Discorso 119 – Dio non ha perdonato i nostri peccati, nonostante la penitenza?




La mia più grande paura è che il Signore non mi accetti più. / Commento di AM, 03-2015

Il significato della parola "penitenza" / Articolo di Derek Prince – Glaubenswachstum [Crescita nella fede], Glauben.de

Camminiamo nella luce o nelle tenebre? (1Giov 1,6-7) /Articolo di Fritz Wolf – Discorso 58 , Immanuel.at

Dio ha perdonato i nostri peccati, nonostante la penitenza?

Il fondamento del perdono di Dio.

L’esistenza eterna di ogni essere umano.

La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.

(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

La mia più grande paura è che il Signore non mi accetti più. / Commento di AM, 03-2015

ho letto il Suo articolo (Discorso 58:Come sai, se sarai salvato? /Nota di FH) ed è già da anni che mi trovo in grandi difficoltà perché ho completamente ignorato gli (ultimi) ammonimenti. Prima di passare alla mia vera domanda, Le vorrei raccontare la mia storia passata, poiché a essa si riferisce la mia richiesta.

Sono nato da genitori credenti e sono cresciuto nella comunità cristiana. Non sono sicuro di essermi davvero convertito da bambino. All’inizio la mia vita è andata avanti "probabilmente" in maniera simile a qualsiasi bambino cresciuto in una famiglia cristiana. Pregavo con i miei genitori al mattino e alla sera, leggevo la Bibbia e frequentavo regolarmente la scuola domenicale e il catechismo (in breve, Gesù Cristo è stato sempre presente per me e la fede è da sempre una cosa normale).

All’età di circa 15 anni iniziai ad andare per i fatti miei (alcol, feste, ecc.), ma non voltai mai completamente le spalle alla fede, tranne in una situazione -avrò avuto 15 anni – in cui per un "capriccio infantile" ho detto al Signore che non Lo volevo più, che doveva lasciarmi perdere e punire i miei genitori per la loro severa educazione cristiana. In seguito, però, confessai tutto al Signore pregandolo di perdonarmi e di salvarmi (non so se mi ha sentito??)

Così la mia vita è andata avanti, senza mai respingere davvero la fede, ma senza neanche essere effettivamente aperto; sono stato piuttosto indifferente e, sebbene il Signore, in maniera spesso percettibile mi abbia parlato, non ho modificato nulla. Verso i 24 anni mi sono sentito sempre più ansioso e depresso a causa della paura di perdermi e della dannazione eterna, così ho pregato più volte il Signore di salvarmi e di perdonarmi, confessandogli di volere Lui come Signore e Salvatore e anche che avevo bisogno del Suo aiuto e della Sua forza per lasciare la mia vita peccaminosa, dato che fino a quel momento era effettivamente mancata la volontà, anche se il desiderio era quello di seguire il Signore. Allora ho iniziato a studiare di più la Parola di Dio e a vedere perché non avevo la vera pace e così mi sono imbattuto nei seguenti passaggi che mi hanno fatto capire che, se si continua a ignorare Dio, che significa anche rifiutarlo, sarà troppo tardi. (Giob 33:16 Ebr 12:16;10:26)

La mia più grande paura è che il Signore non mi accetti più e non mi accetterà più, malgrado la mia incessante preghiera quotidiana da quasi 6 anni sia che il Signore mi conduca alla vera penitenza e mi perdoni. Purtroppo non ho ancora percepito chiaramente il punto in cui il Signore mi ha effettivamente collocato nella Sua luce come grande peccatore; che io lo sia l’ho capito da un punto di vista razionale e attraverso l’educazione cristiana dei miei genitori. Di recente ho letto questo articolo che ha fatto ulteriormente aumentare i miei dubbi e quindi Le scrivo anche per questo: https://www.glaube.de/artikel/thema///derek_prince_busse.html

Dio si nega, anche quando Lo si implora di essere salvati? Dio non offre più possibilità di penitenza?? Dopo tutto ciò che ho scritto può essere che il Signore mi abbia ripudiato come ha fatto con Esau e Saul? Può essere che ho abbandonato il mio spazio di penitenza, nonostante desideri la salvezza? Forse Dio mi ha indurito oppure dicendogli allora quelle cose che ho menzionato prima, ho varcato un limite come in Ebrei 10,26? (Forse a causa della mia responsabilità di essere cresciuto in una famiglia cristiana?) Desidero credere e pentirmi veramente, ma Dio tace e non mi offre il perdono. Incessantemente sento una sorta di voce interiore dirmi "quando ti ho chiamato non hai voluto, ora è troppo tardi".

Cara redazione, effettivamente mi sento così disperato, che non vedo più alcuna possibilità di essere salvato; con la paura di essere perduto in eterno la vita mi dà poca gioia e non capisco il motivo perché Dio mi lascia ancora vivere, nonostante il mio tempo per salvarmi sia scaduto.

Ecco perché Le scrivo. Grazie di cuore.

Cordiali saluti.

AM



Grazie per aver visitato Immanuel.at e per la Sua e-mail.

Leggendo il suo messaggio ho pensato che probabilmente anche altri fratelli e sorelle nel Signore potrebbero porsi la stessa questione. Ma poiché la risposta a questa questione è indubbiamente di non poca importanza per il proseguimento del cammino di fede, La ringrazio vivamente per aver dato il consenso alla pubblicazione di alcuni estratti della nostra corrispondenza, affinché anche altri lettori di Immanuel.at possano avervi accesso.

Prima di chiederci, se Dio ha accettato la nostra penitenza, dovremmo chiarire che cos’è effettivamente la penitenza. Per una migliore comprensione del Suo problema ho anche seguito il link che ha fornito. Proprio all’inizio di questo articolo di Derek Prince ho trovato un’ottima spiegazione del concetto di penitenza e dato che anche Lei scrive di non essere sicuro di comprendere correttamente la penitenza, qui di seguito ho ripreso la parte rilevante di queste osservazioni:


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

Il significato della parola "penitenza" / Articolo di Derek Prince – Glaubenswachstum [Crescita nella fede], Glauben.de

Innanzitutto, è importante acquisire una chiara comprensione del vero significato della parola "penitenza", così come è utilizzata nella Scrittura.

Significato della parola
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Nel Nuovo Testamento l’espressione "fare penitenza" è comunemente usata come traduzione del verbo greco "mentanoein" (corretto: "metanoein"/FH). Questa parola "mentanoein" (corretto: "metanoein"/FH) ha un significato chiaro e definito che attraversa tutta la lingua greca e ricorre sia nel greco classico che in quello del Nuovo Testamento. Fondamentalmente la parola ha sempre lo stesso significato: "cambiare idea". Il vero significato di "penitenza" nel Nuovo Testamento, di conseguenza, non è un’ondata di emozioni ma una DECISIONE.

È estremamente importante comprendere chiaramente questo fatto perché così molte supposizioni e idee sbagliate sulla "penitenza" si dissolvono da sole. Molte persone associano il termine "penitenza" principalmente a una determinata sensazione, in cui si versano lacrime e cose simili. Tuttavia, è del tutto possibile che una persona sia emotivamente parecchio predisposta anche a versare molte lacrime, ma che ciononostante non riesca mai a pentirsi nel vero senso biblico. Altri, d’altra parte, associano la parola "penitenza" all’osservazione di determinati riti religiosi e determinate prescrizioni – forse nel senso di "espiare". Ma anche qui vale lo stesso: Si possono osservare molti usi e riti religiosi e ciononostante non arrivare mai alla vera penitenza in senso biblico.

La vera penitenza non è altro che una ferma decisione interiore – un cambiamento di idea.

Se osserviamo l’Antico Testamento, vediamo che la parola – che qui nella maggior parte dei casi viene tradotta come "fare penitenza" – letteralmente significa "girarsi", "tornare indietro" o "voltarsi indietro". Ciò concorda completamente con il significato della parola "penitenza", così come viene rivelata nel Nuovo Testamento. Il termine nel Nuovo Testamento descrive la decisione interiore, il cambiamento di idea; nell’Antico Testamento il termine si riferisce all’azione esteriore come espressione del cambiamento di idea – all’atto di "voltarsi" o di "tornare indietro".

Il Nuovo Testamento, dunque, sottolinea la natura interiore della vera penitenza; l’Antico Testamento evidenzia l’azione come espressione del cambiamento interiore. Se uniamo entrambi questi aspetti, si ottiene un quadro completo della penitenza: La penitenza è un processo interiore, una trasformazione di significato, che ha come risultato un cambiamento esteriore o un voltarsi indietro, affinché da questo momento in poi si consideri e si percorra una direzione completamente nuova.

https://www.glaube.de/artikel/thema///derek_prince_busse.html



Così quando all’inizio nel suo commento AM scrive: "Purtroppo non ho ancora percepito chiaramente, il punto in cui il Signore mi ha effettivamente collocato nella Sua luce come grande peccatore", nonostante dica di aver letto questo summenzionato articolo "glaube.de", sembra che abbia palesemente saltato la seguente dichiarazione di Prince:

"Molte persone associano il termine ’penitenza’ principalmente a una determinata sensazione, in cui si versano lacrime e cose simili. Tuttavia, è del tutto possibile che una persona sia emotivamente parecchio predisposta anche a versare molte lacrime, ma che ciononostante non riesca mai a pentirsi nel vero senso biblico."


Quindi, se AM sta aspettando una "sensazione" e pensa di dover "sentire" qualcosa, è sulla strada sbagliata. L’avversario lavora con i sentimenti. Egli "incanta" i suoi ammiratori con apparizioni mariane o "visioni dell’inferno".

(Vedi anche Discorso106: "Le false dottrine nelle comunità cristiane.")


Come scrive Prince sopra del tutto correttamente: "La vera penitenza non è altro che una ferma decisione interiore – un cambiamento di idea." E questa decisione non si manifesta come sensazione che si percepisce nella "pancia", ma nello spirito. Funziona come con tutte le decisioni di fede: queste si giocano – se sono autentiche – principalmente nello spirito perché è questo lo spazio dove incontriamo Dio. Dio è Spirito e quelli che vogliono parlare con Dio (quelli che l’adorano), bisogna che l’adorino in spirito e verità. (Giov 4:23-24).

Sebbene questa parte dell’articolo in "glaube.de" analizzi e spieghi benissimo il significato del concetto di penitenza, sono le spiegazioni che seguono che lasciano alquanto perplessi. Come già scrive AM nel suo summenzionato messaggio, sono state proprio queste affermazioni "a fargli venire i dubbi" e quindi a spingerlo a cercare consiglio su Immanuel.at.

Tuttavia, queste dichiarazioni che seguono non sono affatto false o non bibliche. Si tratta piuttosto del fatto che esse non tengono in considerazione il diverso livello di fede del lettore e ciò può indurre un lettore o l’altro a equivocare e a trarre conclusioni affrettate, a causa della mancanza di conoscenza biblica. Come, ad esempio, nella seguente dichiarazione alla fine dell’articolo::

"Il punto critico nella vita di un essere umano, dunque, è il momento in cui lo Spirito Santo lo invita a pentirsi. A coloro che accettano questo invito, Egli li conduce alla fede salvifica in Gesù Cristo e alla vita eterna; invece, coloro che rifiutano l’invito rimangono peccatori sulla via già intrapresa, che li condurrà nella tomba e nelle tenebre senza fine dell’eternità senza Dio. La Bibbia dice chiaramente che è possibile allontanarsi da questo "spazio di penitenza" mentre si è ancora in vita. Ciò significa che si può arrivare a un punto in cui lo Spirito di Dio non esorta più alla penitenza e dove, di conseguenza, non c’è più alcuna speranza per queste persone, nonostante non abbiano ancora attraversato le porte dell’eternità."


È assolutamente giusto che sia possibile, in base alla Bibbia, allontanarsi dallo ’spazio di penitenza’ già in questa vita. E ciò non è giusto solo per i senza Dio e gli idolatri, ma anche per i cristiani biblici che sono caduti dalla fede, come ci dice l’autore della lettera agli Ebrei:

Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al ravvedimento.

Ebr 6,4 Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo 6,5 e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo futuro, 6,6 e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al ravvedimento perché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio di Dio e lo espongono a infamia. Ebr 6,4-6;


"Fare penitenza" significa prendere una decisione interiore. Non c’è dubbio che a questa decisione interiore debbano naturalmente seguire anche dei segni esteriori. Forse possiamo chiarire con un esempio lampante: un tizio vuole arrivare alla stazione in tempo per prendere il treno, ma capisce che sta andando nella direzione sbagliata. Tale consapevolezza lo spinge a prendere la decisione interiore di tornare indietro, alla quale segue un’azione esteriore: un dietro-front nella direzione giusta.

Nel caso dei fratelli e delle sorelle nel Signore di allora, quelli a cui si riferisce il summenzionato passaggio della lettera agli Ebrei, le cose sembra siano andate diversamente. Dopo la loro conversione hanno ancora una volta voltato le spalle alla fede precipitando nuovamente nella direzione sbagliata. Ma ora non pensano più di tornare indietro. Come tutte le altre persone senza Dio, anche loro vengono travolte da una sorta di "demenza caratteriale": hanno perso la capacità di discernere il bene dal male e giudicano il mondo e il suo ambiente solo in termini di "vecchio" e "nuovo". E così considerano anche il passato come antico e superato, mentre desiderano ciò che è nuovo e interessante. E questa volta non si tratta di un errore che si può correggere. Queste persone hanno perso la volontà – e anche la capacità – di convertirsi.

Dunque, chi in quanto cristiano – come il nostro commentatore AM in questo caso – in uno stato quasi di disperazione cerca di capire, se Dio ha accettato la sua penitenza, non ha perso né la volontà, né la capacità di convertirsi. Così dopo la sua penitenza e la sua conversione sarà nuovamente accettato da Dio come Suo figlio, come un vero cristiano biblico.

Ma come si può notare, a volte anche i cristiani hanno dubbi sul fatto di essere sulla strada giusta. Qui non è una questione di fede in Dio o di assenza di Dio, ma la domanda è, se le proprie azioni si confanno o meno al comportamento di un vero cristiano biblico. A tal proposito anche Fritz Wolf nel suo articolo "Come sai, se sarai salvato?" ha fatto alcune importanti dichiarazioni apparse nel discorso 58 su Immanuel.at, di cui mi preme citare alcuni estratti.


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

Camminiamo nella luce o nelle tenebre? (1Giov 1,6-7) /Articolo di Fritz Wolf – Discorso 58 , Immanuel.at

Per molto tempo ho pensato che il cammino nella luce (1Giov 1,6-7) corrispondesse a un cammino pressocché senza peccato. Ma questo non può essere vero perché alla fine del versetto 7 si dice che il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato. Dio è luce e in Lui non ci sono le tenebre. Chi vive nelle tenebre nasconde la sua colpa. Al buio tutti i vestiti sporchi sembrano puliti. Se indosso una camicia bianca e mi metto alla luce, ogni piccola macchia diventa visibile, mentre i vestiti scuri in un ambiente meno illuminato sembrano puliti anche con le macchie.

Se ci esponiamo alla luce di Dio e analizziamo costantemente la nostra vita in base alle direttive della Parola di Dio, presto ci renderemo conto di quanto siamo indegni e peccatori. Presto ci renderemo conto di non poterci creare illusioni. Se, d’altro canto, ci abbandoniamo piuttosto a una vita superficiale, allora diventeremo sempre più insensibili nei confronti della nostra stessa peccaminosità e inizieremo a pensare che dopo tutto non siamo così cattivi. Perdiamo l’interesse per le questioni spirituali e abbiamo sempre meno consapevolezza della nostra vita in relazione a Dio.

Anche i figli di Dio attraversano continuamente quelle fasi, in cui non sono così tanto interessati alla Parola di Dio e preferiscono tenere comportamenti più superficiali, allora Dio li riporta nuovamente alla presenza di Dio. La persona giusta cade sette volte, ma si rialza, mentre l’empio rimane attaccato alla sua colpa. Chi cammina nelle tenebre nasconde la sua colpa, che non è visibile. In tali condizioni è facile convincersi di essere senza peccato. Si trovano sempre persone che rispetto a se stessi ne hanno fatte una più del diavolo.

(Vedi anche Discorso 58: "Come puoi sapere se sei salvato? [non ancora disponibile in Italiano, leggi in tedesco / leggi in inglese])



Dio non ha perdonato i nostri peccati, nonostante la penitenza?

Il seguente passaggio riassume la parte essenziale della domanda posta nella summenzionata e-mail di AM:

"All’età di circa 15 anni iniziai ad andare per i fatti miei (alcol, feste, ecc.), ma non voltai mai completamente le spalle alla fede, tranne in una situazione -avrò avuto 15 anni – in cui per un "capriccio infantile" ho detto al Signore che non Lo volevo più, che doveva lasciarmi perdere e punire i miei genitori per la loro severa educazione cristiana. In seguito, però, confessai tutto al Signore pregandolo di perdonarmi e di salvarmi (non so se mi ha sentito??)"


Quindi la domanda essenzialmente è: "Quando ci ascolta Dio e quando sappiamo, se Dio ha perdonato i nostri peccati?". All’ultima parte di questa domanda è relativamente facile dare una risposta: Dio perdona tutti i peccati tranne uno: il peccato contro lo Spirito Santo.

Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.

Mat 12,31 «Perciò io vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. 12,32 A chiunque parli contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro. Mat 12,31-32;


E naturalmente a questo punto molti fratelli e sorelle si chiedono che cosa sia questa bestemmia contro lo Spirito Santo e anche qui scatta la paura di aver già commesso questo peccato. Nel Discorso 64 "Cos’è il peccato contro lo Spirito Santo?" a tal proposito viene fornita una risposta relativamente dettagliata, che qui di seguito ripropongo in forma riassuntiva.

L’occasione in cui il Signore fece questa dichiarazione ci viene raccontata più nei dettagli da Marco:

Ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno.

Mar 3,28 In verità vi dico: ai figli degli uomini saranno perdonati tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; 3,29 ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno, ma è reo di un peccato eterno». 3,30 Egli parlava così perché dicevano: «Ha uno spirito immondo». Mar 3,28-30;


Qui Marco alla fine dice: "Perché dicevano: Ha uno spirito immondo". Se ora ritorniamo al Vangelo di Matteo e ripercorriamo il testo a ritroso partendo dalla summenzionata dichiarazione di Mat 12,31-32, alcuni versi prima ci imbatteremo in quell’evento, a cui si riferisce Marco:

«Costui non scaccia i demoni se non per l’aiuto di Belzebù, principe dei demoni.»

Mat 12,22 Allora gli fu presentato un indemoniato, cieco e muto; ed egli lo guarì, in modo che il muto parlava e vedeva. 12,23 E tutta la folla stupiva e diceva: «Non è questi il Figlio di Davide?» 12,24 Ma i farisei, udendo ciò, dissero: «Costui non scaccia i demoni se non per l’aiuto di Belzebù, principe dei demoni».

12,25 Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina; e ogni città o casa divisa contro se stessa non potrà reggere. 12,26 Se Satana scaccia Satana, egli è diviso contro se stesso; come dunque potrà sussistere il suo regno? 12,27 E se io scaccio i demoni con l’aiuto di Belzebù, con l’aiuto di chi li scacciano i vostri figli? Per questo, essi stessi saranno i vostri giudici. 12,28 Ma se è con l’aiuto dello Spirito di Dio che io scaccio i demoni, è dunque giunto fino a voi il regno di Dio. Mat 12,22-28;


E con ciò abbiamo anche la risposta alla domanda di cosa sia il peccato contro lo Spirito Santo. Ancora peggio della pura negazione dello Spirito Santo è il riferimento allo Spirito Santo come a uno "spirito impuro".

Questi sono, dunque, i veri nemici di Dio, come lo furono allora gli scribi ebrei del Sinedrio, che dissero cose simili e che il Signore definì razza di vipere e figli del diavolo, che non riusciranno a sfuggire alla futura ira di Dio.

Voi siete dal diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro.

Giov 8,43 Perché non comprendete il mio parlare? Perché non potete ascoltare la mia parola. 8,44 Voi siete dal diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu omicida fin dal principio e non è rimasto fermo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, parla del suo perché è bugiardo e padre della menzogna. Giov 8,43-44;

Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l’ira futura?

Mat 3,7 Ma vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l’ira futura? Mat 3,7;

Razza di vipere, come potete dir cose buone, essendo malvagi?

Mat 12,34 Razza di vipere, come potete dir cose buone, essendo malvagi? Poiché dall’abbondanza del cuore la bocca parla. 12,35 L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone; e l’uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie. Mat 12,34-35;

Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna?

Mat 23,32 E colmate pure la misura dei vostri padri! 23,33 Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? Mat 23,32-33;


E, dunque, queste sono le persone che si sono rese colpevoli del peccato contro lo Spirito Santo. 

Per quelle persone che si pongono questa domanda con un cuore pieno di fede, ecco una risposta, secondo me, tanto semplice quanto giusta:

Chi, come credente cristiano, si pone la domanda, "Ho commesso il peccato contro lo Spirito Santo?" – in qualsiasi momento della sua vita – può stare certo che la risposta è "no". (Altrimenti, certamente non sarebbe più un cristiano credente!)



E così abbiamo anche la risposta alla domanda posta nel titolo di questo discorso: "Dio ha perdonato i nostri peccati, nonostante la penitenza?". Se ci pentiamo con tutto il cuore e facciamo penitenza, cioè convertiamo i nostri pensieri e le nostre azioni – e ciò possibilmente non una volta sola – possiamo essere certi che, così come noi dobbiamo perdonare i fratelli e le sorelle, che hanno peccato contro di noi e ci chiedono perdono (Mat 18:21-22), anche Dio perdona tutti i nostri peccati (tranne uno), se glielo chiediamo.

(Vedi anche Discorso 18; "Il perdono: compito di Dio e dei cristiani?")


Il fondamento del perdono di Dio.

Tuttavia, in alcune questioni di questo tipo spesso viene completamente ignorato il solo e unico fondamento su cui si basa Dio per perdonare i nostri peccati e cioè il sacrificio di redenzione di nostro Signore Gesù Cristo. Dio perdona i nostri peccati non "perché non siamo così cattivi", come avverte Fritz Wolf nel summenzionato testo. E nemmeno perché l’amore di Dio è "infinito" e "incondizionato", come, invece, da secoli la Chiesa cattolica cerca di far credere al suo popolo di fedeli e al mondo intero.

L’amore infinito e incondizionato di Dio.

Se l’amore di Dio fosse infinito e incondizionato, questo Dio dovrebbe rimettere a tutti gli esseri umani di tutti i tempi (all’infinito!!) tutti i loro peccati senza rimorso né conversione (incondizionatamente!!). Allora, non sarebbe più necessario alcun sacrificio espiatorio – e Gesù Cristo non avrebbe dovuto morire sulla croce.

Allora tutti i delinquenti, tutti i pluriomicidi, tutti gli atei, tutti i tiranni e tutto il resto della peggior feccia, dal principio del mondo fino alla sua fine (all’infinito!), senza rimorso né conversione (incondizionatamente!), entrerebbero nella vita eterna insieme a tutti i cristiani biblici.

Perciò, chi parla di un amore "infinito" e "incondizionato" di Dio, dimostra di non avere alcuna idea del perché Dio abbia lasciato morire suo Figlio sulla croce. Simili persone non hanno ancora assolutamente compreso il fondamento della fede cristiana e sono dunque totalmente inadatte ad esprimere dichiarazioni in merito ad una qualunque caratteristica di Dio.

(Vedi anche discorso 30: "Perché Gesù dovette morire sulla croce?")



Come si può notare, la falsa dottrina di un amore divino "infinito" o "incondizionato" è già molto vicina al peccato contro lo Spirito Santo. Come minimo si tratta di un peccato contro il sacrificio sulla croce di nostro Signore Gesù Cristo. Le conseguenze sono le stesse nell’uno e nell’altro caso: queste persone non possono essere salvate e andranno in dannazione. Solo che i cattolici hanno ancora una possibilità di penitenza – cioè di pentimento e conversione – quelli che peccano contro lo Spirito Santo no.

Nelle discussioni tra cattolici a questo punto viene frequentemente avanzata l’argomentazione che "dopo tutto è Dio che si deve pregare e non Gesù Cristo". Il fatto che al posto di Dio i cattolici stessi preghino spesso il demone cattolico "Maria" e i loro "santi" defunti in una sorta di culto dei morti, è poi taciuto con vergogna. Ma con affermazioni simili queste persone documentano solo la loro scarsa conoscenza della Scrittura. Perché il Signore ripetutamente ci dice:

Chi vede me, vede colui che mi ha mandato.

Giov 12,44 Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; 12,45 e chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Giov 12,44-45;

Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio.

Mat 11,25 In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. 11,26 Sì, Padre, perché così ti è piaciuto. 11,27 Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo. Mat 11,25-27;

Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio..

Giov 3,14 «E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, 3,15 affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. 3,16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. 3,17 Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 3,18 Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. Giov 3,14-18;

Chi crede nel Figlio ha vita eterna.

Giov 3,36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ ira di Dio rimane su di lui». Giov 3,36;

Chi crede in me, anche se muore, vivrà.

Giov 11,25 Gesù disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 11,26 e chiunque vive e crede in me, non morirà mai.» Giov 11,25-26;


Ma non è solo il fatto che nostro Signore Gesù Cristo, nell’unità della Trinità, rappresenti contemporaneamente anche Dio, il Padre – anzi è Dio, il Padre – a rendere la Sua adorazione un dovere assoluto per un cristiano biblico; anche il nostro amore e la nostra gratitudine ci spingono ad adorare quell’essere divino che, pur nella forma di Dio, ha assunto la nostra umile forma umana e come essere umano si è fatto inchiodare sulla croce per i nostri peccati.

La conseguenza del peccato e della salvezza per grazia.

Il peccato è ogni atto che va contro i comandamenti di Dio (Es 20:3-17; Mat 5:21-48). La conseguenza di ognuno di questi atti è la morte del colpevole – e non solo la prima, la morte fisica, ma la seconda morte (Apoc 21:8), al quale la persona peccatrice sarà condannato al Giudizio Universale, dopo la risurrezione dai morti – la rinascita (Mat 19:28, 25:31) – con il suo corpo nuovo ed esistente eternamente. Proprio come la prima morte è solo un periodo di transizione fino alla risurrezione, così anche la seconda morte non è una estinzione della persona umana, ma piuttosto una esistenza eternamente, lontano da Dio nelle tenebre della dannazione.

Al fine di soddisfare la domanda giusta di Dio che i suoi comandamenti essere adempiuti, mentre allo stesso tempo offre quegli esseri umani che violano loro la possibilità di essere salvato da questa dannazione eterna, il Figlio di Dio è morto sulla croce sostituto per ogni singolo individuo umano (1Cor 15:3-5). Così tutti coloro che accettano nella fede il sacrificio redentore del Figlio di Dio in espiazione per i propri peccati possono essere salvati, e come peccatori che sono stati giustificati per la grazia può entrare nella vita eterna con Dio (Rom 5:9-11).


Questa è la buona notizia: nonostante la nostra vita peccaminosa, possiamo essere salvati per grazia, perché Dio ci offre il perdono attraverso il sacrificio di redenzione di Suo Figlio. Questo è il Vangelo. Ogni essere umano ha un’esistenza eterna: la domanda è dove trascorrerà quest’esistenza eterna dopo la sua risurrezione – la rinascita, nella luce di Dio o nella dannazione.

Ma prima di tutto questa offerta di Dio deve essere accettata. Chi per redimere i propri peccati non accetta questo sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo in maniera del tutto personale, anche nello spirito e nella preghiera, non sarà perdonato e l’ira di Dio rimarrà su di lui, a prescindere da qualsiasi altro merito possa avere.

Né ammirevoli prestazioni di aiuti offerti a poveri e a malati non credenti, né l’impegno più zelante nell’ambito della comunità cristiana possono costituire un sostituto. Tutte queste azioni contano solo quando si pone il fondamento, che si chiama Gesù Cristo. E come ci dice Paolo qui di seguito, anche queste opere saranno messe alla prova, si vedrà se avevano un intento altruistico o se servivano a far crescere la fama del loro autore.

Nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù.

1Cor 3,11 poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. 3,12 Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, 3,13 l’opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno del giudizio la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. 3,14 Se l’opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; 3,15 se l’opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco. 1Cor 3,11-15;



In riferimento ai fratelli e alle sorelle nelle comunità cristiane, Gottfried Daniel Pomacher – un predicatore del movimento del risveglio di Wuppertal – ci ha indicato una direzione che rispecchia il senso delle summenzionate dichiarazioni di Paolo:

"Il cristianesimo non consiste nelle parole, ma nella forza dello Spirito Santo nel credente. Le colonne del tempio non sono coloro che si guadagnano l’ammirazione dei loro ascoltatori pregando "Signore, Signore" in pubblico, ma i veri pilastri portanti della chiesa sono coloro che rivolgono le loro preghiere al Signore, a casa, nel segreto della loro cameretta, e senza neanche un ascoltatore."


FPer tutte le altre persone anche Wilhelm Busch (1897-1966), compianto evangelista, predicatore e pastore della sezione giovanile della comunità cristiana di Essen, ha spiegato che con Dio non ci sono costrizioni. Ogni azione di fede deve essere assolutamente compiuta per libera volontà, altrimenti non proviene da Dio:

"Con Dio non ci sono costrizioni. Ma che sia chiaro, ognuno dovrà anche accettare le conseguenze. Dio vi offre il perdono dei peccati e la pace per mezzo di Gesù. Potete ribadire: "Non mi serve! Non lo voglio!". E allora potete vivere come volete. Ma poi non dovete credere che negli ultimi 5 minuti della vostra vita – in punto di morte – sarete ancora in grado di afferrare ciò che Dio ha cercato di offrirvi durante tutta una vita.

Potete rifiutare l’offerta di pace di Dio in Gesù, ma poi sarete costretti a vivere senza la pace con Dio per tutta l’eternità. Ed è questo l’inferno. L’inferno è quel luogo, dove ci si libera definitivamente di Dio. Qui nessuno vi inviterà più. Qui nessuno vi chiamerà più. Qui potreste aver voglia di pregare, ma non sarete più in grado di farlo. Qui potreste voler invocare il nome di Gesù, ma non vi verrà più in mente.

Non è necessario che accettiate il messaggio che vi sto dicendo. Potete evitare di convertirvi in Gesù. Ma siate consapevoli che così state scegliendo l’inferno! Avete la libertà assoluta di scegliere!"

(Vedi anche Discorso 55:"Persone che non sono capaci di credere")


L’esistenza eterna di ogni essere umano.


L’esistenza eterna di ogni essere umano.

Ogni essere umano, che con la sua nascita corporale abbandona, vivo, il sacco amniotico della madre, e che, dunque è "nato d’acqua" (liquido amniotico) (Giov 3:5), riceve da Dio (Giov 4:24) uno spirito umano (1Cor 2:11) con l’esistenza eterna (Mat 25:46). Nella prima parte temporale e terrena di questa esistenza – sua vita, l’essere umano ha la possibilità di scegliere in assoluta libertà e senza alcuna costrizione con lo spirito datogli da Dio  (Gen 2,7; 6,3) se donare a questo Dio, il creatore di tutta la vita, la sua completa fiducia e tutto il suo amore.

Dopo la sua morte, il corpo dell’essere umano ridiventa polvere, dalla quale esso era stato creato (Gen 2:7), mentre il suo spirito si incamminerà verso il regno dei morti (Dan 12:2; 1Piet 3:18-19; 1Cor 15:23-24), dove esso trascorrerà il tempo fino alla sua risurrezione in uno stato simile al sonno (1Tess 4:15-16).

Dio vivificherà i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Röm 8,11 Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Röm 8,11;


Nel momento della Risurrezione (Rom 6:4-5), la "rRnascita dallo spirito"(Mat 19:28; 1Piet 1:18; Giov 3:7), l’essere umano riceve nuovamente un corpo  (1Cor 15:43-44; Mat 22:30; Giov 3:8; Rom 8:10-11), simile a quello del figlio di Dio dopo la sua risurrezione (Giov 20:26-27).

Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale.

1Cor 15,42 Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; 15,43 è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; 15,44 è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. 15,45 Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente» (Gen 2,7); l’ultimo Adamo è spirito vivificante. 15,46 Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale. 15,47 Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo. 15,48 Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. 15,49 E come abbiamo portato l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste. 1Cor 15,42-49;


Con questo corpo spirituale, l’essere umano starà poi durante il Giudizio Universale al cospetto del Figlio di Dio, che, per incarico di Dio (Giov 5:22,26-27), giudicherà ciascun essere umano secondo le azioni terrene e in base alla scelta da lui compiuta in vita a favore o contro Dio (Rom 2:16).

Ogni essere umano, che durante la sua vita ha scelto a favore di Dio e di abbracciare la fede in suo figlio Gesù Cristo (Giov 17:3), ha la possibilità, davanti a questo tribunale, di ricorrere alla morte espiante del Figlio di Dio, che rappresenta l’espiazione per i peccati di tutti gli uomini, anche per la cancellazione dei propri peccati – ossia le trasgressioni dei comandamenti di Dio (Giov 3:16) – ed egli così sarà salvato (Giov 5:24). A quegli esseri umani che non hanno accettato questa fede, non verrà concessa la remissione dei loro peccati ed essi saranno perciò condannati (Giov 3:36).

Dopo il Giudizio Universale, questi esseri umani condannato trascorreranno la loro esistenza eterna nelle tenebre (Mat 22:13) della dannazione del fuoco eterno (Mat 18:8), con pianti e stridore di denti (Mat 13:49-50), poiché essi in vita hanno rifiutato o non hanno ritenuto importante di accostarsi alla fede, e con la consapevolezza definitiva che non potranno mai più riparare e che la loro condizione non potrà mai più essere cambiata.

Coloro che sono stati salvati, al contrario, trascorreranno la loro vita eterna (Mat 25:46) nella Nuova Creazione alla luce di Dio su una terra nuova (Apoc 20:11) e sotto un nuovo cielo, che Dio ha creato (Apoc 21:1-3,5).

Il Figlio di Dio ha detto:

"Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi." Giov 14,15-17;

Gesù disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai.» Giov 11,25-26;


Da questo punto di vista si è già espresso il noto evangelista e predicatore Wilhelm Busch con i suoi ascoltatori: "Non c’è bisogno di accogliere il messaggio che le sto dicendo. Può lasciare perdere di convertirsi a Gesù. Ma abbia ben chiaro che in tal modo lei sceglie l’inferno! Lei ha la totale libertà!!
(Persone che non sono capaci di credere.)

(Vedi anche discorso 22: "Esiste l’immortalità dell’anima?")



Per tutti coloro che vorrebbero averlo breve e moderno:
Lo spirito dell’uomo è il "software" – il sistema operativo – che fa funzionare "l’hardware" – il corpo. Alla scadenza dell’hardware, il software viene archiviato nel cloud. Alla fine del mondo, il software ottiene un nuovo hardware con runtime illimitato.





La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.


La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.


A differenza di tutte le altre religioni di questo mondo, il cristianesimo biblico non è una religione. È una relazione. Un rapporto o una connessione con Dio, in quanto nostro Padre nei cieli. Ecco perché anche il nostro Signore Gesù Cristo ci ha detto:

Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli.

Mat 23,9 Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Mat 23,9;

Perciò, nel cristianesimo biblico non chiamiamo nessuno sulla terra nostro Padre, ma l’unico e solo Onnipotente Dio nei cieli è nostro Padre. Infatti, Dio non ha creato solo noi, ma con Adamo e Eva, i nostri genitori arcaici, tutti gli esseri umani, ed è quindi il padre di tutti noi. Eppure questo è ciò che pochissimi vogliono sapere.

Nel cristianesimo biblico la connessione con il nostro Padre nei cieli è completamente diversa rispetto all’adorazione di idoli nelle religioni secolari. Come ci dice il Figlio di Dio, la comunicazione tra Dio e i suoi figli è esclusivamente di natura spirituale:

Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità.

Giov 4,23 Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. 4,24 Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità». Giov 4,23–24;

E come ci conferma anche Paolo nella prima lettera ai Corinzi, lo Spirito di Dio dimora in noi, se siamo figli di Dio.

Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?

1Cor 3,16 Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 3,17 Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi. 1Cor 3,16-17;

Così questa è una connessione molto simile a quella, che anche il Figlio di Dio ebbe con il Padre durante la Sua missione sulla terra:

Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me?

Giov 14,10 Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. 14,11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse. Giov 14,10-11;

Infine il Signore Gesù stesso ci spiega anche, che chi Lo ama si riconoscerà dal fatto, che osserverà la Parola del Suo Signore. E perciò il Padre lo amerà ed entrambi, Padre e Figlio, verranno da lui e dimoreranno presso di lui.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui.

Giov 14,22 Giuda (non l’Iscariota) gli domandò: «Signore, come mai ti manifesterai a noi e non al mondo?» 14,23 Gesù gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. 14,24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite non è mia, ma è del Padre che mi ha mandato.
14,25 Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; 14,26 ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Giov 14,22-26;

Quindi riassumiamo: Paolo ci dice sopra in 1Cor 3,16, che lo Spirito Santo dimora presso di noi, se siamo figli di Dio. Qui sopra in Giov 14,23 il Signore Gesù ci dice, che Padre e Figlio verranno da noi e dimoreranno presso di noi, se amiamo il Figlio.

Così nel nostro spirito abbiamo unito Padre, Figlio e Spirito Santo!
C’è ancora chi dubita, che questi tre esseri spirituali possano essere riuniti anche al di fuori dell’uomo in un uno Spirito, lo Spirito di Dio, come "Trinità"?


È quindi evidente che è nella natura degli esseri spirituali incorporarsi sia nello spirito di un essere umano che in altri esseri spirituali. Nella loro forma spirituale sono immateriali e possono fondersi l’uno nell’altro, come quando si versa sul livello materiale un bicchiere d’acqua in un altro e i due liquidi diventano un’unica cosa (Trinità).

E ora Paolo in 1Cor 3,16, di cui sopra ci scrive, non solo che lo Spirito Santo dimora presso i figli di Dio, ci dice anche, che noi siamo il tempio di Dio. Cioè, come Dio dimorava nel Santo dei Santi del tempio di Gerusalemme con gli israeliti, da allora Dio dimora di nuovo in un tempio.

Solo che questo nuovo tempio non è un edificio fatto con le mani. Piuttosto, ogni singolo credente cristiano, che ama il Suo Signore e osserva la Sua Parola è il tempio di Dio, nel cui "Santo dei Santi", vale a dire nello spirito di questa persona, prende dimora la Trinità.

L’Altissimo però non abita in edifici fatti da mano d’uomo.

Atti 7,48 L’Altissimo però non abita in edifici fatti da mano d’uomo, come dice il profeta(Isaia 66:1-2): 7,49 "Il cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi costruirete, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo? 7,50 Non ha la mia mano creato tutte queste cose?" Atti 7,48-50;

Dunque, nella fede cristiana biblica non esistono riti, liturgie, "messe", sacerdoti, vescovi, cardinali, papi, etc. I credenti cristiani biblici stessi sono il tempio di Dio e nel loro spirito hanno una connessione immediata e diretta con il loro Padre Celeste.

Proprio per questa ragione il cristianesimo biblico non conosce neanche le "case di Dio", come le chiese, le cattedrali, i duomi, le moschee e i templi delle religioni di questo mondo. Perché l’unico e solo Dio non abita nelle case di culto, che sono fatte con le mani. Come figli di Dio, noi stessi siamo il tempio in cui Dio prende dimora nel "Santo dei Santi" – nel nostro spirito.

Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: "Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo."

2Cor 6,14 Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l’iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? 6,15 Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? 6,16Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli?

Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto:
"Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo." 6,17 Perciò uscite di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, non toccate nulla d’impuro. "E io vi accoglierò, 6,18 e sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie", dice il Signore onnipotente. 2Cor 6,14-18;

Ed è anche questo spirito dei figli di Dio che vivrà dopo la risurrezione come un essere spirituale nella dimensione eterna con il nostro Padre nei cieli, avendo percorso la strada che nostro Signore Gesù Cristo ha già percorso prima di noi come primizia (1Cor 15,20-28).

Quando un figlio o una figlia di Dio vuole parlare con suo Padre nei cieli, entra nella sua cameretta, chiude
la porta e per prima cosa chiede il perdono dei suoi peccati nel nome del sacrificio di redenzione del suo Signore Gesù Cristo. E allora si libera la via per ogni ringraziamento e giubilo, petizione e pianto, e qualsiasi altra cosa che un figlio di Dio deve comunicare al suo Padre celeste.

Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto.

Mat 6,5 «Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze (o al "Muro del pianto"!/FH) per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. 6,6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. 6,7 Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. 6,8 Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate. Mat 6,5-8;