Il destino dei dannati: eterno tormento o dissoluzione?
/ Replica di Andrea Siegert 00, 2000-06-30
Può la morte essere tormentata per sempre e in eterno?
/ Replica di Andrea Siegert 01, 2000-07-03
Fuoco e zolfo significano distruzione completa?
/ Replica di Andrea Siegert 02. 2000-07-14
La dannazione eterna può mettere in discussione l’amore di Dio?
/ Replica di Ernst Panzer 00, 2000-08-06
È impossibile dimostrare la dannazione eterna con la Bibbia?
/ Libro di Ernst Panzer 00, Pagina 148
Un giorno Dio tornerà mai in armonia con gli eterni dannati?
/ Libro di Ernst Panzer 01, Pagina 149
Non c’è una punizione eterna, bensì solo una cancellazione degli empi?
/ Replica di Denny R. Walter 00, 2005-09-26
C’è un inferno? / Replica di Denny R. Walter 10, 2006-05-24
L’inferno è il luogo in cui Dio è sparito definitivamente.
/ Libro di Wilhelm Busch "Jesus unser Schicksal" ["Gesù il nostro destino"]
L’esistenza eterna di ogni essere umano.
La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.
Domanda: come può essere che lo stagno di fuoco venga inteso
in senso letterale e non figurato quando si dice: "Poi la morte e l’Ades
furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo
stagno di fuoco". Può la morte essere tormentata per sempre, giorno e notte?
Non è forse che lo stagno di fuoco è una rappresentazione figurativa della
morte definitiva e non di un tormento eterno?
(Andrea Siegert, Siegert@opto.de )
È assolutamente vero quanto detto sopra che la morte non può
essere tormentata in eterno nello stagno di fuoco, "poiché non si può tormentare
la morte in questo senso."
Osserviamo il passaggio del testo riportato nella domanda:
Apoc 20,14 Poi la morte e l’Ades furono
gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di
fuoco. Apoc 20,14;
Qui non si parla dunque di "tormenti". Analizziamo quindi gli
altri testi. Prima quello su coloro che non si trovano nel libro della vita:
Apoc 20,15 E se qualcuno non fu trovato
scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco. Apoc 20,15;
E il passaggio sulla bestia e il falso profeta:
Apoc 19,20 Ma la bestia fu presa, e con lei fu
preso il falso profeta che aveva fatto prodigi davanti a lei, con i quali
aveva sedotto quelli che avevano preso il marchio della bestia e quelli che
adoravano la sua immagine. Tutti e due furono gettati vivi nello stagno
ardente di fuoco e di zolfo. Apoc 19,20;
Tuttavia, l’ultimo testo al riguardo chiarisce in modo evidente
il nesso:
Apoc 20,10 E il diavolo che le aveva sedotte fu
gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso
profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli.
Apoc 20,10;
Dunque è certo che: secondo la Scrittura lo "stagno di fuoco e
zolfo" è un luogo dove, coloro che vi vengono "gettati", "saranno tormentati
giorno e notte, nei secoli dei secoli."
Con Apoc 20,10 si risponde contemporaneamente anche alla domanda se lo "stagno
di fuoco" qui citato e il "fuoco" nominato dal Signore in Mat 25,41, nel quale
vanno i dannati, non siano due luoghi diversi. In Mat si dice infatti
Mat 25,41 Allora dirà anche a quelli della sua
sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il
diavolo e per i suoi angeli! Mat 25,41;
Dunque il Signore qui vuol dire – come afferma – il "fuoco
eterno, preparato per il diavolo…". E questo è proprio quello stagno di fuoco
nel quale anche secondo Apoc 20,10 viene gettato il diavolo.
Questo stagno di fuoco secondo Apoc 20,14 e 21,8 è la "morte seconda"
Apoc 21,8 Ma per i codardi, gl’increduli,
gl’immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i
bugiardi, la loro parte sarà nello stagno che arde con fuoco e zolfo, che è
la morte seconda». Apoc 21,8;
Apoc 20,14 Poi la morte e l’Ades furono gettati nello stagno di fuoco.
Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. Apoc
20,14;
Questa "morte seconda" non ha alcun potere su chi vince e sui
martiri della prima Risurrezione.
Apoc 2,11 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo
Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda".
Apoc 2,11;
Apoc 20,6 Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione.
Su di loro non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti di Dio e di
Cristo e regneranno con lui quei mille anni. Apoc 20,6;
Quindi riassumendo:
I maledetti (Mat 25,41), quelli che non sono stati trovati
scritti nel libro della vita (Apoc 20,15), dunque i codardi, gl’increduli,
gl’immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i bugiardi
(Apoc 21,8), moriranno nello stagno di fuoco, nel fuoco eterno
(Mat 25,41) la morte seconda (Apoc 20,14) e saranno tormentati giorno e
notte, nei secoli dei secoli (Apoc 20,10).
Dunque qui non si parla da nessuna parte di una "dissoluzione", non una volta di
una fine del tormento. Esso dura in eterno. E questo significa "senza fine".
Resta infine da rispondere all’argomentazione che la morte non può essere
tormentata. Questo è corretto. Tuttavia non è presente da nessuna parte che la
morte (del resto anche l’Ades) viene tormentata! Esse vengono gettate nello
stagno di fuoco. Fine – chiuso. Tuttavia, ciò che ci interessa qui non è il
destino della morte, bensì degli infedeli e dei non credenti. E questo, secondo
la mia opinione, viene chiaramente definito con questi passaggi (come altrimenti
per poche affermazioni della Scrittura). Essi patiranno un tormento eterno
(incessante).
Ancora alcuni testo al riguardo:
Mat 3,11 Io vi battezzo in acqua, per il
ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, e io non sono
degno neanche di portare i suoi sandali; egli vi battezzerà con lo
Spirito Santo e col fuoco. 3,12 Egli ha in mano il suo ventilabro e pulirà
interamente la sua aia; raccoglierà il suo grano nel granaio, ma arderà la
pula con fuoco inestinguibile». Mat 3,11-12;
Mar 9,47 E se l’occhio tuo ti è occasione di peccato, cavalo; è meglio
per te entrare con un occhio solo nella vita, che averne due ed essere gettato
nella Geenna del fuoco, 9,48 dove il loro verme non muore e il fuoco non si
spegne. Mar 9,47-48;
Mat 8,11 Or io vi dico, che molti verranno da levante e da ponente e
sederanno a tavola con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe, nel regno dei cieli.
8,12 Ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Lì sarà
il pianto e lo stridor di denti». Mat 8,11-12;
Mat 13,41 Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, ed essi
raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e gli operatori d’iniquità,
13,42 e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor di
denti. 13,43 Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del
Padre loro. Chi ha orecchi da udire, oda!». Mat 13,41-43;
Mat 13,49 Così avverrà alla fine del mondo; gli angeli verranno
e separeranno i malvagi dai giusti; 13,50 e li getteranno nella fornace del
fuoco. Lì sarà pianto e stridor di denti». Mat 13,49-50;
Giuda 1,6 Egli ha pure rinchiuso nelle tenebre dell’inferno con catene
eterne, per il giudizio del gran giorno, gli angeli che non conservarono il loro
primiero stato ma che lasciarono la loro propria dimora. 1,7 Proprio come Sodoma
e Gomorra e le città vicine, che come loro si erano abbandonate alla
fornicazione e si erano date a perversioni sessuali contro natura, sono
state poste davanti come esempio, subendo la pena di un fuoco eterno; Giuda 1,6-7;
Al momento mi sto occupando di alcune tematiche sulla
Bibbia. In merito alla sua spiegazione, vorrei dirle che ha ragione, la
parola eterno non è intesa in senso simbolico, bensì significa proprio in
eterno. Solo che con lo stango di fuoco indica l’eterna distruzione, per
così dire la morte seconda. Con la morte seconda si intende che da essa non
c’è più alcuna risurrezione. Dunque significa essere morti per sempre, senza
la possibilità di tornare mai in vita
Se ci si occupa di questo tema, si riconosce che in tutta la Bibbia il fuoco
è simbolo di distruzione. E alla fine la morte stessa viene gettata nello
stagno di fuoco. Ciò indica che alla fine la morte stessa non esisterà più,
e non che la morte sarà tormentata per sempre e in eterno, perché la morte
non può essere tormentata in questo senso, bensì la morte non esisterà più
per sempre. Tra l’altro, queste dottrine come l’immortalità dell’anima e
anche la dottrina dell’inferno, vengono dal paganesimo, queste false
dottrine sono state acquisite soprattutto dagli ortodossi e dalla Chiesa
cattolica. Si veda anche la filosofia di Platone (immortalità dell’anima, e
la dottrina dell’inferno).
Gli apostoli di Gesù, così come i primi cristiani, non credevano a queste
dottrine, questo passaggio è avvenuto più tardi e oggi purtroppo si è
consolidato in molte chiese ed è diventato parte della fede.
(Andrea Siegert, Siegert@opto.de )
Lei scrive sopra: "Ciò indica che alla fine la morte stessa non
esisterà più" e ha assolutamente ragione. La morte quindi non esisterà più
perché dopo la loro resurrezione tutte le persone sono immortali e vivono
eternamente – sia con Dio che nella dannazione.
Dopo la resurrezione, tutte le persone hanno un corpo incorruttibile e
spirituale, come ci scrive Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi:
Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale.
1Cor 15,42 Così è pure della risurrezione dei
morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile;
15,43 è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita
potente; 15,44 è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c’è
un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. 15,45 Così anche sta
scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente» (Gen 2,7);
l’ultimo Adamo è spirito vivificante. 15,46 Però, ciò che è spirituale
non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale.
15,47 Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal
cielo. 15,48 Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il
celeste, tali saranno anche i celesti. 15,49 E come abbiamo portato
l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste.
1Cor 15,42-49;
E la dottrina dell’"immortalità dell’anima" come insegnata dalla
Chiesa cattolica romana e ortodossa è quindi falsa perché secondo la Scrittura è
lo spirito che sopravvive e non l’anima. L’anima è nel sangue e il sangue decade
dopo la morte. Lo spirito dell’uomo, invece, è dato da Dio e non può essere
distrutto – nemmeno nel lago di fuoco. Ma ora al "fuoco eterno".
Fatte salve le affermazioni del Signore nei Vangeli e il riferimento
nell’Apocalisse al "fuoco eterno" e allo "stagno di fuoco" nel quale gli
infedeli e i non credenti dopo la risurrezione patiranno la loro punizione
eterna, ci sono sempre esegeti – ad es. gli avventisti, ma non solo loro – che
ritengono che "il nostro Dio è un Dio d’amore e non sarebbe esattamente
un’espressione d’amore far soffrire le creature – chiunque esse siano – per
tutta l’eternità."
Essi sottolineano inoltre che ciò sarebbe piuttosto perverso
e non corrisponderebbe alla loro immagine di Dio. Pertanto ritengono che lo
stagno di fuoco non sia da intendersi in senso letterale, bensì in senso
figurato e assolutamente non eterno – ovvero senza fine – e alla fine non
significhi altro che la "dissoluzione" definitiva degli uomini infedeli in
"nulla".
Non ci sarebbe nulla da obiettare contro tale interpretazione, non fosse che
nella Bibbia ci sono continuamente affermazioni opposte. Ecco alcuni esempi:
Il fuoco eterno.
Mat 18,8 Se la tua mano o il tuo piede ti fanno
cadere in peccato, tagliali e gettali via da te; meglio è per te entrare nella
vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel
fuoco eterno. Mat 18,8;
Mat 25,41 Allora dirà anche a quelli della sua
sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno,
preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Mat 25,41;
Mat 25,46 Questi se ne andranno a punizione
eterna; ma i giusti a vita eterna». Mat 25,46;
2Tess 1,9 Essi saranno puniti di eterna
rovina, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua
potenza, 2Tess 1,9;
Mar 3,28 In verità vi dico: ai figli degli uomini
saranno perdonati tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; 3,29
ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha perdono in
eterno, ma è reo di un peccato eterno». Mar 3,28-29;
Qui si parla sì di "punizione", "rovina", "fuoco",
"peccato", dunque varie denominazioni per lo stagno di fuoco di cui sopra,
tuttavia non è questo l’aspetto rilevante di queste affermazioni. È l’attributo
"eterno" che qui desta l’attenzione. Nel nostro utilizzo corrente – ma anche in
quello del NT – "eterno" significa "illimitato", "senza fine", "perpetuo".
Quindi oggettivamente non possiamo ipotizzare nessun tipo di "fine" che non è
ovviamente supportata dalla Scrittura.
E tuttavia, ritengo che anche questo non sia un argomento contro una
"dissoluzione" o meglio una morte definitiva. Come emerge dai passaggi seguenti
- e da altri ancora – i credenti riceveranno vita eterna, immortale.
La vita eterna.
Mat 19,29 E chiunque ha lasciato casa, fratelli,
sorelle, padre, madre, moglie, figli o campi per amore del mio nome, ne riceverà
il centuplo ed erediterà la vita eterna. Mat 19,29;
Rom 2,7 vita eterna a quelli che
con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità; Rom 2, 7;
Mar 10,29 Gesù rispose: «In verità vi dico che non
vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o
figli, o campi, per amor mio e per amor del vangelo, 10,30 il quale ora, in
questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri,
figli, campi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna.
Mar 10,29-30;
Questo "eterno" in greco è la stessa parola di sopra, come per
rovina "eterna" o punizione "eterna". La rovina "eterna" per i maledetti
corrisponde dunque dall’altro lato alla vita "eterna" dei giusti. E non c’è
nessuno, stranamente, che affermerebbe che qui non significa
vita eterna – dunque senza fine – bensì un tipo di "dissoluzione" anche dei
giusti.
(Vedi anche Capitolo 13: "Il Giudizio Universale.")
Osserviamo dunque alcuni passaggi dell’Apocalisse nei quali
vengono menzionati ugualmente la dannazione eterna e lo stagno di fuoco:
Il stagno di fuoco.
Apoc 20,15 E se qualcuno non fu trovato scritto
nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco. Apoc 20,15;
Apoc 19,20 Ma la bestia fu presa e con lei il
falso profeta che aveva fatto prodigi davanti ad essa, con i quali
aveva sedotto quelli che avevano ricevuto il marchio della bestia e quelli che
avevano adorato la sua immagine; questi due furono gettati vivi nello stagno
di fuoco che arde con zolfo. Apoc 19,20;
Apoc 20,10 Allora il diavolo, che le ha
sedotte, sarà gettato nello stagno di fuoco e di zolfo,
dove sono la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e
notte, nei secoli dei secoli. Apoc 20,10;
L’ultimo passaggio qui sopra, Apoc 20,10, contiene tre
affermazioni chiave:
1. È il collegamento con le affermazioni del Signore nei
Vangeli. Più sopra, in Mat 25,41, il Signore promette ai maledetti il fuoco
eterno preparato per il diavolo. In Apoc 20,10 è proprio questo fuoco, nello
stagno di fuoco e zolfo, nel quale viene gettato il diavolo. È la prova che qui,
in entrambi i testi, si parla dello stesso evento..
2. Qui viene inequivocabilmente confermato che coloro che
verranno gettati in questo stagno di fuoco saranno "tormentati giorno e notte,
nei secoli dei secoli". Dunque nessuna improvvisa "dissoluzione" senza tormento
e nemmeno una punizione "limitata temporalmente" come ritengono alcuni! Saranno
"tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli".
3. Questa formulazione "nei secoli dei secoli" non può
nemmeno essere reinterpretata secondo il concetto di "eoni", una durata sì molto
lunga ma comunque limitata nel tempo. Nell’Apocalisse abbiamo testi espliciti al
riguardo:
Colui che siede sul trono, e che vive nei secoli dei secoli.
Apoc 4,9 Ogni volta che queste creature viventi
rendono gloria, onore e grazie a colui che siede sul trono, e che vive
nei secoli dei secoli, 4,10 i ventiquattro anziani si prostrano davanti
a colui che siede sul trono e adorano colui che vive nei secoli dei
secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: 4,11 «Tu sei
degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza:
perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed
esistono». Apoc 4,9-11;
Apoc 10,5 Allora l’angelo che avevo visto con un
piede sul mare e un piede sulla terra, alzò la mano destra verso il cielo 10,6 e
giurò per colui che vive nei secoli dei secoli, il quale ha
creato il cielo e le cose che sono in esso, e la terra e le cose che sono in
essa, e il mare e le cose che sono in esso, dicendo che non ci sarebbe stato più
indugio. Apoc 10,5-6;
Apoc 15,7 Una delle quattro creature viventi diede
ai sette angeli sette coppe d’oro piene dell’ira di Dio, il quale vive nei
secoli dei secoli. Apoc 15,7;
Questi testi parlano tutti di Dio, "che vive nei secoli dei
secoli" (greco: aionos) e qui a nessun esegeta serio della Bibbia verrebbe in
mente di volerci vedere una durata limitata dell’esistenza di Dio.
Oltre ad altri passaggi, come Apoc 1:6.18; 5:13; 7:12; 11:15; 22:5; sono non meno
importanti le affermazioni precedenti, che dimostrano l’insostenibilità
dell’interpretazione di "eterno" o "eternità" come durata limitata nel tempo.
Quindi, chi non vuole vedere le "pene eterne dei maledetti" come senza fine,
deve accettare anche la "vita eterna dei giusti" come finita e a termine. E chi
sostiene che il tormento del diavolo nello stagno di fuoco nei secoli dei secoli
(Apoc 20:10) sia "un arco di tempo di durata eccezionale, ma comunque limitato",
deve accettare di conseguenza che anche l’esistenza di Dio ha un tale "arco di
tempo limitato" e chiedersi se questo Dio sarà ancora in vita quando Satana avrà
scontato la propria pena. Come si può vedere, l’ipotesi di una durata limitata
della dannazione riduce all’assurdo anche la vita eterna e persino Dio stesso.
Ogni uomo, in ogni secondo della propria vita, ha avuto la possibilità di
accettare l’offerta dell’amore di Dio nella persona di suo Figlio, il nostro
Signore Gesù Cristo, come sacrificio di riscatto per i peccati di tutti noi. Chi
non lo ha fatto, nel rispetto della giustizia di questo stesso Dio, deve
soffrire la pena eterna. Questa è la giustificazione di Dio. E a questo Dio
legittimato corrispondono gli infedeli giudicati.
Già nel primo libro di Mosè si dice che non abbiamo un’anima, ma siamo un’anima. "L’uomo divenne un’anima vivente" (Genesi 2:7). Attenzione: non si dice che all’uomo fu data un’anima, ma che egli stesso divenne un'anima.
Il Salmo 146:4 ci dice cosa succede quando lo spirito o la forza vitale lascia una persona:" Il suo spirito se ne va, ritorna alla sua terra, in quel giorno i suoi pensieri passano davvero". Anche il re Salomone scrisse che i morti "non si accorgono della minima cosa" (Ecclesiaste 9:5).
Eccl: 9:5 "I vivi sono consapevoli che moriranno, ma quanto ai morti, non ne sono minimamente consapevoli".
Il concetto di immortalità è il prodotto della mente greca, filosofie che si sono insinuate negli insegnamenti cristiani. Si veda anche il filosofo greco Platone, mentre la speranza della resurrezione appartiene al pensiero ebraico. La credenza nell’immortalità dell’anima può essere fatta risalire anche all’antica Babele e anche gli Egizi avevano queste idee.
Giovanni 5:28,29: "Non vi meravigliate di questo, perché viene l’ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri imperiali udranno la sua voce e ne usciranno, quelli che hanno fatto il bene per una risurrezione di vita, quelli che hanno fatto il male per una risurrezione di giudizio".
Ad Adamo, il primo uomo, fu detto che la punizione per il peccato era la morte - non il passaggio in un regno spirituale e l’immortalità (Genesi 2:17) E dopo che ebbe peccato, fu pronunciata la seguente sentenza: "Perché polvere sei e in polvere ritornerai" (Genesi 3:19).
Ricordiamo la prima menzogna. Dio aveva detto ad Adamo ed Eva che sarebbero morti se avessero peccato contro di lui. Satana, tuttavia, assicurò a Eva: "Non morirete di certo" (Genesi 3:4). Adamo ed Eva morirono e tornarono nella polvere, proprio come aveva detto Dio. Il padre della menzogna (Satana) non si allontanò mai dalla sua menzogna originale. - In innumerevoli fedi che si discostano dall’insegnamento biblico o semplicemente lo ignorano, viene comunque trasmessa la stessa idea: Non morirai sicuramente. Il vostro corpo può passare, ma la vostra anima vive per sempre, proprio come Dio. Significativamente, Satana aveva anche detto a Eva che sarebbe stata come Dio (Genesi 3:5) - che menzogna!er comprendere a pieno questo difficile tema, dobbiamo
confrontarci anche con la storia e la Bibbia nel loro complesso.
Apoc 20,10 E il diavolo che le aveva sedotte fu
gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il
falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei
secoli.
Il primo riferimento storico allo zolfo si trova nella Bibbia relativamente
alla distruzione delle due città corrotte Sodoma e Gomorra per mezzo di una
pioggia di fuoco e zolfo. Lo zolfo viene utilizzato anche come simbolo di
desertificazione totale. Quando si vuole simboleggiare la distruzione
completa vengono nominati contemporaneamente fuoco e zolfo. (Ez 38:22;
Apoc 14:9-11)
Il sostantivo greco "bassanistes" che ricorre in Mat 18,34, in alcune
traduzioni viene reso con carceriere, guardia carceraria o aguzzino.
Talvolta nelle prigioni veniva impiegata la tortura per estorcere
informazioni, vedi Atti 22:24-29, da cui si evince che si applicava la tortura,
nonostante in questi passaggi non ci sia la parola "basanizo", per cui
quindi i carcerieri venivano definiti "basanistes".
Sull’utilizzo di questa
parola in Mat 18,34 nell’Enciclopedia biblica standard internazionale si
dice che "probabilmente l’incarcerazione veniva considerata un – tormento". (Cosa che
indubbiamente era) e gli "aguzzini" quindi non erano altro che i carcerieri. Pertanto, il testo di Apoc 20,10, nel
quale si parla di coloro che vengono tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli, indica evidentemente che
vengono per così dire detenuti. Che lo stato dell’essere detenuto può essere definito anche "tormento" viene
mostrato anche dai testi paralleli in Mat 8:9 e Luca 8:31.
Come già citato, fuoco e zolfo stanno per distruzione completa. Il carattere
simbolico dello stagno di fuoco è inoltre evidente dal contesto di altri
passaggi nell’Apoc in cui si parla di esso. Della morte si dice che sarà
gettata in questo stagno di fuoco. Apoc 19,20, 20,14. Inoltre il diavolo,
uno spirito invisibile, verrà gettato in questo stagno. Dato che egli è uno
spirito, il fuoco non può fargli nulla in senso letterale.
Poiché lo stagno
di fuoco rappresenta la "morte seconda" e in Apoc 20,14 si dice che vi
saranno gettate "la morte e l’Ades" (tomba dell’umanità), è evidente che
questo stagno non può rappresentare né la morte che l’uomo ha ereditato da
Adamo, Rom 5:12, né l’Ades (la tomba dell’umanità dalla quale può
esserci una Risurrezione).
Pertanto, tutti coloro che non sono trovati iscritti "nel libro della vita",
impenitenti oppositori di Dio, saranno gettati nello stagno di fuoco, che
può significare distruzione eterna o la morte seconda.
Ancora una precisazione al riguardo:
Al tempo di Gesù, in prossimità della città di Gerusalemme c‘era una
discarica. Questo luogo era la Geenna. Si trattava di una valle, la valle
dell’Hinnom. A Gerusalemme era consuetudine gettarvi anche i cadaveri dei
criminali. Dunque nel complesso non era un bel posto. Ma ciò che veniva
gettato lì non veniva più recuperato da nessuno. Quindi gettarvi qualcosa
significa liberarsene per sempre, distruggerlo in modo permanente. Si dice
che il fuoco della Geenna veniva addizionato con zolfo, che quindi veniva
‘intensificato’.
Per i passaggi della Bibbia è una questione di come li si intende. Se a
qualcuno è stata insegnata la dottrina dell’inferno, allora questa persona
lo leggerà come una conferma del fatto che noi saremo effettivamente
tormentati. È quindi necessario approfondire se la Bibbia effettivamente
insegna il tormento eterno e un inferno di fuoco. Il prezzo del peccato è la
morte, dice la Bibbia. Si tratta già della peggior punizione per un uomo: la
pena di morte!
Nella Bibbia LA BUONA NOVELLA, nell’allegato, alla parola chiave ‘morte’ si
trova la seguente spiegazione breve: Morte, seconda: la morte dalla quale
non vi è più alcuna Risurrezione: la dannazione eterna nel giorno del
Giudizio Universale. Secondo la Bibbia, e questo viene confermato
indirettamente anche nella spiegazione precedente del concetto di morte, si
parla del fatto che c’è una Risurrezione.
Dunque avviene la morte e nel momento stabilito da Dio l’uomo riceve di
nuovo la vita. Adesso può morire un’altra volta – questa volta però in modo
definitivo. Scompare per sempre. Definitivamente. E quando avverrà? Dopo il
Regno Millenario di Cristo, quando Satana libererà di nuovo il diavolo e
potrà tentare per l’ultima volta l’umanità. Chi pecca allora, sarà completo
come lo erano Adamo ed Eva. Così come questi uomini completi sono morti e
sono morti per sempre (dunque non esistenti, semplicemente spazzati via e
non presenti in nessun luogo), così moriranno allora gli uomini. Finiscono
in questo stagno di fuoco come luogo di distruzione eterna.
Nella Geenna non sono mai stati gettati uomini viventi perché morissero
dolorosamente. Gesù e gli apostoli utilizzano la Geenna come simbolo di
distruzione eterna. Il commentatore ebreo David Kimchi (1160 – 1235) nel suo
commento a Sal 27,13 fornisce la seguente informazione storica riguardo "Gehinnom":
Nei dintorni di Gerusalemme esisteva un luogo ripugnante nel quale venivano
gettate le cose immonde e i cadaveri. Lì era presente anche un fuoco
perpetuo per bruciare le cose immonde e le ossa (dei cadaveri). Per questo
il giudizio dei malvagi viene chiamato simbolicamente Gehinnom. <fine della
citazione> Dalla Geenna in senso letterale e dal suo significato è stato
ricavato il simbolo di uno stagno che brucia con fuoco e zolfo.
La Bibbia LA BUONA NOVELLA è meno orientata ad una traduzione letterale e
più alla resa del senso di quanto contenuto nel testo originario. Pertanto,
rende il concetto di morte seconda, di cui è sinonimo lo stagno di fuoco,
anche con "La morte dalla quale non vi è più alcuna Risurrezione: la
dannazione eterna nel giorno del Giudizio Universale". La morte seconda, lo
stagno di fuoco, dannazione eterna – tutto questo sta ad indicare che c’è
una distruzione eterna. Nessun ritorno. Lo stagno di fuoco trattiene per
sempre tutto ciò che vi viene gettato.
Per vedere cosa dice la Bibbia sul tema dell’anima e della morte, vorrei
introdurre ancora un paio di passaggi della Bibbia.
Già nel primo libro della Genesi si dice che noi non abbiamo un’anima, bensì
che siamo un’anima. "E l’uomo fu fatto anima vivente." (Gen 2,7).
Si noti: non si dice che l’uomo ha ricevuto un’anima, bensì che egli stesso è
diventato un’anima.
"l’anima che avrà peccato, quella morrà." [Diodati]
si può leggere in Ezechiele 18,4.
In Salm 146,4 viene detto cosa succede quando lo spirito o la forza vitale
abbandona un uomo: "Il suo fiato uscirà, ed egli se ne ritornerà nella sua
terra; In quel dì periranno i suoi disegni.". Anche il re Salomone ha
scritto che i morti "non sanno nulla"(Ecclesiaste 9,5)
Ecc 9,5 "Infatti, i viventi sanno che moriranno; ma i morti non sanno nulla,
e per essi non c’è più salario; poiché la loro memoria è dimenticata.".
Il concetto dell’immortalità è un prodotto del pensiero greco, filosofie che
si sono infiltrate nella dottrina cristiana. Si veda anche il filosofo greco
Platone, mentre la speranza di Risurrezione appartiene al pensiero ebraico.
La fede nell’immortalità dell’anima risale ancora più indietro, fino
all’antica Babele, e anche gli Egizi avevano tali credenze.
Giov 5,28,29, "Non vi meravigliate di questo; perché l’ora viene in cui
tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori;
quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno
operato male, in risurrezione di giudizio."
Al primo uomo, Adamo, fu detto che la pena del peccato era la morte
– non il passaggio in un ambito spirituale e immortalità
(Gen 2,17). E dal momento che egli ha peccato gli è stata annunciata la
seguente sentenza: "
(Gen 3,19)
Pensiamo alla prima bugia in assoluto. Dio aveva detto ad
Adamo ed Eva che sarebbero morti se avessero peccato contro di lui.
Tuttavia Satana ha assicurato ad Eva: "No, non morirete affatto"
(Gen 3,4). Adamo ed Eva sono morti per questo e sono tornati alla polvere,
come aveva detto loro Dio. Il padre della bugia (Satana) non ha mai
abbandonato la sua bugia originaria. – In innumerevoli confessioni
che deviano dalla dottrina biblica o che semplicemente la ignorano, viene
trasmesso sempre lo stesso pensiero: sicuramente non morirete. Il vostro
corpo cesserà di esistere, ma la vostra anima continua a vivere per sempre –
come Dio. È significativo come anche Satana aveva detto ad Eva che sarebbe
stata come Dio (Gen 3,5) – Che bugia!!
Per comprendere appieno questo difficile argomento, dobbiamo anche guardare
la storia e la Bibbia nel suo insieme.
Apocalisse 20,10 E il diavolo che li aveva ingannati fu gettato nel lago di
fuoco e di zolfo, dove si trovano la bestia e il falso profeta; ed essi
saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli.
Il primo riferimento storico allo zolfo si trova nella Bibbia sulla
distruzione delle due città corrotte di Sodoma e Gomorra da una pioggia di
fuoco e zolfo. Lo zolfo è anche usato come simbolo della completa
desolazione. Quando si vuole simboleggiare la distruzione completa, il fuoco
e lo zolfo sono menzionati insieme. (Ez 38,22/ Apocalisse 14,9-11)
Il sostantivo greco "bassanistes" che si trova in Matteo 18,34 è reso in
alcune traduzioni come carceriere o carceriere o torturatore. A volte la
tortura è stata usata nelle prigioni per estorcere informazioni. (Atti 22:24,29)
che indica l’uso della tortura, anche se in questi passaggi la
parola "tortura era usata nelle prigioni per estorcere informazioni.
(Atti 22,24,29) Questo dimostra che la tortura era usata, anche se la parola
"basanizo" non è usata in questi passaggi, ed è per questo che le guardie
della prigione erano chiamate "basanistes". Sull’uso di questa parola in
Mat 18:34, l’Enciclopedia Biblica Internazionale Standard dice: "Probabilmente
l’incarcerazione sarebbe considerata una ‘tortura’". (Cosa che senza dubbio
era) e gli "aguzzini" non sarebbero stati altro che guardie carcerarie. Così
il testo di Apocalisse 20,10, che parla di coloro che sono tormentati giorno
e notte per i secoli dei secoli, mostra evidentemente che sono tenuti, per
così dire, prigionieri. Che uno stato di essere trattenuto può anche essere
chiamato "tormento" è dimostrato dai resoconti paralleli in Mat 8,29 e
Luca 8:31).
Come già detto, fuoco e zolfo significa distruzione completa. Il carattere
simbolico del lago di fuoco è ulteriormente evidente dal contesto di altri
passaggi dell’Apocalisse in cui è menzionato. Si dice che la morte sia
scagliata in questo lago di fuoco. Apocalisse 19,20, 20:14. Inoltre, il
diavolo, una creatura spirituale invisibile, è gettato in questo lago.
Poiché è uno spirito, il fuoco letterale non può fargli del male. Poiché il
lago di fuoco rappresenta la "seconda morte" e Apocalisse 20,14 dice che "la
morte e l’Ade" (tomba degli uomini) saranno gettati in esso, è ovvio che
questo lago non può rappresentare né la morte, che l’uomo ha ereditato da
Adamo, Rom 5,12, né l’Ade (la tomba degli uomini dalla quale può esserci
una resurrezione). Di conseguenza, deve simboleggiare un altro tipo di
morte, una morte senza ritorno, perché in nessun punto del racconto si
menziona che questo "lago" abbandoni i suoi morti, come nel caso dell’Ade.
Apocalisse 20,13
Così tutti coloro che non si trovano iscritti "nel libro della vita", nemici
impenitenti di Dio, saranno scagliati nel lago di fuoco, che significa la
distruzione eterna o la seconda morte.
Un altro chiarimento su questo:
A Gerusalemme al tempo di Gesù c’era una discarica di rifiuti, proprio
accanto alla città. Questo luogo era chiamato Gehenna. Questa era una valle,
la valle di Hinnom. A Gerusalemme era anche il luogo dove andavano i
cadaveri dei criminali. Quindi, tutto sommato, non era un posto attraente.
Ma quello che è stato gettato lì dentro, nessuno è riuscito a tirarlo fuori.
Quindi buttare qualcosa lì dentro significa portarla via per sempre, anche
distruggerla definitivamente. Si dice che i fuochi nella Gehhenna erano
sostenuti con lo zolfo, cioè che erano "riforniti".
Con i passi della Bibbia è una questione di come li si comprende. Se a
qualcuno è stata insegnata la dottrina dell’inferno, li leggerà in modo tale
che siano una conferma per loro che siamo davvero tormentati. Quindi è
necessario esplorare se la Bibbia insegna effettivamente il tormento eterno
e l’inferno di fuoco. Il salario del peccato è la morte, dice la Bibbia.
Sicuramente questa è già la peggiore punizione per un essere umano: La pena
di morte!
Nella Bibbia LA BUONA NOTIZIA si trova la seguente breve spiegazione in
appendice sotto la parola chiave morte: Morte, secondo: La morte dalla quale
non c’è risurrezione: dannazione eterna nel giorno del giudizio finale.
Secondo la Bibbia, si parla, e questo è anche indirettamente confermato
nella spiegazione precedente del termine morte, che c’è una resurrezione.
Così avviene la morte e al momento stabilito da Dio, l’uomo riceve di nuovo
la vita. Ora può morire di nuovo – ma questa volta per sempre. Scompare
definitivamente. In modo permanente. Quando sarà? Dopo il regno millenario
di Cristo, quando Satana il diavolo sarà liberato ancora una volta e potrà
tentare l’umanità per l’ultima volta. Chiunque pecchi allora sarà perfetto
come lo erano Adamo ed Eva. Proprio come queste persone perfette sono morte
e sono la morte eterna (cioè inesistenti, semplicemente sparite come se non
ci fossero e non si trovassero da nessuna parte), così le persone poi
moriranno. Entrano in questo lago di fuoco come luogo di distruzione eterna.
Le persone mai vive furono gettate nella Gehenna per perirvi in agonia. Gesù
e gli apostoli hanno usato la Gehenna come simbolo della distruzione eterna.
Il commentatore ebreo David Kimchi (1160-1235), nel suo commento al
Salmo 27:13, fornisce le seguenti informazioni storiche riguardanti
"Gehenna": "Nelle vicinanze di Gerusalemme esisteva un luogo
disgustoso in cui venivano gettate cose impure e cadaveri. Allo stesso modo,
c’era un fuoco costante per bruciare le cose impure e le ossa (dei cadaveri).
Perciò il giudizio dei malvagi è chiamato simbolicamente Gehinnom. <end
quote> Dal letterale Gehenna e dal suo significato è derivato il simbolo
di un lago che brucia con fuoco e zolfo.
La Bibbia LA BUONA NOTIZIA si preoccupa meno di una traduzione letterale che
di trasmettere il senso di ciò che è nel testo originale. Quindi rende il
termine seconda morte, per il quale sta il lago di fuoco, anche come "La
morte dalla quale non c’è risurrezione: la dannazione eterna nel giorno
dell’ultimo giudizio". La seconda morte, il lago di fuoco, la dannazione
eterna – tutti questi significano il fatto che c’è un annientamento
permanente. Nessun ritorno. Il lago di fuoco conserva ciò che vi è gettato
in modo permanente.
Per vedere cosa ci dice la Bibbia sull’anima e la morte, vorrei elencare
qualche altro passo biblico.
(Andrea Siegert, Siegert@opto.de )
Nel commento di cui sopra, la resurrezione è spiegata come
segue:
" … Così avviene la morte e al
momento stabilito da Dio, l’uomo riceve di nuovo la vita. Ora può morire di
nuovo – ma questa volta per sempre. Scompare definitivamente. In modo
permanente."
Questa spiegazione è sbagliata perché abbiamo chiare
affermazioni dalle Scritture che l’uomo non può morire dopo la sua resurrezione.
Solo un corpo fisico e naturale può morire. Dopo la resurrezione, tutte le
persone – buone e cattive – ricevono un corpo spirituale che è incorruttibile,
cioè immortale. Paolo ce lo dice nella sua prima lettera ai Corinzi:
Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale.
1Cor 15,42 Così è pure della risurrezione dei
morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; 15,43
è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente;
15,44 è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c’è un
corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. 1Cor 15,42-44;
Gli esseri umani risorti – e in effetti tutti gli esseri umani
che sono vissuti – non possono quindi "morire di nuovo – ma questa volta per
sempre. Scompare definitivamente. In modo permanente." – anche se lo volessero.
Proprio come Dio è spirito nella dimensione eterna del cielo, anche tutti gli
esseri nell’eternità sono spiriti immortali.
Non conoscete le Scritture né la potenza di Dio.
Mar 12,23 12,23 Nella risurrezione, quando
saranno risuscitati, di quale dei sette sarà ella moglie? Perché tutti e sette
l’hanno avuta in moglie». 12,24 Gesù disse loro: «Non errate voi proprio
perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? 12,25 Infatti quando gli uomini risuscitano
dai morti, né prendono né danno moglie, ma sono come angeli nel cielo.
Mar 12,23-25;
Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità.
Giov 4,23 Ma l’ora
viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in
spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. 4,24 Dio è
Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità».
Giov 4,23-24;
Ma dal parere di A. Siegert qui sopra è possibile riconoscere la
seguente costruzione di pensiero:
- quando uomini "completi" peccano, dopo la morte non
ricevono più una seconda vita da Dio, ma muoiono subito della morte seconda con
la morte prima e in questo modo perdono la propria esistenza.
- Adamo ed Eva erano uomini "completi" e pertanto dopo il
loro peccato e la loro morte sono morti subito della morte seconda e si sono
dissolti nel nulla.
- Tutti gli altri uomini non sono completi e muoiono sì
della morte prima, tuttavia, in un momento stabilito da Dio, ricevono indietro
la propria vita (Risurrezione).
- Questo momento – come dice A. Siegert – è da
collocarsi dopo il Regno Millenario del Signore Gesù. Allora tutti gli uomini
torneranno in vita. Allora sono tutti di nuovo completi, così come lo erano
Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden. Coloro che tra questi uomini peccheranno di
nuovo per la tentazione di Satana liberato, moriranno – così come Adamo ed Eva –
della morte seconda e si dissolveranno nel nulla.
Alla richiesta di conferma o di una concreta precisazione di
tale posizione, fino ad ora A. Siegert non ha fornito alcuna risposta.
1. Che cosa ne è della dannazione eterna testimoniata nella
Sacra Scrittura? Si tratta di un tormento eterno (illimitato) o di una
distruzione completa? Dunque, nelle teologie evangeliche generali o
cosiddette positive, si ritiene principalmente la dannazione eterna come un
tormento di durata illimitata perché si dice: nei secoli dei secoli, o come
testimonia lo stesso Signore Gesù Cristo con le parole del Vecchio
Testamento: Dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne!
(Mar 9,44). Per essere precisi, proprio a questa immagine è collegata la
Geenna (greco) = inferno di fuoco. Il nome Geenna è derivato dalla valle dei
figli di Hinnom. Nell’antico Israele era il luogo maledetto da Dio, dove una
volta si sacrificavano i bambini. Poiché questo è un abominio di fronte a
Dio, la descrizione simbolica "Dove il verme loro non muore e il fuoco non
si spegne" doveva ricordare per sempre in modo visibile agli Israeliti la
realtà dell’ira di Dio. Per questo la Geenna serviva agli Israeliti anche
come luogo per eliminare il sudiciume, i rifiuti e, contemporaneamente, come
contemplazione della rovina.
Tuttavia "fuoco" e "verme" potevano operarvi solo fintanto che erano
presenti sudiciume ecc. Oggi là non è più così. Oggi è un’area coltivata. E
questo fatto ci consente di trarre la conclusione che il tormento eterno
avrà una fine. Naturalmente non tra qualche migliaio di anni, certo, ma
quando il fuoco eterno avrà consumato il maligno (Ebr 12,29), dunque
completamente, precisamente quando il Figlio avrà reso al Padre la creazione
redenta completa. (1Cor 15,23-28). E tra l’altro, se la dannazione dei
dannati non avesse fine, proprio questo potrebbe mettere in discussione la
misericordia e anche l’amore di Dio. Poiché anche la fine del tormento è in
definitiva determinata dall’amore e dalla misericordia di Dio!
(Ernst Panzer / https://www.philadelphia-verlag.com)
Naturalmente la Geenna – la discarica fuori dalle porte di
Gerusalemme, nella valle di Hinnom – non ha bruciato in eterno. Altrimenti
dovrebbe bruciare ancora oggi. Ma proprio per questo la parola principale greca
presa dall’ebraico nella Scrittura è stata accompagnata anche da "eterno", per
documentare questa nuova qualità.
E dunque, affermare che il fuoco eterno nella Geenna non può essere eterno,
perché è comprovato che nella valle di Hinnom non ha bruciato in eterno, sarebbe
semanticamente altrettanto insensato come affermare che ad es. un "regalo
costoso" non può essere stato costoso per l’acquirente, perché è noto che i
regali non costano nulla.
Ciò che vale per la comprensione errata – o addirittura mancante –
dell’attributo, vale anche per l’interpretazione del sostantivo "Geenna".
L’argomento secondo cui la Geenna non può essere il luogo del fuoco eterno
perché il nome deriva dalla valle ebraica di Hinnom e là il fuoco non ha
bruciato in eterno, corrisponde alla sciocca idea che ad es. un cellulare (in
tedesco "Handy") non può essere un dispositivo per la comunicazione vocale
perché il nome deriva dalla parola inglese "hand" (mano) e pertanto questo
dispositivo può servire solo per la trasmissione di gesti.
In merito alla questione su quanto la misericordia e l’amore di Dio potrebbero
essere messi in dubbio dalla dannazione eterna degli infedeli, si rimanda
all’affermazione di E. Panzer sul problema della riconciliazione universale nel
suo libro, dove egli scrive (pagina 151f): "Noi uomini non dovremmo mai
comportarci come se fossimo chiamati a salvare l’onore di Dio con questa
dottrina (la riconciliazione universale / nota FH). Egli lo fa da solo". E a
pagina 154 formula in modo ancora più preciso: "Ma questa è la conclusione
irresponsabile della dottrina della riconciliazione universale: prima o poi si
esce dall’inferno."
Proprio queste argomentazioni possono essere avanzate anche qui per contestare
la dannazione eterna. Non potrebbe trovare posto anche qui la stessa
conclusione: "Non si viene tormentati in eterno, bensì è finito tutto in un
colpo?" Non viene anche qui fatto il tentativo superfluo di salvare l’onore di
Dio?
Per tutti coloro che vogliono darsi la pena – e certamente ne vale la pena – di
studiare le affermazioni della Scrittura sulla dannazione eterna, di seguito
sono elencati i passaggi – questa volta solo come riferimenti.
(Isa 1:31; 48:22; 66:24; Mal 4:1; Mat 3:10; 5:22,29-30; 8:12; 10:28;
13:41-42,49-50; 18:8-9; 22:13; 23:15,31-33; 25:29-30,41,46; Luca 16:24; 2Tess
1:9; Gia 2:13; Giuda 1:5-6; Apoc 14:10; 19:20; 20:10,14-15; 21:8)
Il concetto di eterno nella Bibbia ha un significato molto
vario. Spesso nella Sacra Scrittura le cose e gli stati terreni-temporali
che hanno un inizio e una fine vengono definiti eterni, come ad esempio la
vita del re (Dan 2,4), era una semplice forma di cortesia con cui si
augurava al re una lunga vita. Inoltre il servizio di un servo (File 15), lo
stato del tempio di Salomone (1Re 8,13), torri e caverne (Isa 32,14) e molti
altri. Da ciò emerge in modo chiaro e inequivocabile che le parole nelle
lingue originali della Bibbia, che Lutero (e altri) generalmente hanno
tradotto con "eternità" o "eterno", non in tutti i casi significano
"infinità" o "infinito", bensì anche un periodo di tempo limitato. Le parole
hanno il significato nel senso di infinito solo quando sono legate a Dio o
alle qualità, i beni e i doni di Dio.
La questione se le parole nei testi di base, che noi traduciamo con
"eternità" o "eterno", siano da intendersi nel senso di tempo infinito
oppure nel senso di un periodo di tempo breve o lungo, o invece nel senso di
un’epoca o un periodo, trova risposta sempre soltanto in base al contesto.
Conseguentemente, è impossibile dimostrare l’eternità della dannazione con
le parole presenti nei testi di base.
(Su richiesta di E. Panzer la sua successiva interpretazione delle questioni
oggetto di questa discussione viene ripresa dal suo libro "Prophetie und
Enthüllung" ["Profezia e rivelazione"], pubblicato da Philadelphia-Verlag.)
(Ernst Panzer / https://www.philadelphia-verlag.com)
La formula di cortesia citata sopra "possa il re vivere per
sempre", che troviamo in numerosi testi del VT, è effettivamente l’espressione
di un augurio che i sudditi rivolgevano al re. È simile a quando oggi si augura
a qualcuno "buona salute" per il compleanno. Ma voler dedurre da questo che
quindi, dal punto di vista puramente semantico, il concetto di "salute" non
debba più significare assenza di malattia, sarebbe assurdo e non verrebbe
nemmeno in mente a nessuno.
Se si osservano i testi citati sopra nella traduzione del VT di Martin Buber,
che insieme a Franz Rosenzweig ha provato a rimanere più vicino possibile al
testo originario, vi si ritrova una resa più corretta. Lì, in Dan 2,4, si legge
l’augurio in aramaico rivolto dagli indovini al re: "Possa il re vivere per il
tempo del mondo" e con questo non si intende l’eternità, bensì
quel tempo durante il quale esisterà il nostro mondo. In 1Re 8,13 si dice del
tempio che deve durare "nei tempi" e significa proprio "tempo" non "eternità".
Anche in Isa 32,14 Martin Buber traduce "mura e torri saranno ridotte a caverne
per il tempo del mondo" e non per l’eternità.
La differenza tra "tempo del mondo" ed "eternità" è riconoscibile anche
piuttosto chiaramente in Mic 4. Mentre in Mic 4,7 secondo Lutero si dice: "… e
il Signore regnerà su di loro sul monte Sion, da allora e per sempre", Buber
traduce correttamente: "Ed EGLI regnerà su di loro sul monte Sion, da allora e
per il tempo del mondo." Due versi prima in Lutero – questa volta correttamente
– si trova: "… noi cammineremo nel nome del Signore, nostro Dio, in eterno e
per sempre" e in Buber "…noi cammineremo nel nome del Signore, nostro Dio, per
tempo del mondo e per l’eternità".
Come si può vedere, il testo di base distingue
molto bene tra "tempo del mondo" ed "eternità". Tutti i passaggi citati sopra
intendono però il tempo del mondo – dunque "le cose terrene-temporali" – e non
l’eternità. Non si può dunque fare riferimento correttamente alla traduzione
errata di Lutero (e di altri) da un lato e dall’altro portare proprio tali
traduzioni errate come prova che il testo di base è errato o fuorviante.
In File 1,15 infine, è presente correttamente "eterno". Poiché lì Paolo prega il
suo discepolo Filemone di voler accogliere nuovamente Onesimo (precedentemente
servo di Filemone, che lo aveva lasciato per seguire Paolo per un certo
periodo). Paolo prova a prevenire l’eventualità che Filemone non voglia più
accogliere presso di sé questo servo facendo riferimento al fatto che questi,
divenuto ora credente, forse era stato separato (da Dio) da lui – Filemone –
proprio per questo motivo, affinché egli d’ora in poi avesse per sempre un
fratello nella fede.
L’affermazione sopra "Le parole ("eternità" e "eterno") hanno il
significato nel senso di infinito solo quando sono legate a Dio o alle qualità,
i beni e i doni di Dio" non è un argomento conforme alla Scrittura, bensì una
mera speculazione. Allo stesso modo si potrebbe affermare che "Risurrezione" nel
senso di "essere risvegliati dai morti" avrebbe tale significato solo in
relazione ai fedeli. In tal modo si potrebbero contestare tutte le affermazioni
della Scrittura sul giudizio degli infedeli durante il Giudizio Universale. Gli
"assassini e idolatri" sarebbero già "sterminati" dopo la prima
morte naturale e non dovrebbero più rispondere di fronte al loro creatore.
È vero che il significato di "eterno" va considerato in relazione al testo di
base. Tuttavia, noi qui non abbiamo la possibilità di scegliere quella
correlazione e quel significato che corrisponderebbero proprio alla nostra
interpretazione o di definire un’interpretazione al riguardo come impossibile,
bensì, ai fini di una seria esegesi, anche in questo caso noi dobbiamo
orientarci alla Scrittura – dunque al contesto e ai passaggi paralleli.
È sempre stato un concetto inimmaginabile quello che in
tutta l’eternità possano sussistere uno accanto all’altro un regno di luce e
un regno di tenebre; poiché questa sarebbe la conseguenza della dottrina
della dannazione eterna. Nell’evoluzione continua si deve pur raggiungere un
punto nel quale Dio torna in completa armonia con tutta la sua creazione. Ma
nel caso di una dannazione senza fine, questo sarebbe impossibile.
(Ernst Panzer / https://www.philadelphia-verlag.com)
Qui E. Panzer è soggetto a un errore di valutazione. "Dio torna
in completa armonia con tutta la sua creazione."
Vale a dire dopo il Giudizio Universale, quando tutti gli esseri umani che sono
iscritti nel Libro della Vita sono con Dio, nella dimensione senza tempo -
nell’eternità. Ciò che viene sempre dimenticato in questo contesto
è la giustizia di Dio.
Dio è la giustizia in persona. Tutti gli esseri umani che non hanno riconosciuto
questo Dio e suo Figlio e non lo hanno adorato, si sono rivoltati contro
Dio e si sono separati da lui per loro stessa decisione. Non fanno più parte della sua creazione.
Hanno mentito, imbrogliato, ucciso e distrutto senza pentimento. Fanno parte del male secondo la loro
stessa volontà.
Come dimostrano i molti passaggi riportati in precedenza, la
dottrina di una dannazione eterna è una dottrina assolutamente biblica. Si basa
sulle affermazioni presenti in tutto il NT, dai Vangeli passando per le Lettere
degli Apostoli e fino all’Apocalisse di Giovanni.
E proprio nell’Apocalisse possiamo vedere che ci sarà effettivamente un "regno
di luce" e un’area (nessun "regno"!!) delle tenebre per
l’eternità. I capitoli 21 e 22 dell’Apocalisse parlano della città che scende
dal cielo da presso Dio e dei santi che vi abiteranno.
Un nuovo cielo e una nuova terra.
Apoc 21,1 Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra,
perché il primo cielo e la prima terra erano passati, e il mare non c’era più.
21,2 E io, Giovanni, vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal
cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 21,3 E udii
una gran voce dal cielo, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini!
Ed egli abiterà con loro; e essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e
sarà il loro Dio. 21,4 E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci
sarà più la morte, né cordoglio né grido né fatica, perché le cose di
prima son passate». Apoc 21, 1- 4;
Un "nuovo cielo e una nuova terra" perché la prima creazione è
passata. In questo testo ci troviamo dunque già nella nuova creazione, nella
Gerusalemme celeste e pertanto chiaramente e incontestabilmente nell’eternità di
Dio. E mentre sopra in Apoc 21,4 si dice a proposito dei santi che Dio
asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, la parte degli asassini e degli idolatri
viene vista nello stagno di fuoco.
Ma per gli omicidi e gli idolatri, la loro parte sarà nello stagno di fuoco.
Apoc 21,8 Ma per i codardi, gl’increduli,
gl’immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i
bugiardi, la loro parte sarà nello stagno che arde con fuoco e zolfo, che è
la morte seconda». Apoc 21, 8;
E proprio a dimostrazione del fatto che questo stagno di fuoco
non è un "luogo di distruzione", dove i dannati vengono "dissolti" e non
esistono più, il Signore Gesù conferma quindi a Giovanni in Apoc 22,14 che i
credenti entreranno per le porte della città – dunque la nuova Gerusalemme
nell’eternità – mentre gli omicidi e gli idolatri resteranno fuori dalla città –
quindi nello stagno di fuoco citato sopra.
Fuori gli omicidi e gli idolatri.
Apoc 22,14 Beati quelli che lavano le loro vesti
per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte della
città! 22,15 Fuori i cani, gli stregoni, i
fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la
menzogna. Apoc 22,14-15;
Ciò documenta che i concetti di "vita eterna" e "dannazione
eterna" dal punto di vista della loro caratteristica temporale non hanno un
significato diverso e che entrambe hanno lo stesso fondamento esistenziale:
durano in eterno, sono quindi interminabili e senza fine.
(Vedi anche Excursus 08: "La prima e la seconda morte.".)
Lei scrive: "Tutti gli uomini sin dall’inizio sono creati
per una vita eterna. Dove trascorreranno questa vita eterna dopo la loro
morte e Risurrezione lo decidono essi stessi con il proprio comportamento
durante la loro vita terrena".
E proprio qui lei si sbaglia con la sua interpretazione. Sulla base del
resoconto biblico è piuttosto così: gli uomini da principio erano creati per
una vita eterna. Ma dopo il peccato originale questa decisione è stata
rivista. Adesso per loro c’era la morte (che in seguito è conosciuta come
morte prima). Tramite Gesù Cristo, Dio ha dato loro un’altra volta la
possibilità della vita eterna. E poi alla fine c’è un Giudizio Universale.
Chi si è fatto sfuggire questa possibilità, ha perso definitivamente: egli
sarà di nuovo esposto alla morte (questa volta la seconda, perché la prima
l’ha già vissuta). Beninteso: la morte. Non la vita eterna in sofferenza.
Perché nella Bibbia si parla sempre del fatto che Dio distruggerà i propri
nemici, i pagani? Che cosa significa in generale distruggere? È la
cancellazione. Se ci fosse un tormento eterno nell’inferno, allora egli
avrebbe detto piuttosto che catturerà e rinchiuderà i suoi nemici per
sempre.
E il pianto e stridor di denti è la reazione generale quando gli uomini
giungono lì allo stagno di fuoco. Il fuoco non li farà certo sparire in un
secondo, durerà forse un paio di secondi. E se si immagina anche che
probabilmente non saranno gettati tutti esattamente nello stesso momento, ma
che il tutto richiederà un po’ di tempo, allora si sentirà di certo piangere
per un po’.
Denny R. Walter denny_r._walter@web.de
Con il suo riferimento al VT, dove Dio promette a Israele che
distruggerà i suoi nemici, e l’interpretazione di questi passaggi come
riferimento al Giudizio eterno, lei mescola Vecchio e Nuovo Testamento e tempo
del mondo con eternità.
Egli li distruggerà e li abbatterà davanti a te.
Deut 9,3 Sappi dunque oggi che il SIGNORE, il tuo
Dio, è colui che marcerà alla tua testa come un fuoco che divora; egli
li distruggerà e li abbatterà davanti a te; tu li scaccerai e li farai
perire in un attimo, come il SIGNORE ti ha detto. Deut 9,3;
Il SIGNORE, il tuo Dio, sarà colui che passerà davanti a te e distruggerà, dinanzi a te, quelle nazioni e tu possederai il loro paese;
Deut 31,3 Il SIGNORE, il tuo Dio, sarà
colui che passerà davanti a te e distruggerà, dinanzi a te, quelle nazioni e tu
possederai il loro paese; e Giosuè passerà davanti a te, come il
SIGNORE ha detto. 31,4 Il SIGNORE tratterà quelle nazioni come trattò Sicon e Og,
re degli Amorei, che egli distrusse con il loro paese. Deut 31,3-4;
E gettate questo servo inutile nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti.
Mat 25,29 Poiché a chiunque ha, sarà dato e
sovrabbonderà, ma a chi non ha gli sarà tolto anche quello che ha. 25,30 E
gettate questo servo inutile nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor
di denti"». Mat 25,29-30;
Come è evidente dai testi del Vecchio Testamento sopra, quelle
nazioni di cui Dio ha profetizza qui la distruzione, sono tutti i popoli di quel
tempo che volevano impedire agli Israeliti di stabilirsi nella terra promessa
loro da Dio. Allora sono stati effettivamente distrutti, sono morti e attendono
il Giudizio Universale. E solo nel Giudizio Universale essi saranno giudicati
definitivamente: gli uni per la vita eterna, gli altri per la pena eterna.
Pertanto, solo ignorando completamente le correlazioni bibliche – oppure anche
con la deliberata intenzione di alterare la Scrittura su questo punto – è
possibile interpretare tali affermazioni come una prova di una "eliminazione"
degli empi dopo il Giudizio Universale e negare la pena eterna e senza fine per
gli empi.
Anche l’affermazione: "Se ci fosse un tormento eterno nell’inferno …" rivela
scarsa conoscenza della Scrittura. Il Signore stesso, nella parabola sul
Giudizio Universale e il giudizio degli empi e dei giusti, in Mat 25,31-46 dice:
Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna.
Mat 25,41 Allora dirà anche a quelli
della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato
per il diavolo e per i suoi angeli! 25,42 Perché ebbi fame e non mi deste da
mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; 25,43 fui straniero e non
m’accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in prigione, e non mi
visitaste". 25,44 Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: "Signore,
quando ti abbiamo visto aver fame, o sete, o essere straniero, o nudo, o
ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo assistito?" 25,45 Allora risponderà
loro: "In verità vi dico che in quanto non l’avete fatto a uno di questi
minimi, non l’avete fatto neppure a me". 25,46 Questi se ne andranno
a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna». Mat 25,41-46;
L’affermazione sopra, in Mat 25,41: "Andate via da me,
maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!",
in relazione con il seguente verso in Mat 25,46: "Questi se ne andranno a
punizione eterna»." è la prova chiara e inconfutabile che la Scrittura qui
non parla affatto di "cancellazione" o "distruzione" dei dannati. Così come i
giusti, anche questi empi hanno un’esistenza eterna, senza fine. Solo che essi
dovranno trascorrere questa esistenza nel fuoco eterno, dove
subiranno la pena eterna con pianto e stridor di denti.
Tuttavia, ciò che non è stato affatto riconosciuto nella vostra replica di cui
sopra è il fatto che non è solo il fuoco terrestre ad essere coinvolto qui.
Questo "lago di fuoco", che si può immaginare come il nucleo di magma del futuro
pianeta terra che Dio creerà nella nuova creazione, non è la causa del tormento,
ma è un fuoco interiore nella coscienza di questi dannati. Perché ora devono
rendersi conto che non hanno alcuna possibilità di uscire per sempre da questa
situazione. Essi hanno sempre sperato di poter sfuggire in qualche modo, oppure,
nel momento critico – come dice anche lei – di venire appunto "distrutti" o
"cancellati" e anche in questo modo la cosa sarebbe già sistemata.
Ma ora sanno che quella strategia era sbagliata. Avrebbero dovuto convertirsi
durante la loro vita. Ma non lo hanno fatto. Adesso è troppo tardi e non possono
più cambiare nulla. Per questo il pianto e lo stridor di denti, come rabbia per
la propria stupidità e solitudine. I giusti sono nella vita eterna, nella luce,
al cospetto di Dio. I dannati nello stagno di fuoco sono nella dannazione eterna,
nelle tenebre di fuori, separati in eterno da Dio. Questi sono i tormenti che
soffrono. Non qualche bruciatura fisica, che non potrebbe fare nulla al corpo
spirituale immortale che questi uomini hanno ricevuto alla loro Risurrezione.
Perché sono del parere che i dannati non devono patire
nessun tormento eterno? Molto semplicemente perché nella Bibbia non vi è
nulla al riguardo. Per lo meno non se si tratta di normali uomini. Ci sono
tre persone di cui è scritto esplicitamente che saranno tormentate per
l’eternità. Questi tre sono Satana, la bestia e il falso profeta. (…).
Per il resto dei dannati è previsto un altro destino. Certamente anche loro
vanno nello stagno di fuoco allo stesso modo, ma lì vengono annientati: "Poi
la morte e l’Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte
seconda, cioè lo stagno di fuoco.l" (Apocalisse 20,14).
"«Ma per i codardi, gl’increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i
fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte
sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda»."
(Apocalisse 21,8).
Come si può vedere, per questi non si parla più di tormento. Qui essi
subiscono la cosiddetta morte seconda. Muoiono, vengono distrutti,
cancellati. Non restano in vita in eterno nel tormento. Al contrario, per
Satana, l’Anticristo e il falso profeta non viene detta una sola parola
sulla morte seconda. Essi non muoiono. I tre supremi infedeli restano in
vita per l’eternità per essere puniti. Poiché i concetti di tormento eterno
e morte seconda qui non vengono mai scambiati, ma un concetto si riferisce
sempre ad un gruppo preciso di persone e l’altro proprio all’altro gruppo,
non c’è motivo di utilizzarli in modo analogo. Satana e gli altri due non
subiscono nessuna morte nello stagno di fuoco. E gli uomini (ad eccezione di
quei due) non patiscono nessun tormento nello stagno di fuoco.
(Questo estratto è stato ripreso dal saggio "Gibt es eine
Hölle?" ["C’è un inferno?"] di Denny R. Walter)
Denny R. Walter denny_r._walter@web.de
Proprio all’inizio della mia risposta voglio confrontare queste
affermazioni di D. Walter con un estratto dal libro "Was ist falsch am
Evangelium?" ["Cosa c’è di sbagliato nel Vangelo?"] di Keith Green:
Spesso sento persone dire: "Ne ho abbastanza di queste
prediche su inferno e zolfo!". Spesso io rispondo: "Dunque quando ha sentito
l’ultima volta una predica di questo tipo?" È vero: solo poche persone
predicano ancora sull’inferno – non è più di moda. Non dobbiamo certo
mettere paura ai poveri peccatori! No, questo non serve a nulla. Sono solo
anime sfortunate e ingannate, giusto? Sbagliato! La Bibbia indica
chiaramente che sono ribelli, che hanno derubato e disonorato il Dio
vivente. Così facendo l’hanno infinitamente offeso. Non hanno il diritto di
considerare se stessi sotto una qualsiasi altra luce.
Questo estratto è stato preso dal libro "Was ist falsch am Evangelium?"
["Cosa c’è di sbagliato nel Vangelo?"] di Keith Green. Editore: Wilfried
Plock, Christlicher Mediendienst CMD [Pubblicazioni multimediali cristiane
CMD], disponibile presso Wolfgang Bühne Christliche Buchhandlung [Libreria
Cristiana Wolfgang Bühne].
https://www.leseplatz.de/
In riferimento a questo commento Keith Green cita i seguenti
passaggi:
Giov 8,44 Voi siete figli del diavolo, che è
vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato
omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità
in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e
padre della menzogna. Giov 8,44;
Mat 10,27 Quello che io vi dico nelle tenebre,
ditelo nella luce; e quello che udite dettovi all’orecchio, predicatelo sui
tetti. 10,28 E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere
l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo
nella geenna. Mat 10,27-28;
Mat 23,33 Serpenti, razza di vipere,
come scamperete al giudizio della geenna? Mat 23,33;
Atti 13,9 Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di
Spirito Santo, guardandolo fisso, gli disse: 13,10 «O uomo pieno d’ogni
frode e d’ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia,
non cesserai mai di pervertire le rette vie del Signore? 13,11 Ecco, ora la mano
del Signore è su di te, e sarai cieco per un certo tempo, senza vedere il sole».
In quell’istante, oscurità e tenebre piombarono su di lui; e andando qua e là
cercava chi lo conducesse per la mano. Atti 13,9-11;
1Cor 6,9 Non sapete voi che gli ingiusti non
erediteranno il regno di Dio? Non v’ingannate: né i fornicatori, né gli
idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali, 1Cor 6,9;
Giac 4,4 O gente adultera, non sapete che
l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere
amico del mondo si rende nemico di Dio. Giac 4, 4;
2Piet 2,12 Ma costoro, come bestie prive di
ragione, destinate per natura a essere catturate e distrutte, dicono
male di ciò che ignorano, e periranno nella propria corruzione, 2,13
ricevendo il castigo come salario della loro iniquità. Essi trovano il loro
piacere nel gozzovigliare in pieno giorno; sono macchie e vergogne; godono dei
loro inganni mentre partecipano ai vostri banchetti. 2Piet 2,12-13;
Rom 1,18 L’ira di Dio si rivela dal cielo
contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con
l’ingiustizia; 1,19 poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto
in loro, avendolo Dio manifestato loro; 1,20 infatti le sue qualità
invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla
creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi
sono inescusabili, 1,21 perché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno
glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si sono dati a vani
ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. 1,22
Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti. Rom 1,18-22;
Quindi, per la discussione con D. Walter sull’inferno ovvero lo
stagno di fuoco vorrei presentare in modo più concreto i singoli concetti:
Lo stagno di fuoco viene definito in Apoc 20,14 e 21,8 come la
"morte seconda". Ovvero in forma definitiva: lo stagno di fuoco "è
la morte seconda".
Apoc 20,14 Poi la morte e l’Ades furono gettati
nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di
fuoco. 20,15 E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita,
fu gettato nello stagno di fuoco. Apoc 20,14-15;
Apoc 21,8 Ma per i codardi, gl’increduli,
gl’immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i
bugiardi, la loro parte sarà nello stagno che arde con fuoco e zolfo,
che è la morte seconda». Apoc 21,8;
Lo stagno di fuoco provoca quindi la morte seconda in tutti
coloro che vi vengono gettati – senza eccezione. "Stagno di fuoco" è quindi la
definizione di un luogo mentre la "morte seconda" è la descrizione della
caratteristica che tale luogo rappresenta. Il tentativo di voler operare qui una
distinzione, da un lato lo stagno di fuoco e il tormento eterno e dall’altro
lato la morte seconda e la cancellazione rapida, non solo è semanticamente
sbagliato, ma è anche completamente arbitrario sulla base di queste due
affermazioni della Scrittura ed è quindi priva di qualsiasi base biblica.
La morte seconda, secondo Apoc 21,8 qui sopra, è lo "stagno che
arde con fuoco e zolfo". Secondo Apoc 2,11 chi vince non subirà alcun danno
dalla morte seconda:
Apoc 2,11 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo
Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte
seconda". Apoc 2,11;
Al contrario, Giuda 1,7 dice dei peccatori che essi patiranno la
pena del fuoco eterno – dunque della morte seconda ("come loro si
erano abbandonate alla fornicazione e si erano date a perversioni sessuali
contro natura" sono, tra l'altro, le persone che praticano la sodomia, ma anche tutte le persone con "altri orientamenti
sessuali"!):
Giuda 1,6 Egli ha pure rinchiuso nelle tenebre
dell’inferno con catene eterne, per il giudizio del gran giorno, gli angeli che
non conservarono il loro primiero stato ma che lasciarono la loro propria
dimora. 1,7 Proprio come Sodoma e Gomorra e le città vicine, che come loro si
erano abbandonate alla fornicazione e si erano date a perversioni sessuali
contro natura, sono state poste davanti come esempio, subendo la pena di
un fuoco eterno; Giuda 1,6-7;
E anche il Signore in Mat 25,46 dice che i dannati andranno
nelle pene eterne:
E questi andranno nelle pene eterne.
Mat 25,45 Allora egli risponderà loro dicendo: "In
verità vi dico: tutte le volte che non l’avete fatto a uno di questi minimi, non
l’avete fatto neppure a me". 25,46 E questi andranno nelle pene
eterne, e i giusti nella vita eterna». Mat 25,45-46;
La morte seconda nello stagno di fuoco provoca il
tormento eterno dei dannati. Ciò risulta da Mat 13,42 e Mat 13,49, dove lo
stagno di fuoco – che lì viene definito come fornace ardente – provoca in coloro
che vi vengono gettati "pianto e stridor di denti".
Mat 13,41 Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli
che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che
commettono l’iniquità, 13,42 e li getteranno nella
fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti. Mat 13,41-42;
Mat 13,49 Così avverrà alla fine dell’età presente.
Verranno gli angeli, e separeranno i malvagi dai giusti 13,50 e li getteranno
nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti. Mat 13,49-50;
Sulla base della formula tipica e ripetuta "Lì sarà il pianto e
lo stridor di denti", possiamo riferire allo stagno di fuoco anche quelle
affermazioni che parlano della tenebra che vi regna:
Mat 8,11 Or io vi dico, che molti verranno da
levante e da ponente e sederanno a tavola con Abraamo, con Isacco e con
Giacobbe, nel regno dei cieli. 8,12 Ma i figli del regno saranno gettati
nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti».
Mat 8,11-12;
Mat 22,12 E gli disse: "Amico, come sei
entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la
bocca chiusa. 22,13 Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani
e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor
dei denti". 22,14 Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli
eletti». Mat 22,12-14;
Mat 24,48 Ma, se egli è un servo malvagio che dice
in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire"; 24,49 e comincia a battere i suoi
conservi, a mangiare e bere con gli ubriaconi, 24,50 il padrone di quel servo
verrà nel giorno che non se l’aspetta, nell’ora che non sa, 24,51 e lo farà
punire a colpi di flagello e gli assegnerà la sorte degli ipocriti.
Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti. Mat 24,48-51;
Mat 25,29 Poiché a chiunque ha, sarà dato e
sovrabbonderà, ma a chi non ha gli sarà tolto anche quello che ha. 25,30 E
gettate questo servo inutile nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo
stridor di denti"». Mat 25,29-30;
Analogamente al Signore sopra che parla di questi uomini che
saranno "gettati" nelle tenebre di fuori, anche in Apoc 22,15 si dice che i
peccatori sono "fuori". Questo "fuori" significa fuori dalla città della
Gerusalemme celeste nella Nuova Creazione e lontano da Dio.
Apoc 22,13 Io sono l’alfa e l’omega, il primo e
l’ultimo, il principio e la fine. 22,14 Beati quelli che lavano le loro vesti
per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte della città!
22,15 Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli
idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna. Apoc 22,13-15;
E poiché qui nel testo profetico ci troviamo già nell’eternità,
questo significa che per analogia con i giusti, che hanno esistenza e vita
eterna nella Gerusalemme celeste, anche i peccatori fuori nelle tenebre avranno
un’esistenza eterna – e pertanto un tormento eterno – fuori
nelle tenebre. Proprio questo ci dice anche il testo in Giuda 1,13:
Giuda 1,12 Essi sono delle macchie nelle vostre
agapi quando banchettano con voi senza ritegno, pascendo se stessi; nuvole senza
acqua, portate qua e là dai venti; alberi d’autunno senza frutti, due volte
morti, sradicati; 1,13 onde furiose del mare, schiumanti la loro
bruttura; stelle erranti, a cui è riservata l’oscurità delle tenebre
in eterno. Giuda 1,12-13;
Anche i successivi due versi in Giuda 1,6-7, in cui Giuda parla
del destino degli uomini di Sodoma e Gomorra, egli conferma questa punizione del
fuoco eterno:
Giuda 1,6 Egli ha pure rinchiuso nelle tenebre
dell’inferno con catene eterne, per il giudizio del gran giorno, gli angeli che
non conservarono il loro primiero stato ma che lasciarono la loro propria
dimora. 1,7 Proprio come Sodoma e Gomorra e le città vicine, che come loro si
erano abbandonate alla fornicazione e si erano date a perversioni sessuali
contro natura, sono state poste davanti come esempio,
subendo la pena di un fuoco eterno; Giuda 1,6-7;
E ora anche in Apoc 20 e 20,10 abbiamo l’affermazione sul
diavolo, la bestia e il falso profeta. Essi saranno gettati nello stagno di
fuoco e "saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli:
Apoc 19,20 Ma la bestia fu presa, e con lei fu
preso il falso profeta che aveva fatto prodigi davanti a lei, con i quali aveva
sedotto quelli che avevano preso il marchio della bestia e quelli che adoravano
la sua immagine. Tutti e due furono gettati vivi nello stagno ardente di
fuoco e di zolfo. Apoc 19,20;
Apoc 20,10 E il diavolo che le aveva sedotte
fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia
e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli.
Apoc 20,10;
La riflessione di D. Walter che "per Satana, l’Anticristo e il
falso profeta non viene detta una sola parola sulla morte seconda" e che la
morte seconda per loro non avrebbe alcuna rilevanza, è pertanto falsa, perché la
morte seconda in Apoc 20,14 e 21,8 viene definita come una caratteristica
fondamentale dello stagno di fuoco e pertanto automaticamente chiunque
viene gettato nello stagno di fuoco deve soffrire questa morte seconda – ovvero il
tormento eterno. Pertanto non è necessario ribadirlo espressamente. Lo conferma
anche l’affermazione del Signore in Mar 9,48:
Mar 9,47 E se l’occhio tuo ti è occasione di
peccato, cavalo; è meglio per te entrare con un occhio solo nella vita,
che averne due ed essere gettato nella Geenna del fuoco, 9,48
dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne.
Mar 9,47-48;
Anche l’argomentazione inversa, che questo fuoco eterno varrebbe
solo per il diavolo e le sue due marionette e non per i peccatori, fallisce non
solo sulla base di tutti i passaggi citati precedentemente, che attestano che i
peccatori trascorreranno la loro pena eterna con pianto e stridor di denti nel
fuoco eterno, bensì anche per il fatto che il Signore in Mat 25,41 dice molto
chiaramente che i dannati andranno nel fuoco eterno che è preparato per il
diavolo e anche per i suoi angeli.
Mat 25,41 Allora dirà anche a quelli della sua
sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per
il diavolo e per i suoi angeli! Mat 26,41;
L’altra affermazione di D. Walter in riferimento ai peccatori in
Apoc 21,8: "Come si può vedere, per questi non si parla più di tormento.
Qui essi subiscono la cosiddetta morte seconda. Muoiono, vengono distrutti,
cancellati" naturalmente è altrettanto falsa, perché proprio secondo
Apoc 20,14 e 21,8 la morte seconda è lo stagno di fuoco,
e lo stagno di fuoco è il tormento eterno. Chiunque venga gettato
nello stagno di fuoco, vi soffrirà tormenti eterni. Il Signore dice in
Mat 25,46: "E questi andranno nelle pene eterne". Se fossero
semplicemente "cancellati" nello stagno di fuoco, questa non sarebbe né
una pena particolare né tanto meno eterna.
Ma c’è anche un altro argomento inconfutabile, basato sulla Bibbia, per cui i
dannati non possono proprio morire nello stagno di fuoco. Nella prima lettera ai
Corinzi Paolo ci rivela che durante La Risurrezione
l’umanità riceverà un corpo immortale.
Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale.
1Cor 15,42 Così è pure della risurrezione dei
morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; 15,43 è
seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente;
15,44 è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c’è un
corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. 1Cor 15,42-44;
Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.
1Cor 15,53 Infatti bisogna che questo
corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.
15,54 Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo
mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è
scritta: 1Cor 15,53-54;
Ogni uomo, alla Risurrezione, riceve un corpo immortale e quindi
ha un’esistenza eterna. Ce lo dice anche il Signore stesso, nella sua risposta
alla domanda a trabocchetto dei Sadducei, a quale dei sette uomini nella
Risurrezione appartiene quella donna che essi hanno avuto come moglie in vita.
Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi.
Mat 22,28 Alla risurrezione, dunque, di quale dei
sette sarà ella moglie? Poiché tutti l’hanno avuta». 22,29 Ma Gesù rispose loro:
«Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio. 22,30
Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti
sono come angeli nei cieli. 22,31 Quanto poi alla risurrezione dei
morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 22,32 "Io sono il Dio
d’Abraamo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il Dio dei
morti, ma dei vivi». Mat 22,28-32;
Se dunque gli uomini vivranno in eterno di fronte a Dio e nella
Risurrezione riceveranno un corpo immortale, non possono perdere la loro
esistenza. Nemmeno nello stagno di fuoco, che è la morte seconda. (Lo conferma
tra l’altro la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro in Luca 16,19-31).
Qui alcuni interpreti si fanno influenzare troppo dalla propria visione terrena
della morte e del morire, che vede in questo una fine definitiva dell’esistenza
umana. La Scrittura, al contrario, conferma che ogni uomo è creato da Dio per
un’esistenza eterna. Poiché questo, bisogna riconoscerlo, suona alquanto
complicato, per una migliore comprensione ecco una breve panoramica sul legame
tra la morte prima e la morte seconda:
Durante la prima morte fisica, la Scrittura ci dice
che l’uomo non perde la propria esistenza, bensì abbandona solo il proprio corpo
biologico e con il proprio spirito passa in un’altra dimensione (Regno dei
morti). Già questa dimensione deve essere evidentemente senza tempo, poiché
degli uomini riposano lì già da migliaia di anni.
La fine di questa forma di esistenza – e contemporaneamente anche di questa
dimensione (morte, Regno dei morti) – è alla fine della Prima Creazione (mondo,
cielo), alla Risurrezione di tutti gli uomini che allora sono ancora nel Regno
dei morti. (Coloro che fino al giorno del Ritorno del Signore si sono convertiti
alla fede, saranno risvegliati e rapiti già durante il Ritorno). Durante la
Risurrezione Universale, alla fine del mondo (fine della Prima Creazione) tutti
gli altri uomini ricevono questo nuovo corpo immortale e senza genere (corpo
della Risurrezione) e in questa forma giungono nel Giudizio Universale di fronte
al trono di Dio.
Dopo il Giudizio i giusti (che sono nel libro della vita) vanno nella vita
eterna presso Dio nella sua nuova, Seconda Creazione (Gerusalemme celeste).
Coloro che non sono nel libro della vita (tutti coloro che hanno rifiutato e
sono nemici di Dio) saranno gettati nello stagno di fuoco. Lo stagno di fuoco è
la morte seconda. Analogamente alla morte prima, anche qui gli uomini perdono la
propria vita a seguito della separazione da Dio, ma non la propria esistenza
eterna. In quanto esseri immortali trascorreranno l’eternità nelle tenebre della
Nuova Creazione, lontano da Dio e dall’Agnello, che là sono la sola luce, con
pianto e stridor di denti.
Apoc 21,23 La città non ha bisogno di sole, né di
luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l’Agnello è la
sua lampada. Apoc 21,23;
(Vedi anche Excursus 07: "Il corpo della risurrezione")
(Vedi anche Capitolo 12: "La
Risurrezione.")
(Vedi anche Capitolo 14: "la Nuova Creazione.")
Se quindi siamo d’accordo sul fatto che Satana, la bestia e il
falso profeta saranno gettati nello stagno di fuoco per essere tormentati nei
secoli dei secoli, secondo Mat 25,41 questo deve valere naturalmente anche per
gli angeli del Diavolo.
Mat 25,41 Allora dirà anche a quelli della sua
sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno,
preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Mat 25,41;
Anche gli angeli del Diavolo – e secondo Apoc 12,4 rappresentano
nel complesso un terzo del mondo celeste degli angeli – secondo questa
affermazione del Signore vanno nello stagno di fuoco che egli ha preparato per
loro e per il diavolo. A questo punto si dovrebbe fare violenza alle Scritture
per voler affermare che il diavolo verrà tormentato mentre i suoi angeli lì
verrebbero solo "eliminati". Gli angeli patiranno quindi altrettanto tormento
eterno nello stagno di fuoco, come Satana. E poiché il Signore più sopra, in
Mat 22,30 ci dice che nella Risurrezione gli uomini saranno come gli angeli in
cielo, pertanto anche i dannati trascorreranno la propria esistenza eterna nel
tormento nello stagno di fuoco.
Questi dannati che il Signore cita più sopra, li ritroviamo anche
nell’Apocalisse, dove anche a essi viene assegnata la loro parte nello stagno di
fuoco e in tal modo la morte seconda e il tormento eterno.
Apoc 21,8 Ma per i codardi, gl’increduli,
gl’immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i
bugiardi, la loro parte sarà nello stagno che arde con fuoco e zolfo, che è
la morte seconda». Apoc 21, 8;
Quanto affermato in apertura da D. Walter su questo testo: "Qui
essi subiscono la cosiddetta morte seconda. Muoiono, vengono distrutti,
cancellati" non corrisponde pertanto alle affermazioni della Scrittura.
Il secondo passaggio della Bibbia annunciato è
Apocalisse 14,9-11 "Seguì un terzo angelo, dicendo a gran voce: «Chiunque
adora la bestia e la sua immagine, e ne prende il marchio sulla fronte o
sulla mano, egli pure berrà il vino dell’ira di Dio versato puro nel calice
della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e
davanti all’Agnello. Il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli.
Chiunque adora la bestia e la sua immagine e prende il marchio del suo nome,
non ha riposo né giorno né notte.".
In questo punto si potrebbe pensare che parli dell’inferno. Ma non è così.
Come già annunciato, gli uomini citati bevono dal vino dell’ira di Dio.
Questo non significa altro che Dio ancora una volta scatena la propria ira
sulla terra, cosa che si può vedere continuando a leggere il testo, perché
qui in questo passaggio viene descritto il tempo immediatamente prima che
siano versate le Coppe dell’ira. I tormenti sono i tormenti terreni che deve
sopportare l’umanità senza Dio, prima che venga Gesù per erigere il suo
Regno Millenario. L’inferno dunque è lontano più di 1000 anni. Il fatto che
il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli significa soltanto che
questa azione non sarà mai dimenticata. Il fumo che è stato generato allora,
sale sempre più in alto per l’eternità, anche quando i tormenti sono già
finiti.
Un’immagine molto simile si trova anche nella distruzione della meretrice di
Babilonia, che nell’Apocalisse viene rappresentata come città. Di lei ci
viene detto prima: "Perciò in uno stesso giorno verranno i suoi flagelli:
morte, lutto e fame, e sarà consumata dal fuoco; poiché potente è Dio, il
Signore che l’ha giudicata. I re della terra, che fornicavano e vivevano in
lascivie con lei, quando vedranno il fumo del suo incendio piangeranno e
faranno cordoglio per lei. Spaventati dai suoi tormenti se ne staranno
lontani e diranno: Ahi! Ahi! Babilonia, la gran città, la potente città! Il
tuo giudizio è venuto in un momento!" (Apocalisse 18,8-10).
Evidentemente qui non si tratta affatto del Giudizio Universale, ma di una
pena terrena, perché altrimenti gli uomini non potrebbero certo osservarla
da lontano. E tuttavia qui si dice: "Il suo fumo sale per i secoli dei
secoli" (Apocalisse 19,3). Se quindi il fumo dei tormenti degli uomini che
sale per l’eternità volesse dire che questi uomini vengono tormentati in
eterno, allora per analogia il fumo dell’incendio di una città che sale per
l’eternità dovrebbe significare che questa città brucia in eterno sulla
terra. E chi osa sostenere che Babilonia nel Regno Millenario esisterà
ancora, in un mare di fuoco?
Io penso piuttosto che per allora il fuoco sarà spento. (Se non si vuole
intendere Babilonia come una città nel vero senso della parola, bensì come
una qualche organizzazione o società, si possono applicare le stesse
conclusioni: nel Regno Millenario Dio non sarà ancora impegnato attivamente
nella distruzione di un’organizzazione, bensì per allora egli avrà già
portato a termine tale azione). Di conseguenza, si deve concludere che il
fumo che sale per l’eternità non è fumo di un fuoco esistente, ma piuttosto
che il fuoco una volta è divampato e il fumo prodotto continua a salire
nell’aria. E pertanto nulla vieta di ritenere che l’annuncio in
Apocalisse 14,9-11 non si riferisca allo stagno di fuoco alla fine del
tempo, ma semplicemente all’arrivo dell’ira di Dio sulla terra.
(Questo estratto è stato ripreso dal saggio "Gibt es eine Hölle?" ["C’è un
inferno?"] di Denny R. Walter)
Denny R. Walter denny_r._walter@web.de
A mio avviso si tratta di un’osservazione davvero eccellente e
corretta. Complimenti! In modo particolare, anche motivare con le affermazioni
della Scrittura su Babilonia e fare riferimento all’arco di tempo delle Coppe
dell’ira è corretto e conforme ad una seria esegesi.
Questo capitolo 14 dell’Apocalisse di Giovanni presenta continuamente problemi
cronologici, perché gli eventi trattati sembrano appartenere a periodi di tempo
completamente differenti.
- Apoc 14:1-5: Questo testo (L’Agnello e i
suoi) sembra fare riferimento alle nozze dell’Agnello in Apoc 19:6-10
(almeno qui, su Immanuel.at, dove i 144.000 sigillati dalle 12 tribù di Israele
vengono interpretati come la sposa dell’Agnello).
(Vedi anche Discorso 15 : "Chi è
la ‘sposa dell’Agnello’?")
- Apoc 14:6-7: L’annuncio del Giudizio potrebbe
essere l’annuncio generale dei Giudizi delle Coppe/Coppe dell’ira in
Apoc 16:1-21 Tuttavia, con il "Vangelo eterno" si fa evidentemente
anche riferimento ai duemila anni trascorsi fino ad ora.
- Apoc 14:8: si riferisce al giudizio su
Babilonia e quindi ad Apoc 19:1-5.
- Apoc 14:9-13: si riferisce agli adoratori
della bestia e quindi al tempo dell’Anticristo in Apoc 13:15-17 e
dell’ira di Dio in arrivo (Giudizi delle Coppe).
- Apoc 14:14-20: parla del tino dell’ira di Dio
così come Apoc 19:11-21 e pertanto si riferisce alla battaglia di
Harmaghedon, in cui il Signore con il suo esercito celeste sconfigge
l’Anticristo con i suoi eserciti.
Come si può vedere, è relativamente difficile interpretare
l’ordine cronologico per Apoc 14,6-7. Per contro è evidente che in questo
capitolo viene trattato in modo completo il capitolo 19 dell’Apocalisse e
pertanto si può concludere che per lo meno questi passaggi in Apoc 14
preannunciano gli eventi del capitolo 19.
Dio non ha alcuna intenzione, in definitiva, di
riconciliarsi con ogni singolo uomo e portarlo nel proprio regno. Chi resta
nei propri peccati e non vuole saperne nulla di Dio, allora Dio non lo
prenderà con sé. Tuttavia, egli ha ancora meno interesse a tormentare in
eterno gli infedeli. Egli lascia libera scelta agli uomini: Chi si decide
per lui riceve la vita eterna. E chi decide contro di lui, riceve… No, non
riceve anche lui la vita eterna, che sono solo tormenti eterni. Egli riceve
la morte eterna. Il nulla. Questa è la pena per i suoi peccati: Egli deve
vedere che quei pochi anni che ha trascorso sulla terra sono stato tutto.
Egli deve vedere che avrebbe potuto avere una vita eterna in totale
beatitudine se solo avesse agito onestamente nella sua esistenza terrena
incompleta. Questa possibilità ora è persa. Tra non molto egli sarà
cancellato. Aveva la possibilità di scegliere liberamente. Poteva scegliere
di stare con o contro Dio. E questa è davvero una libera scelta, a
differenza della versione dei sostenitori dell’inferno. Voglio dire, come
potrebbe essere una libera scelta se per una delle due alternative mi
aspetterebbe il tormento eterno?
Se dico a qualcuno: "Dammi i tuoi soldi o ti spacco la faccia", gli ho
lasciato una libera scelta? Proprio no. Gli ho lasciato una sola possibilità
da scegliere senza dover temere conseguenze negative da parte mia. Tutto il
resto avrebbe come conseguenza che gli verrebbe fatto del male. Se poi
dicessi: "Beh, non l’ho mica costretto. Era una sua decisione darmi il
denaro o no", sarebbe una presa in giro. Quindi come si può affermare che
sarebbe una scelta libera, senza costrizioni, quella di obbedire a Dio, se
per una di queste due possibilità si venisse puniti e si dovesse soffrire in
eterno? No, dare una fine misericordiosa agli uomini che non hanno scelto
Dio, questo significa vera misericordia. E mostrare ancora una volta a
queste persone, proprio prima della loro fine, che cosa avrebbero potuto
avere, affinché trascorrano gli ultimi momenti nello stridor di denti,
questa è vera giustizia.
(Questo estratto è stato ripreso dal saggio "Gibt es eine Hölle?" ["C’è un
inferno?"] di Denny R. Walter)
Denny R. Walter denny_r._walter@web.de
Nell’affermazione di D. Walter qui sopra:
"Voglio dire, come potrebbe essere una libera scelta
se per una delle due alternative mi aspetterebbe il tormento eterno?"
lsi riconosce la valutazione completamente errata della natura
di una libera scelta. Qui si confonde la libera scelta in una decisione con la
qualità delle alternative.
Quando scrive:
"Se dico a qualcuno: "Dammi i tuoi soldi o ti spacco
la faccia", gli ho lasciato una libera scelta? Proprio no".
la persona in questo esempio ha appunto la scelta tra perdita
del denaro o percosse. Ma ha una scelta. Le conseguenze sono il risultato
della scelta, non la scelta stessa!
È sempre presente una libertà di scelta quando sono disponibili due o più
alternative tra cui scegliere – indipendentemente dalla qualità di queste
alternative per la persona che deve scegliere. Naturalmente può trattarsi di due
alternative cattive, di due alternative buone o di un’opzione buona e una
cattiva tra cui scegliere – come per la decisione tra la vita eterna o la
dannazione eterna.
Come possiamo riconoscere facilmente, nell’esempio utilizzato nel commento sopra
ci sono solo alternative negative: o la persona aggredita perde il proprio
denaro o viene picchiata. Si tratta dunque di una scelta tra due mali. La
successiva conclusione dell’autore:
"Se dico a qualcuno: ‘Dammi i tuoi soldi o ti spacco
la faccia’, gli ho lasciato una libera scelta? Proprio no"
è pertanto assolutamente sbagliata. Naturalmente aveva una
libera scelta – anche se tra i proverbiali "incudine e martello".
Ma poiché nella questione "vita eterna o dannazione eterna" la scelta è tra due
alternative qualitativamente opposte, questo esempio è totalmente inappropriato
per il nostro tema. Se proprio lo si voleva usare, prima si sarebbe dovuto
avvertire la persona aggredita di non trovarsi nelle vicinanze del commentatore,
perché altrimenti sarebbe stato sicuramente rapinato. Allora egli
avrebbe avuto la libera scelta di andarci o di tenersi a distanza.
E poi l’autore si ostina ad affermare:
"Quindi come si può affermare che sarebbe una scelta
libera, senza costrizioni obbedire a Dio, se per una di queste due possibilità
si venisse puniti e si dovesse soffrire in eterno?"
Con questa mentalità, egli direbbe anche al giudice che lo
punirebbe per l’aggressione descritta sopra nell’esempio, di non poter decidere
in modo libero e senza costrizione tra onestà e crimine, perché ora deve essere
punito e deve andare in prigione per questo crimine. Questo mostra non solo una
visione assolutamente errata di una libera scelta, ma anche il madornale errore
nella valutazione di giusto e sbagliato.
Infine, nelle ultime affermazioni di D. Walter nell’estratto precedente:
"No, dare una fine misericordiosa agli uomini che
non hanno scelto Dio, questo significa vera misericordia. E mostrare ancora una
volta a queste persone, proprio prima della loro fine, che cosa avrebbero potuto
avere, affinché trascorrano gli ultimi momenti nello stridor di denti, questa è
vera giustizia."
rivelano inoltre anche la scarsa conoscenza dell’autore della
clemenza e giustizia di Dio. Alcuni esegeti della Bibbia ritengono di dover
predicare l’amore infinito e incondizionato di Dio ai fratelli della comunità
cristiana. A tal proposito si argomenta con il fatto che Dio, nel suo amore, ha
lasciato morire il suo unico figlio sulla croce per salvare i peccatori.
Naturalmente questo – sia ringraziato il Signore – è assolutamente corretto. Ma
è solo una parte della storia. Sono per così dire le "buone notizie". Chi è
davvero interessato alle motivazioni dell’agire di Dio si farà altre domande:
Perché i peccatori devono essere salvati? Non è
sufficiente il presunto "amore infinito e incondizionato" di Dio per farli
entrare tutti senza oneri nel regno dei cieli?
Perché proprio il Figlio di Dio è dovuto morire sulla
croce per salvare i peccatori? Questo "amore infinito e incondizionato"
di Dio verso suo Figlio è minore di quello verso i peccatori?
E infine: da cosa devono essere salvati i peccatori?
Non è forse Dio onnipotente e nel suo "amore infinito e incondizionato"
potrebbe proteggere tutti gli uomini da ogni pericolo?
(Vedi anche Discorso 30: "Perché
Gesù dovette morire sulla croce?")
E solo qui diventa chiaro che cosa questi predicatori allo
zuccherino tralasciano volentieri, perché con le risposte a queste domande
dovrebbero ammettere che una reale conversione al vero cristianesimo è molto più
che "Dire sì a Gesù". Sono le "cattive notizie" quelle di cui questi predicatori
non parlano volentieri, quelle su cui tuttavia la Bibbia non lascia alcun
dubbio.
I peccatori devono essere salvati perché per la
giustizia di Dio qualsiasi comportamento contrario ai suoi comandamenti
– ovvero ogni peccato – ha come conseguenza la punizione della
morte del peccatore. Nell’Antica Alleanza Dio, nella sua misericordia,
ha concesso che al posto della vita del peccatore potesse essere
sacrificata la vita di un animale.
Rom 1,28 Siccome non si sono curati di conoscere
Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero
ciò che è sconveniente; 1,29 ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia,
malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità;
1,30 calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi,
ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 1,31 insensati, sleali, senza affetti
naturali, spietati. 1,32 Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di
Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le
fanno, ma anche approvano chi le commette. Rom 1,28-32;
Rom 6,23 perché il salario del peccato è la
morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro
Signore. Rom 6,23;
Il Figlio di Dio è dovuto morire sulla croce perché Dio,
nella Nuova Alleanza, si era stancato di tutte le vittime sacrificali,
e tuttavia nel suo amore voleva comunque offrire agli uomini una possibilità di
essere salvati. Ma la giustizia di Dio richiede anche qui una vittima adeguata
per la colpa di tutti i peccatori di questo mondo. Per soddisfare questa
giustizia di Dio non c’era altra possibilità che fosse Dio stesso a portare
il proprio Figlio Gesù Cristo come sacrificio di riscatto per tutti gli uomini.
Giov 3,16 Perché Dio ha tanto amato il mondo,
che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca,
ma abbia vita eterna. Giov 3,16;
Ebr 9,13 Infatti, se il sangue di capri, di tori e
la cenere di una giovenca sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano,
in modo da procurare la purezza della carne, 9,14 quanto più il sangue
di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì se stesso puro di ogni colpa a
Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il
Dio vivente! Ebr 9,13-14;
Ebr 9,26 In questo caso, egli avrebbe dovuto
soffrire più volte dalla creazione del mondo; ma ora, una volta sola,
alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo
sacrificio. 9,27 Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta
sola, dopo di che viene il giudizio,9, 28 così anche Cristo, dopo essere
stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà
una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro
salvezza. Ebr 9,26-28;
Chi accetta dunque questo sacrificio di salvezza per
i proprio peccati e crede nel Figlio di Dio come suo redentore e salvatore,
è salvato. Chi non lo accetta o lo rifiuta, nel Giudizio è colpevole per i
proprio peccati non perdonati e va nella dannazione eterna.
Giov 3,18 Chi crede in lui non è giudicato;
chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito
Figlio di Dio. Giov 3,18;
Giov 3,36 Chi crede nel Figlio ha vita
eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di
Dio rimane su di lui». Giov 3,36;
Come si può vedere, non è sufficiente dire "sì" a Gesù. Devo
riconoscere che sono un peccatore e che secondo la giustizia di Dio sono perso
per l’eternità. Devo riconoscere che né io da solo, né qualsiasi altra cosa a
questo mondo, può salvarmi dall’ira di Dio. Soltanto la fede nel Figlio di Dio e
l’accettazione del suo sacrificio di riscatto per i miei peccati è l’unica
possibilità di sfuggire alla dannazione.
E così possiamo anche riconoscere che l’amore e la misericordia di Dio non sono
né infinite né incondizionate. Questo sarebbe amore cieco e una falsa
misericordia. L’amore di Dio finisce laddove comincia la sua giustizia. Per
questa ragione Dio, nel suo amore e nella sua grazia, con la morte sulla croce
di suo Figlio ci ha offerto una possibilità per poter scampare alla sua
giustizia attraverso l’accettazione di questo sacrifico di riscatto per i nostri
peccati. Dunque se Dio ha dato in pegno il suo unico e amato Figlio e per amore
dell’umanità l’ha sacrificato per salvarla, egli l’ha fatto perché la sua
giustizia rendeva necessario tale sacrificio per i peccati degli uomini.
Per questo modo di procedere di Dio non c’è paragone migliore di quanto
riportato dall’economista nazionale Roscher sul comportamento del signore degli
Avari Shamil, un capo tribù nel Caucaso del nord all’inizio del 19
secolo:
"Al fine di mantenere l’unità e la disciplina nella sua tribù,
il principe aveva emesso ordini severi che nessuno poteva mettere le mani sul bottino, che
apparteneva alla tribù nel suo complesso. Chiunque viola quest’ordine è punito con 100
bastonate.
La prima violazione di questa legge avviene – proprio per mano dell’anziana madre del
principe. Cosa succederà adesso? Se la sanzione non viene applicata, la giustizia del
principe è contestata e la serietà dei suoi comandi è sminuita per tutti i tempi.
Roscher racconta che il principe si era rinchiuso nella sua tenda per un giorno. Poi
emerse con la direttiva: la pena è da applicare.
Come però il primo colpo fu battuto sul dorso della madre, si strappò il mantello, si
gettò davanti a sua madre e gridò ai soldati: continuate a battere e non un colpo di meno!
Aveva trovato la soluzione! La madre fu salvata e allo stesso tempo dimostrava la schiena
lacerata e sanguinante del principe, quanto severamente erano da applicare i suoi ordini e
come si doveva attenere la legge e la giustizia nella tribù."
(tratto da Werner de Boor: Der Brief an die Römer, WStB, R. Brockhaus Verlag [La Lettera
ai Romani, WStB, R. Brockhaus Editore])
E così, anche il sangue e la morte del nostro Signore Gesù
Cristo sulla croce mostra quanto è implacabile Dio nella sua giustizia contro il
peccato, e contemporaneamente quanto è grande il suo amore per noi uomini.
Dunque se Dio nella sua giustizia non poteva risparmiare neppure suo Figlio,
come può credere qualcuno che Dio mostrerebbe clemenza e concederebbe una fine
misericordiosa a quegli uomini che hanno rifiutato la sua offerta e si sono
rifiutati di accettare questo sacrificio di riscatto di suo Figlio? Chi respinge
l’amore, la grazia e la misericordia di Dio nella propria vita terrena, nel
Giudizio può aspettarsi solo l’assoluta giustizia di Dio.
E poi che giustizia sarebbe anche verso i cristiani che vincono, che hanno
resistito nelle persecuzioni e nel bisogno e hanno avuto fiducia in Dio, se gli
infedeli e gli adoratori di idoli, che si sono sollevati contro Dio e hanno
perseguitato e tormentato il suo popolo negli ultimi tempi, nel Giudizio se la cavassero con una
rapida "fine misericordiosa" senza punizione? Perché Dio dovrebbe essere
misericordioso verso i maledetti e i compari di Satana quando questi hanno
tormentato e ucciso il suo popolo sulla terra? Questa sarebbe un’ingiustizia
assoluta! Non a caso le anime dei martiri in Apoc 6,9 gridano:
Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?
Apoc 6,9 Quando l’Agnello aprì il quinto sigillo,
vidi sotto l’altare le anime di quelli che erano stati uccisi per la parola di
Dio e per la testimonianza che gli avevano resa. 6,10 Essi gridarono a gran
voce: «Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia
e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?» Apoc 6,9-10;
E la risposta di Dio non è un riferimento ad una fine rapida dei
loro assassini, bensì dice: "E fu loro detto che si riposassero ancora un po’ di
tempo, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro
fratelli, che dovevano essere uccisi come loro".
Apoc 6,11 E a ciascuno di essi fu data una veste
bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po’ di tempo, finché
fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che
dovevano essere uccisi come loro Apoc 6,11;
Dunque qui non ci sarà nessuna falsa misericordia, bensì
assoluta giustizia. Dio vendicherà il sangue dei suoi sui loro assassini. E non
sarà nessuna "fine misericordiosa" e "cancellazione veloce", bensì un tormento e
dannazione eterna lontano da Dio.
Per finire, ancora un commento del predicatore e pastore Wilhelm Busch
sull’inferno:
L’inferno è il luogo in cui ci si è veramente e definitivamente sbarazzati di Dio. Là non verrete
più invitati. Là nulla più vi chiamerà. Forse qui vi viene voglia di pregare, ma non sapete più come si fa. Forse
qui vi viene voglia di invocare il nome di Gesù, ma non ve lo ricordate più. Non dovete accettare questo messaggio.
Potete evitare di convertirvi in Gesù. Ma sia chiaro, che in tal modo state scegliendo l’inferno! Avete la totale
libertà!
Wilhelm Busch (1897-1966) è stato un pastore giovanile di Essen,
evangelista, predicatore, scrittore e autore.
Questo estratto è tratto dal libro "Jesus unser Schicksal", ["Gesù il nostro
destino", di W. Busch] Schriftenmissions-Verlag Gladbeck/Westfalen. ISBN
3-7958-0364-0364-0
(Vedi anche Discorso 55: "Perché Dio permette le sofferenze?")
L’esistenza eterna di ogni essere umano.Ogni essere umano, che con la sua nascita corporale
abbandona, vivo, il sacco amniotico della madre, e che, dunque è "nato
d’acqua" (liquido amniotico, fluidità amniotica) (Giov 3:5), riceve da Dio
(Giov 4:24) uno spirito umano (1Cor 2:11) con l’esistenza eterna (Mat
25:46). Nella prima parte temporale e terrena di questa esistenza – nella
sua vita, l’essere umano ha la possibilità di scegliere in assoluta
libertà e senza alcuna costrizione con lo spirito datogli da Dio (Gen 2,7; 6,3) se donare
a questo Dio, il creatore di tutta la vita, la sua completa fiducia e
tutto il suo amore. Dio vivificherà i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Röm 8,11 Se lo Spirito di colui che ha risuscitato
Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti
vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che
abita in voi. Röm 8,11; Nel momento della Risurrezione
(Rom 6:4-5), la "rinascita dallo spirito" (Mat 19:28;
1Piet 1:18; Giov 3:7), l’essere umano riceve nuovamente un corpo
(1Cor 15:43-44; Mat 22:30; Giov 3:8; Rom 8:10-11), simile a quello del figlio di Dio dopo la sua
risurrezione (Giov 20:26-27). Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. 1Cor 15,42 Così è pure della risurrezione dei
morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; 15,43
è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente;
15,44 è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c’è un
corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. 15,45 Così anche sta
scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente» (Gen 2,7);
l’ultimo Adamo è spirito vivificante. 15,46 Però, ciò che è
spirituale non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che
è spirituale. 15,47 Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo
uomo è dal cielo. 15,48 Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e
quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. 15,49 E come abbiamo portato
l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste.
1Cor 15,42-49; Con questo corpo, l’essere
umano starà poi durante il Giudizio Universale
al cospetto del Figlio di Dio, che, per incarico di Dio (Giov 5:22,
26-27), giudicherà ciascun essere umano secondo le azioni terrene e in
base alla scelta da lui compiuta in vita a favore o contro Dio (Rom 2:16). "Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il
Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della
verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché
dimora con voi, e sarà in voi." Giov 14,15-17; Da questo punto di vista si è già espresso il noto evangelista e predicatore
Wilhelm Busch con i suoi ascoltatori: "Non c’è
bisogno di accogliere il messaggio che le sto dicendo. Può lasciare perdere di
convertirsi a Gesù. Ma abbia ben chiaro che in tal modo lei sceglie l’inferno! Lei ha
la totale libertà!! (Vedi anche discorso 22: "Esiste
l’immortalità dell’anima?") Per tutti coloro che vorrebbero averlo breve e
moderno: |
La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.A differenza di tutte le altre religioni di questo mondo, il cristianesimo
biblico non è una religione. È una relazione. Un rapporto o una connessione
con Dio, in quanto nostro Padre nei cieli. Ecco perché anche il nostro
Signore Gesù Cristo ci ha detto: Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Mat 23,9 Non chiamate nessuno sulla terra vostro
padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli.
Mat 23,9; Perciò, nel cristianesimo biblico non chiamiamo nessuno
sulla terra nostro Padre, ma l’unico e solo Onnipotente Dio nei
cieli è nostro Padre. Infatti, Dio non ha creato solo noi, ma con Adamo e
Eva, i nostri genitori arcaici, tutti gli esseri umani, ed è quindi il padre
di tutti noi. Eppure questo è ciò che pochissimi vogliono sapere. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità. Giov 4,23 Ma l’ora viene, anzi è già venuta,
che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità;
poiché il Padre cerca tali adoratori. 4,24 Dio è Spirito; e quelli
che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità».
Giov 4,23-24; E come ci conferma anche Paolo nella prima lettera ai
Corinzi, lo Spirito di Dio dimora in noi, se siamo figli di Dio. Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 1Cor 3,16 Non sapete che siete il
tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 3,17 Se uno
guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo;
e questo tempio siete voi. 1Cor 3,16-17; Così questa è una connessione molto simile a quella, che
anche il Figlio di Dio ebbe con il Padre durante la Sua missione sulla terra: Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Giov 14,10 Non credi tu che io sono nel Padre
e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio;
ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. 14,11 Credetemi:
io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle
opere stesse. Giov 14,10-11; Infine il Signore Gesù stesso ci spiega anche, che chi Lo
ama si riconoscerà dal fatto, che osserverà la Parola del Suo Signore. E
perciò il Padre lo amerà ed entrambi, Padre e Figlio, verranno da lui e
dimoreranno presso di lui. Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. Giov 14,22 Giuda (non l’Iscariota) gli domandò:
«Signore, come mai ti manifesterai a noi e non al mondo?» 14,23 Gesù gli
rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio
l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. 14,24 Chi
non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite non è mia,
ma è del Padre che mi ha mandato. Quindi riassumiamo: Paolo ci dice sopra in 1Cor 3,16, che lo
Spirito Santo dimora presso di noi, se siamo figli di Dio. Qui sopra in
Giov 14,23 il Signore Gesù ci dice, che Padre e Figlio verranno da noi e
dimoreranno presso di noi, se amiamo il Figlio. Così nel nostro spirito abbiamo unito
Padre, Figlio e Spirito Santo! È quindi evidente che è nella natura degli esseri spirituali incorporarsi sia
nello spirito di un essere umano che in altri esseri spirituali. Nella loro forma spirituale sono
immateriali e possono fondersi l’uno nell’altro, come quando si versa sul livello materiale
un bicchiere d’acqua in un altro e i due liquidi diventano un’unica cosa (Trinità). L’Altissimo però non abita in edifici fatti da mano d’uomo. Atti 7,48 L’Altissimo però non abita in edifici
fatti da mano d’uomo, come dice il profeta(Isaia 66:1-2): 7,49 "Il
cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi
costruirete, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo?
7,50 Non ha la mia mano creato tutte queste cose?" Atti 7,48-50; Dunque, nella fede cristiana biblica non esistono riti, liturgie, "messe",
sacerdoti, vescovi, cardinali, papi, etc. I credenti cristiani biblici
stessi sono il tempio di Dio e nel loro spirito hanno una connessione
immediata e diretta con il loro Padre Celeste. Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: "Abiterà in mezzo a loro e con loro camminerà e sarà il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo." 2Cor 6,14 Non lasciatevi legare al
giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la
giustizia e l’iniquità;, o quale unione tra la luce e le tenebre? 6,15 Quale
intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un
infedele? 6,16Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Ed è anche questo spirito dei figli di Dio che vivrà dopo la
risurrezione come un essere spirituale nella dimensione eterna con il nostro
Padre nei cieli, avendo percorso la strada che nostro Signore Gesù Cristo ha
già percorso prima di noi come primizia (1Cor 15,20-28). Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto. Mat 6,5 «Quando pregate, non siate come gli
ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli
angoli delle piazze (o davanti agli altari idolatri cattolici ["Maria", "Santi"] e al "Muro del Pianto"
ebraico!/ FH) per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno.
6,6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta,
rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. 6,7 Nel pregare non usate
troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per
il gran numero delle loro parole. 6,8 Non fate dunque come loro, poiché
il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele
chiediate. Mat 6,5-8; |
(Vedi anche Discorso 1072: "La
Trinità è solamente un agire di Dio in tre persone?"")