 22,36 «Maestro, qual è il grande
comandamento della legge?». 22,37 E Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio
tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua
mente". 22,38 Questo è il primo e il gran comandamento. 22,39 E il
secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso"
(Lev 19,18). 22,40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i
profeti». Mat 22,35-40;
Come dice qui il Signore, da questi due comandamenti – l’amor
di Dio e l’amore verso il prossimo – dipendono l’intera Legge (ossia tutti
comandamenti di Dio) e i Profeti. È dunque di assoluta importanza, interpretare
correttamente e comprendere queste affermazioni. Eppure, tuttavia, la parabola
del buon Samaritano presentata qui sopra, con la sua dichiarazione sull’identità
del "prossimo" è forse quella che, a causa del modo così superficiale del
mondo di considerare le cose, è stata ed è oggetto dei più frequenti
fraintendimenti. Nel caso di tale fraintendimento – va detto subito – non si
tratta dell’esortazione ad essere misericordiosi e pronti ad aiutare il
prossimo. Ciò è giusto e importante ed emerge chiaramente dalla dichiarazione
del Signore alla fine della parabola, in Luca 10,37.
Tale fraintendimento si basa piuttosto sul fatto che la risposta alla domanda
dei dottori della legge viene interpretata in modo sbagliato. Ed anche alcuni
esegeti si impantanano tra le righe del testo di questa parabola e rispondono
nei minimi dettagli alla domanda sul perché il sacerdote e il levita – al
contrario del samaritano – non abbiano offerto aiuto a colui che cadde nelle
mani dei ladroni, senza però prestare la necessaria attenzione alla domanda di
fondo di questa parabola: "Chi è il mio prossimo", ossia "Chi devo amare
come amo me stesso".
Secondo l’opinione corrente – che viene comprensibilmente ripresa e
rielaborata da istituzioni sociali di ogni sorta – Dio ci esorta ad amare
tutti i poveri e i bisognosi come amiamo noi stessi, e a far sì che da questo
nostro amore essi ottengano aiuto e sostegno.
Ma se osserviamo questo testo più da vicino, possiamo individuare un’altra
dichiarazione un po’ diversa. Infatti, nella domanda del Signore ai dottori
della legge che chiude il testo si legge:
"Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è
incappato nei briganti?".
Gli fu chiesto chi fosse il prossimo – e cioè il prossimo per colui che è
incappato nei briganti. Questa dovrebbe essere allora la risposta alla sua
domanda dal versetto di Luca 10,29 "Chi è dunque il mio prossimo?".
Al tempo stesso, però, ciò è anche la concretizzazione dell’identità del
"prossimo" nel secondo comandamento – in base al comandamento dell’amor
di Dio – che, per noi cristiani, definisce quegli uomini che noi dovremmo
amare come amiamo noi stessi. E nella suddetta domanda del Signore – così
come nella risposta del dottore della legge – cogliamo una differenza con l’interpretazione
corrente.
Il Signore chiede chi sia il prossimo di colui che è incappato nei briganti. E
il dottore della legge risponde: "Chi ha avuto compassione di lui". Perciò
il bisognoso non è stato il prossimo del samaritano, ma è il contrario: il
samaritano, attraverso il suo aiuto, si è rivelato essere il prossimo di colui
che è incappato nei briganti.
Da ciò ne deriva anche che qui non viene chiesto ai "samaritani" – ovvero
a coloro che aiutano – di amare i poveri e i bisognosi "come si ama se
stessi". Essi devono essere misericordiosi ed aiutarli. Con ciò, in fin dei
conti, essi danno prova del fatto che essi amano anche questi bisognosi. Ma si
tratta di quei bisognosi, che sono stati aiutati da loro, che – secondo questo
comandamento di Dio – vengono esortati ad amare chi li aiuta "come amano se
stessi".
E qui possiamo cogliere anche la differenza con la comprensione secolarizzata.
Mentre quest’ultima cerca – al contrario del significato letterale – di
comunicare l’impressione che in questa parabola colui che incappa nei briganti
è il prossimo del samaritano e postula che i poveri di tutto il mondo sono i
"prossimi" dei più benestanti, il Signore qui intende da un lato l’aiuto
assolutamente personale nell’ambiente a noi più vicino e, dall’altro,
ordina a coloro cui viene prestato aiuto di amare chi li ha aiutati "come essi
amano se stessi".
Il comandamento dell’amore verso il prossimo, stando alle parole che il
Signore pronuncia in questa parabola, consiste quindi in questo: ama quegli
uomini che ti hanno aiutato e dimostra loro il tuo amore così come essi ti
hanno mostrato il loro aiutandoti. Di conseguenza, l’amore verso il prossimo
non è una categoria della compassione, ma della gratitudine.
E come si può facilmente comprendere, questo comandamento non vale soltanto per
i poveri ed i bisognosi. Esso vale anche per noi, che non siamo bisognosi,
poiché anche noi siamo chiamati ad essere personalmente riconoscenti a tutti
coloro che durante la vita ci hanno aiutato – genitori, fratelli e sorelle,
parenti, conoscenti, amici e anche stranieri, che ci sono stati vicini in una
situazione di necessità – e dovremmo amarli come amiamo noi stessi. Loro –
e non indistintamente tutti gli uomini di questa terra – secondo la Bibbia
sono il nostro prossimo.
E con questa visione biblica corretta di quello che il Signore Gesù ha definito
più sotto in Mat 22;39 il "secondo comandamento" dell’amore verso il
prossimo, si spiega infine anche quello che viene definito il "primo
comandamento": l’amor di Dio.
"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua mente"
Mat 22,37 E Gesù gli disse: «"Ama il
Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua
mente". 27,38 Questo è il primo e il gran comandamento. 27,39 E il
secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso".
27,40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».
Mat 22,37-40;
Non dobbiamo dunque amare Dio perché egli sia bisognoso o abbia
necessità del nostro aiuto, ma perché egli ci ha donato la vita e tutto ciò
che ci serve per vivere. Egli ha creato ogni cosa – l’universo e il nostro
pianeta con tutte le cose e le creature che vi sono e vi abitano. E tutto questo
lo ha donato a noi.
E per questo motivo dobbiamo quindi amare Dio con tutto il nostro cuore, perché
egli si è preoccupato così tanto per noi, quanto noi, a nostra volta, dovremmo
amare il nostro prossimo, che ci ha aiutati durante la nostra vita e si è
preoccupato per noi.
E così come più sopra, anche nella diversa interpretazione dei fratelli del
Signore – ossia dei cristiani biblici – i destinatari vengono alterati nei
"forestieri e nei senzatetto di tutto il mondo" e quindi anche la relativa
promessa:
Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo.
Mat 25,34 Allora il Re dirà a coloro che saranno
alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità
il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo.
Mat 25,34;
non può essere valorizzata e anche qui, nello stravolgimento
del prossimo inteso come "tutti i poveri del mondo", viene impostata una
falsa pista. Su tale pista, gli uomini superficiali e creduloni – come furono
un tempo Adamo ed Eva – confideranno nei falsi istigatori e, convinti di stare
percorrendo il giusto cammino, si lasceranno sedurre da false convinzioni e
marceranno così verso la perdizione.
Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Mat 25,40 E il Re, rispondendo, dirà loro: "In
verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei
minimi fratelli, l’avete fatto a me". 41 Allora egli dirà ancora a
coloro che saranno a sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco
eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Poiché
ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, 43 fui
forestiero e non mi accoglieste, ignudo e non mi rivestiste, infermo e in
prigione e non mi visitaste". 44 Allora anche questi gli risponderanno,
dicendo: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato, o assetato, o
forestiero, o ignudo, o infermo, o in prigione e non ti abbiamo soccorso?".
45 Allora egli risponderà loro dicendo: "In verità vi dico: tutte le
volte che non l’avete fatto a uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure
a me". 46 E questi andranno nelle pene eterne, e i giusti nella
vita eterna». Mat 25,40-46;
L’amore per il prossimo.Similmente come la falsa interpretazione dei
"minimi dei miei fratelli"
tratta da Mat 25,40, la totale inversione di senso del concetto biblico dell’"amore per il
prossimo" attraverso le chiese, i predicatori e le organizzazioni
umanitarie, è una delle più grandi truffe, per suscitare la compassione
nei contemporanei creduloni e senza molta spesa accumulare i ricavati
dalle offerte.
L’amore per il prossimo non è quindi una categoria della compassione, ma una
categoria della gratitudine. Questo, dunque, è quanto dice questa parabola del Signore
Gesù. Ed essa dice anche: se qualcuno personalmente viene da te o
tu personalmente lo incontri ed egli personalmente chiede il
tuo aiuto o tu vedi che egli personalmente necessita di aiuto,
allora, in quanto cristiano biblico, tu dovresti personalmente
aiutarlo. Ed egli, in quanto cristiano biblico – secondo Mat 22,39 – ,
dovrebbe amarti personalmente per gratitudine, come egli stesso si
ama.
Se non ci pensi, sostieni i atei, gli idolatri, i criminali e i
terroristi! Ora, questo è qualcosa di completamente diverso da queste
sottoscrizioni per i profughi, che noi non conosceremo mai e che non sanno
che li ha aiutati. Inoltre, la maggior parte del denaro non viene data per
i profughi, ma per gli stipendi, per la logistica e per altre spese di
queste "organizzazioni umanitarie". |
Se allora il fratello minimo e l’amore verso il prossimo sono
stati assorbiti dagli atei, che ne hanno totalmente travisato e capovolto il
significato, anche l’intera festa del Natale viene abusata dagli affaristi di
questo mondo per i loro scopi e interessi ed è finita per diventare solo un
evento di divertimento. Ma dietro tutto questo sta naturalmente il grosso drago,
il vecchio serpente, che si chiama diavolo e Satana, e che seduce e tenta il
mondo intero (Apoc 20,9). Fin dal principio, il suo scopo è stato quello di
capovolgere il significato di quelle verità che egli non riusciva a negare e di
indurre gli uomini ad allontanarsi dalla verità, attirandoli così sulla falsa
pista.